Questo pensiero
era il mio unico conforto, il mio rifugio, il mio orgoglio.
Ma il contegno di mio cugino doveva
mutare ancora. Non più iroso nè sdegnoso, non più l'intenzione visibile di
offendermi che era pure un modo di occuparsi di me; egli trovò un sistema di
spensieratezza, di giocondità impudente che mi feriva molto di più e che mi
disorientava. C'era in esso questo sottinteso: Povera donnicciuola che ti
lusingasti per un istante di avermi allettato colla tua giovinezza appassita,
la tua triste casa, il tuo piccolo cuore - vedi il volo della mia forte
gioventù e fatti da parte. Nulla abbiamo di comune, io non mi curo di te.
Così ad ogni nuovo colloquio,
contrariamente ai primi che tanta gioia e tanta ricchezza mi portavano, mi
sentivo sempre più povera e meschina. L'evidente suo desiderio di ritogliermi
tutto quello che mi aveva dato di simpatia, di stima, di confidenza, di
devozione, di elevazione sembrava veramente farmi il vuoto d'intorno. Il filo
che ci teneva uniti si assottigliava di volta in volta spaventosamente e il
timore che si spezzasse mi faceva trascorrere fra un'ansia indicibile i giorni
in cui non si lasciava vedere. Io volevo riconquistarlo a qualunque costo.
Oh! le malinconiche serate
dell'inverno, con Alessio che si annoiava sui suoi libri dipinti, con Orsola e
Pietro che mi guardavano in silenzio dal fondo dei loro occhi semplici e buoni,
forse indovinando! Che tenerezza mi prendeva per quei cari vecchi il cui
affetto si chiamava vita!
Ero, in certi istanti, vile. Quando
l'angoscia mi stringeva più terribile mi veniva la pazza tentazione di
domandargli una tregua, di muoverlo a pietà per il mio cuore che sanguinava. Mi
pareva che gli avrei io chiesto scusa pur di rivedere il suo bel sorriso di un
tempo e sentirmelo vicino con quella muta palpitazione delle fibre che tradisce
la simpatia. Pure, quando Egli veniva a trovarmi, appena il suo passo ne
rivelava la presenza anticipandomela, ogni sogno folle precipitava in fondo al
cuore. Lo salutavo senza una alterazione nella voce, gli porgevo una mano di
marmo; la mia freddezza sembrava crescere per una violenta reazione quanto più
lo avevo desiderato e invocato, ma non era forse qualche volta eccessiva?
Un giorno temetti di essermi
rivelata. Egli era entrato ilare e giulivo secondo il solito, forse con una
punta di cattiveria nelle pupille della quale non mi accorsi che più tardi ripensandovi.
Dopo i primi discorsi superficiali esclamò:
- Finalmente non sono più solo alla
Querciaia. Rammentate il padiglioncino a destra, quello che fece fabbricare mio
padre per disporvi le sue raccolte botaniche? Ebbene, l'ho affittato a due
signore, madre e figlia, che avendo subìto dei rovesci di fortuna dovettero
ritirarsi in campagna. È una buona notizia, nevvero? molto più che la figlia è
un angelo di bellezza.
Centinaia di lucciole mi passarono
davanti agli occhi. Egli mi domandò: "Vi sentite male?" con un tale
accento che se avessi dubitato delle sue intenzioni me ne doveva rendere certa.
Risposi che soffrivo da qualche tempo di capogiri, che li attribuivo alla mia
vita troppo rinchiusa. Ardevo di chiedergli dei particolari su quelle signore,
ma me ne guardai bene. Egli che aveva tanto desiderio di darmeli quanto io di
saperli me li lasciò cadere dall'alto con preziosità ostentata. Disse che la
signora era vedova di un colonnello, che era molto distinta, che sembrava assai
delicata di salute; che la figlia le usava i più teneri riguardi, che era un
piacere vederle insieme strette dal più soave degli affetti e così dignitose
nella loro solitudine.
Feci subito la riflessione che
amavo tanto anch'io il mio piccolo Alessio, che eravamo noi pure ben soli,
peggio ancora che soli, abbandonati: e un gruppo di lagrime mi costrinse a
sbattere le palpebre, tossendo, soffiando forte come presa da una infreddatura.
Di lì a poco, mentre si parlava
d'altro, mio cugino soggiunse improvvisamente che la fanciulla era molto alta
di statura, elegante e che somigliava un poco al ritratto della sua leggiadra
bisavola. Oh! questo poi! Perchè doveva somigliare alla sua bisavola, proprio
lei! La strana affermazione prendendomi alla sprovvista non mi permise di
trattenere una esclamazione di protesta assai vivace.
- Ebbene, che c'è? Perchè vi
riscaldate?
- Non è possibile!
- Perchè non è possibile? Credete
che il volto di Elena abbia beato solamente i suoi contemporanei? Tutto si
rinnova nella natura.
Qualche idea se non assolutamente
simile certo molto vicina, era già stata scambiata fra noi in occasione della
mia visita alla Querciaia. Ero stata io a parlarne per la prima, ed Egli aveva
allora guardate le mie mani e gli era sembrato forse che somigliassero a quelle
della sua bisavola....
Come tutto ciò era lontano benchè
due soli mesi fossero passati!
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