-- AUDITIO DELEGATORUM FRATERNORUM
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
- S.E. JOHANNIS (Zizioulas),
Metropolita di Pergamo; Presidente emerito dell'Accademia di Atene (GRECIA)
È per me un grande onore avere l’opportunità di parlare a questo venerabile
Sinodo dei Vescovi e di portargli i saluti fraterni e i buoni auspici del
Patriarca Ecumenico Bartolomeo della Chiesa di Costantinopoli. L’invito rivolto
alla nostra Chiesa di mandare un delegato fraterno a questo Sinodo è un gesto
di grande importanza ecumenica. Rispondiamo con gratitudine e amore.
Noi ortodossi ci sentiamo profondamente gratificati dal fatto che anche il
vostro Sinodo considera l’Eucaristia la fonte e il culmine della vita e della
missione della Chiesa. È molto importante che i cattolici romani e gli
ortodossi possano dirlo con una sola voce. Forse vi sono ancora alcune cose che
dividono le nostre Chiese, ma entrambe crediamo che l’Eucaristia è il centro
della Chiesa. È su questa base che possiamo proseguire il dialogo teologico
ufficiale tra le nostre due Chiese, che sta entrando in una nuova fase.
L’ecclesiologia eucaristica può guidarci nei nostri sforzi di superare mille
anni di divisione. Infatti, è un peccato avere le stesse convinzioni riguardo
all’importanza dell’Eucaristia senza essere capaci di condividerla sulla stessa
Mensa.
L’ecclesiologia di comunione promossa dal Concilio Vaticano II e ulteriormente
approfondita da eminenti teologi cattolici romani può avere un senso solo se
deriva dalla vita eucaristica della Chiesa. L’Eucaristia non appartiene solo al
bene esse ma al esse della Chiesa. L’intera vita, parola e struttura della
Chiesa è eucaristica nella sua essenza.
[00291-01.04] [DF009] [Testo originale: inglese]
- Rev. Ieromonaco Filippo
VASYLTSEV, Patriarcato di Mosca (RUSSIA)
Oggi ho il grande onore di parlare davanti alle altissime presenze e di
rappresentare la Chiesa Ortodossa Russa del Patriarcato di Mosca. Il tema del
Sinodo della Chiesa Cattolica Romana è vicina e attuale anche alla nostra
Chiesa. L'Eucaristia è il punto centrale e importantissimo nella vita della
Chiesa e per ogni persona cristiana. Per questo l'indebolimento della coscienza
eucaristica porta all'abbattimento della coscienza ecclesiastica, allo
spostamento degli accenti e agli errori nella comprensione di valori cristiani.
Sua Eminenza il Metropolita Cirillo nelle sue prediche più di una volta aveva
parlato del fatto che noi, la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, siamo
portatori dello stesso paradigma dei valori spirituali e da questo punto di
vista l'esperienza spirituale degli uni e degli altri può apparire
reciprocamente preziosa e importante.
Saremmo molto lieti se la nostra esperienza della vita eucaristica sia quella
storica sia quella attuale sarà utile e potrà aiutare la Chiesa Cattolica
Romana.
La rinascita della Chiesa nella Russia moderna è il fatto ben noto a tutti.
Questo fatto riguarda tutti gli aspetti della vita della Chiesa. Ma l'evento
che dà più gioia è rappresentato dalla rinascita della coscienza eucaristica,
che ha subìto dei seri cambiamenti negli ultimi anni.
Se nella metà del XIX secolo Santo Metropolita Filaret di Mosca scrisse nel suo
breve catechismo: "Chi vuole la vita cristiana devota deve fare la
comunione quattro volte l'anno". (secondo la quantità dei digiuni
principali: la Quaresima, il digiuno prima della Natività del Cristo, il
digiuno prima della Dormizione, e il digiuno prima della Festa dei Santissimi
Apostoli Pietro e Paolo). Conformemente con le condizioni dei nostri giorni
fare la comunione almeno una volta al mese è entrato a far parte della pratica
cristiana. Evidentemente questa pratica cominciò a formarsi durante il periodo
delle persecuzioni. Santo Serafimo Zvezdinsky, il Vescovo ausiliario di Mosca,
scrisse negli anni venti, che la vita di un cristiano deve essere tale da
essere sempre pronti alla comunione. La pratica della comunione frequente nel
periodo di dopoguerra esisteva nei monasteri e veniva stimolata da celebri
confessori, come l'archimadrita Tavrion Batossky e altri.
Con questo non bisogna dimenticare che nella Chiesa Ortodossa Russa la
preparazione alla comunione include, oltre alla preparazione interiore, anche
La Regola (il digiuno severo di tre giorni, la visita della Chiesa in questi
tre giorni, preghiere per la comunione, un digiuno eucaristico speciale dopo la
mezzanotte) e anche la confessione obbligatoria. D'altronde queste regole
severe la Chiesa vede non come un obbligo, bensì come una misura media che si è
fornata storicamente secondo le tradizioni per applicarlo a se stessi. Come
dimostra l'esperienza dei preti confessori, bisognerebbe portare chi fa la
comunione e frequenta la chiesa di rado a eseguire proprio questa Regola, e
attraverso essa "risvegliare", raggiungere la sua anima, perché per
molti cristiani non praticanti la via della Chiesa passa attraverso
"l'esteriore", e appare a loro negli inni e nei riti, mentre le vere
persone della Chiesa vivono di più per la vita interiore.
Indubbiamente questo approccio generale verso le regole esteriori non può e non
deve essere inteso nel senso assoluto. In questo senso i confessori influiscono
tanto sulla vita eucaristica della Chiesa, perché hanno la possibilità di
indicare la direzione basandosi sulla situazione concreta di ogni persona,
prendendo in considerazione la tradizione moderna della Chiesa.
Possiamo quindi dire che la coscienza ecclesiastica percorre la strada della
ricerca delle norne, basandosi sulle antiche tradizioni. La regola numero
ottanta del Sesto (di Trull) Concilio Ecumenico dice: "Se la persona non
fa la comunione tre domeniche di seguito, con questo separa se stessa dalla
Chiesa".
In conclusione ringrazio ancora una volta Vostra Santità, i Reverendissimi
membri del Sinodo della Chiesa Cattolica Romana per la possibilità datami di
partecipare con voi alle riunioni della Sinodo Aperto, dedicato al Sacramento
dell'Eucaristia e aver potuto pronunciare queste parole sull'esperienza
eucaristica ortodossa.
[00295-01.03] [DF011] [Testo originale: italiano]
- S.E. (Marsilianul) SILUAN,
Vescovo asistente della Sede Metropolitana dell'Europa occidentale della Chiesa
Ortodossa Romena (ROMANIA)
Il tema dell’Eucaristia è centrale anche nella Tradizione della Chiesa
Ortodossa. La preoccupazione della Chiesa cattolica si unisce a quella della
nostra Chiesa su molti punti e, in particolari, i seguenti:
1. La particolare preoccupazione per una catechesi mistagogica che consenta ai
fedeli di approfondire il vissuto della Divina Liturgia.
2. La preparazione in vista della comunione al Corpo e al Sangue di Cristo. Il
posto della confessione e il ruolo del digiuno prima della comunione, ecc.
I benefici che ne risultano sono molto significativi sia a livello personale
che a livello ecclesiale:
1. La presa di coscienza dell’importanza della comunione nella propria vita,
pur mettendo in evidenza, in un primo tempo, la divisione con gli altri
cristiani, fa nascere una sofferenza autenticamente evangelica che va di pari
passo con il desiderio di unità voluta da Cristo stesso.
2. La nascita di una coscienza comunitaria radicata nella comunione allo stesso
Pane e allo stesso Calice, che sostituisce quella di pietà individuale
egocentrica; di una mentalità veramente eucaristica e non più di soddisfazione
di sé.
3. La centralità dell’Eucaristia dà il vero significato al Sacerdozio e dunque
all’episcopato consentendogli di innalzarsi, aprendo la prospettiva ad
un’autorità carismatica la cui trasparenza a volte è resa difficile dalle
strutture amministrative. Essa rafforza il rapporto sacramentale all’interno
della gerarchia, facendo del vescovo non solo il presidente dell’assemblea
eucaristica ma anche il padre spirituale della comunità.
4. Il vissuto autentico dell’eucaristia può e deve portare una testimonianza di
grande importanza e necessità per la società attuale, per quanto riguarda
l’orientamento della vita verso “le realtà dell’Alto”, verso il Regno dei cieli
che “non è di questo mondo” (Gv 18,36).
[00294-01.05] [DF010] [Testo originale: francese]
- Rev. Sotiriadis IGNATIOS,
Rappresentante della Chiesa di Grecia presso l'Unione Europea
La Chiesa di Grecia saluta cordialmente questo XI° Sinodo dei Vescovi della
Chiesa Cattolica, il primo dopo l’intronizzazione di Sua Santità il Papa
Benedetto XVI. Ogni occasione di espressione sinodale della Chiesa costituisce
una benedizione ed è fonte di gioia per i membri del Corpo di Cristo.
Partecipando a questa gioia come delegato fraterno della Chiesa di Grecia, esprimo
l’augurio che i suoi risultati siano ottimi e portino frutto tanto per i fedeli
della Chiesa Cattolica quanto per il dialogo della carità tra i cristiani!
Il tema del Sinodo è importante per la vita della Chiesa diacronicamente, ma
particolarmente ora che il dialogo teologico tra Cattolici e Ortodossi riprende
i suoi lavori enfatizzando sulla questione della Chiesa e sul ruolo del
Vescovo. La valorizzazione teologica della Divina Eucaristia è strettamente
collegata con l’esperienza vissuta e con la fede rispetto al mistero della
Chiesa e la diaconia speciale del Vescovo. Il culmine della manifestazione
dell’unità nel Corpo di Cristo è la partecipazione dei fedeli alla Divina
Eucaristia, che celebra il vescovo come servizio per la gloria di Cristo e per
la sua manifestazione indivisibile e inconfondibile nel mondo come Redentore.
Questo servizio è una responsabilità per ogni cristiano a contribuire, dal
posto che possiede secondo la benevolenza divina, affinché esso venga
realizzato nel modo più completo possibile. La nostra preghiera in questo
momento è che arriviamo tutti alla comprensione di questa responsabilità con la
pienezza che assicura la grazia dello Spirito Santo. Questo Spirito di Verità
diriga i lavori di questo importante Sinodo, affinché la vita di ogni fedele
nella Chiesa sia con la grazia del nostro Signore Gesù Cristo una potenza
indefettibile (Ebr. 7, 16), schietta nella fede (2 Tim. 1, 5), non deludente
nella speranza (Rom. 5, 5) e perfetta nell’ amore (cf. Giov. 4, 18).
[00281-01.03] [DF008] [Testo originale: italiano]
- S.E. Amba BARNABA, Vescovo
della Chiesa Copta Ortodossa a Roma (ITALIA)
Desidero innanzi tutto rivolgere un caloroso saluto a tutti voi, grato delle
conoscenze scaturite da questa occasione di incontro: sono Monsignor Barnaba El
Soryany - vescovo generale della Chiesa Copta Ortodossa in Italia - e ho
l'onore di partecipare a questo Sinodo in rappresentanza del Patriarcato Copto
Ortodosso d'Alessandria d'Egitto.
Il tema dell'Eucaristia, affrontato in questo incontro, rappresenta per tutti i
fedeli cristiani un elemento essenziale di vita; in particolare i fedeli copti
esprimono la propria professione di fede nell’Eucaristia, nella presenza reale
del Corpo e del Sangue di Cristo, durante la Santa Messa e proclamano la loro
religiosità considerando l'Eucaristia centro della vita spirituale, espressione
del regno di Dio e fonte di salvezza eterna. Essa viene considerata dalla
Chiesa Copta Ortodossa "Il Sacramento dei Sacramenti" e come tale,
quale nutrimento di vita divina, viene somministrato anche ai bambini nel
giorno del battesimo.
I danni causati dal mondo contemporaneo, le brutture a cui giornalmente
assistiamo, non possono che spingerci sempre più a cercare nella Comunione di
Cristo una fonte di salvezza e la speranza di un mondo migliore. Non può
sottacersi che già oggi tale Sacramento rappresenta un emblema della fede in
Cristo Salvatore che unisce e distingue tutte le Comunità cristiane. E ogni
giorno di più, sopraffatti da mille pericoli e da problemi di varia natura, si
avverte la necessità di avvicinarsi alla Comunione per trovare in essa nuovo
nutrimento e nuova forza che ci consentono di affrontare con serenità le
insidie della vita quotidiana.
Con l'augurio che tale Sacramento agisca come propulsore al cammino comune
verso l'unità di tutti i cristiani, auguro a tutti i Padri Sinodali qui
convenuti un proficuo lavoro per i giorni a venire e il raggiungimento di
giusti e validi risultati per il futuro della Chiesa.
[00278-01.06] [DF005] [Testo originale: italiano]
-S.E. Mor SEVERIUS MALKE
MOURAD, Patriarcato Siro-Ortodosso (SIRIA)
Nella nostra Chiesa Siro-ortodossa celebriamo la Divina Liturgia in
siro-aramaico, la lingua di Nostro Signore Gesù; e durante la Divina Liturgia
vengono recitate esattamente le stesse parole dette da Gesù nella Stanza
Superiore. E il sacerdote che celebra questo sacramento deve celebrarlo da
solo. Sono fiero di vivere nel Monastero di S. Marco nella Città Vecchia, a
Gerusalemme, dove Gesù tenne la sua Ultima Cena.
Sua Santità il Patriarca Ignatius Zakka I Iwas, nel suo libro sulla Santa
Eucaristia, si è basato sull’insegnamento di S. Efrem, S. Giacomo di Sarug e di
Bar Hebreus: “Secondo il dogma della nostra Chiesa la consacrazione dei due
elementi del pane e del vino e la loro transustanziazione nel Corpo e Sangue di
Cristo durante la Santa Eucaristia hanno luogo e sono portate a compimento
dalla preghiera di invocazione dello Spirito Santo e non solo dalle parole di
Nostro Signore che il sacerdote celebrante recita in modo da richiamare il Suo
annuncio, e che egli deve dire con deferenza, con timore di Dio e con
trepidazione, nel meditare sul suo significato e sul grande sacrificio che
Nostro Signore Gesù ha offerto nell’immolare se stesso sulla Croce e nel
salvare l’umanità. E lo Spirito Santo è colui che consacra tutti i sacramenti
celebrati dalla Chiesa e che rende sacri le chiese e gli altari. La sostanza
del sacramento della Santa Eucaristia è formata dal pane e dal vino, là dove il
pane è pane lievitato fatto con una farina detta ‘Lahmo’ nella nostra Bibbia;
noi non offriamo in sacrificio pane non lievitato. Allo stesso modo offriamo
vino rosso invecchiato che è fatto con il frutto della vite mescolato con
l’acqua. Non è neanche permesso che sia consentito di ricevere solo il Pane Santo.
Da molto tempo nella nostra Chiesa è in uso la pratica di intingere il Corpo
nel Sangue e di darlo così ai fedeli, e con ciò essi ricevono il Corpo e il
Sangue contemporaneamente”.
La presenza di Cristo nella Santa Eucaristia non è costituita solo dalla sua
presenza corporea, ma da tutta la sua pienezza di umanità e divinità. In questo
modo Gesù è presente in ogni parte dei due elementi. Prima che il credente si
avvicini alla Santa Comunione egli dovrebbe osservare il sacramento della
Penitenza con la confessione individuale. Di recente la nostra Chiesa ha
autorizzato per i fedeli le confessioni comunitarie.
S. Paolo Apostolo esorta il credente a prepararsi spiritualmente prima di
ricevere la Santa Comunione con fede, rispetto e con una coscienza purificata;
egli dovrebbe purificare il proprio corpo e osservare il digiuno dalla
mezzanotte che precede il rito della Comunione. Da noi si usava dare il
sacramento della Santa Comunione ai bambini subito dopo aver dato loro il
sacramento del Santo Battesimo, il Crisma.
Dobbiamo ricordare la Dichiarazione Comune di Sua Santità Papa Giovanni Paolo
II, di venerata memoria, e di Sua Santità il Patriarca Ignatius Zakka I Iwas,
del 1984, nella quale, al paragrafo 9, stabilirono: “Autorizziamo (i nostri
fedeli)... quando ne hanno bisogno, a chiedere i sacramenti della Penitenza,
dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi a sacerdoti legittimi dell’una o
l’altra delle nostre due Chiese sorelle (la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa
Siro-ortodossa)”.
[00274-01.04] [DF001] [Testo originale: inglese]
- S.E. Norvan ZAKARIAN,
Vescovo armeno di Lyon (FRANCIA)
Ho il piacere di trasmettere a Sua Santità Papa Benedetto XVI e a voi qui
riuniti i saluti cordiali e fraterni di Sua Santità il Catholicos Karékine II,
che augura a questa XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi un
lavoro fecondo. Prima di entrare in agonia, prima di essere arrestato come un
volgare malfattore e di morire sulla croce, Gesù ha istituito l’Eucaristia,
nutrimento sacramentale che, per mezzo di segni visibili, ci comunica l’amore
di Dio in Gesù Cristo, l’amore di cui Gesù ha amato i suoi “sino alla fine” (Gv
13, 1). L’Eucaristia è il sacramento del sacrificio unico di Cristo, sempre
vivo per intercedere in nostro favore, memoriale di tutto ciò che Dio ha fatto
per la salvezza del mondo. Il celebrante invoca Dio affinché mandi il suo
Spirito sul pane (tre volte), poi sul vino (tre volte), infine sulle due specie
(tre volte). La consacrazione, l’Eucaristia, comprende anche il popolo di Dio, vale
a dire la sua Chiesa. Per quanto riguarda la comunione, il sacerdote intinge
l’ostia nel vino; poi, in ginocchio sulla pedana dell’altare, spezza l’ostia in
piccoli frammenti dalla forma di un chicco di grano e distribuisce la comunione
direttamente nella bocca dei fedeli, che sono in piedi dinanzi all’altare.
Durante tutta la celebrazione vengono rivolte delle preghiere al Padre, al
Figlio e allo Spirito che è “fonte di vita”. La liturgia eucaristica è per il
credente un’autentica catechesi. Questa lunga preghiera cantata dal celebrante,
dai diaconi, dal coro, si svolge la domenica e in occasione delle grandi
solennità. Nutre pienamente il fedele. Conclusa la cerimonia, il fedele viene
mandato in missione, poiché Gesù ha versato il suo sangue per “la moltitudine”.
Dobbiamo, dunque, dare testimonianza di tutto ciò che abbiamo ricevuto: pace,
amore, gioia. La nostra liturgia ha subito pochissimi cambiamenti nel corso dei
secoli e non ci prendiamo nessuna libertà per quanto riguarda il rito. I testi,
i gesti, sono uguali in tutte le chiese d’Armenia e della Diaspora. Gli armeni,
sparsi, si ritrovano dunque con gioia per celebrare l’eucaristia in
un’assemblea comunitaria.
[00275-01.04] [DF002] [Testo originale: francese]
- S.E. NAREG (Manoug)
ALEMEZIAN, Vescovo; Ecumenical Officer of the Great House of Cilicia (ARMENIA)
Dopo aver trasmesso i saluti del Capo della sua Chiesa, Sua Santità il
Catholicos Aram I, Vescovo di Alemezian, ha raccontato un’esperienza
eucaristica storica, che ha avuto origine da un evento eroico avvenuto nel 451.
Egli ha poi indicato le sue attese per ciò che riguarda lo studio
dell’ecclesiologia eucaristica da parte della cristianità in generale e
ricordato la visita, nel 1967, del Catholicos Khoren I a Papa Paolo VI,
motivato dallo spirito descritto nella Prima Lettera ai Corinzi, 10, 16.
La parola armena utilizzata per indicare la Santa Eucaristia è Surp Patarag,
che significa Santo Sacrificio. Nella vita liturgica della Chiesa siamo al
servizio di Dio (liturgia) e offriamo il sacrificio di rendimento di grazie
(Eucaristia) per i doni da Lui ricevuti.
La Santa Eucaristia è incentrata sul dono sacrificale del nostro Salvatore e
genera una comunione d’amore con Dio e con i nostri fratelli attraverso la
potenza dello Spirito Santo. Svolge così un ruolo importante nella diffusione
della fede cristiana come continuazione della presenza incarnata di nostro
Signore crocifisso e risorto per la trasformazione della nostra vita oggi e nel
Regno dei Cieli.
Questa realtà è sostenuta dall’esperienza armena del martyria, in obbedianza al
portare la croce fino al punto dell’estrema negazione di sé (Mt 16, 24) al fine
di ottenere, per grazia, la corona del giusto (cfr 2Tm 2, 4. 7-8) e per la
manifestazione della vita di Gesù nel nostro corpo (cfr 2Cor 4, 6-11).
Nel 451, durante un’insurrezione eroica per proteggere la loro fede cristiana e
la loro dignità umana, gli armeni parteciparono alla celebrazione del Santo
Sacrificio, ricevettero il prezioso corpo e sangue dell’Agnello di Dio e
proclamarono: “Riconosciamo la Santa Bibbia come nostro Padre e la Chiesa
universale come nostra Madre”.
Nel valutare il ruolo costruttivo dei dialoghi ecumenici bilaterali e
multilaterali e nel discutere il tema “la Chiesa come comunione”, incoraggio
tutti noi a impegnarci nello studio dell’ecclesiologia eucaristica, che colloca
l’unità della Chiesa nella celebrazione locale della Santa Eucaristia
presieduta dal vescovo in comunione con i suoi fratelli vescovi.
A questo riguardo, il ruolo distintivo del vescovo è indicato come quello di
colui che si prende cura del gregge affidatogli dal Buon Pastore (Gv 10, 11),
accudendolo con una cura rivelata nella maniera più piena nella condivisione
eucaristica dell’unico pane (1Cor 10, 17) per una comunione spirituale e
universale nel corpo mistico di Cristo (1Cor 12, 27).
[00277-01.04] [DF004] [Testo originale: inglese]
- S.E. Abuna SAMUEL,
Arcivescovo della Chiesa Ortodossa d'Etiopia (ETIOPIA)
Desidero porgervi i saluti di Sua Santità Abune Paulos, Patriarca d’Etiopia,
Arcivescovo di Axum ed Echege presso la Santa Sede di S. Teklehaimanot. La
Chiesa Ortodossa d’Etiopia è una delle Chiese Ortodosse Orientali. Sono lieto
di poter presentare alcune delle tradizioni della Chiesa Ortodossa d’Etiopia
riguardanti la Santa Eucaristia. La Chiesa Ortodossa d’Etiopia, fedele alla
consegna del Signore “bevetene tutti”, a chi si comunica distribuisce sia il
pane sia il vino consacrati. La Chiesa Ortodossa d’Etiopia non mescola il Corpo
e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, eccetto in alcune situazioni
d’emergenza, come le malattie terminali. Il Corpo e il Sangue vengono
distribuiti separatamente come ci ha comandato di fare il nostro Signore Gesù
Cristo. Nella tradizione ortodossa d’Etiopia viene osservato un rigido digiuno
eucaristico. I celebranti, i concelebranti, i sacerdoti, i diaconi e tutti
quanti si comunicano devono digiunare per almeno nove ore prima di ricevere la
Santa Eucaristia e devono chiedere perdono per i loro errori. Ai diaconi non è
permesso amministrare la Santa Eucaristia, ma distribuiscono il vino con
cucchiai a croce. I laici non possono ricevere il pane eucaristico nelle loro
mani, per questo il celebrante distribuisce la comunione in bocca. Nella
tradizione ortodossa d’Etiopia il sacerdote non può celebrare la Santa Eucaristia
più volte al giorno, ma una sola volta. Tuttavia due, tre o più sacerdoti
possono celebrare contemporaneamente su altari diversi o anche su uno stesso
altare, recitando insieme tutte le preghiere. Ciò avviene a Natale, a Pasqua e
nella Solennità di Maria, Madre di Dio. Tutti coloro che si comunicano, uomini
e donne, come pure i bambini, si accostano alla mensa con abiti bianchi a
gloria dell’Eucaristia. Questa tradizione ricorda i due angeli con indosso
vesti bianche seduti dove era stato deposto il corpo di Gesù (Gv 20, 12). Tutti
i fedeli della Chiesa Ortodossa d’Etiopia sono grati al Signore Gesù per aver
dato alla Chiesa un sacramento così meraviglioso.
[00276-01.04] [DF003] [Testo originale: inglese]
- S.G. John HIND, Vescovo di
Chichester (GRAN BRETAGNA: INGHILTERRA E GALLES)
Porto i saluti dell’Arcivescovo di Canterbury e la richiesta di preghiere per
gli Anglicani che si trovano in un momento di difficoltà. Seguiranno alcuni
punti riguardanti il tema di questo Sinodo.
I problemi dell’inculturazione mettono in luce il bisogno di discutere
ulteriormente sulla diversità e sull’unità all’interno della Chiesa.
Quando è opportuno condividere la Santa Comunione? Come va interpretata
l’assunzione pubblica della comunione da parte del protestante Frère Roger
Schutz?
L’Eucaristia non è in prima istanza una questione, un rito o un cerimoniale ma
un beneficio della nuova vita in Cristo. Se dobbiamo essere veri cristiani, ci
devono essere dei criteri di riconoscimento reciproco. Non meno importante è la
misura in cui ci tolleriamo gli uni con gli altri.
Qual è la dinamica dell’Eucaristia donata da Dio? La cultura che scaturisce
dall’Incarnazione afferma la nostra umanità donata da Dio, compresa la
diversità culturale, ma costituisce anche una sfida per ogni cultura umana. È
solo nel dialogo tra l’incarnazione e le culture particolari che possiamo
identificare il vero cattolico.
L’ARCIC ha sostenuto che nell’Eucaristia “noi entriamo nel momento di offerta
di sé di Cristo”. L’offerta di Cristo è stata sia un sacrificio al Padre per
noi sia un “sacrificare la sua vita per i suoi amici”. L’anamnesi del suo
sacrificio è perciò rivolta sia a Dio sia all’umanità.
Questo dimostra tre punti fondamentali riguardo all’Eucaristia.
a) Nell’Eucaristia non si celebra la nostra amicizia ma piuttosto la nostra
riconciliazione con Dio che crea la nostra amicizia.
b) Inoltre è Cristo stesso il Signore dell’Eucaristia. Se la sua incarnazione,
morte, risurrezione e venuta nella gloria sono misteri, se l’Eucaristia stessa
è “Mysterium fidei”, allora ne deve conseguire che anche la nostra amicizia o
comunione nella Chiesa è un misterion, vale a dire che stiamo parlando di
qualcosa che non possiamo comprendere solamente con la ragione.
c) Infine, l’essere uniti a Cristo nella sua offerta di sé ci fa orientare non
solo verso Dio ma anche verso ogni singolo dei nostri fratelli e sorelle, per i
quali, nella loro meravigliosa diversità, il Figlio di Dio ha dato la sua vita.
“Ite, missa est” è sia un’affermazione della pienezza dell’opera di Cristo sia
un incarico per noi di portarla avanti.
[00280-01.05] [DF007] [Testo originale: inglese]
- S.E. PER LØNNING, Vescovo
emerito della Chiesa Luterana di Norvegia (NORVEGIA)
Un cordiale ringraziamento da parte della Federazione Luterana Mondiale, della
Chiesa di Norvegia e da parte di me stesso per avermi invitato come delegato
fraterno e per avermi accolto in modo così aperto e fraterno!
Per i luterani la Santa Eucaristia è stata ed è una preoccupazione
fondamentale. L’accento che poniamo sulla presenza reale del Signore ci ha
portati per secoli a negare la fratellanza eucaristica con le Chiese della
tradizione riformata.
Per entrare nel tema della presente Assemblea, vorrei raccontare alcune delle
mie esperienze di promesse e di dolori per quanto riguarda la fratellanza
eucaristica in rapporto alla Chiesa cattolica romana.
Nel 1971 ad Anversa, in Belgio, fui invitato per la prima volta a predicare
nell’ambito di una Messa cattolica romana. Nella sagrestia il celebrante,
giovane e impegnato sul fronte ecumenico, mi domandò: “Naturalmente lei sarà
pronto a ricevere la Santa Comunione?”. Mi voltai subito verso il vescovo
presente, che aveva circa 30 anni più di me: “Mi dica, non sarebbe contrario
alle regole della Chiesa cattolica?”. Il vescovo annuì e io continuai: “Come
ospite certamente non farò niente che sia in contrasto con le regole di chi mi
ospita”. “Grazie per la sua comprensione”, disse l’anziano vescovo. E che cosa
accadde? Durante tutta la liturgia egli rimase seduto al mio fianco nel coro,
astenendosi anche lui dal ricevere il sacramento. Alla fine disse: “Venga,
fratello, andiamo all’altare e impartiamo insieme la benedizione!”. Che
esperienza autenticamente ecumenica!
Nel 1975, presso l’Abbazia di St. John in Minnesota. Durante una conferenza su
“Lo stato attuale dell’ecumenismo”, avevo espresso il timore che sarebbero
occorsi ancora molti anni prima di poter stabilire formalmente una fratellanza
ecumenica. In seguito emerse che in quel luogo gli studenti protestanti già da
diversi anni si accostavano alla mensa della comunione senza essere stati
invitati a farlo in modo esplicito. “Abbiamo dovuto venire a patti - disse un
Padre benedettino -, e questo è il risultato: chi siamo noi per censurare
l’opera dello Spirito Santo?”. La settimana successiva sentii la stessa
osservazione dal cappellano cattolico presso il Luther College in Iowa. I suoi
studenti avevano incominciato a partecipare alla comunione: “Non sono
autorizzato a dissuaderli dal farlo ma, mentre sono seduto qui ad osservarli, rimpiango
una cosa sola: che come ambasciatore cattolico ufficiale non mi posso unire a
loro”.
Dieci anni fa, in una cattedrale cattolica nell’emisfero meridionale, domandai
all’arcivescovo officiante: “Suppongo che lei qui segua le regole ufficiali,
sicché posso rimanere seduto durante la comunione?”. “Fratello, è da molto
tempo che qui non sentiamo più nulla di simile. Lei verrà e riceverà il
sacramento subito dopo di me...”.
Mi affretto a giungere al punto. I paragrafi 86 e 87 del vostro Instrumentum
laboris mi rattristano assai. Specialmente perché so che rattristeranno molti
miei amici cattolici: vescovi, docenti, capi monastici. Si tratta del fatto che
vengono presentate delle conclusioni e che vengono sostenute con la logica,
senza alcun riferimento a ciò che è avvenuto e che avviene nella vostra Chiesa.
Non si presta nessuna attenzione alle opinioni che non sono meno fondate sulla
Bibbia di quella dominante. Può essere utile al progresso ecumenico se
quest’ultima viene pubblicata come voce ufficiale della Chiesa cattolica
romana?
Se crediamo veramente che la presenza di Cristo Salvatore è collegata al
mistero della Santa Comunione, come possiamo rimanere con i nostri altari
divisi e non ascoltare la dura domanda dell’apostolo che ci viene rivolta: “Cristo
è stato diviso?”.
[00279-01.04] [DF006] [Testo originale: inglese]
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