-- INTERVENTI IN
AULA (CONTINUAZIONE)
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
- S.E.R. Mons. Angelo
SODANO, Segretario di Stato (CITTÁ DEL VATICANO)
Il documento di lavoro della nostra Assemblea, al n. 85, ci ha invitato a
riflettere sulla relazione fra Eucaristia ed unità ecclesiale. Parecchi Padri
sono già intervenuti su tale importante argomento, sottolineandone i vari
aspetti.
Da parte mia, vorrei evidenziare, in primo luogo, che tutta la liturgia
eucaristica ci porta a rinsaldare fra noi i vincoli di unità. Importante è, per
questo, la preghiera per il Papa, che è presente in ogni Santa Messa.
Importante è la preghiera per il Vescovo, Pastore della Chiesa particolare ove
si celebra l’Eucaristia. Importante è l’abbraccio di pace fra i presenti, per
curare tutte le eventuali ferite all’unità che possono esistere nelle comunità
locali. E vi sono spesso tante divisioni anche fra di noi, ministri del
Signore, negli stessi istituti religiosi, nelle diocesi con diversi gruppi
etnici. L’Eucaristia è sempre un invito all’unità di tutti i discepoli di
Cristo; anzi, è sempre un agente di unità a motivo della grazia unificante che
ci comunica.
Problema delicato è, invece, l’atteggiamento che dobbiamo tenere verso i nostri
fratelli separati, che desiderano partecipare all’Eucaristia celebrata nella
nostra Santa Chiesa. Ho sentito qui considerazioni diverse al riguardo. Da
parte mia, però, vorrei ricordare che, per favorire l’unità con i fratelli
separati, non dobbiamo dividerci fra noi. E la via sicura per non dividerci è
la fedeltà alla disciplina vigente della Chiesa.
A tale proposito, la disciplina è chiara: basta leggere l’ultima Enciclica del
compianto Papa Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucharistia”. Lì v’è tutto un
capitolo sull’Eucaristia e la comunione ecclesiale.
Al n. 44, ad esempio, si legge:
“Proprio perché l’unità della Chiesa, che l’Eucaristia realizza mediante il
sacrificio e la comunione al corpo e al sangue del Signore, ha l’inderogabile
esigenza della completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei
Sacramenti e del governo ecclesiastico, non è possibile concelebrare la stessa
liturgia eucaristica fino a che non sia ristabilita l’integrità di tali
vincoli. Siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo valido, e potrebbe anzi
rivelarsi un ostacolo al raggiungimento della piena comunione, attenuando il senso
della distanza dal traguardo e introducendo o avallando ambiguità sull’una o
sull’ altra verità di fede. Il cammino verso la piena unità non può farsi se
non nella verità. In questo tema, il divieto della legge della Chiesa non
lascia spazio a incertezze, in ossequio alla norma morale proclamata dal
Concilio Vaticano II.
Vorrei comunque ribadire quello che nella Lettera enciclica “Ut unum sint”
soggiungevo, dopo aver preso atto dell’impossibilità della condivisione
eucaristica: «Eppure noi abbiamo il desiderio ardente di celebrare insieme
l’unica Eucaristia del Signore, e questo desiderio diventa già una lode comune,
una stessa implorazione. Insieme ci rivolgiamo al Padre e lo facciamo sempre di
più con un cuore solo»”.
Al n. 45, poi, la medesima Enciclica ricorda:
“Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza di piena
comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia,
in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità
ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso,
infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna
salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione, impossibile
fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione
ecclesiale”.
In questo passo dell’Enciclica il Magistero pontificio usa il termine
intercomunione, che certo va spiegato, ma che, se ben inteso, può far
comprendere il carattere straordinario della comunione data a chi non è
cattolico.
Il nostro “instrumentum laboris” ha risolto il caso ponendo fra virgolette il
termine “intercomunione” alla fine del n. 86!
In conclusione, vorrei dire che la fedeltà alla disciplina della Chiesa anche
su tale punto delicato è una garanzia di unità fra di noi, in attesa che si
avveri la preghiera di Cristo: “Ut unum sint” (Gv 17,21).
[00273-01.03] [IN215] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Czeslaw
KOZON, Vescovo di København (DANIMARCA)
I paesi della Conferenza Episcopale nordica costituiscono un territorio della
diaspora molto esteso, con circa 200.000 cattolici distribuiti diversamente nei
vari Paesi, con una maggiore concentrazione in Svezia, Norvegia e Danimarca. I
paesi di per sé sono in prevalenza luterani, seppure, in misura differente,
secolarizzati.
Una delle sfide principali è rappresentata dalle notevoli distanze geografiche.
Ciononostante, nella maggior parte delle parrocchie è possibile celebrare
l’Eucaristia tutte le domeniche, con una partecipazione di circa il 20-30 per cento
dei fedeli. Sebbene il numero dei sacerdoti sia relativamente elevato in
rapporto al numero dei credenti, è il minimo richiesto dalle lunghe distanze.
In queste condizioni fuori dall’ordinario, i Pastori e i fedeli nel Nord vivono
le stesse esperienze descritte da molti altri paesi dell’Europa settentrionale
e occidentale.
La celebrazione eucaristica domenicale continua a essere la manifestazione
liturgica centrale, ma molto spesso è anche l’unica a riunire le persone in
chiesa. In alcuni luoghi sono molte le persone che assistono alla Messa nei
giorni feriali e l’interesse per l’adorazione eucaristica sta lentamente
crescendo.
Per quanto riguarda le celebrazioni liturgiche, le aspettative tra i fedeli
sono abbastanza elevate, ed essi sanno apprezzare una liturgia ben preparata e
ben eseguita. La partecipazione dei fedeli alla preparazione e alla
realizzazione delle celebrazioni liturgiche è molto grande in alcuni luoghi.
Tuttavia occorrono più possibilità di formazione e più proposte di corsi per
approfondire la conoscenza e il senso della liturgia. La maggior parte delle
persone ha una comprensione autentica dell’Eucaristia, tuttavia bisogna
sottolineare e approfondire sempre più, attraverso la catechesi, l’aspetto del
mistero e il carattere sacrificale della Santa Messa. Anche i cattolici dei
paesi nordici devono affrontare la sfida di unire la fede e la vita, affinché
la partecipazione all’Eucaristia li conduca a una vita d’impegno nella Chiesa e
nella società. Anche la pratica della confessione lascia molto a desiderare.
Ciò nonostante, non si riscontrano quasi abusi liturgici seri.
I fedeli chiedono di essere ascoltati e considerati in molte questioni,
tuttavia il loro rispetto per il clero è grande e semplice. L’attività dei
collaboratori laici, anche nel condurre la celebrazione, non porta a confondere
il ruolo dei laici e degli ecclesiastici.
Dal punto di vista ecumenico, nonostante un clima generalemente positivo, la
Chiesa cattolica percepisce una rafforzata incomprensione riguardo alla
questione dell’intercomunione. Il punto di vista cattolico, a questo riguardo,
è considerato superato dagli altri cristiani, e tale opinione purtroppo è
condivisa anche da alcuni cattolici.
Vorremmo inoltre ricordare la situazione dolorosa di molti cattolici divorziati
e risposati che non possono partecipare alla Comunione.
Nonostante queste sfide e questi problemi, l’Eucaristia nel Nord viene
celebrata come una festa della fede, che riunisce le comunità e che è un
elemento forte che costituisce la Chiesa.
[00203-01.05] [IN168] [Testo originale: tedesco]
- S.B.R. Michel SABBAH,
Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale
(PAESI ARABI)
A Gerusalemme è stata istituita l’Eucaristia, a Gerusalemme ha avuto luogo
tutto il mistero della redenzione. Oggi, l’Eucaristia, la presenza reale, è in
tutti i santuari, in tutte le chiese parrocchiali, nelle città e villaggi. Ma
nel Cenacolo - proprio in quello - da secoli non esiste la presenza
eucaristica.
Inoltre, oggi e da lunghi anni, la terra santa è terra di conflitto, di odio,
di morte, terra di sangue versato e di dignità violata. Allo stesso tempo è
alla ricerca della pace e alla ricerca di Dio, unica sorgente della vera pace.
Intanto però è il potere arbitrario dell’uomo che fa violenza a se stesso e al
suo prossimo trasformando la terra di Dio in una terra fatta solo di uomini.
Per questo, il mio intervento vorrebbe trattare un aspetto della dimensione
sociale dell’Eucaristia (Instrumentum Laboris n. 79). L’Eucaristia è nutrimento
dell’anima e sorgente e forza di una presenza cristiana attiva nella società.
E’ necessaria quindi una rieducazione all’Eucaristia, per dire ai cristiani
della Terra Santa che l’adorazione, la Messa, la comunione, non sono esercizi
di pietà, ma una vita di comunione con la parrocchia e, oltre la parrocchia,
con tutta la città o villaggio e con tutto il paese. Una rieducazione che
faccia uscire il cristiano dal suo complesso di inferiorità di essere una
ridotta minoranza e che, da una pietà come rifugio, lo porti a una pietà che lo
spinga ad essere missionario. Occorrono adoratori che vadano nel mondo, per
contribuire alla sua edificazione, per diventare costruttori e non per viverci
come dei deboli pieni solo di recriminazioni e lamentele o come una minoranza a
caccia di protezione.
Attraverso l’Eucaristia e l’adorazione, i cristiani arrivano alla “statura di
Cristo” e in quanto veri adoratori hanno un posto che nessun altro può dar
loro. Il cristiano, con la sua adorazione e la sua fede nella presenza reale,
fa che Dio sia presente nella sua società e in situazioni di conflitto. Con la
presenza di Dio, tutti - grandi e piccoli, forti o deboli avranno rapporti di
uguaglianza come persone umane, tutte ugualmente oggetto dell’amore di Dio,
creatore e redentore, e tutti insieme ritroveranno le vie che conducono alla
pace e alla riconciliazione.
[00206-01.04] [IN170] [Testo originale: francese]
- S.Em.R. Card. Vinko
PULJIĆ, Arcivescovo di Vrhbosna, Sarajevo, Presidente della Conferenza
Episcopale di Bosnia ed Erzegovina (BOSNIA ED ERZEGOVINA)
Questo Sinodo dei vescovi potrebbe contribuire al rinnovamento della fede,
della consapevolezza, della responsabilità e del rispetto per la degnissima
celebrazione dell'Eucaristia. Davanti a noi c'è un dinamismo della vita, nel
quale si svolge il processo dell'educazione della persona singola e della
comunità su i diversi livelli della vita quotidiana.
Mi fermo su alcune domande:
1. Sacerdote come soggetto della celebrazione dell'Eucaristia
Spesso ci sembra che molti dei nostri sacerdoti sono stanchi, senza entusiasmo
per il proprio servizio. Come possono i giovani, scegliendo la propria strada
nella vita, appassionarsi alla vocazione sacerdotale quando spesso trovano
stanchi, svogliati e noiosi i loro parroci?
Per quale motivo si dovrebbe celebrare la Santa Messa più di tre volte al
giorno? Non si dovrebbe forzare la natura umana. Come può il sacerdote
celebrare più di tre mese al giorno e rimanere sempre fresco e concentrato su
ciò che si realizza davanti ai suoi occhi? Il pericolo è che tutto diventi un
lavoro quotidiano come quello svolto in ufficio o in fabbrica. Passano i giorni
e gli anni nel servizio sacerdotale senza frutti e risultati rispettabili. Dove
sono i frutti?
Mi sembra che il sacerdote si trovi spesso in pericolo. Vivendo quotidianamente
con gli altri uomini di questo millennio dentro il processo di secolarismo,
materialismo, consumismo, ect., si perde anche il senso del sacro.
2. Senso del sacro
Oggi i valori sono scompigliati. Il senso del sacro si è oscurato e il senso per
il peccato si è relativizzato. Cosa è oggi, per le nuove generazioni, il
peccato?
L’adorazione eucaristica è, per il sacerdote ma non solo, una cosa
straordinaria per interiorizzare tutti gli atti e i gesti sacri. Occorre
prepararsi per l'Eucaristia. Solo con la dignità degli atti sacri e la
consapevolezza profonda del mistero dell'Eucaristia si possono ricevere i
frutti dell'Eucaristia.
L'Eucaristia è anche ringraziamento per la divina mensa, per la divina
comunicazione tra il Creatore e la creatura. Quindi con l'Eucaristia nutriamo
la nostra vita spirituale. Diligenza personale e prontezza a ricevere Dio
stesso in preparazione al santo mistero, infine ringraziamento per la
opportunità di celebrare i santi misteri dell'Eucaristia sono i valori che il sacerdote
dovrebbe acquistare per salvare se stesso e per trasmettere i frutti
dell'Eucaristia agli altri che si affidano e che cercano Dio nell'Eucaristia.
3. Parola Divina
Se presenti la tua offerta, e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa
contro di te, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con il tuo
fratello (Mt 5, 23-24). Come possono celebrare con diligenza i sacri misteri
dell'Eucaristia gli uomini che coltivano invidia e odio verso i loro vicini?
Senza perdono e pace non c'è il frutto dell'Eucaristia ed essa non si può
celebrare degnamente.
4. Inoltre, come può il cristiano andare alla mensa del Signore se commette
ingiustizia?
Ho domandato ad un diplomatico cattolico che lavora all’Unione Europea per il
mio Paese: “Come puoi ricevere il Corpo di Cristo se ti comporti con la povera
e piccola gente cosi?” Lui mi ha risposto: “Lo faccio per guadagnare soldi”.
5. Vocazione sacerdotale
Gesù ci ha dato il comandamento di pregare per le vocazioni. Nelle famiglie in
cui si prega e si adora nascono anche le vocazioni al sacerdozio. Diligenza e
chiamata al sacerdozio nascono nella propria famiglia. La chiesa familiare sia
la prima scuola delle vocazioni, ma anche tempio dove si custodisce la
diligenza dell'Eucaristia. Nei ragazzi che valorizzano l'Eucaristia germoglia
anche la vocazione sacerdotale.
[00210-01.05] [IN174] [Testo originale: italiano]
- Rev. D. Julián CARRÓN,
Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (SPAGNA)
La situazione dell’uomo contemporaneo è disseminata di complicazioni, ma
nessuna di queste riesce a sradicare la speranza dal cuore. L’uomo d’oggi
prenderà sul serio la proposta cristiana se la percepisce come risposta
significativa al grido del suo bisogno umano.
1. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,
16). Il culmine di questa iniziativa gratuita del Padre è costituito dalla
morte e dalla risurrezione di Cristo, per mezzo delle quali Cristo ha
riconciliato gli uomini con Dio, rendendo possibile la comunione autentica con
Lui.
Attraverso l’azione eucaristica, memoria perpetua del suo amore, Cristo stesso
si fa contemporaneo e ci spinge a “non vivere per noi stessi, ma per colui che
è morto e risorto per noi” (cfr 2Cor 5, 14-15). L’uomo che accoglie con fede il
dono del Corpo e del Sangue del Signore si trasforma in creatura nuova (2Cor 5,
17) e diventa parte di una unità unica (Gal 3, 28), che scaturisce dal
partecipare dello stesso pane (1Cor 10, 17).
2. “L’Eucaristia - ha detto don Giussani - è la suprema conferma del metodo che
Dio ha stabilito con la sua creatura: farsi presente in un segno visibile e
tangibile e per questo sperimentabile”. Secondo la sua natura sacramentale la
Chiesa incide nella storia poiché suscita ed educa persone che desiderano
essere coinvolte nella novità di vita di Cristo e che per questo possono
trasmetterla agli uomini, loro fratelli.
3. Dinanzi alla sfida del nostro tempo, è indispensabile il sacramento
dell’Eucaristia con tutta l’efficacia dei suoi frutti di autentica comunione e
di umanità nuova. La luce di Cristo potrà così risplendere nei suoi testimoni,
affinché gli uomini del nostro tempo trovino motivi per credere e per sperare
che si compiano le promesse inscritte nel profondo del loro cuore, espresse e
realizzate pienamente nella consegna eucaristica di Cristo.
[00223-01.05] [IN187] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Carmelo
Dominador F. MORELOS, Arcivescovo di Zamboanga (FILIPPINE)
Nell’Estremo Oriente, tranne che nelle Filippine e a Timor Est, i cattolici
sono superati numericamente dalle persone che appartengono ad altre tradizioni
religiose. Nelle Filippine la proclamazione di Cristo è messa in pericolo dal
secolarismo strisciante e dallo sfavorevole impatto della globalizzazione.
Per la maggior parte delle persone che vivono nella nostra parte del mondo il
volto di Cristo può essere contemplato solo nella testimonianza di vita della
comunità. Il Cristo che noi presentiamo loro è la vita che essi vedono. Nel
celebrare l’Eucaristia dichiariamo solennemente la nostra buona volontà a
rendere testimonianza a Cristo, a ringraziare Dio per questa straordinaria
opportunità di essere anche noi “eucaristia”. Un vero cristiano prega e loda
Dio non solo dopo un momento critico. Egli ringrazia Dio durante la crisi, nel
momento in cui porta la sua croce. Nelle nostre Chiese la chiamata alla
testimonianza della fede si sta manifestando sempre più nella formazione di
Comunità Eucaristiche, le Comunità Ecclesiali di Base. Queste sono piccole
comunità di cristiani che si raccolgono intorno alla Parola e all’Eucaristia.
Questa vita nella grazia dell’Eucaristia è la “garanzia di un’autentica
comunione ecclesiale e la fonte della vita morale caratterizzata dalle opere
buone”. L’unità che ne risulta, fondata sull’amore, trova compimento nell’amore
e nel servizio di quanti si trovano fuori dalla comunità, specialmente i meno
fortunati.
Migliore catechesi, più responsabilità ai laici, crescita delle vocazioni
sacerdotali e religiose, impegno a favore della pace e della giustizia sono
innegabili segni del vigore di una comunità incentrata sull’Eucaristia. Quando
un’Eucaristia domenicale è dedicata ai bambini, con una celebrazione originale,
non solo essa costituisce un valido fondamento della vita di fede di quei
bambini, ma essi, a loro volta, trasmettono la loro fede in casa ai genitori.
[00226-01.07] [IN190] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. António
Augusto DOS SANTOS MARTO, Vescovo di Viseu (PORTOGALLO)
1.UN’URGENZA EUCARISTICA
Il declino nella frequenza della Messa domenicale è un indice dell’affievolirsi
della fede e dell’affetto verso l’Eucaristia. Ecco perché si può parlare di una
“urgenza eucaristica non già derivata da una incertezza di formule, ma perché
l’odierna praxis eucaristica ha bisogno di una nuova espressione di amore a Cristo”
(Lineamenta).
2. LA VIA DELLA BELLEZZA
Come ridestare lo stupore eucaristico, il senso della meraviglia davanti al
mistero dell’Eucaristia, se non si riesce a scoprirne la bellezza? Nella
cultura post-moderna, dominata dal relativismo riguardo la verità e al bene, ma
ancora affascinata dall’estetica, la bellezza è veramente una via o una porta
per scoprire l’Eucaristia come mistero di bellezza. Infatti, l’Eucaristia è la
più alta icona della bellezza di Dio rivelata in Cristo, perché è la presenza
reale del “più bello tra i figli degli uomini” (Ps. 45, 3) nella totalità della
sua presenza di risorto e nella pienezza del suo mistero: la bellezza
dell’amore che ci si dà, ci redime e trasfigura, ci rivela lo sguardo del Padre
che in modo permanente ci crea e ci fa buoni e belli. Usando parole di Sua
Santità, questo non è solo un problema della teologia, ma anche della
pastorale, che deve offrire all’uomo odierno l’incontro con la bellezza della
fede.
3. EUCARISTIA ED EVANGELIZZAZIONE
Tutto questo implica un progetto di evangelizzazione di ampio respiro
contemplativo e missionario, che scaturisce dall’Eucaristia, per il quale
considero essenziali i seguenti punti:
a) Far vedere il rapporto esistente fra Eucaristia e le aspirazioni profonde
del cuore dell’uomo contemporaneo;
b) Ripartire da Cristo, andando al cuore della fede attraverso il primo
annuncio;
c) Promuovere la qualità e la bellezza della celebrazione eucaristica come
momento privilegiato di evangelizzazione di tipo mistagogico;
d) L’Eucaristia è anche per il mondo. L’assemblea eucaristica, oltre ad essere
una testimonianza pubblica della fede, è anche portatrice di una cultura
eucaristica, di atteggiamenti e comportamenti personali e sociali: l’esperienza
della fraternità, dello spirito di riconciliazione e di pace, il senso della
condivisione e della solidarietà, la forza della speranza, la dimensione
festiva della vita... Sono atteggiamenti umani che configurano una spiritualità
eucaristica, contributo indispensabile per costruire la civiltà della Bellezza
e dell’Amore.
[00227-01.02] [IN191] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Jean-Claude
MAKAYA LOEMBE, Vescovo di Pointe-Noire (Rep del CONGO)
La domenica ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia ed essere rinnovati nel
nostro discepolato. Con la celebrazione del Mistero pasquale di Cristo la
nostra vita si trasforma e veniamo rinnovati e incoraggiati nella nostra
vocazione di diffondere il Regno di Dio. Il nostro riunirci insieme la domenica
rappresenta una dimensione spirituale molto importante della nostra fede e
rivela il nostro senso di appartenenza alla Trinità e alla Chiesa, come pure il
nostro impegno ad abbattere i numerosi ostacoli che ci circondano dovuti al
nostro status sociale, etnico o finanziario. Nella nostra condivisione del Mistero
pasquale, veniamo rinnovati nella nostra vocazione a essere testimoni del
Signore risorto, ad abbattere le barriere che ci dividono. Impegnandoci a
superare l’odio e il tribalismo, cresciamo nella consapevolezza di essere tutti
membri della medesima famiglia, figli dello stesso Padre.
La proclamazione liturgica della Parola di Dio è innanzitutto un dialogo tra
Dio e il suo popolo, un dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della
salvezza e vengono continuamente riaffermate le esigenze dell’alleanza. A Dio,
che prende l’iniziativa di parlare con noi e di aprire il dialogo di amore,
rispondiamo con l’ascolto e l’accoglienza del messaggio di vita nei nostri
cuori. Il dialogo di amore, che Dio inizia con noi nella celebrazione, continua
nella nostra vita quotidiana e ci conduce nuovamente alla celebrazione, poiché
il nostro desiderio di nutrirci alla mensa della Parola e dell’Eucaristia
diventa sempre più forte.
I nostri cristiani attendono con ansia la celebrazione domenicale della Messa.
Il senso di festa, celebrazione e gioia delle nostre assemblee eucaristiche va
condiviso con tutta la Chiesa. È la gioia di stare insieme come famiglia di
Dio.
“Gli africani hanno un profondo senso religioso, il senso del sacro, il senso
dell’esistenza di Dio e di un mondo spirituale” (Ecclesia in Africa, 42). La
celebrazione eucaristica domenicale intende ricorrere a questa ricchezza insita
nel popolo al fine di consentire alle comunità cristiane di partecipare
pienamente e attivamente al mistero pasquale.
[00220-01.05] [IN184] [Testo originale: inglese]
- S.Em.R. Card. Renato
Raffaele MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace (CITTÀ DEL VATICANO)
In questo Sinodo, ritengo che si debba approfondire il profondo legame tra
Eucaristia e carità, evidenziandone tutte le enormi potenzialità che esso
racchiude per dare senso e spessore alla testimonianza cristiana nell' ambito
delle realtà sociali e politiche del nostro tempo. Mi riferirei, in
particolare, alla drammatica situazione di estrema povertà che attanaglia
milioni e milioni di uomini e di donne ed interi popoli, nonostante la
ricchezza continui a crescere nel nostro pianeta globalizzato, situazione che
assume, al giorno d'oggi, le proporzioni di una vera e propria questione
sociale mondiale.
In questo contesto va pure riservata una speciale attenzione al rapporto tra
Eucaristia e uso dei beni della terra che la Chiesa considera come
originariamente destinati a tutti. Mettere in risalto il rapporto tra
Eucaristia e carità sociale e politica non significa evidentemente proporre
indebite politicizzazioni delle nostre Eucaristie, ma piuttosto di favorire la
piena verità' del mistero eucaristico in tutta la sua inesauribile ricchezza
capace di ispirare e promuovere anche la dimensione sociale e politica della
carità.
Su questa medesima linea si colloca la problematica circa il rapporto tra
Eucaristia e pace, così incisivamente posto in rilievo dal compianto amatissimo
Giovanni Paolo II nella Mane Nobiscum, Domine: "L'immagine lacerata del nostro
mondo, che ha iniziato il nuovo Millennio con lo spettro del terrorismo e la
tragedia della guerra, chiama più che mai i cristiani a vivere l'Eucaristia
come una grande scuola di pace", al riparo tuttavia da indebite ingerenze
mondano-politiche.
Mi permetto di suggerire che, stante l'attualità di tali temi, questo Sinodo
potrebbe proporre al Santo Padre di
rendere pubblico un intervento organico, frutto del suo alto magistero, sui
temi nuovi che riguardano la pace nella carità, la militanza per la pace, il
giusto rapporto tra Eucaristia e pace, la spiritualità della pace.
[00261-01.05] [IN203] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons.
Antun ŠKVORČEVIĆ, Vescovo di Požega (CROAZIA)
Il privilegio che il popolo croato ha goduto oltre un millennio, con il
permesso della Santa Sede, di celebrare la Santa Messa in rito latino, ma
sempre nella sua propria lingua, ha contribuito molto affinché i padri al
Concilio Vaticano II accettassero la celebrazione della liturgia latina nelle
lingue nazionali. Il menzionato privilegio ha tra l'altro aiutato una
partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia e ha promosso un fruttuoso
approfondimento delle relazioni tra popolo croato e il Successore di Pietro,
come anche tra la Chiesa dello stesso popolo e la Chiesa universale, della sua
unità nella diversità.
Sulla base di questa esperienza storica i cattolici Croati hanno accettato con
entusiasmo il rinnovamento della liturgia dopo il Concilio Vaticano II, non
conoscendo quella nostalgia nei confronti della liturgia in lingua latina, che
ha creato seri problemi in certi ambienti cattolici europei, non risolti fino
ad oggi.
Il processo di preparazione dei nuovi libri liturgici nelle lingue locali non è
un lavoro puramente tecnico. In quanto le Conferenze Episcopali con i loro
esperti e specialisti si sforzano di produrre il testo liturgico, inviandolo in
seconda istanza per la recognitio alla Congregazione per il Culto divino e la
disciplina dei Sacramenti, promuovono così una comunione tra le Chiese
particolari e la Sede Apostolica di Roma, oppure con la Chiesa universale, la
quale nelle celebrazioni eucaristiche trova il suo vertice. Quando il Dicastero
summenzionato non ha sufficiente numero di competenti esperti, particolarmente
per le lingue dei popoli meno numerosi come quello croato, occorre
intensificare la collaborazione con le Conferenze episcopali per evitare dei
problemi a livello delle Chiese particolari e rimproveri di centralismo nella
elaborazione dei testi liturgici.
Per quanto riguarda le norme liturgiche, esse servono al rito-celebrazione,
mentre il rito porta al Mistero nel quale si entra attraverso la fede e perciò
si deve correggere ogni abuso nella liturgia. Dall'altra parte, ci sono norme
che non hanno lo stesso significato menzionato. C'è bisogno di esaminare se
tutte siano necessarie e realizzabili.
[00229-01.06] [IN193] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Diarmuid
MARTIN, Arcivescovo di Dublin (IRLANDA)
L’Eucaristia è una forza importante per contrastare le origini profonde della
mancanza di speranza di oggi. Tra gli effetti più insidiosi della crescente
secolarizzazione vi è quello di minare la speranza, poiché i suoi orizzonti
sono troppo ristretti per abbracciare una visione che sia universale e
completa. La mancanza di speranza è generata dalla difficoltà di ottenere la
giustizia nel nostro mondo e dalla certezza che i nostri sforzi umani ci
consentono solo di raggiungerne una piccola parte.
In un mondo caratterizzato da tante preoccupazioni, l’Eucaristia è un segno e
un messaggio di speranza. I cristiani che celebrano l’Eucaristia sanno che i
valori del mondo attuale non sono quelli che dureranno in eterno.
L’Eucaristia è la presenza di Gesù nella storia, nella storia della salvezza e
nell’evoluzione continua della storia umana mentre procede verso il suo
compimento in Gesù Cristo che “tornerà”. Celebriamo la morte e la risurrezione
in mezzo alle realtà di questo mondo mentre attendiamo il suo ritorno nella
gloria.
Riconosciamo l’Eucaristia come “pegno di gloria futura”, sapendo che la nostra comunione
con il Signore nell’Eucaristia è un assaggio del nostro incontro e della nostra
comunione ultima con lui. L’Eucaristia apre al futuro e lo anticipa.
In una società caratterizzata da una crescente secolarizzazione vi è il bisogno
di lasciare più spazio, nella nostra catechesi e nelle nostre parrocchie, alla
formazione nella fede. In molte nostre comunità, oggi, non possiamo più
presumere la fede. Il seme della fede ha bisogno di nutrimento, non solo nei
primi anni di vita del cristiano attraverso la catechesi tradizionale dei
giovani, ma in ogni fase della vita. La rapidità dei cambiamenti sociali
significa che urge sempre più una formazione nella fede degli adulti per
accompagnarli mentre cercano, giorno dopo giorno e anno dopo anno, di vivere il
loro impegno cristiano in un mondo che cambia.
Il laico permeato di spirito eucaristico sarà presente nelle realtà del mondo
secolarizzato con la capacità di guardare ai valori permanenti e di indicare le
fondamenta di una speranza che scaturisce dal riconoscere l’Eucaristia come
rivelazione e presenza in mezzo a noi dell’amore gratuito di Dio in Gesù
Cristo, che si è offerto per noi.
[00231-01.04] [IN195] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Frédéric
RUBWEJANGA, Vescovo di Kibungo (Kibungo, RWANDA)
Desidero solamente sottolineare il fatto, spesso ribadito, che la cultura
post-moderna secolarizzata si rifiuta di guardare in faccia e di integrare la
sua visione del mondo con l’esperienza quotidiana della sofferenza e della
morte.
Queste due realtà vengono nascoste dalle straordinarie scoperte tecnologiche di
cui l’uomo va fiero, ma esistono nonostante questo genere di approccio
superficiale.
La stessa esperienza di sofferenza e di morte è vissuta in modo diverso dagli
uomini tecnologicamente meno avanzati; presso di loro, è accettata come una
realtà, talvolta come una fatalità. Il Concilio Vaticano II parla di squilibrio
che, in ultimo, si spiega con il peccato dell’uomo.
L’Eucaristia, intesa come attualizzazione del sacrificio della Croce, è il
rimedio adeguato a questo peccato e alla mentalità dal quale esso sorge. In
tali condizioni non possiamo celebrare tranquillamente la morte salvifica di
Gesù senza farci interpellare dalle situazione drammatiche di tanti uomini e
donne.
Il Mistero pasquale che il Sacramento dell’Eucaristia ci fa vivere intensamente
dovrebbe renderci sempre sensibili alle miserie altrui. A questo proposito, si
può citare l’interrogativo di san Giovanni Crisostomo, che mostra il paradosso
tra il prendersi cura del Corpo di Cristo decorando l’altare senza prendersi
cura del povero. Bisognerebbe fare l’uno senza dimenticare l’altro.
Undici anni fa, esattamente nel 1994, la Chiesa in Ruanda e il popolo ruandese
hanno conosciuto il genocidio e visto massacri inauditi. I mezzi di comunicazione
ne hanno dato notizia e il mondo si è commosso. Abbiamo attinto largamente agli
aiuti della Santa Sede, della Caritas Internationalis e delle diverse Caritas
delle Chiese sorelle del Nord, a cui siamo profondamente riconoscenti. È stato
soprattutto apprezzato l’intervento coraggioso e opportuno di Papa Giovanni
Paolo II. Il Papa è stato il primo a dare l’allarme, chiamando le cose con il
loro nome e denunciando apertamente il genocidio che veniva perpetrato. La
Comunità Internazionale esitava a parlare di genocidio per non dovere
intervenire. Nell’intervento di Papa Giovanni Paolo II vediamo un esempio di
quella sensibilità ecclesiale che la celebrazione eucaristica dovrebbe portarci
a imitare.
Inoltre è accaduto che alcune persone siano state uccise nelle nostre chiese.
Dopo un periodo di smarrimento, bisognava tornare a celebrare l’Eucaristia in
queste chiese profanate. Ma alcune voci si sono levate per opporsi. Si diceva
infatti che quei luoghi ricordavano cose orribili.
Con la dovuta delicatezza, noi responsabili abbiamo portato i nostri fedeli a
comprendere che la celebrazione eucaristica, lungi dall’infrangere il lutto, lo
sosteneva e lo illuminava. Infatti, celebrando la morte di Gesù Innocente, ci
si univa al dramma della morte degli innocenti.
Queste celebrazioni eucaristiche sono riprese progressivamente e sono adesso
più importanti rispetto al periodo precedente il genocidio. Certamente vi sono
state alcune defezioni e non mancano le sfide, specialmente quella della
riconciliazione, ma la maggior parte di quanti sono sopravvissuti al dramma
nazionale hanno compreso, più che mai, il bisogno di questo sacramento che
stabilisce e suggella i vincoli di fratellanza. Tra i segni promettenti
dell’Eucaristia si è osservata l’intensificazione della devozione a Nostra
Signora di Kibeho, le cui apparizioni sono state riconosciute dal vescovo
locale quattro anni fa. Il messaggio centrale delle apparizioni era la
conversione finché si è ancora in tempo. Dopo il genocidio, questo messaggio è
stato recepito come una premonizione a noi rivolta prima della catastrofe. Così
la Vergine Maria è sempre vicina al suo Figlio, che si dona in sacrificio per
la salvezza degli uomini suoi fratelli.
[00228-01.05] [IN192] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Wilton Daniel GREGORY,
Arcivescovo di Atlanta (STATI UNITI D'AMERICA)
Sempre più i fedeli si aspettano omelie migliori da coloro che celebrano
l’Eucaristia domenicale. Con il loro buon esempio e i loro ammonimenti, i
vescovi devono guidare verso un miglioramento della qualità della predicazione
cattolica durante l’Eucaristia domenicale. La mera precisione nel celebrare i
riti non farà tornare indietro quanti non assistono alla Messa domenicale.
[00235-01.04] [IN199] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Edward Gabriel
RISI, O.M.I., Vescovo di Keimoes-Upington (SUDAFRICA)
Nella Conferenza episcopale regionale dell’Africa meridionale (SACBC) abbiamo
scoperto che il ruolo delle piccole comunità di base è essenziale nella
preparazione e nella celebrazione della liturgia ed è anche il luogo dove viene
vissuto il dono dello Spirito.
Vediamo la prova di questo specialmente nella catechesi fondata sul Lezionario
e nelle piccole comunità cristiane che si preparano alla celebrazione
domenicale leggendo e pregando in anticipo sulle letture della Domenica. Queste
comunità costituiscono una parte dei gruppi liturgici parrocchiali che si
preparano in vista della liturgia domenicale.
Questi metodi fanno sì che i fedeli trovino una più compiuta e significativa
partecipazione alla liturgia Eucaristica. In questo clima c’è il leggero timore
che la distinzione tra sacerdozio ordinato e sacerdozio battesimale venga
offuscata.
In ogni caso, per via della carenza di sacerdoti, ci sono molte comunità che
celebrano la Messa solo una volta al mese o una volta ogni due mesi.
In questi casi i laici si preparano con entusiasmo (come sopra descritto) a
celebrare le liturgie domenicali, talvolta con la Comunione, altre volte senza.
C’è da osservare che la parte più sacra della liturgia della domenica, la
Preghiera Eucaristica, è la meno capace di attirare l’attenzione. Nonostante
essa sia il fulcro dell’Eucaristia, il punto più alto, è risultata esserne il
punto meno elevato. Il sacerdote la recita da solo e i laici hanno una
partecipazione passiva e non più attiva.
Vorremmo proporre una qualche forma di partecipazione responsoriale che
permettesse alle persone di partecipare più attivamente che non mantenendo un
rispettoso silenzio. Non stiamo proponendo che venga sminuito il ruolo del
celebrante, ma piuttosto che venga dato alla gente un ruolo con cui rendersi
attivi, insieme al celebrante e accrescere la propria partecipazione.
[00224-01.06] [IN188] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Paul Mandla
KHUMALO, C.M.M., Vescovo di Witbank (SUDAFRICA)
Si è sempre supposto che ci fosse un senso di mistero nella celebrazione della
Messa Tridentina. Con la riforma del Concilio Vaticano II, quando fu consentita
alla gente una significativa partecipazione alla liturgia, fu svelato il mito
della mistagogia. Nessuno si oppose alla mistagogia. Essa, semplicemente, non
avveniva.
La conseguente mancanza di senso del mistero non fu la conseguenza
dell’introduzione delle lingue locali nella liturgia; piuttosto, sono stati
l’introduzione del Nuovo Messale e l’uso delle lingue locali a rendere ovvio il
fatto che il senso del mistero fosse assente.
Il nostro compito è di sviluppare lo spirito di adorazione e di venerazione.
Concentrarsi sugli abusi produce un’atmosfera negativa e non aiuta a scoprire
la dimensione mistagogica della celebrazione Eucaristica. La sfida che abbiamo
davanti a noi è di imparare di più su Dio nelle nostre comunità. Parole di
guida ci vengono da Gv 15,15: “vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho
udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”.
Abbiamo anche notato che il segno della pace nella sua attuale collocazione
nella liturgia della Messa può facilmente oscurare il rito della frazione del
pane e la stessa Comunione.
Tra di noi esiste una forte propensione a modificare l’uso di cui si riferisce
all’articolo 50 dell’Instrumentum laboris, con l’inserimento di questo
particolare rito al momento che precede l’offertorio.
[00225-01.05] [IN189] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Lewis
ZEIGLER, Vescovo di Gbarnga, Presidente della Conferenza Episcopale (LIBERIA)
Faccio riferimento al n. 6 dell’Instrumentum laboris, che tratta
dell’Eucaristia nelle diverse situazioni nella Chiesa.
- Durante la cruenta guerra civile, donne uomini e bambini hanno sofferto. Sono
stati costretti a vivere in condizione disumane come sfollati e profughi.
- I vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici li hanno serviti nei campi
profughi in Liberia. Nella loro sofferenza abbiamo sperimentato il Cristo
spezzato, che è l’Eucaristia. L’Eucaristia è la nostra gioia, la nostra
speranza, la nostra pace, il nostro sostegno e il nostro coraggio nei tempi di
prova.
- La Chiesa è grata ai vescovi, specialmente a quelli della regione, al Santo
Padre, alle Nazioni Unite e alla Comunità Internazionale per essere venuti in
nostro aiuto. Ora la guerra è finita e la Chiesa sta crescendo.
- La presenza alla Messa è alta, con in testa i giovani, i giovani adulti e gli
anziani. Questi costituiscono la maggioranza di coloro che ricevono la Santa
Comunione durante la settimana e la domenica. Le nostre classi per catecumeni
sono molto frequentate.
Ora siamo impegnati nella catechesi:
Matrimonio e vita familiare
Ministero dei giovani
Aiuto ai cattolici che si sono allontanati a riavvicinarsi alla Chiesa.
Ma vi sono alcuni problemi:
Mancano i sacerdoti per la crescente popolazione cattolica
Bisogna percorrere lunghe distanze su strade dissestate per raggiungere le
parrocchie o le stazioni distaccate
I matrimoni poligami e tutti coloro che vivono insieme come marito e moglie
senza pensare di sposarsi, con la difficoltà, per loro, di accedere alla Santa
Comunione.
Grazie.
[00232-01.04] [IN196] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Stanislav ZVOLENSKÝ,
Vescovo titolare di Novasinna, Ausiliare di Bratislava-Trnava (SLOVACCHIA)
Parlo a nome proprio e voglio riferirmi al numero 72 dell’Instrumentum laboris,
constatando che la vita della grazia ricevuta attraverso l’Eucaristia diventa
garanzia anche di una vita morale caratterizzata da buone opere e da una
rettitudine nell’agire propria di chi è unito vitalmente a Cristo (cfr. I. L.
72), e indicando il nesso tra le tre dimensioni della vita cristiana che sono
liturgia - martyria - diakonia, cioè il vincolo efficace tra il fatto che il
fedele riceve fruttuosamente Cristo vivo nell’Eucaristia e si impegna a
testimoniare Cristo in mezzo alle realtà del suo tempo e collabora alla
comunione costruita attraverso il servizio della carità (cfr. I. L. 72). Si può
dire che la misura del reale influsso sulla vita della società è direttamente
proporzionata alla misura in cui i fedeli cristiani rimangono uniti a Cristo.
In questo contesto mi permetto di menzionare due realtà dalla mia patria.
Mettiamo la speranza anche per il futuro nella benedetta tradizione dei
cosiddetti “primi venerdì”. In tutte le parrocchie nei giorni che precedono il
primo venerdì del mese numerosi fedeli prima si riconciliano con il Signore nel
sacramento della penitenza e poi fruttuosamente ricevono Cristo
nell’Eucaristia. La seconda realtà è il fatto che alla liturgia domenicale
partecipano anche i fedeli che poi non si accostano alla santa comunione,
mentre si nutrono in sostanza con il pane della Parola di Cristo. Tuttavia
sembra che il Signore arricchisca e dia forza alla dimensione della loro vita
chiamata martyria, cioè alla vita morale, vita cristiana concreta. Qui si apre
spazio per la più profonda formazione della coscienza dei fedeli. Perché
immersi nel “mysterium iniquitatis” siamo necessariamente bisognosi di
contemplare, adorare e ricevere il mistero dell’Eucaristia.
[00233-01.06] [IN197] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Prakash
MALLAVARAPU, Vescovo di Vijayawada (INDIA)
In India, la Chiesa Cattolica è una presenza credibile, che rende testimonianza
a Gesù Cristo e alla Sua Buona Novella. Questo è il frutto della comunione con
il Signore sperimentata nella condivisione della Parola e nella frazione del
Pane nell’Eucaristia. Tenendo conto della dimensione limitata della Comunità
Cattolica, che rappresenta circa l’1,8% del totale, e che la maggior parte dei fedeli
non può frequentare la Tavola Eucaristica, è proprio l’esperienza di fede nel
Signore a sostenerli nella loro vita. Con l’evocazione effettiva del
sacrificio, la liturgia Eucaristica, che è il mistero pasquale celebrato e
proclamato, dovrebbe continuare a sostenere questa esperienza.
Nell’Ultima Cena i dodici apostoli hanno udito, veduto e toccato in modo
tangibile il Signore, lo stesso Signore che era con loro e con cui si trovavano
prima che quell’evento accadesse. Essi compresero maggiormente e fecero
un’esperienza più profonda del Signore a seguito di ogni incontro con Lui dopo
la risurrezione.
Dopo la loro morte, la frazione del Pane e la benedizione del Calice come
memoriale della morte e risurrezione di Cristo ha aiutato i credenti a
sperimentare il Signore quale fonte di salvezza. Il nostro popolo, oggi,
dovrebbe essere invitato, così come i primi discepoli lo furono dal Signore, a
venire e vedere, ad ascoltare e toccare con mano il Signore.
La generazione attuale, caratterizzata da una mentalità scientifica e priva di
senso della trascendenza, sembra dire “crediamo solo a ciò che possiamo vedere,
sentire e toccare”. Attraverso la sacra liturgia, la Chiesa deve aiutare queste
persone a vedere, sentire e toccare il Signore. Questa è certamente un’azione
dello Spirito Santo, tuttavia la liturgia dovrebbe guidare la comunità di fede
a sperimentare quest’azione dello Spirito! Solo allora le verità dottrinali
sull’Eucaristia diventeranno verità vissute tangibilmente nella vita concreta.
L’Eucaristia può così divenire fonte e culmine della vita di una persona. Allo
stesso modo, anche per la comunità l’Eucaristia diventa fonte e culmine della
vita e della missione. Quando i nostri cattolici non fanno l’esperienza del
Signore nella Chiesa, potrebbero cercarla da qualche altra parte o finire per
vivere la loro vita indipendentemente da Dio!
La nostra liturgia Eucaristica, con un significativo e consapevole ricorso a
segni e simboli indigeni, l’inculturazione, dovrebbe evocare in modo efficace,
nel nostro popolo, l’esperienza Eucaristica nel contesto della quotidiana
realtà della vita. Ciò porterà le persone ad adempiere al mandato missionario.
Perciò, nel mettere a punto la disciplina liturgica, ai ministri che presiedono
l’Eucaristia dovrebbero essere dati maggiore aiuto e direzione spirituale per
essere strumenti efficaci nel favorire l’incontro dei fedeli con il Signore!
[00234-01.05] [IN198] [Testo originale: inglese]
- Rev. P. Carlos Alfonso
AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei Frati Predicatori (U.S.G.)
San Tommaso d’Aquino ci aiuta a comprendere il mistero dell’Eucaristia a
partire dalla sua realtà di “memoria, presenza e anticipo” (passato, presente e
futuro).
Analogamente, nel parlare di vita religiosa, usa lo stesso schema: La
consacrazione religiosa è prefigurata negli olocausti dell’Antica Legge; la
consacrazione religiosa si realizza nel sacrificio di Cristo che si fa presente
nell’Eucaristia; la consacrazione religiosa è sulla terra anticipo dei beni
futuri.
Nella Preghiera eucaristica si elencano le azioni di Gesù: prese il pane, lo
benedisse, lo spezzò e lo diede. In tal modo possiamo parlare della vita e
della missione dei religiosi e religiose nella Chiesa e nel mondo.
Per la misericordia di Dio siamo stati scelti a partecipare della vita di Gesù.
Fra Pierre Claverie OP, il cui sangue è stato sparso in Algeria [06. 08. 1996],
sosteneva che ancor più che il senso del peccato abbiamo perso il senso
dell’amore e della misericordia di Dio che in Gesù ci ha accolti nelle sue
braccia.
Gesù rende grazie al Padre per la nostra risposta alla chiamata e ci benedice.
La conferma della nostra professione da parte della Chiesa conferisce
oggettività alla benedizione divina che abbiamo ricevuto. La benedizione di
Gesù significa che, in un mondo di persone senza radici, noi siamo radicati
nella stessa intima vita della Trinità.
Tutto ciò che in noi non è segno della presenza trasfiguratrice di Dio si rompe
(distrugge), in modo che possiamo essere offerti da Gesù al mondo. In tal modo
si compie ogni giorno il doloroso processo della purificazione. Cristo è morto
per aprire i nostri occhi e perché la morte fosse vinta dall’amore. Il dare è
preceduto dallo spezzare. Nella nostra vita e missione abbiamo bisogno di
passare attraverso l’esperienza pasquale. Per questo è normale e necessario che
esistano momenti di crisi e di purificazione.
La gioia della conversione scaturisce dal riconoscere le nostre miserie, le
nostre incoscienti ambizioni e allo stesso tempo la misericordia del Signore
senza la quale non possiamo far nulla. La fecondità della nostra missione
dipende da Dio e la qualità del nostro servizio si manifesta nella qualità
della nostra vita comunitaria, poiché la carità ben intesa comincia nella
nostra stessa casa.
Santa Caterina da Siena sul letto di morte sospirava: “Sappiate che ho dato la
vita per la santa Chiesa” (cf. Beato Raimondo da Capua, Vita di Santa Caterina
da Siena, Libro III, cap. IV). Come lei, anche noi, religiosi e religiose,
offriamo la nostra personale “preghiera eucaristica”: “Dio eterno, ricevi il
sacrificio della nostra vita in favore del Corpo mistico della santa Chiesa.
Non abbiamo nient’altro da darti se non quello che tu ci hai dato. Prendi il
nostro cuore e passalo sul volto di questa tua Sposa” (cf. Lettera a Urbano VI,
n. 371).
[00237-01.03] [IN201] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Gabriel
MBILINGI, C.S.Sp., Vescovo di Lwena (ANGOLA)
1. Sono trascorsi più di cinque secoli da quando il Vangelo è arrivato in
Angola. È un paese di maggioranza cristiana. Con la firma dell' Accordo di pace
del 2002, l'Angola è uscita da una tra le più lunghe
guerre civili del continente africano. Infatti è iniziata la nuova era della
restaurazione della vita sociale, politica, economica, culturale e religiosa
del paese.
2. L’Angola è un paese potenzialmente ricco di risorse materiali, ha conosciuto
e vissuto l'ideologia marxista atea comunista, ha vissuto una lunga guerra
civile, con tutte le sue conseguenze per la vita nella società. In tale
contesto l' evangelizzazione rappresenta una grande sfida, un appello alla
conversione e alla riconciliazione. Pochi sono i sacerdoti per l'assistenza
pastorale e la celebrazione domenicale dell'Eucaristia nelle varie comunità
cristiane, soprattutto in quelle all'interno del paese. Esiste una grande dicotomia
tra fede e vita morale; e una tendenza al ritorno alle pratiche pagane della
mentalità feticista.
3. Con una così elevata percentuale di cristiani e di cattolici in particolare,
c'è da chiederci come mai abbiamo potuto vivere tanti anni di guerra civile? E
le sante messe a cui hanno partecipato tanti cristiani quale frutto hanno
portato? Perché non si fa sentire il peso della presenza dei cattolici che
occupano posti di rilievo in politica e nelle varie attività sociali? Sono
domande legittime anche se provocatorie.
4. L'Angola continua a essere un paese affamato di pane materiale ma
soprattutto di pane eucaristico; un’Eucaristia che si prolunghi nella vita; una
comunione eucaristica che porti a una reale riconciliazione, frutto dell'amore
che perdona, come l'amore manifestatoci da Cristo.
5. a) C'è da insistere sul senso personale ed ecclesiale dell'Eucaristia in
rapporto alla vita morale, alla santità e alla missione nel mondo.
b) Dalla comunione eucaristica dovrebbe derivare un impegno morale che sia
sorgente di vita per vincere il peccato, ricercando la verità, la rettitudine
della coscienza e la testimonianza dei valori evangelici messi in ombra dallo
stato di guerra.
c) Dovremo insistere nella catechesi sul legame tra Eucaristia e costruzione di
una società giusta, attraverso la personale responsabilità di ognuno nella
partecipazione attiva alla missione della Chiesa nel mondo (cf. n. 74).
L'Eucaristia nel nostro contesto sarà la luce, la forza e la fonte del
dinamismo della vita spirituale, della santità e della testimonianza dei fedeli
(n. 72).
[00262-01.05] [IN204] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Leon
MAŁY, Vescovo titolare di Tabunia, Ausiliare di Lviv dei Latini (UCRAINA)
Parlo in nome proprio e mi riferisco alla parte IV dell'Instrumentum laboris al
nr. 76 in cui si legge fra tutti i santi l'Eucharistia è il centro ed il
fulcro della vita spirituale. Fra i 18 santi che l'Instrumentum laboris cita
quasi a creare un ponte fra di loro, c'è anche il nostro beato Jozef Bilczewski
collegato a San Giovanni Maria Vianney.
La Sua beatificazione è avvenuta a Lviv nel 2001 quando il servo di Dio
Giovanni Paolo II, ha visitato l'Ucraina. È un segno notevole per la Chiesa che
sta in Ucraina, che anche questo Beato alla fine del Sinodo sarà annoverato
nella schiera dei santi dal Santo Padre Benedetto XVI.
Il beato Giuseppe Bilczewski riuscì a scrivere profonde opere sull'Eucharistia,
e fu chiamato il teologo dell'Eucaristia.
Vorrei segnalare alcuni suoi pensieri che sembrano ancora attuali.
1° Per il culto eucaristico non basta solo l'adorazione, ma esso va unito ad un
profondo studio della catechesi. Perciò è bene adoperare i testi mistagogici ed
imparare a leggere i segni del ricco simbolismo usato dai primi cristiani.
2° Bisogna cercare la partecipazione nella Santa Messa sempre più profonda. A
proposito di ciò va detto che anche il Concilio Vaticano II nella Costituzione
Sacrosanctum Concilium nr. 55 suggerisce la stessa cosa: si raccomanda molto,
quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la quale i fedeli, dopo la
comunione del sacerdote, ricevono il corpo del Signore dal medesimo sacrificio.
La raccomandazione non è affatto nuova: era presente anche nel Concilio di
Trento (Sess. XXII, cap. 6) nella Lettera Apostolica Certiores effecti di Papa
Benedetto XIV e poi nel Mediator Dei di Pio XII.
A quarant'anni dal Concilio Vaticano II sembra che questa indicazione si
raccomanda molto che i fedeli ricevono il corpo del Signore dal medesimo
sacrificio non sia stata ancora capita appieno. A volte non si consacrano le
ostie per i fedeli, ma le si prendono dal tabernacolo sempre pieno di ostie già
consacrate.
Però la raccomandazione dei Padri Conciliari contiene in sè un profondo segno
della Chiesa, sua dimensione del Popolo di Dio nonché il Corpo Mistico di
Cristo. Il Popolo di Dio si è radunato attorno dell'altare dal quale riceve il
Corpo di Cristo.
Non a caso alcuni Padri del Concilio nelle loro proposte hanno sottolineato le
espressioni valde commendatur; perfectior partecipatio; e ex eodem Sacrificio.
[00263-01.03] [IN205] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Peter Kodwo
Appiah TURKSON, Arcivescovo di Cape Coast (GHANA)
Il Concilio Vaticano II ha detto che il sacrificio eucaristico di Cristo è “la
sorgente e il culmine della vita cristiana” (Cfr. LG 11). Da questo
insegnamento Papa Giovanni Paolo II ha tratto il tema dell’attuale Sinodo
sull’Eucaristia: “L’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione
della Chiesa”; Ha inoltre ispirato la scelta del tema per la celebrazione del
terzo Congresso Eucaristico in Ghana, “L’Eucaristia come fonte e culmine della
vita della Chiesa in Ghana quale Famiglia di Dio”.
Dopo il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, Papa Giovanni Paolo II ha accogliendo
la raccomandazione di vedere la Chiesa in Africa come Famiglia di Dio, disse:
“...la nuova evangelizzazione tenderà dunque ad edificare la Chiesa come
famiglia... un’ espressione della natura della Chiesa particolarmente adatta
per l’Africa. (EA, 63). Ha chiarito inoltre: “ L’immagine pone l’accento sulla
premura per l’altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni,
sull’accoglienza, il dialogo e la fiducia” Ha quindi esortato la Chiesa
africana a evitare “ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo” e a
promuovere “la riconciliazione e una vera comunione tra le diverse etnie,
favorendo la solidarietà e la condivisione per quanto concerne il personale e
le risorse... senza indebite considerazioni di ordine etnico” (ibid).
La Chiesa in Ghana riconosce nelle parole del Santo Padre la formulazione di un
nuovo programma di vita e missione per la Chiesa africana. Ma con le guerre
fratricide che imperversano ancora attraverso i suoi confini, con le politiche
tribali che ancora minano l’esercizio del buon governo e con un crescente
disprezzo per i poveri, riconosce anche quanto poco è stato fatto, dopo 10
anni, in risposta a questa esortazione.
Nella sua celebrazione dell’anno dell’Eucaristia, la Chiesa in Ghana ha
riesaminato l’esortazione del Papa e si è rivolta a “Gesù Cristo, unico
Salvatore del mondo, Pane per una vita nuova” (come è stato proclamato dal
Congresso Eucaristico dell’anno giubilare) chiedendoGli aiuto. Il culmine della
celebrazione dell’Anno sarà la convocazione a novembre di un Congresso
Eucaristico per tutta la Chiesa del Ghana.
Vedendo quanto il Signore stesso nutre e sostiene il suo popolo nel suo cammino
(cf. Es 12, 16 e Gs 5, 10-12; Elia in Re 19, 5-10 e gli apostoli in Mt 26, 30;
Mc 14, 26) i vescovi del Ghana pregano affinché nella celebrazione dell’Anno
dell’Eucaristia il Signore aiuti i fedeli che non si accostano al banchetto
eucaristico del Signore, a superare qualsiasi ostacolo li tenga lontani,
affinché il Congresso Eucaristico diventi una vera festa di famiglia... una
fonte di salvezza da cui tutti traggano le virtù familiari dell’esortazione del
Papa.
Inoltre i vescovi del Ghana, pieni di affetto pastorale, potenzieranno i loro
quattro Tribunali provinciali con sacerdoti e laici che conoscano bene le
tradizioni e costumi del paese. Sarà loro compito esaminare i casi di quei
fedeli che non possono accostarsi alla tavola del Signore a motivo di:
- la pratica di diverse consuetudini,
- ingiuste imposizioni del nostro sistema famigliare patrilineare e
matrilineare agli sposi
- la semplice malvagità o la rigida presa di posizione religiosa di un coniuge,
e raccomandare ai vescovi quei casi per cui si rende necessario rivolgersi agli
uffici pertinenti in Vaticano per una dispensa o un’altra. I vescovi intendono
servirsi di questo Sinodo per rivolgere un appello alla comprensione agli
uffici preposti del Vaticano, da cui verranno queste concessioni di dispensa.
[00264-01.05] [IN206] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. Thomas
SAVUNDARANAYAGAM, Vescovo di Jaffna (SRI LANKA)
L’Eucaristia rivela il senso cristiano della vita in ogni occasione,
soprattutto quando affrontiamo difficoltà, persino il pericolo di vita. Nella
Chiesa primitiva i martiri e i santi trovavano il coraggio di difendere la fede
poiché avevano il dono dell’Eucaristia a dare loro forza. Nel corso della storia
della Chiesa, anche se i Cattolici dovettero subire oppressione e tormenti,
essi fecero ricorso all’Eucaristia che diede loro la forza e il coraggio di
affrontare quelle difficoltà. Nel mio paese, lo Sri Lanka, un’isola dell’Oceano
Indiano recentemente colpita dallo tsunami che ha ucciso 40.000 persone, una
guerra civile è in corso da vent’anni o più. Lo Sri Lanka è un paese buddista:
il 72% della popolazione è di religione buddista, mentre i Cattolici
costituiscono solo il 7% della popolazione totale.
La guerra civile tra il Governo e le minoranze di lingua tamil che rivendicano
l’autonomia e il diritto all’autodeterminazione ha generato una grande
sofferenza. Secondo le stime, sono stati uccisi 75.000 civili; 30.000 soldati e
attivisti hanno perso la vita e quasi 250.000 persone sono state evacuate o
sono andate all’estero per ragioni di sicurezza. Vescovi, sacerdoti, religiosi
sono stati evacuati insieme con la gente e hanno dovuto sopportare molte
privazioni. Quel che ha dato loro il coraggio di sopportare queste sofferenze è
la forza ricevuta nel celebrare l’Eucaristia. Allontanati dalle loro città e
villaggi, hanno continuato a celebrare la Santa Eucaristia, non solo a
combattere per la loro liberazione, ma anche a lavorare senza sosta per la pace
e la cessazione delle ostilità. L’anno dell’Eucaristia è stato vissuto in
pienezza dalla popolazione e con grande entusiasmo nel paese. Ringraziamoil
rimpianto Santo Padre, Giovanni Paolo II, per l’Anno dell’Eucaristia e
l’attuale Papa Benedetto XVI per la meravigliosa conclusione di esso con l’XI
Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Possa essa condurre a una
fioritura della Spiritualità Eucaristica nella Chiesa.
[00265-01.03] [IN207] [Testo originale: inglese]
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