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Vittorio Alfieri Del principe e delle lettere IntraText CT - Lettura del testo |
CAPITOLO SESTO.
Che i letterati negletti arrecano discredito al principe.
Glorietta dunque, e splendore, e lustro, e quiete arrecano al principe i letterati protetti: ma negletti, gli apportan discredito. Nel sistema presente della nostra Europa, quasi tutti i principi mantengono degli accademici, non altrimenti che due secoli addietro soleansi mantener dei buffoni, di cui però assai più si valevano. Quindi un principe che trascuri le lettere, corre rischio oggidì, che un qualche suo suddito letterato e negletto da lui, non cerchi, e ritrovi pane ed onori in casa d’altro principe; del che a lui sarà per tornarne grand’onta. Gli uomini, sempre ciechi, sempre leggieri al credere, e paghi di quel che pare, sono presti tutto dì a dar lode a quel principe, il quale, non si valendo in nulla dei letterati, e in ogni cosa operando il contrario di quello che van predicando le lettere, le oltraggia perciò maggiormente col proteggerle, nutrirle, e ogni giorno svergognarle. Alla pubblica voce del volgo fanno eco i letterati stessi, i quali, parlando di cosa che li tocca da presso, non vogliono schiettamente dire la verità. Eppure, ben pesato il tutto, qual più atroce insulto può egli farsi alle lettere, che di pascerle ed impedirle? Ma, certamente, se i letterati negletti pongono il principe moderno in discredito, conviene pur anche confessare che i letterati protetti pongono se stessi in un discredito assai maggiore; e più fatale di tanto, che alla sublimità dell’arte loro una tal protezione può nuocere e nuoce, senza che alla mediocrità del principe proteggente quasi niuno accrescimento ne ridondi. Del che nel secondo libro mi riserbo a ragionar lungamente.