-- INTERVENTI IN
AULA (CONTINUAZIONE)
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
- S.E.R. Mons. Lucio Andrice
MUANDULA, Vescovo di Xai-Xai (MOZAMBICO)
Il punto di partenza del mio intervento è il tema stesso di questa XI Assemblea
Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: «L'Eucaristia: Fonte e Culmine della
Vita e della Missione della Chiesa», tema che sembra orientarci ad un
approfondimento degli aspetti pastorali, spirituali ed ecclesiologici
dell'Eucaristia.
Parlerò soltanto degli aspetti pastorali ed ecclesiologici del sacerdote, in
quanto ministro autorizzato a celebrare l'Eucaristia.
Partendo quindi dal presupposto dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita e
della missione della Chiesa, e considerando che gli attuali dati statistici ci
parlano di una grande scarsità di sacerdoti nel mondo, mi viene naturale
chiedere fino a che punto una comunità ecclesiale priva del Sacramento
dell'Eucaristia possa arrivare a quel dinamismo di vita che la permetta di
trasformarsi in una comunità missionaria, capace di portare a compimento, con
gioia, il proggetto missionario che il Signore Gesù stesso ci ha affidato:
«Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto
ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20).
In altre parole, come possono i membri di una comunità ecclesiale che vive
senza l'Eucaristia giungere alla perfezione di vita cristiana, ovvero a quello
stato di santità che risulta della comunione col Signore e che poi gli fa
diventare, mediante la loro partecipazione nell' opera salvi fica di Cristo,
luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5,13-16)?
Bisogna quindi insistere nella giusta redistribuizione dei sacerdoti nel mondo,
come è già stato più volte chiesto dai padri sinodali, ed è urgente riproporre
a tutta la Chiesa, in particolare ai sacerdoti, una vera spiritualità
eucaristica, tutta contrassegnata della gratuità del sacrificio di Cristo, che
si dona come pane eucaristico, perché tutti possiamo accedere alla vita nuova
della grazia.
[00138-01.04] [IN131] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Antonio
María ROUCO VARELA, Arcivescovo di Madrid (SPAGNA)
È bene precisare gli obiettivi del Sinodo alla luce del tema scelto da Giovanni
Paolo II e in seguito confermato da Benedetto XVI, tenendo però conto del
momento attuale della Chiesa e delle necessità pastorali che oggi sono più
urgenti.
Bisogna, per questo, partire dalla dottrina del Concilio Vaticano II sulla
Chiesa nel suo rapporto intimo e costitutivo con il Sacramento dell’Eucaristia,
illuminata di recente dall’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”. Il Concilio
Vaticano II ha raccolto in una bellissima sintesi teologica i frutti dottrinali
e pastorali del rinnovamento liturgico, spirituale e apostolico vissuto dalla
Chiesa nella prima metà del XX secolo.
Successivamente bisogna affrontare l’antitesi al Concilio, costituita dalle
interpretazioni radicalmente secolarizzanti del contenuto, del significato e
delle forme celebrative del Sacramento Eucaristico, “fons et culmen totius
vitae christianae”. Senza dimenticare la remora che la messa in discussione
ecclesiologica della riforma liturgica da parte di piccoli gruppi ha supposto.
Siamo quindi giunti al momento di una nuova sintesi dottrinale e pastorale che
chiarisce e supera queste antitesi:
1. Per mezzo di un rinnovamento in chiave pasquale della dottrina, della
catechesi e dell’esperienza pratica del Sacramento dell’Eucaristia, come quello
in cui si attualizza il sacrificio e l’oblazione sacerdotale di Cristo,
presente sostanzialmente sotto le specie eucaristiche.
2. Attraverso una pedagogia canonica e pastorale, attenta e rispettosa della
comunione ecclesiale, che elimina il soggettivismo e l’arbitrarietà nelle forme
della celebrazione e del culto eucaristico.
3. E con la promozione di una spiritualità eucaristia, fondata sull’abitudine e
nell’esperienza dell’adorazione del Sacramento per eccellenza, “il Sacramento
dell’Amore degli Amori”, nutrimento per la santificazione dei fedeli e forza
affinché possano essere testimoni attivi del Vangelo nel mondo.
[00139-01.04] [IN137] [Testo originale: spagnolo]
- S.B.R. Emmanuel III DELLY,
Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea (IRAQ)
Una breve parola sulla presenza di Nostro Signore nell'Eucaristia secondo la
tradizione, la liturgia e la devozione dei fedeli Caldei membri della Chiesa
d'Oriente denominata Chiesa Caldea, che si è sviluppata nell'Impero di Partho e
dei Sassanidi al di la della sponda del fiume Eufrate fino alla Cina, alla
Mongolia, al Tibet e poi all'India.
Questa Chiesa nata in Mesopotamia e nella Persia, ebbe la grazia di ricevere la
prima predicazione dagli Apostoli e dai primi Discepoli di Cristo, già a
partire dal primo secolo dopo la Pentecoste, come ci insegna la dottrina
Eucaristica confermata oggi dalla fede e dalla dottrina della Chiesa Cattolica d'Occidente.
La Chiesa Caldea d'Oriente considera Gesù nel SS. Sacramento presente realmente
nell'Eucaristia come "vittima per i nostri peccati" fonte di vita per
gli uomini, fuoco che brucia i peccati e purifica i cuori, e cita spesso nei
suoi libri liturgici la profezia di Isaia, che parla del "Servo di
Iawé" che porta i peccati nel mondo.
Gesù nell'Eucaristia è la luce che illumina la Via che ci conduce alla vita
Eterna e il Maestro che ci insegna. Egli è la nostra forza e la nostra
consolazione nelle difficoltà e persecuzioni; Egli è la manna viva che ci da la
vita e ci sostiene.
Egli è il cibo nutriente del Banchetto che il Padre Celeste ha fatto.
Gesù si è dato alla Sua Sposa che è la Chiesa e la Chiesa ce lo ha reso tramite
i Sacerdoti.
La Chiesa Caldea nutre una grande devozione verso l’Eucaristia, partecipando
alle Solenni processioni col SS. Sacramento.
Prepara i suoi figli a seguire la tradizione dei loro Padri e prega dicendo:
"Signore Misericordioso il dono di Te a noi mortali è grande. Per l'acqua
ci hai rivestiti del Tuo spirito, per il pane ci hai fatto mangiare il Tuo
Corpo e per il Tuo Sangue vivente ci hai santificato, così ci hai uniti ai Beni
Spirituali e dalla terra ci elevi al Cielo. Amen"
[00140-01.04] [IN141] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Godfried
DANNEELS, Arcivescovo di Mechelen-Brussel, Malines-Bruxelles, Presidente della
Conferenza Episcopale (BELGIO)
Questo Sinodo sull’Eucaristia ha due obiettivi. Vogliamo prima di tutto
riflettere e approfondire le nostre conoscenze delle ricchezze del mistero
dell’Eucaristia e della sua liturgia, per meglio amarla e celebrarla. Il
secondo obiettivo di questo Sinodo è di lavorare affinché tutte queste
ricchezze giungano a radicarsi in una cultura postmoderna che è, sotto certi
aspetti e a prima vista, sfavorevole a tale radicamento.
Eppure la nostra cultura è piena di paradossi. Sotto questa negatività si
nasconde la tendenza opposta: per l’uomo contemporaneo la percezione
dell’invisibile è difficile. Eppure vi è un sicuro interesse per tutto ciò che
si trova al di là dell’orizzonte, al di là del sensibile, del razionale,
dell’efficacia e della produttività; l’uomo contemporaneo è oltretutto un uomo
d’azione, ma in quest’uomo si nasconde anche un’immensa sete di gratuità, del
dono; non ama il rito a causa della sua ripetitività e della sua monotonia,
tuttavia inventa sempre i propri riti; l’escatologia cristiana sembra
dimenticata e persino ingannevole, ma non vi è mai stata una simile sete di un
mondo migliore e un così grande bisogno di speranza; anche se il simbolismo
della liturgia eucaristica non viene percepito bene né apprezzato, non si può
dire che la nostra cultura sia cieca verso i simboli, ne inventa continuamente
di nuovi; è vero anche che l’uomo contemporaneo è portato alla manipolazione e
al possesso, ma vie è anche una generosità oblativa quasi illimitata (tsunami);
l’uomo contemporaneo vuole muoversi e le nostre liturgie spesso sono diventate
molto attive, persino attivistiche. Ma dimentichiamo che in molti dei nostri contemporanei
vi è una autentica sete di silenzio. Abbiamo forse mal compreso il senso della
actuosa participatio che comporta anche il silenzio davanti al mistero. Tutti
questi elementi della nostra cultura portano in sé dei semi per
un’evangelizzazione della nostra cultura, e la migliore evangelizzazione è
proprio la celebrazione della liturgia. Essa è di per sé la prima
evangelizzatrice.
[00141-01.05] [IN130] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Louis
CHAMNIERN SANTISUKNIRAM, Arcivescovo di Thare and Nonseng (THAILANDIA)
Non occorre dire che la secolarizzazione sta distruggendo la fede dei cattolici
così come di altre persone in Thailandia. La gente è meno religiosa. È
disperatamente alla ricerca di nuovi dei che, pensa, potrebbero aiutarla a
sentirsi più felice nella vita. La Chiesa in Thailandia dovrebbe aiutare i
fedeli a esaminare la loro fede in Dio e specialmente in Cristo presente
nell’Eucaristia.
La formazione della fede sull’Eucaristia è un tema urgente che deve essere
affrontato con sollecitudine. Come è dimostrato chiaramente, la devozione
cattolica per l’Eucaristia è al momento piuttosto debole, specie tra i bambini
e tra i giovani. Perciò è estremamente urgente la necessità di iniziare una
formazione sistematica e permanente sulla fede nell’Eucaristia, volta prima di
tutto a creare la consapevolezza della sacralità dell’Eucaristia con la reale
presenza di Gesù Cristo. Vi sono anche altri fattori che indicano che la
devozione per l’Eucaristia non è ancora sentita in modo molto profondo. Molti
cattolici ritengono che ricevere la comunione sia una mera pratica sociale e
così si avvicinano al Sacramento senza una preparazione adeguata. Allo stesso
tempo, è altrettanto importante una formazione riguardo al Sacramento della
Riconciliazione. Ciò serve ad aiutare i fedeli a ricevere la Santa Comunione
come si conviene attraverso il Sacramento della Riconciliazione. I fedeli
devono essere istruiti chiaramente e ripetutamente sul fatto che la loro vita è
un cammino verso il Padre e che perciò deve essere alimentata dal Pane della
Vita, Gesù Cristo. Cristo, l’Emmanuele, è pronto per guidare ciascuno alla vita
eterna.
Dal momento che i fedeli sono parte del Corpo mistico di Cristo che ne
costituisce il capo, la loro partecipazione alla Celebrazione Eucaristica deve
essere attiva. Dovrebbero essere incoraggiati dai sacerdoti delle loro
parrocchie a formare dei comitati liturgici per una preparazione accurata e
colma di significato per l’assemblea.
Per realizzare l’obiettivo della formulazione della fede nell’Eucaristia, della
promozione di una sentita partecipazione alla Santa Messa e di far sì che la
domenica, giorno della celebrazione eucaristica, diventi la cultura di vita per
i fedeli, la Conferenza Episcopale della Thailandia nominerà un comitato ad hoc,
formato dalla Commissione per la Liturgia e dalla Commissione Consultiva
Teologica, per accelerare la realizzazione di tale programma fin quando,
nell’arco di cinque anni, non sarà stato raggiunto l’obiettivo grazie all’uso
di ogni mezzo di comunicazione.
[00142-01.07] [IN133] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Luciano Pedro
MENDES DE ALMEIDA, S.I, Arcivescovo di Mariana (BRASILE)
Il commento si riferisce al n° 37 dell’ Instrumentum laboris, che tratta del
“sacrificio, memoriale e convivio”.
l La dimensione sacrificale dell'Eucaristia è al centro del mistero
eucaristico: “La morte e risurrezione di Gesù”. Il Sacrificio di Nostro Signore
progetta una gran luce sul significato della sofferenza umana e su tutta la
vita dei cristiani e ci permette di comprendere il perché i cristiani, in
grazia di Dio una volta perdonati, continuano a soffrire in questo mondo, in
mezzo alle tribolazioni e senza essere liberati da esse.
2 Il Sacrificio della Chiesa
Ma il Signore Gesù ha voluto associare la sua Chiesa alla sua offerta di amore:
"Fate questo in memoria di me". Così, la Chiesa, la comunità dei
fedeli, è convocata da Gesù per vivere la "forma eucaristica", per
offrire con lui, per lui e in lui la propria vita per la salvezza del mondo.
Ha dato la vita per noi e noi dobbiamo dare la nostra vita (l Gv 3, 16).
Il sacerdote all'altare si unisce all'offerta del Signore facendo sue le parole
e i sentimenti di Gesù, parole di impegno della sua vita con Gesù, "pro
mundi vita".
I fedeli sono chiamati ad unire la loro vita "in Cristo" e a
partecipare al suo sacrificio d'amore.
"Guarda, o Padre, questa tua famiglia che si ricongiunge a Te nell'unico
sacrificio del tuo Cristo (Preghiera Eucaristica RIC I). Cosi, nell'Eucaristia
si realizza l’insegnamento dell'apostolo Paolo: “Fratelli, per misericordia di
Dio, vi esorto ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e
gradito a Dio, è questo il vostro culto spirituale”(Rm 12,1).
3 Il senso di tutta la vita cristiana è l'unione con Cristo che si offre al
Padre per la vita dell'umanità. Ecco la “forma eucaristica”. È questa la
bellezza dell'offerta quotidiana insegnata “dall'Apostolato della Preghiera”,
che invita i fedeli ad assumere la “forma eucaristica”, unendo la loro vita con
Maria, al cuore di Cristo che si offre per l'umanità.
4 Il discepolo di Gesù rimane in questo mondo, ingiusto e violento, in mezzo
alle tribolazioni, per riparare i suoi peccati personali, ma pure per vivere la
“forma eucaristica”, per fare del bene agli altri, per portare frutti di salvezza,
per essere sale, luce e fermento nel mondo.
5 La missione dei discepoli di Cristo è di vivere nella grazia di Dio e
rimanere in mezzo alle tribolazioni in questo mondo dove esistono l'odio e
divisioni, assumendo la “forma eucaristica” dell'offerta della propria vita per
amore, completando nella carne quello che manca alla passione di Cristo, “per
il suo corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24).
L'Eucaristia non solo ci dà la forza per affrontare con coraggio ed amore le
tribolazioni, ma ci dà la luce per comprendere il perché delle nostre
sofferenze unite a quelle di Gesù: è l'amore che si sacrifica per il bene dei
fratelli e per la vita del mondo.
Questo dà un'enorme pace al cuore scoprendo il progetto divino di salvezza che
unisce le nostre vite e fa sicché gli uni cooperano alla salvezza degli altri.
6 Dobbiamo dunque penetrare nella bellezza della dimensione sacrificale
dell'Eucaristia e invitare il popolo di Dio ad assumere la “forma eucaristica”
di vivere, valorizzando il momento centrale dell' epiclese, quando lo Spirito
Santo ci riunisce in un solo corpo e dell' anafora quando, nella forza dello
Spirito, la Chiesa offre la propria vita con Cristo, per Cristo e in Cristo al
Padre.
Il cristiano non chiede di essere liberato dalle tribolazioni e patimenti che
fanno parte dellessere nel mondo, ma di rimanere sempre unito a Cristo, nella
Chiesa e di offrire nella pace la propria vita in attesa della sua venuta,
nella pienezza del Regno.
[00143-01.04] [IN147] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Nestor NGOY
KATAHWA, Vescovo di Kolwezi (REP. DEMOCRATICA DEL CONGO)
1. Tra le diverse dimensioni del sacramento dell’Eucaristia, nell’Instrumentum
laboris (n. 35) quella del suo rapporto con il Mistero Pasquale viene
presentata come avente un carattere centrale.
2. Questa caratteristica dell’Eucaristia appartiene alla sua natura stessa,
così come definita dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “L’Eucaristia è il
memoriale della Pasqua di Cristo, l’attualizzazione e l’offerta sacramentale
del suo unico sacrificio, nella Liturgia della Chiesa, che è il suo Corpo” (n.
1362). Ed Ecclesia de Eucharistia precisa: “In questo modo l’Eucaristia applica
agli uomini d’oggi la riconciliazione ottenuta una volta per tutte da Cristo
per l’umanità di ogni tempo” (n. 12).
3. La Chiesa dovrebbe approfondire ulteriormente questa mistica, affinché il
popolo di Dio sia portato a sperimentare nella verità la comunione con Cristo
che attualizza il suo sacrificio redentore.
4. In un paese come il Congo-Kinshasa, i fedeli cattolici devono essere
iniziati sempre più a portare all’Altare le loro sofferenze, che sono quelle di
tutto il loro popolo e che perdurano da diversi decenni. Le frustrazioni per le
ingiustizie e le disuguaglianze sociali, i rancori perché si vive in estrema
povertà su un suolo e sottosuolo estremamente ricchi ma scandalosamente
sfruttati per il benessere degli altri, le guerre che vengono imposte e che
comportano distruzione e allontanamento forzato, gli sconvolgimenti dovuti agli
odi tribali ed etnici, tanto per citare solo alcuni esempi, sono tragedie che
lastricano la via crucis del popolo congolese. Essendo vittima e al tempo
stesso artefice della sua stessa miseria, il popolo deve essere illuminato dal
mistero del Corpo sacrificato e del Sangue versato per trovarvi la grazia della
conversione, la purificazione dal peccato, la sincerità della riconciliazione
con Dio e con il prossimo, l’impegno per combattere il male in ogni sua forma e
in ogni settore della vita pubblica e privata. Che tutto il popolo congolese, insieme
con i Pastori della Chiesa, trovi nell’Eucaristia il conforto e la forza
necessari, fonte e pegno dell’auspicata e attesa ripresa del paese, per imporsi
il più presto possibile! Ciò grazie alla buona volontà e alla collaborazione
sincera di tutti. Solo allora i ministri consacrati e i fedeli potranno fare
propria questa preghiera della Messa:
“Guarda con amore, o Dio, la vittima che tu stesso hai preparato per la tua
Chiesa; e a tutti coloro che mangeranno di quest’unico pane e berranno di
quest’unico calice, concedi che, riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo,
diventino offerta viva in Cristo, a lode della tua gloria” (Messale Romano,
Preghiera Eucaristica IV). Amen.
[00144-01.04] [IN145] [Testo originale: francese]
- S.B.R. Nerses Bedros XIX
TARMOUNI, Patriarca di Cilicia degli Armeni, Capo del Sinodo della Chiesa
Armena Cattolica (LIBANO)
Nata nel 301, la Chiesa armena ha trovato che la Domenica era già stata
designata come “Giorno del Signore” da tutte le altre chiese. Vi si è adeguata
e ha sviluppato la propria tradizione domenicale in modo bello e ricco. I Padri
della Chiesa armena hanno condannato severamente i sacerdoti che non celebrano
l’Eucaristia o che non rispettano il riposo domenicale. Nella liturgia armena,
la celebrazione eucaristica della domenica si svolge in maniera solenne e di
conseguenza è sempre cantata. Nei villaggi dell’Armenia e della Georgia,
lontani dalla secolarizzazione delle grandi città, ho visto i nostri fedeli
celebrare la domenica come un giorno di grande gioia e festa, con la
partecipazione attiva di tutta l’assemblea alla Liturgia Eucaristica. La festa
della Pasqua è la data centrale nel calendario liturgico, così tutte le
domeniche dell’anno si adeguano alla data della Pasqua che è variabile. Anche
le grandi feste si trasferiscono alla domenica. La Trasfigurazione viene quindi
celebrata la 14a Domenica dopo Pasqua, l’Assunzione la domenica più vicina al
15 agosto e l’Esaltazione della Santa Croce la domenica più vicin al 14
settembre. Per lo stesso motivo, nessuna commemorazione dei santi viene
celebrata la domenica, giorno consacrato alla risurrezione del Signore.
Un’altra caratteristica delle domeniche nella liturgia armena: quattro
domeniche dell’anno sulle cinque feste dette dei Tabernacoli godono di una venerazione
speciale: la Pasqua, la Trasfigurazione, l’Assunzione di Maria, l’Esaltazione
della Croce; la quinta festa che è l’Epifania è chiamata Teofania. Vengono
precedute da un periodo di digiuno e seguite il giorno successivo dalla
commemorazione dei defunti. Uno dei Padri della Chiesa armena esorta così i
fedeli: “Celebrate la domenica con le vostre opere buone, perché la domenica è
il giorno della Risurrezione e della libertà”.
[00073-01.04] [IN011] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Michael Louis
FITZGERALD, M. Afr., Arcivescovo titolare di Nepte, Presidente del Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso (CITTÀ DEL VATICANO)
Nell’Eucaristia il sacrificio del Signore è offerto per il mondo intero. Sono
compresi, perciò, quanti appartengono ad altre religioni. È cosa buona, di
tanto in tanto, rendere esplicito questo fatto attraverso l’omelia, con
preghiere speciali, e perfino con una Messa speciale che potrebbe essere
aggiunta al Messale Romano. Quando persone di altre religioni sono presenti
mentre si celebra l’Eucaristia dovrebbe essere riservata loro una particolare
attenzione, in modo che possano assistervi con profitto. Anche l’Adorazione
Eucaristica è un’occasione di preghiera a favore delle persone di altre
religioni.
[00097-01.04] [IN026] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Charles Maung
BO, S.D.B., Arcivescovo di Yangon, Presidente della Conferenza Episcopale
(MYANMAR)
In ogni frangente di questo mondo, la nostra migliore reazione è quella di
affidare con tutto il cuore le nostre vite a Cristo attraverso la preghiera e
la penitenza. La preghiera dovrebbe avvenire soprattutto alla presenza di Gesù
stesso - nel Santissimo Sacramento.
Questo è il fondamento del movimento mondiale dell’Adorazione Eucaristica
Perpetua.
Papa Paolo ha detto di aver scritto l’enciclica Mysterium fidei (13) “affinché
la speranza suscitata dal Concilio, di una nuova luce di pietà eucaristica, che
investe tutta la Chiesa, non sia frustrata”. E ha esortato pastori e vescovi a
promuovere “incessantemente” la devozione al Santissimo Sacramento.
Papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera Sul Mistero e Culto dell’Eucaristia
(3, 1980), ha scritto: “La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto
eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell’amore”. Nella preghiera
di inaugurazione della cappella Perpetua a San Pietro - in Vaticano - il Papa
ha pregato affinché tutte le parrocchie del mondo abbiano l’adorazione
perpetua.
Sua Santità Benedetto XVI ha affermato molto chiaramente: “Imploriamo il
Signore perché ridesti in noi la gioia per la Sua presenza e perché noi
possiamo adorarlo ancora una volta. Senza adorazione non vi è trasformazione
del mondo”
Quando le fu chiesto: “Cosa salverà il mondo?” Madre Teresa ha risposto: “La
mia risposta è la preghiera. Abbiamo bisogno che ogni parrocchia si metta
davanti al Signore Gesù nel Santissimo Sacramento in sante ore di preghiere”.
Oltre 2.500 parrocchie nel mondo adesso hanno l’Adorazione Eucaristica
Perpetua. Circa 500 nelle Filippine, negli Stati Uniti le cappelle per
l’adorazione perpetua sono circa 1.100, in Irlanda intorno alle 150, nella Corea del
Sud circa 70 e ancor meno in India, nello Sri Lanka e nel Myanmar.
Santo Padre, se fosse possibile istituire cappelle di adorazione perpetua in
tutte le diocesi del mondo e in tutte le parrocchie possibili, che splendido
risultato sarebbe per l’Anno Eucaristico.
Tutte le creature dell’universo “udii che dicevano: a Colui che siede sul trono
e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli” (Ap 5, 13).
E in verità: finché la Chiesa non dirà forte che Gesù nel Santissimo Sacramento
deve essere oggetto di adorazione perpetua per tutto ciò che ha fatto per la
nostra salvezza, continuerà ad essere sconfitta dai suoi nemici.
Ritengo che il modo migliore, il più sicuro e il più efficace per stabilire la
pace in eterno sulla terra sia quello di ricorrere al grande potere
dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento.
[00098-01.06] [IN029] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Julián LÓPEZ
MARTÍN, Vescovo di León (SPAGNA)
Partendo dalla centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana, in parallelo
con la centralità del Mistero pasquale, vorrei ricordare l’intima relazione
esistente tra Eucaristia e anno liturgico, il cui centro e fondamento è proprio
la domenica (cfr SC 106). L’anno liturgico è la “sacra memoria, in determinati
giorni nel corso dell’anno”, specialmente le domeniche, che la Chiesa fa
“ricordando in tal modo i misteri della Redenzione” allo scopo di aprire “ai
fedeli i tesori di potenza e di meriti del suo Signore...” (SC 102). Questo
svolgimento e sviluppo “di tutto il mistero di Cristo”, la Chiesa lo compie
servendosi innanzitutto del Lezionario domenicale e festivo della Parola di
Dio. In tal modo il Signore risorto rappresenta sempre il centro obbligato di
ogni domenica e di ogni festa.
Dopo la proclamazione della Parola, la totalità del mistero di Cristo viene
celebrata nella sua essenziale integrità dalla preghiera eucaristica, che si
perpetua sacramentalmente per azione dello Spirito Santo. L’Eucaristia è una
pietra preziosa incastonata nell’anello dell’Anno liturgico.
Alcune conseguenze pratiche:
1. Evitare lo spostamento alla domenica di feste di santi o di altre
commemorazioni di minor importanza. 2. Fare in modo che le Giornate ecclesiali
celebrate di domenica non mettano in ombra il giorno del Signore. 3. Omelia
mistagogica, perché il Lezionario domenicale e festivo permette di trattare
adeguatamente tutti gli aspetti della dottrina della fede e i principi della
vita cristiana. 4. Nell’insegnamento della liturgia si deve insistere in questa
intima relazione dell’Eucaristia con l’anno liturgico.
[00099-01.04] [IN035] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Thomas
Christopher COLLINS, Arcivescovo di Edmonton (CANADA)
Non dobbiamo vedere l’Eucaristia soprattutto come qualcosa creata da noi, ma
come il mistero di fede nel quale incontriamo Cristo Risorto, di cui aspettiamo
la venuta gloriosa, e come un dono divino che ci consente l’accesso alla corte
celeste (Regno). Questo modo di considerare l’Eucaristia si trova nei primi
tempi della Chiesa, nell’Apocalisse, conseguenza essa stessa dalla celebrazione
eucaristica, e che ci introduce nel suo significato.
I cristiani dell’Apocalisse si sono trovati di fronte a sfide maggiori di
quelle dei nostri giorni, ma si sono posti nel contesto di una visione
soprannaturale. Dobbiamo considerare ogni celebrazione dell’Eucaristia come una
porta su quel mondo di gloria, che ci permette, in qualità di discepoli, di
inserire le nostre lotte nel contesto vitale della vittoria del Signore
Risorto. Il dono della prospettiva apocalittica che Dio ci offre in ogni
celebrazione eucaristica ci permette di valutare con più chiarezza i problemi
morali che affrontiamo nel nostro viaggio quotidiano.
Per vivere come cristiani autentici, abbiamo anche bisogno di un senso
apocalittico di urgenza. Se ci rendiamo conto che ci stiamo affrettando verso
l’incontro con Cristo, siamo anche capaci di valutare i bisogni di questo
nostro mondo transitorio e di vivere in pienezza ogni breve momento. E’
soprattutto nell’Eucaristia che acquistiamo la consapevolezza della venuta del
Signore, e questo dovrebbe infonderci un senso di urgenza salvifica. Così, alla
fine della celebrazione, saremo spinti a dare la nostra vita in sintonia con il
Signore che abbiamo incontrato.
[00101-01.04] [IN037] [Testo originale: inglese]
Quindi, alla presenza del Santo Padre, sono seguiti gli interventi liberi. Al
termine di questi, il Santo Padre ha voluto offrire un suo contributo alla condivisione
fraterna.
A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 19.00 con la
preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 243 Padri.
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