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Vittorio Alfieri
Del principe e delle lettere

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LIBRO SECONDO

 

Ai pochi letterati, che non si lasciano proteggere.

 

A voi, non contaminati scrittori, parrà forse ch’io abbia tradito la nostra causa, avendo finora svelato alcuni maneggi, non arcani per certo, ma quasi tali, perchè non si osano mai discoprire: e alle cose che poco si dicono, meno ci si suole pensare; e quindi la ruota della fantasia lavorandole meno, rimangono irrugginite ed inutili. Ma, se nel mio primo libro ho insegnato (per così dire) ai principi, non i mezzi per distruggere o impedire le lettere, che a loro già erano in parte ben noti, ma le ragioni che ad essi suggeriscono codesti piccoli, eppur finora efficaci mezzi; ragioni ignote a loro stessi, benchè dei mezzi si vagliano; ragioni ignote a molti dei sudditi, benchè gli effetti ne provino: mi appresto ora a scriverne un secondo, in cui alquanto più distesamente esporrò i mezzi a mio parere migliori, affinchè i pochi scrittori che veramente meritano d’esser liberi, vengano in parte o del tutto ad uscire dai vergognosi ceppi, che allacciando loro l’intelletto e la penna, la loro fama impediscono, o guastano

 

 

 




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