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Neera L'amuleto IntraText CT - Lettura del testo |
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Il giorno dopo quasi alla stessa ora, eravamo ancora quasi allo stesso posto; ma più all'aperto, di contro alla luna che sorgeva dolcemente falcata. Percorrevamo il viale a passi così lenti, io e mio cugino che Alessio si divertiva a misurare quattro o cinque volte di corsa le piccole tappe della nostra passeggiata. - Che cosa credete che sia - diceva mio cugino - la più alta missione della donna? - Fare il bene?... Egli si accorse della mia esitazione e soggiunse, incoraggiandomi: - Sì, può darsi. Ma qual bene? l'elemosina che versate alla domenica nella cassetta della chiesa? Vi ho vista. - Mi avete vista? Quando? Venite in chiesa voi? - Ecco che invece di cercare qual'è il vero bene, la curiosità femminile prende il sopravento! Il sorriso bonario che accompagnò queste parole valse a rassicurarmi sulla disposizione che aveva in quel giorno il suo spirito quantunque continuasse con una intonazione di leggiero persiflage. - E vi piacerebbe che vi dicessi di qual colore era il vostro cappellino o quanto meno se si addiceva al pallore interessante del vostro volto. Non è così? - Non è proprio così. Voi mi trattate sempre come fossi una bambina. Non vi risponderò più. Egli incrociò le braccia dicendo: - Lasciatemi meditare sulle conseguenze di questa orribile disgrazia. Ignoro perchè questo scherzo mi piacesse tanto; per due o tre minuti sentii che il cuore mi balzava con una letizia infantile. Mi allontanai di qualche passo mostrando di voler raggiungere Alessio alla corsa, ma Egli mi richiamò. - Parliamo dunque sul serio poichè lo volete. Non potete immaginarvi il bene che potrebbero fare le donne riconducendo la fede nel cuore degli scettici. Improvvisamente, come mi succedeva tanto spesso con Lui, passai dalla gioia all'apprensione: - Ah! - esclamai - deve essere ben difficile. - Difficile, sì. - Ma perchè gli uomini sono scettici? Io non capisco forse bene che voglia dir ciò, ma mi pare una brutta cosa. Di che dubitano alla fine? - Delle donne. - E a voi? - A me no. - Allora perchè trovate che è difficile convincerli? Non seppi rispondergli subito e intanto che cercavo la parola, mio cugino soggiunse, con un accento basso, dolcissimo, pieno di una inenarrabile malinconia: - Se le donne sapessero quali tesori racchiude il cuore di un giovane! Più siamo nobili e buoni e più elevato è il nostro sogno femminile. Noi allora non vediamo la donna, la inventiamo, la fabbrichiamo noi con quanto c'è di meglio nella nostra fantasia. L'animo nostro allora come un albero in fiore, mette tutti i giorni un germoglio nuovo e tutti insieme noi li raggruppiamo intorno al nostro fantasma ideale. Ma poi viene un momento.... basta, ho forse torto di parlarvi così. Effettivamente io non comprendevo. Molte volte mi pareva che noi due ci somigliassimo appieno, che fossimo eguali di cuore e di mente; molte altre invece vedevo disegnarsi tra me e Lui grandi macchie ignote, sorgere ostacoli che non conoscevo, aleggiare pensieri che non avevo mai avuti, e sentivo la presenza di una quantità di forze che non sospettavo neppure, quasi un mondo dove Egli vivesse e che fosse per me chiuso. Capisco bene che non riesco a spiegarmi ma mi è così difficile anche l'intendermi, poichè tutte le nostre sensazioni assumevano una forma vaga, indistinta e i nostri discorsi non li finivamo sempre, presi e soggiogati dal fascino di ciò che non si può dire a parole. Dal canto suo credo che subisse le altalene del dubbio ed ora mi credeva degna delle sue confidenze, ora no. Ora mi apriva l'anima sua, generoso, ardente, ora si trincerava in una freddezza superba. Però dopo gli ultimi frammenti di colloquio ci sentivamo più uniti, più vicini. Era, in me almeno, una vaga speranza di accordo del quale mi cresceva ad ogni istante il bisogno e fui beata quando lo vidi cedere al desiderio di venire tutti i giorni. Pregustavo lungamente la dolcezza della sua visita; la pregustavo nell'aprirsi delle finestre davanti al nuovo sole, nell'andirivieni dell'Orsola che spalancava il salotto e metteva a posto quella sedia che Egli avrebbe rimossa ancora, nelle occupazioni che intraprendevo seguendo il suo spirito di perfezionamento, per cui il piacere di pensare a lui assumeva davanti alla mia coscienza semplice e priva di esperienza la profonda soddisfazione di un dovere compiuto. Vedevo anche volontieri l'affetto che Egli aveva saputo destare nel mio piccolo Alessio e i progressi che il bimbo faceva sotto di Lui. Solamente Orsola e Pietro, colla diffidenza che hanno i vecchi per ogni innovazione, erano rimasti un po' in disparte, ma a poco a poco si ammansavano. L'Orsola aveva pur dovuto convenire che quest'unico mio parente rappresentava bene la famiglia e Pietro approvando si era accontentato di soggiungere: Per quello che si può giudicare. Eravamo dunque tutti felici - io e il mio piccolo mondo.
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