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sabato, 22 ottobre 2005
♦ MESSAGGIO
DELL’XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
Nella Ventesima Congregazione Generale di ieri, venerdì 21 ottobre 2005, i
Padri sinodali hanno approvato il Messaggio del Sinodo dei Vescovi al Popolo di
Dio, a conclusione dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale della versione in italiano:
Eucaristia: Pane vivo per la pace del
mondo
Cari confratelli Vescovi,
Cari Sacerdoti e Diaconi,
Cari Fratelli e Sorelle,
1. «Pace a voi! » Nel nome del Signore, che la sera di Pasqua irrompe nel
cenacolo di Gerusalemme, ripetiamo: «Pace a voi! » (Gv 20, 21). Il mistero
della sua morte e risurrezione vi consoli, dando senso a tutta la vostra vita e
vi conservi nella gioia della speranza! Cristo è vivente nella sua Chiesa;
secondo la sua promessa (cf. Mt 28, 20), egli rimane con noi tutti i giorni
fino alla fine del mondo. Nel Santissimo sacramento dell'Eucaristia, è Lui
stesso che si dona a noi e ci offre la gioia di amare come Lui, comandandoci di
condividere il suo amore vittorioso con i nostri fratelli e sorelle sparsi per
il mondo intero. Ecco il messaggio di gioia che vi annunciamo, carissimi
Fratelli e Sorelle, al termine del Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia.
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha raccolti di
nuovo come nel cenacolo con Maria, Madre di Dio e Madre nostra, per fare
memoria del dono supremo della Santissima Eucaristia.
2. Convocati a Roma da Sua Santità Giovanni Paolo II di venerata memoria e
confermati dal Santo Padre Benedetto XVI, siamo venuti dai cinque continenti
della terra per pregare e riflettere insieme sull'Eucaristia fonte e culmine
della vita e della missione della Chiesa. Scopo del Sinodo era quello di offrire
al Santo Padre delle Proposizioni che serviranno per riqualificare la pastorale
eucaristica della Chiesa. Abbiamo potuto sperimentare ciò che la santa
Eucaristia significa fin dalle sue origini: una sola fede e una sola Chiesa,
nutrita da un unico Pane di vita e in comunione visibile con il successore di
Pietro.
3. La condivisione fraterna tra i Vescovi, gli Uditori e le Uditrici,
unitamente con i Rappresentanti ecumenici, ha rinnovato la nostra convinzione
che la Santa Eucaristia anima e trasforma sia la vita delle nostre Chiese
particolari d'Oriente e Occidente sia le molteplici attività umane nei contesti
più differenti in cui viviamo. Proviamo una gioia profonda nel constatare
l'unità della nostra fede eucaristica pur all'interno di una grande diversità
di riti, di culture e di situazioni pastorali. La presenza di tanti Fratelli
vescovi ci ha permesso di sperimentare in maniera ancora più diretta la
ricchezza delle nostre diverse tradizioni liturgiche che fa risplendere la
profondità dell'unico mistero eucaristico.
Vi invitiamo a pregare con maggior intensità, Fratelli e Sorelle cristiani di
ogni Confessione, perché venga il giorno della riconciliazione e della piena
unità visibile della Chiesa nella celebrazione della Santa Eucaristia,
conformemente alla preghiera del Signore la vigilia della sua morte: «Perché
tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano
anch'essi in Noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv
17, 21).
4. Profondamente riconoscenti verso il Signore per il pontificato del Santo
Padre Giovanni Paolo II e per la sua ultima enciclica Ecclesia de Eucharistia,
seguita dalla Lettera apostolica Mane nobiscum Domine, con la quale apriva
l'anno eucaristico, preghiamo il Signore di moltiplicare i frutti della sua
testimonianza e del suo insegnamento. La nostra gratitudine è rivolta anche a
tutto il popolo di Dio di cui abbiamo sentito la vicinanza e la solidarietà
durante queste tre settimane di preghiera e di riflessione. Le Chiese particolari
in Cina e i loro Vescovi che non hanno potuto partecipare ai nostri lavori,
hanno avuto un posto speciale nei nostri pensieri e preghiere.
A tutti voi, vescovi, sacerdoti e diaconi, missionari del mondo intero, uomini
e donne consacrati, fedeli laici, e anche a voi, uomini e donne di buona
volontà, pace e gioia nello Spirito Santo nel nome di Cristo Risorto!
In ascolto della sofferenza del mondo
5. L'Assemblea sinodale ha costituito un periodo intenso di scambi e di
testimonianze sulla vita della Chiesa nei differenti continenti. Abbiamo preso
coscienza di situazioni drammatiche e di sofferenze causate dalle guerre, la
fame, le differenti forme di terrorismo e di ingiustizia, che colpiscono la
vita quotidiana di centinaia di milioni di persone. I diversi focolai di
violenza nel Medio Oriente e in Africa ci hanno particolarmente colpito, ma
resi anche più sensibili dinnanzi all'oblio di questo continente nell'opinione
pubblica mondiale. Le calamità naturali, che sembrano moltiplicarsi con sempre
maggior frequenza, obbligano a guardare con maggior rispetto alla natura e a
rinsaldare i vincoli di solidarietà con le popolazioni colpite.
Non ci siamo nascosti le conseguenze della secolarizzazione presenti
soprattutto in Occidente, che portano all'indiffe-renza religiosa e alle
diverse espressioni del relativismo. Abbiamo ricordato e denunciato le
situazioni di ingiustizia e di povertà estrema che proliferano ovunque, ma
soprattutto in America Latina, in Africa e in Asia. Tutte queste sofferenze
gridano al cospetto di Dio e provocano la coscienza dell'umanità. Questo grido
ci interpella. Cosa sta diventando, infatti, il villaggio globale del nostro
mondo che rischia di autodistruggersi per la minaccia che incombe
sull’ambiente? Che fare perché in questa era di globalizzazione la solidarietà
possa trionfare sulla sofferenza e la miseria? Il nostro pensiero va a quanti
governano le Nazioni perché guardino con la dovuta attenzione al bene di tutti
e siano promotori della piena dignità di ogni persona, dal concepimento fino
alla sua naturale conclusione. Chiediamo loro di promuovere leggi che
rispettino il diritto naturale del matrimonio e della famiglia. Da parte
nostra, continueremo a partecipare attivamente all’impegno comune nel creare le
condizioni durature per un reale progresso dell'intera famiglia umana, dove a
nessuno possa mancare il pane quotidiano.
6. Abbiamo portato queste sofferenze e questi problemi nella celebrazione e
adorazione eucaristica. Nelle nostre discussioni, ascoltandoci profondamente
gli uni gli altri, siamo rimasti colpiti e scossi per la testimonianza di
martiri che sono ancora presenti ai nostri giorni, come in tutta la storia
della Chiesa, in diversi punti della Terra. I Padri sinodali hanno ricordato
che i martiri hanno sempre trovato la forza di vincere l'odio con l'amore e la
violenza con il perdono grazie alla Santa Eucaristia.
«Fate questo in memoria di me»
7. La vigilia della sua Passione, «Gesù prese il pane e, pronunziata la
benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: ‘Prendete e mangiate;
questo è il mio Corpo’. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede
loro dicendo: ‘Bevetene tutti perché questo è il mio Sangue dell'alleanza,
versato per molti, in remissione dei peccati’» (Mt 26, 25-28); «Fate questo in
memoria di me» (Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24-25). La Chiesa, fin dalle sue origini,
fa memoria della morte e risurrezione di Gesù, con le sue stesse parole e gesti
dell'ultima cena, domandando allo Spirito Santo di trasformare il pane e il
vino nel Corpo e Sangue di Cristo. Noi crediamo fermamente e insegniamo nella
costante tradizione della Chiesa che le parole di Gesù, pronunciate dal
sacerdote durante la Santa Messa, per la potenza dello Spirito Santo, operano
ciò che significano. Queste parole realizzano la presenza reale di Cristo
Risorto (cf. CCC 1366). La Chiesa vive di questo dono supremo che la raccoglie,
la purifica e la trasforma nell'unico Corpo di Cristo animato da un solo
Spirito (cf. Ef 5, 29).
L'Eucaristia è il dono dell'amore, amore del Padre che ha inviato il suo unico
Figlio perché il mondo sia salvato (cf. Gv 3, 17); amore di Cristo che ci ha
amati sino alla fine (cf. Gv 13, 1); amore di Dio sparso nei nostri cuori
mediante lo Spirito Santo (cf. Rm 5, 5), che grida in noi: «Abbà, Padre» (Ga 4,
6). Celebrando il Santo Sacrificio, pertanto, annunciamo con gioia la salvezza
del mondo e proclamiamo la morte vittoriosa del Signore fino al suo ritorno.
Comunicando al suo Corpo, infine, noi riceviamo la «caparra» della nostra
stessa resurrezione.
8. A quarant'anni di distanza dal Concilio Vaticano II siamo stati provocati a
compiere un esame di coscienza pastorale, per verificare in quale misura la
fede è espressa e celebrata con coerenza nelle nostre Assemblee liturgiche. Il
Sinodo riafferma che il Concilio Vaticano II ha posto le basi necessarie per un
rinnovamento liturgico autentico. È necessario, quindi, coltivare i frutti
positivi e correggere gli abusi che si sono infiltrati nella pratica. Siamo
convinti che il rispetto del carattere sacrale della liturgia passa per una
autentica fedeltà alle norme liturgiche della legittima autorità. Nessuno si
consideri padrone della liturgia della Chiesa. La fede viva coglie la presenza
del Signore e costituisce la prima condizione per la bellezza delle celebrazioni
e il loro compimento nell'amen pronunciato per la gloria di Dio. Luci nella
vita eucaristica della Chiesa
9. I lavori del Sinodo si sono svolti in un'atmosfera di gioia e di fraternità
che è stata nutrita da una discussione aperta dei problemi e una spontanea
condivisione dei frutti dell'anno eucaristico. L'ascolto e gli interventi del
Santo Padre Benedetto XVI sono stati per tutti noi un esempio e un aiuto
prezioso. Molte testimonianze hanno riferito fatti positivi che consolano; ad
esempio: la rinnovata presa di coscienza circa l'importanza della s. Messa
domenicale, l'aumento delle vocazioni sacerdotali e di vita consacrata in
diverse parti del mondo, la forte esperienza delle giornate mondiali della
gioventù che sono culminate in Germania a Colonia, lo sviluppo di numerose
iniziative per l'adorazione del Santissimo Sacramento in tutto il mondo, il
rinnovamento della catechesi del Battesimo e dell'Eucaristia alla luce del
Catechismo della Chiesa cattolica, la crescita di movimenti e comunità che
formano dei missionari per la nuova evangelizzazione, il moltiplicarsi di tanti
gruppi di ministranti, foriero di nuove vocazioni e tante altre esperienze che
ci aprono a un sincero rendimento di grazie.
Infine, i Padri sinodali si augurano che l'anno eucaristico sia l'inizio e un
punto di riferimento per la nuova evangelizza-zione dell'umanità, in via di
globalizzazione, a partire dall'Eucaristia.
10. Desideriamo che lo «stupore eucaristico» (EE 6) provochi i fedeli a una
vita di fede sempre più forte. A tal scopo, le tradizioni orientali ortodosse e
cattoliche celebrano la Divina Liturgia, praticano la preghiera di Gesù e il
digiuno eucaristico, mentre la tradizione latina propone una «spiritualità
eucaristica» che culmina nella celebrazione eucaristica e nell'adorazione del
Santissimo Sacramento fuori della Messa, le benedizioni eucaristiche, le
processioni con il Santissimo Sacramento e le sane manifestazioni di pietà
popolare. Una tale spiritualità sarà certamente feconda nel sostenere la vita
quotidiana e nel fortificare la nostra testimonianza.
11. Ringraziamo il Signore perché in molti Paesi dove i sacerdoti erano assenti
o confinati nella clandestinità, la Chiesa oggi può celebrare liberamente i
santi Misteri. La libertà di evangelizzazione e le testimonianze di ritrovato
fervore risvegliano poco a poco la fede in zone profondamente scristianizzate.
Salutiamo con affetto e incoraggiamo quanti soffrono ancora la persecuzione.
Domandiamo, inoltre, che là dove i cristiani sono una minoranza possano
celebrare il giorno del Signore in piena libertà.
Sfide per un rinnovamento eucaristico
12. La vita delle nostre Chiese è segnata anche da alcune ombre e problemi che
non abbiamo eluso. Pensiamo, in primo luogo, alla perdita del senso del peccato
e alla crisi persistente nella pratica del sacramento della Penitenza. È
importante riscoprire il suo significato profondo: è una conversione e una
medicina preziosa donata da Cristo Risorto per la remissione dei peccati (cf.
Gv 20, 23) e per la crescita nell'amore verso di Lui e i fratelli.
Notiamo con interesse, comunque, che sempre più giovani, debitamente istruiti
nella catechesi, praticano la confessione personale dei peccati e manifestano
una sensibilità alla riconciliazione, richiesta per ricevere degnamente la
Santa Comunione.
13. Ci preoccupa fortemente la mancanza di presbiteri per la celebrazione
dell'Eucaristia domenicale e questo ci invita a pregare e a promuovere più
attivamente la pastorale per le vocazioni sacerdotali. Diversi sacerdoti, con
grande fatica, sono obbligati a moltiplicare le celebrazioni e trasferirsi da
una parte all'altra per corrispondere nel miglior modo possibile alle necessità
dei fedeli a prezzo di grandi fatiche. Meritano la nostra stima e la nostra
solidarietà. Un pensiero riconoscente va anche ai numerosi missionari il cui
entusiasmo per l'annuncio del Vangelo consente fino ad oggi di essere fedeli al
comando del Signore di andare in tutto il mondo e battezzare nel suo Nome (cf.
Mt 28, 19).
14. D'altra parte, siamo preoccupati perché l'assenza del sacerdote impedisce
la celebrazione della s. Messa nel giorno del Signore. Diverse forme di
celebrazione esistono già in differenti continenti che soffrono per la mancanza
di sacerdoti. La pratica della «comunione spirituale», comunque, così cara alla
tradizione cattolica potrebbe e dovrebbe essere maggiormente promossa e
spiegata, così da aiutare i fedeli sia a meglio comunicarsi sacramentalmente
sia per essere di vera consolazione a quanti non possono ricevere la comunione
al Corpo e al Sangue di Cristo per diverse ragioni. Crediamo che questa pratica
aiuterebbe le persone sole in particolare i disabili, gli anziani, i
prigionieri e i rifugiati.
15. Conosciamo la tristezza di quanti non possono accedere alla comunione
sacramentale per una situazione familiare non conforme al comandamento del
Signore (cf. Mt 19, 3-9). Alcuni divorziati e risposati accettano con dolore di
non poter ricevere la comunione sacramentale e lo offrono a Dio. Altri non
comprendono questa restrizione e vivono una frustrazione interiore. Ribadiamo
che, pur non potendo condividere la loro scelta (cf. CCC 2384), riaffermiamo
che non sono esclusi dalla vita della Chiesa. Chiediamo loro di partecipare
alla s. Messa domenicale e di dedicarsi assiduamente all'ascolto della Parola
di Dio perché possa nutrire la loro vita di fede, di carità e di conversione.
Desideriamo dire che siamo loro vicini con la preghiera e la sollecitudine
pastorale; tutti insieme chiediamo al Signore di obbedire fedelmente alla sua
volontà.
16. Abbiamo constatato anche in alcuni ambienti un basso senso del sacro che
tocca non solo la partecipazione attiva e generosa dei fedeli alla s. Messa, ma
anche il modo di celebrare e la qualità della testimonianza pubblica di vita
che i cristiani sono chiamati a dare. Attraverso la santa Eucaristia cerchiamo
di ravvivare il senso e la gioia di appartenere alla comunità cattolica perché
in alcuni Paesi si moltiplicano gli abbandoni. Il fatto della
scristianizzazione richiede una formazione migliore della vita cristiana nelle
famiglie, in modo che la pratica dei sacramenti si rinnovi ed esprima realmente
il contenuto di fede. Invitiamo pertanto i genitori, i pastori, i catechisti a
mobilitarsi per aprire un grande cantiere di evangelizzazione e di educazione
alla fede all'inizio di questo nuovo millennio.
17. Dinnanzi al Signore della storia e del futuro del mondo, i poveri di sempre
e i nuovi, le vittime sempre più numerose dell'ingiustizia e tutti i
dimenticati della terra ci interpellano; riportano alla nostra mente l'agonia
di Cristo che dura fino alla fine del mondo. Queste sofferenze non possono
restare estranee alla celebrazione del mistero eucaristico che impegna tutti
noi a operare per la giustizia e la trasformazione del mondo in maniera attiva
e consapevole, forti dell'insegnamento sociale della Chiesa che promuove la
centralità della persona e della sua dignità.
«Non possiamo illuderci: dall'amore vicendevole e, in particolare, dalla
sollecitudine di chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo
(cf. Gv 13, 35; Mt 25, 31-46). È questo il criterio in base al quale sarà
comprovata l'autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche» (Mane nobiscum
Domine 28).
Sarete i mie testimoni
18. «Gesù, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine».
San Giovanni rivela il senso dell'istituzione della Santa Eucaristia con il
racconto della lavanda dei piedi (cf. Gv 13, 1-20). Gesù si china per lavare i
piedi dei suoi discepoli come segno del suo amore che arriva fino all'estremo. Questo
gesto profetico anticipa la spogliazione di sé fino alla morte in croce che
toglie il peccato del mondo e lava le nostre anime da ogni colpa. La santa
Eucaristia è il dono dell'amore, un incontro con Dio che ci ama e una sorgente
zampillante di vita eterna. Noi vescovi, sacerdoti e diaconi siamo i primi
testimoni e i servitori di questo amore.
19. Cari sacerdoti, in questi giorni abbiamo pensato molto a voi, conosciamo la
vostra generosità e dedizione. In comunione con noi portate il peso del
servizio pastorale quotidiano presso il popolo di Dio. Annunciate con forza la
Parola del Signore, cercando di ben introdurre i fedeli nel mistero
eucaristico. Che grazia è il vostro ministero! Preghiamo con voi e per voi
perché insieme possiamo rimanere fedeli all'amore di Cristo. Vi chiediamo di
essere, insieme con noi e sull'esempio del Santo Padre Benedetto XVI, gli
«umili operai nella vigna del Signore», con una vita sacerdotale coerente. La
pace di Cristo, che donate ai peccatori pentiti e alle assemblee eucaristiche,
risplenda su di voi e sulle comunità che vivono della vostra testimonianza.
Ricordiamo con gratitudine l’impegno dei diaconi permanenti, dei catechisti,
degli operatori pastorali e dei numerosi fedeli laici a favore della comunità.
Possa il vostro servizio essere sempre fecondo e generoso, sostenuto da una
piena comunione di intenti e di azione con i Pastori della comunità.
20. Carissimi fratelli e sorelle, qualunque sia lo stato di vita nel quale
siamo chiamati a vivere la nostra vocazione battesimale, rivestiamoci dei
sentimenti di Cristo Gesù (cf. Fil 2, 2) e sul suo esempio facciamo a gara gli
uni gli altri nell'umiltà. La nostra carità reciproca non è solamente
un'imitazione del Signore, è una prova vivente della sua presenza che agisce in
mezzo a noi. Salutiamo e ringraziamo tutte le persone consacrate, questa
porzione scelta della vigna del Signore, che in piena gratuità testimonia la
bella notizia dello Sposo che viene (cf. Ap 22, 17-20). La vostra testimonianza
eucaristica nella sequela di Cristo è un grido d'amore nella notte del mondo,
una eco dello Stabat Mater e del Magnificat. La Donna eucaristica per
eccellenza, coronata di stelle e immensamente feconda, Vergine Assunta e
Immacolata Concezione, vi protegga nella pace e nella gioia di Pasqua per la
speranza del mondo, nel servizio che rendete a Dio e ai poveri.
21. Cari giovani, il Santo Padre Benedetto XVI vi ha detto e ripetuto che
donandovi a Cristo non perdete nulla. Riprendiamo le sue parole forti ma
serene, pronunciate per la s. Messa di inizio del suo ministero, che vi
orientano verso la vera felicità, nel più grande rispetto della vostra libertà:
«Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a
lui riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la
vera vita». Confidiamo nelle vostre capacità e nel vostro desiderio di
sviluppare i valori positivi del mondo e di cambiare quanto vi è di ingiusto e
violento. Contate sul nostro appoggio e la nostra preghiera per accogliere insieme
la sfida di costruire il futuro con Cristo. Voi siete «le sentinelle del
mattino» e gli «esploratori del futuro». Voi non mancherete di attingere alla
sorgente dell'energia divina della santa Eucaristia per operare le
trasformazioni necessarie.
Ai giovani seminaristi che si stanno preparando al ministero sacerdotale e con
i loro coetanei condividono le speranze per il futuro, desideriamo far giungere
un particolare pensiero perché la loro vita di formazione sia impregnata da una
genuina spiritualità eucaristica.
22. Cari sposi cristiani con le vostre famiglie, la vostra vocazione alla
santità, come chiesa domestica, si nutre alla sacra Mensa dell'Eucaristia. La
vostra fede nel sacramento del matrimonio trasforma l'unione coniugale in un
tempio dello Spirito Santo, in una sorgente feconda di vita nuova nel generare
i figli frutto del vostro amore. Abbiamo spesso parlato di voi al Sinodo,
perché siamo coscienti delle fragilità e incertezze del mondo presente. Abbiate
coraggio nel vostro sforzo per educare i figli nella fede. Siate germoglio di
vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata; non dimenticate che Cristo è
presente nella vostra unione e la benedice con ogni grazia di cui avete bisogno
per vivere santamente la vostra vocazione. Vi incoraggiamo a conservare
l'abitudine di partecipare con tutta la famiglia all'Eucaristia domenicale. In
questo modo rallegrate il cuore di Gesù che ha detto: «Lasciate che i bambini
vengano da me» (Mc 10, 14).
23. Desideriamo rivolgere una parola a quanti soffrono, in particolare agli
ammalati e ai disabili, che con la loro sofferenza sono uniti al sacrificio di
Cristo (cf. Rm 12, 2). Per il dolore che portate nel corpo e nel vostro cuore
partecipate in modo speciale al sacrificio eucaristico e siete testimoni
privilegiati dell'amore che esso esprime. Siamo sicuri che nel momento in cui
facciamo esperienza della debolezza e dei nostri limiti, la forza
dell'Eucaristia può essere di grande aiuto. Uniti al mistero pasquale di
Cristo, troviamo la risposta alle angoscianti domande della sofferenza e della
morte, soprattutto quando la malattia colpisce i bambini innocenti. Siamo
vicini a tutti voi, ma soprattutto ai morenti che ricevono il Corpo di Cristo
come viatico per il loro ultimo passaggio verso il Regno di Dio.
Che tutti siano uno
24. Il Santo Padre Benedetto XVI ha riaffermato il solenne impegno della Chiesa
per la causa ecumenica. Siamo tutti responsabili di questa unità (cf. Gv 17,
21) perché, mediante il Battesimo, siamo membri della famiglia di Dio,
gratificati della stessa dignità fondamentale e condividendo l'inestimabile
dono sacramentale della vita divina. Sentiamo tutti il dolore della separazione
che impedisce la celebrazione comune dell’Eucaristia. Vogliamo intensificare
nelle nostre comunità la preghiera per l'unità, lo scambio di doni tra le
Chiese e le Comunità ecclesiali, così come i rapporti rispettosi e fraterni tra
noi in modo da conoscerci meglio e amarci, rispettando e apprezzando le nostre
differenze e i valori comuni. Precise norme della Chiesa stabiliscono le
condizioni per accedere alla comunione eucaristica con fratelli e sorelle che
non sono ancora in piena comunione con noi. Una sana disciplina impedisce la
confusione e i gesti improvvisati che possono invece nuocere alla vera
comunione.
25. Come cristiani, siamo vicini agli altri discendenti di Abramo: agli ebrei,
eredi della prima Alleanza e ai musulmani. Celebrando la santa Eucaristia
pensiamo di essere, come dice sant’Agostino, «sacramento dell'umanità» (cf. De
civ. Dei 10,6), la voce di tutte le preghiere e suppliche che dalla terra
salgono verso Dio.
Conclusione: Pace piena di speranza
Carissimi Fratelli e Sorelle,
26. Ringraziamo il Signore per questa XI Assemblea sinodale che ci ha permesso
di ritornare alla sorgente del mistero della Chiesa, a quarant'anni dal
Concilio Vaticano II. Terminiamo in bellezza l'anno dell'Eucaristia,
confermandoci nell'unità e rinnovandoci nell'entusiasmo apostolico e
missionario.
All’inizio del quarto secolo del cristianesimo, il culto cristiano era ancora
proibito dalle autorità imperiali. Alcuni cristiani del Nord Africa legati alla
celebrazione del giorno del Signore sfidarono la proibizione. Furono
martirizzati mentre dichiaravano che non avrebbero potuto vivere senza
l'Eucaristia della domenica. I quarantanove martiri di Abitene, uniti a tanti
santi e beati che hanno fatto dell'Eucaristia il centro della loro vita,
intercedono per noi all'inizio del nuovo millennio. Ci insegnano la fedeltà
all'incontro nella Nuova Alleanza con Cristo risorto.
Al termine di questo Sinodo sperimentiamo questa pace piena di speranza che i
discepoli di Emmaus ricevettero con il cuore ardente dal Signore risorto. Essi
si alzarono e ritornarono in fretta a Gerusalemme per condividere la gioia con
i fratelli e le sorelle nella fede. Noi auguriamo che possiate andare colmi di
gioia all'incontro con la santa Eucaristia e toccare con mano la verità della
sua Parola: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,
20).
Carissimi fratelli e sorelle, Pace a voi!
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