-- INTERVENTI IN
AULA (CONTINUAZIONE)
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
- S.Em.R. Card. Alfonso
LÓPEZ TRUJILLO, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL
VATICANO)
Si tratta di un problema scottante in non poche nazioni e parlamenti. Oggi i
progetti di legge e le scelte fatte o da fare mettono in grave pericolo
"la stupenda notizia", cioè il vangelo della famiglia e della vita,
che formano un'unità inscindibile. E' in gioco il futuro dell'uomo e della
società e, per tanti aspetti, la genuina possibilità di una evangelizzazione
integrale.
C'è, come spesso si sente, un'argomentazione spuria per una cosiddetta libera
scelta politica, che avrebbe il primato sui principi evangelici ed anche sul
riferimento ad una retta ragione. Il positivismo giuridico sarebbe una
spiegazione sufficiente. Sono abbastanza conosciute le ambigue posizioni di
legislatori sul divorzio, sulle coppie di fatto, che almeno implicitamente
costituirebbero un'alternativa al matrimonio, sebbene queste unioni siano
semplicemente una "finzione giuridica", "denaro falso messo in
circolazione". Peggio ancora, quando si tratta di "coppie" dello
stesso sesso, cosa finora sconosciuta nella storia culturale dei popoli e nel
diritto, anche se non presentate come "matrimonio".
Certamente ancora più distruttivo è presentare questa finzione giuridica come
"matrimonio" e pretendere il diritto all'adozione dei bambini. Tutta
questa tendenza, che può invadere tante nazioni, è chiaramente contraria al
diritto divino, ai comandamenti di Dio, ed è negazione della legge naturale. Il
tessuto sociale è ferito in modo letale. Ne consegue un influsso disastroso sui
diritti e sulla verità riguardante l'uomo, il quale non coglie più il carattere
"trascendente" del suo "esistere come uomo" e si riduce ad
uno strumento e ad un oggetto nei diversi attentati contro la vita, ad iniziare
dal delitto abominevole dell'aborto.
Si può permettere l'accesso alla comunione eucaristica a coloro che negano i
principi e i valori umani e cristiani? La responsabilità dei politici e
legislatori è grande. Non si può separare una cosiddetta opzione personale dal
compito socio-politico. Non è un problema "privato", occorre
l'accettazione del Vangelo, del Magistero e della retta ragione! Come per
tutti, anche per i politici e i legislatori vale la parola di Dio:
"Chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore indegnamente..., mangia
e beve la sua .condanna" (l Cor 11,27.29).
Nell'Eucaristia è realmente presente il Signore della famiglia e della vita,
dell'amore, dell'alleanza che unisce gli sposi. Dio è il Creatore della dignità
umana. La questione non si risolve in modo congiunturale secondo la varietà
degli atteggiamenti nei differenti paesi, poiché la coscienza dei cristiani e
la comunione ecclesiale risulterebbero offuscate e confuse. Tutte quelle
questioni devono essere chiarite e illuminate dalla Parola di Dio alla luce del
Magistero della Chiesa, nello splendor Veritatis. I politici e i legislatori
devono sapere che, proponendo o difendendo i progetti di leggi inique, hanno
una grave responsabilità e devono porre rimedio al male fatto e diffuso per
poter accedere alla comunione con il Signore che è via, verità e vita (cfr Gv
14, 6).
[00155-01.03] [IN125] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Darío
CASTRILLÓN HOYOS, Prefetto della Congregazione per il Clero (CITTÀ DEL
VATICANO)
Faccio riferimento soprattutto ai numeri 6, 25 - 33,34 e 18 dell’Instrumentum
Laboris.
Questo Sinodo professa e conferma la fede secolare della Chiesa nel grande
sacramento, che eccelle su tutti gli altri sacramenti perché in esso è
contenuto, sotto le specie consacrate, in modo vero, reale e sostanziale Nostro
Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Nell’Eucaristia, perché veramente
uomo e realmente presente, posso conversare con il mio Signore, posso
rivolgermi a Lui senza timore nella povertà del mio linguaggio e dei miei
sentimenti; e perché Egli è veramente Dio si apre davanti a me un orizzonte
infinito di contemplazione, un terreno di sicurezze e certezze. Il popolo
cattolico, con sapienza vitale, sa veramente cos’è la santa Eucaristia? La
scarsa partecipazione all’Eucaristia domenicale, la scomparsa delle
associazioni di culto eucaristico, la mancanza di coerenza in molte persone tra
la pratica eucaristica e la vita, l’abitudine generalizzata di comunicarsi
senza confessarsi, la pratica del sacramento da parte di divorziati risposati,
e di persone violente sollevano l’interrogativo: il popolo cattolico sa
veramente cos’è l’Eucaristia? Non si conosce abbastanza profondamente la
grandezza del mistero di un Dio che si fa pane e compagnia, che si accampa
nelle tende del pellegrinaggio per offrire il suo amore redentore.
Mi permetto di proporre alcune soluzioni:
1. Una catechesi a tutti i livelli secondo le culture, età, condizioni
intellettuali, economiche, sociali.
2. I leaders chiamati a eseguire questo progetto sono i sacerdoti. Scelti da
sempre dal Padre, sono stati sigillati da Cristo. Fedeli nel loro compito,
hanno bisogno di sostegno nella stanchezza del cammino, di aiuto e comprensione
nella fragilità e di guide per la santità. Sono oltre 400.000, una capillarità
grandissima che non ha dimenticato il mandato “fate questo in memoria di me”.
Potremmo chiedere rispettosamente che nella Esortazione post-sinodale il Santo
Padre li incoraggi e li stimoli. Loro, formati e seguiti, possono riempire i
vuoti, correggere gli abusi, impartire un insegnamento sano e forte. Possono
stimolare e guidare i laici animatori delle comunità senza sacerdote stabile e
celebrare l’eucaristia, se le circostanze lo esigono quasi in forma itinerante.
Assieme ai sacerdoti ci saranno i religiosi e le religiose, le famiglie, i
movimenti, i catechisti, i giovani, tutti quei laici impegnati, nutriti e
motivati dalla stessa Eucaristia.
In questa impresa catechistica possiamo contare su due potenti strumenti: il
Catechismo della Chiesa Cattolica e il Compendio del Catechismo dato
recentemente alla Chiesa dal Santo Padre.
3. Per un culto adeguato dell’Eucaristia bisogna ricuperare il senso del
mistero e della devota venerazione del sacro. La dignità del rito esclude la
superficialità, la banalizzazione del sacro. Gli abusi offuscano la ricchezza
della riforma liturgica.
4. Urge un’azione mondiale per la santificazione dei ministri dell’Eucaristia:
profonda riflessione spirituale, orazione costante, giornate di digiuno e
contemplazione silenziosa del volto eucaristico di Gesù, il Signore. Essi trasmetteranno
questa forza e vita a tutta la famiglia cattolica.
La ricchezza del celibato, dono prezioso dello Spirito Santo, eleva la persona
e la figura eucaristica del sacerdote. Nell’ambito della cultura sessuale
odierna il matrimonio dei sacerdoti non sarebbe una garanzia e nemmeno una
sicurezza di fronte ai problemi di ordine morale che toccano alcuni sacerdoti.
Il Sinodo può chiedere al Santo Padre che ci incoraggi ad apprezzare nella
nostra Chiesa sempre di più il dono inestimabile del celibato e a chiudere le
porte a false aspettative che possono creare inquietudine e confusione:
[00157-01.04] [IN132] [Testo originale: spagnolo]
- S.B. E.ma Card. Nasrallah
Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa
Maronita (LIBANO)
1. Mi riferisco alla Relazione prima della Discussione, punto a2, intitolato
“Viri probati?”, che tratta del celibato dei sacerdoti cattolici. Il testo
dice: “Per sopperire alla scarsità di sacerdoti, taluni, guidati dal principio
salus animarum suprema lex, avanzano la richiesta di ordinare fedeli sposati,
di provata fede e virtù, i così detti viri probati”, invece di lasciare le
parrocchie senza servizio sacerdotale.
2. Esiste un problema che nessuno ignora e che merita un esame attento. Nella
Chiesa maronita sono ammessi i sacerdoti sposati. La metà dei nostri sacerdoti
diocesani sono sposati. Ma bisogna riconoscere che se il ricorso agli sposati
risolve un problema ne crea altri altrettanto gravi. Il sacerdote sposato ha il
dovere di occuparsi di sua moglie e dei suoi figli, assicurare loro una buona
educazione, inserirli nella società. Inoltre il sacerdozio in Libano si è anche
dimostrato un mezzo di promozione sociale.
Esiste un’altra difficoltà per un prete sposato ed è quella di non avere un buon
rapporto con i suoi parrocchiani. Il suo Vescovo tuttavia non può cambiarlo per
l’impossibilità di trasferire insieme a lui tutta la sua famiglia. Nonostante
tutto, i sacerdoti sposati hanno perpetuato la fede di quel popolo con cui
condividono la dura vita. Senza di loro questa fede non esisterebbe più.
3. D’altra parte, il celibato è il gioiello più prezioso nel tesoro della
Chiesa Cattolica. Ma come conservarlo in una atmosfera piena di erotismo:
giornali, internet, cartelloni pubblicitari, spettacoli, tutto si mostra senza
vergogna e ferisce ogni volta la virtù della castità. Naturalmente un
sacerdote, una volta ordinato, non può più contrarre matrimonio. Inviare
sacerdoti in un paese dove mancano (prendendoli) da un paese che ne ha tanti,
non è la soluzione ideale se si tiene conto delle tradizioni, delle abitudini e
delle mentalità.
Il problema rimane. Bisogna pregare lo Spirito Santo affinché suggerisca alla
sua Chiesa soluzioni adeguate.
[00154-01.04] [IN143] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Aleksander
KASZKIEWICZ, Vescovo di Grodno (BIELORUSSIA)
Nel mio intervento vorrei richiamare la seconda parte dell' Instrumentum
laboris, cioè la fede della Chiesa nel Mistero Eucaristico. Più precisamente
l'argomento da me trattato rimane collegato alla conclusione della seconda
parte. Il punto di partenza per la riflessione è l'esperienza vissuta dalla
Chiesa locale in Bielorussia a confronto con ciò che si può osservare negli
altri Paesi del mondo.
Ne derivano alcune proposte concrete:
- restituire al tabernacolo il posto centrale nelle chiese, per sottolineare la
fede nella presenza reale di Gesù nei segni sacramentali;
- preparare una normativa precisa riguardante la progettazione degli edifici
sacri, affinché la stessa architettura possa aiutare a portare l'uomo all'
incontro con Gesù Eucaristico;
- anche se alcune chiese funzionano come monumenti storici, è necessario creare
in esse un clima di profondo rispetto verso il Santissimo, affinché, per nessun
motivo economico o commerciale, sia sminuito il loro carattere della casa di
Dio;
- rendere le chiese accessibili anche al di fuori del tempo delle celebrazioni,
per assicurare alla gente la possibilità d'incontro con Gesù presente nel
Santissimo;
- promuovere, soprattutto nelle città, l'adorazione eucaristica, almeno in
alcune ore del giorno, con la possibilità della riconciliazione sacramentale;
la nostra esperienza ci dice che i luoghi dell'adorazione eucaristica
contribuiscono all'incremento della sana devozione.
[00153-01.03] [IN144] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Dominik DUKA,
O.P., Vescovo di Hradec Králové (REPUBBLICA CECA)
Quando sperimentiamo la vita della Chiesa nell’Eucaristia, non possiamo sperare
che si tratti di un’“esperienza priva di tensioni”. Senza tensioni non c’è vita!
Molti di noi sono convinti che esista una “liturgia tridentina” e una “liturgia
posteriore al Concilio Vaticano II”. Ma non è vero. Ci sono liturgie differenti
e sviluppi liturgici ci sono sempre stati. Dobbiamo avere grande considerazione
e rispetto per la liturgia della Chiesa orientale, ma anche per i nuovi
sviluppi della “liturgia latina”.
Quando fu elaborata la liturgia bizantina, per rendere onore a Cristo si fece
ricorso al cerimoniale imperiale di corte, pur preservando contemporaneamente
la fedeltà al mistero del Figlio di Dio.
In questo senso devono essere ammessi anche modi diversi di venerazione di
Cristo in Asia, Africa o Europa. La differenza tra la liturgia latina e quella
bizantina è più profonda di quella fra il “rito tridentino” e la “liturgia
dello Zaire”! Lo studio della storia della Liturgia e dei sacramenti incoraggia
anche una nuova azione liturgica. Non si può ridurre tutto solo all’obbedienza
pedissequa di rubriche. Abbiamo bisogno anche di apprezzare il significato
profondo insito nella liturgia e che da essa scaturisce.
[00160-01.05] [IN153] [Testo originale: tedesco]
- S.Em.R. Card. Juan Luis
CIPRIANI THORNE, Arcivescovo di Lima (PERÙ)
Il numero 37 dell’Instrumentum Laboris ricorda che la Santa Messa è il
Sacrificio Sacramentale; ma c’è da aggiungere che tutta la vita di Cristo ha un
carattere sacrificale. La Messa per il cristiano è il luogo privilegiato della
sua identificazione con Cristo. Pertanto, la risposta migliore della Chiesa
alla cultura secolarizzata è lo “scandalo della Croce” (Cfr. Gal 5,11) come
fondamento della pastorale di santificazione che si intende proporre.
Suggeriamo due linee di condotta: la prima, rivolta a tutti i fedeli, per
rendere più accessibile la confessione, con orari compatibili con la giornata
lavorativa, con la presenza di sacerdoti prima e durante le cerimonie,
incoraggiando il diritto ad utilizzare confessionari e non aumentando i
ministri straordinari della Comunione. L’altra, centrata sulla santità dei
sacerdoti e dei seminaristi: si raccomanda la pratica frequente della
confessione, la scelta dei candidati al sacerdozio e la cura dei seminari.
[00159-01.04] [IN154] [Testo originale: spagnolo]
- S.Em.R. Card. Karl
LEHMANN, Vescovo di Mainz, Presidente della Conferenza Episcopale (REP. FEDERALE
DI GERMANIA)
Un Sinodo dei vescovi fa riferimento alla prassi della Chiesa, ma è bene che
tenga conto delle nozioni teologiche che gli sono di aiuto. La trattazione
dell’Eucaristia è stata a lungo influenzata dal rifiuto delle tendenze
riformatrici. Ciò si è reso necessario e ha preservato la fede della Chiesa.
Grazie ai movimenti biblici, patristici, liturgici ed ecumenici del XX secolo
abbiamo riscoperto la nostra ricca tradizione. Molto è stato recepito nel
Concilio Vaticano II e nei documenti successivi, ma molto non è stato ancora
colto e fatto nostro in modo fecondo. Si tratta in primo luogo di: Eucaristia
come completa espressione di gratitudine al Dio trino, memoria (anamnesi,
memoria) in quanto carattere fondamentale, sacrificio in quanto dono di sé di
Gesù Cristo, invocazione dello Spirito, comunione eucaristica e unità della
Chiesa.
Possiamo così comprendere meglio la ricchezza della nostra fede e inoltre
risolvere alcuni problemi ecumenici. Le classiche decisioni dogmatiche si
possono ben inserire in questo contesto e restano indispensabili. Così possiamo
anche rispondere meglio al mandato che il vescovo affida a ogni sacerdote
nell’Ordinazione:”Sii consapevole di ciò che fai!”. Il Sinodo dei vescovi
rappresenta perciò una grande opportunità.
[00158-01.05] [IN155] [Testo originale: tedesco]
- S.E.R. Mons. Henryk
MUSZYŃSKI, Arcivescovo di Gniezno (POLONIA)
Il numero 54 dell' Instrumentum "Parola e Pane di vita" esige un
approfondimento biblico e teologico. Sia la Sacra Scrittura che la Tradizione
patristica testimoniano l'interdipendenza della Parola e del Pane divino e
l'analogia (non l'identità) tra il Verbo che si fece carne e la Parola di Dio
"incarnata"nelle vesti umane. In entrambi il Cristo, Verbo della vita
eterna (1 Gv 1,3), si dona come nutrimento salvifico. Uno stretto rapporto tra
la Parola e il Pane proviene dalla centralità della Persona e della missione
del Risorto (cfr. il racconto sui discepoli di Emmaus: la presenza del Cristo
nelle Scritture prepara i discepoli a comprendere il mistero della sua presenza
nel pane spezzato).
In modo analogo il pane della vita (Gv 6,5; cfr. 6,51) corrisponde al verbo
della vita (1 Gv l,l; cfr. Gv 6,68). Lo stesso parallelismo si trova anche
nell' antica tradizione cristiana, ad es. in Origene (Scholia in Mattheum
17,14-21), Tertulliano (De res. mort 37,11) san Ireneo (Adv. Haereses
4.23,22-29), Cesario d'Arles (Sermo 78,2) e san Girolamo: (ci) si può nutrire
del suo Corpo e bere il suo Sangue non solo nel mistero dell 'Eucaristia ma
anche tramite la lettura della Sacra Scrittura (Girolamo, In Eccles. 3,12).
[00064-01.04] [IN056] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Francis
ARINZE, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti (CITTÀ DEL VATICANO)
Nel trattare la Celebrazione Eucaristica, l’ars celebrandi si riferisce alla
partecipazione interiore ed esteriore da parte del celebrante e della
congregazione. Essa mette in luce l’importanza di un forte senso di
contemplazione estatica, quasi un sacro stupore dinanzi al Mistero di Dio che
si rivela e ci dona le sue ricchezze nella Santa Eucaristia. Esige un silenzio
accogliente e una reazione di preghiera che scaturisce da cuori in ascolto che
si aprono all’azione nascosta ma potente dello Spirito Santo.
L’ars celebrandi impone serie esigenze al sacerdote che celebra il sacrificio
Eucaristico: consapevolezza del ministero ricevuto con l’Ordinazione (“agnosce
quod agis, imitare quod tractas”) e consapevolezza di agire “in persona
Christi” oltre che come ministro della Chiesa universale. Essa sprona il
sacerdote ad approfondire la sua conoscenza della liturgia, della Scrittura e
della teologia e sottolinea l’importanza della formazione permanente per i
sacerdoti che esercitano il ministero. Infatti molti abusi liturgici “trovano
molto spesso fondamento nell’ignoranza” o “in un falso concetto di libertà”
(Redemptionis Sacramentum, 6, 7).
L’ars celebrandi aiuta il sacerdote a porsi in una disposizione di piena fede e
in un atteggiamento composto durante la Messa. Da una parte non può isolarsi
dai presenti. Dall’altra non deve diventare un protagonista che dà spettacolo
di sé. Liturgia non è ciò che facciamo, bensì ciò che riceviamo nella fede.
Per quanto riguarda gli altri che contribuiscono alla celebrazione Eucaristica
- i servitori dell’altare, i lettori, il coro, ecc. - l’ars celebrandi esige
una buona preparazione, fede, umiltà e una costante attenzione al sacro mistero
più che a se stessi.
Quando la Messa viene celebrata in questo spirito, essa nutre la fede e la manifesta
fortemente - lex orandi, lex credendi. Grazie a un’autentica comprensione del
ruolo delle norme liturgiche, una celebrazione siffatta è scevra da
banalizzazioni e dissacrazioni. Fa sì che le persone tornino a casa avendo
ricevuto il nutrimento appropriato, spiritualmente rinfrancate e dinamicamente
pronte all’evangelizzazione.
Il ruolo del Vescovo diocesano nel promuovere l’ars celebrandi è di cruciale
importanza (cf Sacrosanctum Concilium, 41; Instr. Laboris, 52). Le Messe
celebrate nelle cattedrali, nei grandi santuari e centri di pellegrinaggio e
nelle grandi assemblee di fedeli, dovrebbero essere modelli di ars celebrandi.
[00074-01.06] [IN050] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Rosario Pio
RAMOLO, O.F.M. Cap., Vescovo di Goré (CIAD)
Beatissimo Padre, cari fratelli sinodali, fratelli e sorelle in Cristo,
Parlo a nome della Conferenza Episcopale del Ciad e a nome mio.
In Ciad i primi missionari cattolici sono arrivati nel 1929. Oggi i cristiani
cattolici rappresentano circa il 20% dei sette milioni di abitanti, distribuiti
in sette diocesi e una prefettura apostolica.
La Chiesa in Ciad è in piena crescita e vive la propria fede soprattutto
intorno ai sacramenti, laddove il Battesimo e l’Eucaristia sono i pilastri
delle nostre comunità. In materia di Eucaristia, il nostro Paese sta per vivere
una “prima”: un Congresso Eucaristico Nazionale, che sarà celebrato il prossimo
gennaio. È stato preparato per tre anni attraverso Congressi Eucaristici
parrocchiali e diocesani, che, contro ogni attesa, si sono rivelati dei veri
successi.
1. La nostra festa intorno a Gesù Eucaristico
Le celebrazioni eucaristiche domenicali sono i momenti più attesi della
settimana dalle comunità sia nei grandi centri sia nei villaggi più isolati.
L’Eucaristia occupa un posto molto importante nella vita delle nostre comunità
e dei fedeli. Tutte le celebrazioni eucaristiche, soprattutto quelle
domenicali, sono momenti di festa. Sono l’espressione della nostra salvezza e
il segno della nostra unità. I cristiani sono fieri di parteciparvi. La
liturgia è resa viva dai canti e dalle danze che i cristiani fanno nei diversi
momenti della celebrazione. La grande partecipazione dei bambini e delle donne
rende ancora più festosa e gioiosa questa liturgia.
2. Le nostre preoccupazioni
Le diocesi non hanno un numero sufficiente di sacerdoti per venire incontro
alle necessità delle comunità cristiane, perciò molti cristiani la domenica
restano senza celebrazione eucaristica e senza comunione.
I ministri straordinari dell’Eucaristia non sono sufficientemente preparati per
tale ministero. In assenza del sacerdote spesso i fedeli fanno confusione tra
la celebrazione eucaristica e la celebrazione della Parola di Dio. Tale
confusione diventa ancora più grande quando a quest’ultima si associa la
comunione eucaristica.
La perdita del senso del sacro è uno dei problemi più importanti che
incontriamo oggi nelle celebrazioni eucaristiche. Il senso del sacro è una
realtà che attualmente sfugge ai fedeli e che, per diverse ragioni, non fa più
parte del loro retaggio culturale.
Un’altra difficoltà è causata dal basso numero di fedeli che si comunicano
durante le celebrazioni eucaristiche a causa della loro situazione
matrimoniale: ritardo nel regolarizzare il matrimonio, paura del sacramento del
matrimonio, poligamia... La stessa situazione è vissuta dalle coppie miste.
3. Tentativi di soluzione
Dinanzi a tutti questi problemi occorrerebbe mettere a punto una catechesi per
l’approfondimento della fede dei cristiani adulti.
Occorre pensare all’istituzione del diaconato permanente affinché le comunità
cristiane possano beneficiare della comunione eucaristica ogni domenica.
Occorre ravvivare ufficialmente l’istituzione dei ministri straordinari
dell’Eucaristia, sebbene il problema dei mezzi di trasporto, viste le grandi
distanze, e quello economico comunque permangano.
Al di là di tutte queste gioie, e nonostante le preoccupazioni e i difficili
tentativi di soluzione, l’Eucaristia rimane per la nostra Chiesa il centro di
tutta la vita cristiana e delle nostre celebrazioni. Che diventi fonte e
culmine della vita e della missione di questa giovane Chiesa Famiglia di Dio
che è in Ciad.
[00061-01.05] [IN052] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Juan Antonio
UGARTE PÉREZ, Arcivescovo di Cuzco (PERÙ)
Al n. 50 dell’Instrumentum laboris vengono indicate alcune disposizioni per
ricevere degnamente il Corpo di Cristo. Questa considerazione mi offre lo
spunto per commentare un aspetto importante in questo ambito: la distribuzione
della comunione in mano. Nei termini in cui questa pratica era contemplata
inizialmente - limitata a gruppi di persone con una buona formazione -
certamente si tratta di un’opzione accettabile. In questo caso non si corre il
pericolo che vengano commessi alcuni abusi che, purtroppo, si verificano quando
la comunione viene distribuita in mano in modo indiscriminato, vale a dire
senza la garanzia che quanti la ricevono abbiano una formazione sufficiente e
intenzioni rette. Per quanti conoscono questi rischi, tale pratica spesso si
trasforma in fonte di tensioni: sia per il sacerdote, che deve richiamare
coloro che non consumano l’ostia consacrata immediatamente, sia per gli altri
fedeli che assistono a tali situazioni. In definitiva, per rispetto al
Santissimo Sacramento, e come misura di prudenza, ritengo necessario che questa
assemblea esamini l’opportunità di suggerire norme per limitare tale pratica a
piccoli gruppi di persone di buona fede e formazione comprovate.
[00063-01.05] [IN054] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Brian Michael
NOBLE, Vescovo di Shrewsbury (GRAN BRETAGNA (INGHILTERRA E GALLES)
La sezione 71 parla dell’importanza della Messa Domenicale per la sopravvivenza
della fede. Per questo motivo occorre “garantire la celebrazione della Messa al
massimo numero possibile di fedeli”.
Tuttavia in molte Diocesi a causa della mancanza di sacerdoti è difficile che
ci sia un’offerta adeguata in questo senso ed è probabile che questa difficoltà
aumenterà sempre di più.
Le sezioni 55 e 56 dell’Instrumentum pongono l’attenzione su alcune conseguenze
di tale situazione: celebrazioni della Parola sostitutive della Santa Messa
rischiano di ridurre il culto cristiano a un servizio assembleare. Può sorgere
confusione sulla differenza tra il ministero ordinato e non ordinato. Non dovremmo
aggiungere a ciò il rischio che i preti debbano assumere un ruolo quasi
esclusivamente inerente al culto, mettendo così a rischio la dimensione
profetica e pastorale del ministero ordinato? E non costituisce una parte
importante della nostra Tradizione il fatto che esista uno stretto legame tra
presiedere l’Eucaristia e presiedere una comunità nell’amore?
La preghiera per le vocazioni e la distribuzione dei sacerdoti nelle chiese
(55) sono già dei progressi, ma vorrei sottolineare la necessità di un approccio
più urgente al problema. Se l’Eucaristia è la fonte e culmine della nostra vita
e missione, non dovrebbe essere nostra priorità un’adeguata offerta della sua
celebrazione? E per quanto tempo ancora le comunità dovrebbero essere comunità
“in attesa del sacerdote”?
Per questi motivi, propongo che la Santa Sede consulti i Vescovi sulla vastità
del problema e chieda la nostra opinione su quale sia il modo migliore di
affrontare la questione in quei paesi dove la necessità è molto forte.
[00077-01.06] [IN064] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Cornelius Fontem ESUA,
Arcivescovo Coadiutore di Bamenda (CAMERUN)
Al punto n. 47 dell’Instrumentum laboris ci si rammarica del fatto che “non
sempre si cura in modo adeguato la proclamazione della Parola di Dio”.
Per sottolineare l’importanza della Liturgia della Parola durante la
celebrazione Eucaristica dovrebbe esserci nelle nostre parrocchie,
innanzitutto, un’appropriata organizzazione del Ministero Pastorale Biblico
(l’Apostolato Biblico). Grazie a esso si insegna al fedele il rispetto e la
venerazione per la Parola di Dio (cfr. Dei Verbum, n.21). Le Bibbie stanno
nelle case, nelle comunità e nelle Chiese cristiane per la venerazione e la
preghiera, così come l’Eucaristia è conservata nelle nostre Chiese e cappelle
per l’adorazione e la preghiera. Il fedele impara a leggere, pregare e meditare
la Parola di Dio che è viva, attiva e potente. Ciò aiuterebbe i ministri sia
ordinati che non ordinati a proclamare la Parola di Dio con maggiore
convinzione durante la celebrazione liturgica, e il fedele la accoglierebbe
meglio e con la dovuta attenzione e venerazione. Un’adeguata organizzazione
dello Studio Biblico e dei gruppi di Condivisione Evangelica, specialmente a
livello di piccole comunità cristiane, preparerebbe meglio il fedele a un
ascolto più attento e fruttuoso della Parola di Dio quando viene proclamata
durante la celebrazione dell’Eucaristia.
In secondo luogo, dovrebbe essere sottolineata l’importanza dell’omelia che
spiega la Parola di Dio a uso del fedele. Essa lega la Parola all’Eucaristia e
fa sì che i partecipanti continuino a vivere l’Eucaristia, la testimonino nella
carità e vadano in missione alla fine della celebrazione. Ci si dovrebbe
impegnare a spiegare il compimento delle profezie dell’Antico Testamento in
Gesù Cristo, l’ultima parola detta da Dio all’umanità, e che continua a
parlarci oggi con la sua parola salvifica nelle concrete situazioni della vita.
Senza l’omelia la celebrazione Eucaristica potrebbe essere considerata un atto
magico. È l’omelia a fare la differenza tra la celebrazione cristiana
dell’Eucaristia e i sacrifici della Religione Tradizionale Africana, che molte
volte sono accompagnati da invocazioni e formule magiche, spesso in lingue che
non vengono comprese dai partecipanti.
In terzo luogo, la solenne processione con il Libro del Vangelo poco prima
della sua proclamazione (il Piccolo ingresso bizantino) intesa “come mistica
entrata del Verbo incarnato e sua presenza in mezzo all’assemblea dei credenti”
(n. 46) non è sufficiente a illuminare l’importanza della Liturgia della
Parola. In alcune Chiese Particolari dell’Africa, per esempio in molte Diocesi
del Camerun, la Liturgia della Parola è introdotta da un solenne Lezionario o
da una Processione della Bibbia che comincia immediatamente dopo la Preghiera
d’Inizio e non subito prima della proclamazione del Vangelo. L’assemblea è così
invitata ad ascoltare la Parola di Dio con la stessa attenzione e rispetto con
cui ascolta un sovrano tradizionale che si rivolge ad essa o quando viene
proclamato un suo messaggio. Tutto ciò contribuirebbe a illuminare l’importanza
della Parola di Dio e a sottolineare il fatto che è Dio in persona a parlare al
suo Popolo quando la sua Parola, dell’Antico così come del Nuovo Testamento,
viene proclamata durante la celebrazione Eucaristica. Il fedele l’ascolterebbe
con maggiore riverenza, la stessa che prova al momento della Consacrazione.
[00079-01.08] [IN068] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Theotonius GOMES, C.S.C.,
Vescovo titolare di Zucchabar, Ausiliare di Dhaka (BANGLADESH)
Sono questi alcuni aspetti dell’Eucaristia che richiedono un’azione pastorale:
a) L’Eucaristia come nutrimento: Le Scritture parlano del cibo come di
un’esigenza terrena fondamentale, alla quale viene fatto riferimento nella
creazione, nel deserto del Sinai, nella “Preghiera del Signore”; la
moltiplicazione dei pani ne esprime la “sufficienza e abbondanza”; l’Eucaristia
indica la sua santità profonda. Il nutrimento, mantenendo il nostro corpo unito
allo spirito, ha un fine spirituale; ricevuto come pane quotidiano, come
appagamento nello spirito dei “poveri”, diventa una cosa santa. Se trattato con
avidità, il cibo perde questa qualità di sacro. L’oppressione, la morte di
tante persone per mancanza di cibo, è immensamente “non Eucaristica”, una
situazione peccaminosa molto umiliante dei nostri tempi progrediti, che ci
rende meno degni di celebrare l’Eucaristia. In modo molto concreto, la Chiesa,
localmente, a livello parrocchiale e diocesano, e, a livello più elevato,
quello delle nazioni e delle comunità internazionali, deve affrontare questa
situazione in modo concreto, come obbligo e compito eucaristico.
b)L’Eucaristia come Corpo: L’Eucaristia come corpo di Cristo indica che il
nostro corpo è santo e Eucaristico e non un fardello e un ostacolo per il
nostro spirito. Tra corpo e spirito esiste comunione, non dicotomia. Dobbiamo
prenderci cura “spiritualmente” del nostro corpo. Il Corpo sofferente di
persone con malattie difficili, degli anziani e dei morenti, dei portatori di
handicap gravi, di tutte le persone duramente oppresse e violate nel corpo,
partecipa al mistero dell’Eucaristia, manifestando forza interiore, gloria e
bellezza. Grazie alle loro ferite, uniti al Signore, veniamo sanati.
c) L’Eucaristia come Comunità: La stessa celebrazione eucaristica, creando
l’unione sacramentale e mistica con Gesù, deve condurci a una comunione sempre
più salda con la comunità locale. Concretamente, si può fare in modo che le
Offerte durante la Celebrazione Eucaristica vengano donate direttamente ai
poveri della comunità locale, facendo scaturire le nostre opere di carità
direttamente dall’Eucaristia e rendendole in tal modo più spirituali e
mistiche, più attraenti ed efficaci nel creare la comunione in seno alla
comunità.
d) La crescente situazione ecumenica e interreligiosa esige una presenza più
significativa dei non cattolici e dei non cristiani alla nostra Eucaristia, per
manifestare una più profonda vicinanza con noi. Nell’ambito di una riflessione
dottrinale e pastorale più ampia, è possibile avere una partecipazione massima
o una presenza attiva da parte loro, compresi tutti coloro che non possono
ricevere l’Eucaristia.
[00083-01.04] [IN077] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Joseph Mohsen
BÉCHARA, Arcivescovo di Antélias dei Maroniti (LIBANO)
Al n. 49 del Instrumentum laboris un piccolo paragrafo è dedicato all’Epiclesi.
Desidero attirare l’attenzione su due punti:
1. Sarebbe un grande vantaggio se si concedesse più spazio alle preghiere
eucaristiche, tanto numerose, utilizzate nelle liturgie orientali, al fine di
poter presentare una visione completa del tema del sinodo.
2. Fare rapidamente un po’ di luce sul concetto dell’Epiclesi nella tradizione
siro-maronita, specialmente in Sant’Efrem.
Secondo questa tradizione, Consacrazione ed Epiclesi sono intimamente legate,
poiché riguardano una concezione globale dell’economia salvifica, che si
sviluppa dalla creazione fino alla Parusia.
Le preghiere eucaristiche danno uno spazio importante al ruolo dello Spirito
Santo, che vivifica e rende divini non solo il pane e il vino, ma anche tutta
la comunità cristiana riunita per celebrare i Santi Misteri.
Più precisamente, il ruolo dello Spirito nella celebrazione eucaristica è
legato al suo ruolo nella risurrezione di Cristo. In effetti l’altare
rappresenta la tomba, mentre le specie del pane e del vino simboleggiano il
corpo e il sangue di Cristo, immolato sulla croce e sepolto. Cristo è stato
risuscitato dalla forza dello Spirito; lo stesso accade con le specie: il pane
e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo risorto. La preghiera
eucaristica di san Giacomo, del IV secolo, è molto illuminante a riguardo.
È evidente che la dinamica dell’Epiclesi non è chiusa entro confini limitati;
piuttosto ha una dimensione ecclesiale infinita.
Sant’Efrem è più esplicito nel rivolgersi alla Chiesa: “... mangia il Fuoco nel
pane; bevi lo Spirito nel sangue; vestiti del Fuoco e dello Spirito ed entra
nella stanza delle luci”.
Il Fuoco e lo Spirito sono associati al pane e al vino eucaristico, poiché
traducono la stessa realtà pneumatica, agendo attraverso tutta la Bibbia, e più
precisamente nel Battesimo di Cristo, nella sua Risurrezione e nella
Pentecoste. Agli occhi di Efrem, lo stesso pneuma agisce anche a livello della
vita cristiana, sia personale che comunitaria.
Ricevere lo Spirito ricevendo il corpo eucaristico di Cristo significa
costituire ed edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa, animata dallo
Spirito. L’Eucaristia, pertanto, ha al contempo una dimensione cristica,
pneumatica ed ecclesiale.
Il porre nuovamente l’accento sull’Epiclesi mostra che la Chiesa ammette il
pluralismo e trae dalla sua tradizione, sia orientale sia occidentale, le
ricchezze del suo patrimonio multiforme.
[00084-01.04] [IN078] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Denis George
BROWNE, Vescovo di Hamilton in New Zealand, Presidente della Conferenza
Episcopale della Nuova Zelanda, Presidente della Federation of Catholic
Bishops' Conferences of Oceania (F.C.B.C.O.) (NUOVA ZELANDA)
1. È importante, per noi come Chiesa, ricordare che le piccole comunità di
cattolici hanno lo stesso diritto di partecipare all’Eucaristia dei loro
fratelli e sorelle delle parrocchie grandi e impegnate. Noi, come Chiesa,
abbiamo continuo bisogno di aprirci per trovare dei modi in cui l’Eucaristia
possa diventare di facile accesso per tutti i nostri fedeli. “Allora gli
dissero: Signore, dacci sempre questo pane” (Gv 6,34). Dobbiamo essere
sensibili alle domande che i fedeli spesso ci pongono, per esempio: “Perché pare
che sia possibile che i preti un tempo sposati della Comunità Anglicana vengano
ordinati e fungano da sacerdoti cattolici, mentre ex sacerdoti cattolici che
hanno avuto la dispensa dal loro voto di celibato non possono svolgere alcuna
funzione pastorale?”
2. È necessario incoraggiare continuamente i nostri sacerdoti e diaconi a
essere il più possibile efficaci nelle omelie per dare nutrimento, speranza e
ispirazione alle nostre comunità. Buone omelie fanno sì che la congregazione
entri nella Liturgia Eucaristica con fede più profonda e amore per il Signore.
Possa il nostro Popolo essere sempre guidato con buone omelie alla compagnia di
Gesù Cristo, quando Egli porta i fedeli dal tavolo della Parola al tavolo
dell’Eucaristia.
[00090-01.04] [IN084] [Testo originale: inglese]
- S.Em.R. Card. Jean-Louis
TAURAN, Archivista e Bibliotecario di S.R.C. (CITTÀ DEL VATICANO)
L’intervento fa riferimento alla III parte dell’”Instrumentum laboris”,
“Eucaristia nella vita della Chiesa”, capitolo II, n° 66: “Atteggiamenti di
adorazione”.
Almeno nel mondo occidentale, la genuflessione è sempre meno in uso.
Praticamente non ci si inginocchia più durante la celebrazione della messa.
Durante la settimana, le chiese sono spesso chiuse, la visita al SS. Sacramento
diventa spesso impossibile.
Sarebbe bene ricordare l’importanza della testimonianza di cristiani e comunità
che non esitano a inginocchiarsi per affermare la grandezza e la vicinanza di
Dio nell’Eucaristia.
Davanti all’Eucaristia, l’uomo riconosce di avere bisogno di un Altro che gli
dia nuove energie per le battaglie della vita. Un mondo senza adorazione
sarebbe un mondo a sola misura d’uomo. Un mondo che non sia altro che mondo di
produzione renderebbe la vita irrespirabile. Un mondo senza adorazione non solo
è irreligioso, è un mondo inumano!
[00111-01.04] [IN094] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. William
Joseph LEVADA, Arcivescovo emerito di San Francisco, Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede (CITTÀ DEL VATICANO)
Una certa artificiale opposizione tra le omelie a carattere dottrinale e quelle
liturgiche ha impedito la formazione catechetica dei fedeli per poter attuare
la loro fede nel mondo odierno secolarizzato. Questa falsa dicotomia può essere
superata solamente mostrando come l' aspetto dottrinale è quello che coglie il
senso più profondo della Sacra Scrittura, analogamente a quanto fa la liturgia
stessa: farci incontrare con Cristo, nostro Redentore.
Propongo, pertanto, che il Sinodo faccia propria la raccomandazione (cfr. N.
47) di chiedere che un programma pastorale sia preparato - non da imporre, ma
da proporre a coloro che predicano nelle celebrazioni eucaristiche domenicali -
sulla base della ripartizione in tre anni del Lezionario, collegando la
proclamazione della dottrina della fede ai testi biblici nei quali tali verità
sono radicate, e facendo riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica ed al
suo Compendio recentemente pubblicato.
[00112-01.04] [IN095] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Péter
ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza
Episcopale (UNGHERIA)
Come abbiamo sentito nella relazione del Relatore Generale, lo
"stupore" riguardo all'Eucaristia è un atteggiamento che corrisponde
alla sua santissima realtà. L'atteggiamento dell'adorazione deve caratterizzare
infatti già il modo della nostra partecipazione alla celebrazione eucaristica
stessa. L'adorazione verso Cristo presente nell'Eucaristia anche fuori della
Messa è realmente una conseguenza della nostra fede riguardo al mistero
celebrato. Così Dio che è l'Altro rispetto a tutto il mondo creato, benché sia
presente dappertutto in questo mondo, si incontra con l'uomo nel modo più
intenso nella santissima Eucaristia. In tal modo Cristo diventa fonte della
nostra vita cristiana, comunitaria ed individuale, e di tutta la missione della
Chiesa.
È un grande valore se una persona desidera ardentemente la Comunione nella
Chiesa cattolica ma è necessario compiere un cammino adeguato per arrivare ad
essa: cambiare la propria vita, ricevere il sacramento della penitenza ecc.
Questi passi devono essere attuati realmente, oggettivamente. Il desiderio
emozionale non basta, la ricezione dell'Eucaristia non può essere vissuta con
mentalità consumistica.
Sembra necessario che i sacerdoti e anche i fedeli ricevano un orientamento
chiaro mediante la promulgazione di regole disciplinari circa questi punti,
come pure a proposito della celebrazione del sacramento della penitenza durante
la Messa.
Una conseguenza della santità speciale dell'Eucaristia è l'apertura verso i
poveri. Nel nostro paese, il momento più importante che esprime la solidarietà
verso i poveri è la raccolta durante la Messa.
[00113-01.04] [IN096] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Adrian Leo
DOYLE, Arcivescovo di Hobart (AUSTRALIA)
Dopo aver letto l’Instrumentum laboris preparato per questo Sinodo, mi è venuto
in mente che manca un forte riconoscimento del meraviglioso contributo dei
nostri sacerdoti. In alcune parti del mondo, compreso il mio paese,
l’Australia, quella del prete continua a essere una vocazione molto
impegnativa, forse più di quanto non lo sia stata nel recente passato.
Voglio sottolineare il paragrafo 56 del documento, dove si esprime gratitudine
per i Catechisti. Sono certo che tale gratitudine sia ben meritata,
specialmente in quelle zone dove la Chiesa fa tanto affidamento sulla presenza
e il contributo dei Catechisti.
Un tale riconoscimento non potrebbe essere rivolto anche alle molte migliaia di
sacerdoti che, spesso in circostanze assai difficili, rendono un insostituibile
servizio nel celebrare l’Eucaristia, tema a cui questo Sinodo ha dato così
grande attenzione come parte dell’Anno dell’Eucaristia?
Spesso molti sacerdoti anziani si assumono pesanti responsabilità per un
periodo di tempo più lungo rispetto ai loro coetanei nella società. Hanno
responsabilità pastorali per un maggior numero di persone rispetto a quanto non
accadeva nei primi anni del loro ministero sacerdotale. Molti devono affrontare
lunghi viaggi per servire le comunità sparse sul territorio, mentre altri
celebrano l’Eucaristia e gli altri Sacramenti per un numero molto ampio di
persone pur avendo scarsa assistenza. Molti giovani sacerdoti vanno incontro a
un futuro che sanno pieno di sfide per via del limitato numero di preti con cui
condivideranno il ministero.
[00146-01.07] [IN103] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Anthony
MUHERIA, Vescovo di Embu (KENYA)
È stata posta una grande attenzione sulle manifestazioni esteriori, talvolta a
discapito dell’“interiorità inespressa” del mistero. La sfida per la Chiesa in
Africa è il discernimento. La Liturgia deve condurre verso l’interno, dentro il
mistero. Nella scelta delle danze liturgiche e degli altri elementi
dell’inculturazione, occorre tener conto della loro capacità di condurre dentro
il mistero perché possano essere idonei alla liturgia. Deve esservi spazio
perché il mistero possa parlarci, in modo che si tenga ampiamente conto degli
aspetti ascendenti-verso Dio e dell’aspetto discendente-santificante del
Mistero Pasquale. Solo questa “interiorità-ascendenza” dell’aspetto festivo
della Chiesa in Africa potrà veramente arricchire la celebrazione del mistero
Eucaristico.
La celebrazione dell’Eucaristia come sacrificio della Croce richiede anche un
approccio contemplativo. A tal fine, gli sforzi di inculturazione nella
celebrazione liturgica dell’Eucaristia devono essere permeati di un profondo
senso sacramentale, affinché gli aspetti esteriori siano un’autentica
“esteriorizzazione” del mistero che viene celebrato. La “creatività” nel
processo d’inculturazione perde l’orientamento se è priva di una profonda
comprensione del Mistero.
[00145-01.05] [IN104] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Tarcisius
Gervazio ZIYAYE, Arcivescovo di Blantyre, Presidente della Conferenza Episcopale
(MALAWI)
Parlo a nome della Conferenza Episcopale del Malawi e mi riferisco al n. 70
dell’Instrumentum laboris, che parla del’Eucaristia domenicale.
L’Eucaristia rappresenta veramente il centro, la fonte e il culmine della
nostra vita cristiana; eppure la realtà dice che l’80% dei fedeli del Malawi
non possono partecipare all’Eucaristia tutte le domeniche. Non solo, molti di
loro non possono parteciparvi neppure una volta al mese, e questo per la
scarsità dei sacerdoti. Per la maggior parte dei nostri fedeli è la Parola di
Dio a essere veramente presente in modo costante. Promuoviamo la condivisione
di quella Bibbia che offra metodi di lettura migliori della Parola di Dio,
quali la “Lectio divina”.
Attualmente la sfida che il Malawi e altri paesi devono affrontare è quella di
fare dell’Eucaristia ciò che è: il centro della vita cristiana. Cosa possiamo
fare perché tutti i fedeli abbiano la possibilità di partecipare alla
celebrazione eucaristica tutte le domeniche? Con la scarsità di ministri
ordinati, come possiamo rendere l’Eucaristia il centro della vita cristiana?
Come possiamo far sì che la Santa Messa sia accessibile alle persone e così
provvedere al loro nutrimento e alla loro crescita spirituale? La Chiesa ha il
compito di trovare i mezzi idonei per affrontare questa sfida.
Ringraziamo Dio perché in Malawi abbiamo un gran numero di vocazioni al
sacerdozio. La formazione dei seminaristi, i nostri futuri sacerdoti che
saranno ministri dell’Eucaristia, è di importanza cruciale. Tuttavia il nostro
impegno nell’assolvere questo compito essenziale è ostacolato talvolta da una
seria e critica mancanza di risorse adeguate ed efficaci, sia umane che
materiali. Riteniamo che l’impegno a un’autentica condivisione e scambio di
risorse tra il nord e il sud possa trasformare le nostre condizioni e le nostre
comunità, dotandole di sacerdoti ben formati che possano rendere un servizio
pastorale completo al popolo di Dio. Le risorse del nord unite alle nostre
possono contribuire alla formazione dei nostri futuri sacerdoti.
La Chiesa ha bisogno di molti sacerdoti con una buona formazione per una
fruttuosa celebrazione e ricezione della Santa Eucaristia.
[00149-01.04] [IN107] [Testo originale: inglese]
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