II
NOTE SUL PROCESSO SINODALE
Per compiere la
sua missione, il Sinodo dei Vescovi opera secondo una metodologia basata sulla
collegialità, concetto che caratterizza ogni fase del processo sinodale,
dall’avvio della preparazione fino alle conclusioni raggiunte in ogni assemblea
sinodale. In poche parole, il metodo di lavoro alterna analisi e sintesi, le
consultazioni delle parti interessate e le decisioni prese dalle autorità
competenti secondo una dinamica di risposta che permette la verifica continua
dei risultati e l’esame di nuove proposte. Ogni fase di questo processo si
svolge in un clima di comunione collegiale.
Già nella fase preparatoria il tema dell’assemblea sinodale è il frutto della
collegialità. Il primo passo ufficiale nel processo di preparazione è la
consultazione di Patriarchi, Conferenze Episcopali, Capi dei Dicasteri della
Curia Romana e Unione dei Superiori Generali per avere indicazioni sui
possibili argomenti per il Sinodo. Recentemente questa consultazione è stata preceduta
da un informale sondaggio tra i Padri sinodali verso la fine dell’Assemblea
Generale sulle loro preferenze in questa materia. In ogni caso sono tenuti a
considerare i seguenti criteri:
a. universalità dell’argomento, cioè riferimento e applicabilità a tutta la
Chiesa;
b. attualità e urgenza dell'argomento, in senso positivo, cioè efficacia nella
promozione di nuove energie e nell'impulso verso una crescita della Chiesa;
c. pastoralità, realismo e solida base dottrinale;
d. esecutività, cioè possibilità di attuazione pratica.
I suggerimenti su un tema - che devono includere i motivi della scelta -
vengono classificati, analizzati e studiati durante un incontro del Consiglio
della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Quindi il Consiglio sottopone
i risultati dell’incontro, con raccomandazioni pertinenti, al Santo Padre che
prende la decisione finale sul tema da affrontare nell’assemblea sinodale.
Nell’incontro successivo il Consiglio prepara le linee principali per
presentare e sviluppare il tema sinodale in un documento chiamato Lineamenta.
La stesura di questo documento rappresenta il lavoro congiunto dei membri del
Consiglio, teologi che hanno una certa competenza sulla materia che sarà
trattata nell’assemblea sinodale, e lo staff della Segreteria Generale che
coordina i vari sforzi. Dopo aver esaminato il testo e aver apportato le
necessarie modifiche, il Consiglio redige una versione finale che viene
sottoposta al Santo Padre per l’approvazione. Il documento viene quindi
tradotto nelle principali lingue del mondo ed inviato all’Episcopato al fine di
generare, a livello locale, lo studio, il dibattito e la preghiera riguardo al
tema sinodale.
I Lineamenta (parola latina con significato di “linee”, “tratti”) hanno per
natura un’ampia destinazione e sono diretti a provocare su vasta scala
osservazioni e reazioni. Quantunque i primi ed autorevoli destinatari dei
Lineamenta siano ovviamente i vescovi e le Conferenze Episcopali, essi tuttavia
hanno piena libertà di allargare la loro base di consultazione. Dopo aver
riunito ed elencato suggerimenti, reazioni e risposte ai vari aspetti
dell’argomento dei Lineamenta, i vescovi preparano una relazione che inviano
poi alla Segreteria Generale entro una data determinata.
Dopo aver ricevuto il suddetto materiale, il Consiglio della Segreteria
Generale, sempre con l’aiuto di esperti sull’argomento, redige un altro
documento detto Instrumentum laboris, che servirà da base e da punto di
riferimento durante la discussione sinodale. Questo “documento di lavoro”, anche
se pubblicato, è solo un testo provvisorio che sarà oggetto di discussione
durante il Sinodo. Il documento non è una bozza delle conclusioni finali, ma
solo un testo volto a incentrare la discussione sul tema sinodale. Dopo essere
stato sottoposto e approvato dal Santo Padre, il documento viene tradotto nelle
lingue principali e inviato ai vescovi e a quei membri che parteciperanno
all’assemblea sinodale. A volte il Santo Padre ha permesso che il testo venisse
pubblicato e avesse quindi una maggiore diffusione. Ad esempio, a partire dal
1983 questo è avvenuto per l’Instrumentum laboris di alcune assemblee sinodali.
I delegati episcopali e gli altri membri leggono il documento per conoscerne i
contenuti che poi verranno discussi durante l’assemblea sinodale.
Grazie al lavoro preparatorio nelle Chiese locali, basato sui suddetti
documenti, ovvero i Lineamenta e l’Instrumentum laboris, i Padri sinodali
possono illustrare all’assemblea sinodale le esperienze e le aspirazioni di
ogni comunità, così come i frutti delle discussioni delle Conferenze
Episcopali.
Le sessioni di lavoro sinodale sono caratterizzate da tre fasi:
a. Durante la prima fase ogni membro illustra la situazione nella sua Chiesa
particolare. Ciò promuove uno scambio di fede e di esperienze culturali sul
tema sinodale e contribuisce a fornire una visione iniziale della situazione
della Chiesa, che comunque deve essere ulteriormente sviluppata e approfondita.
b. Alla luce di queste presentazioni, il Relatore del Sinodo formula una serie
di punti da discutere nella seconda fase, durante la quale tutti i Padri
sinodali si dividono in piccoli gruppi detti circoli minori, in base alla
lingua parlata. Le relazioni di ognuno di questi gruppi vengono lette nella
sessione plenaria. A questo punto i Padri sinodali hanno la possibilità di
porre domande per chiarire gli argomenti esposti e di fare commenti.
c. Nella terza fase, il lavoro prosegue nei circoli minori con la formulazione
di suggerimenti e osservazioni in una forma più precisa e definita, di modo che
nei giorni conclusivi dell’assemblea si possano mettere ai voti proposte
concrete. Il lavoro iniziale dei Padri sinodali nei circoli minori consiste nel
formulare varie proposte sulla base del dibattito nell’aula sinodale e delle
relazioni dei Circoli Minori. Nei Circoli Minori i Padri sinodali possono
votare una proposta con un “placet” (sì) o un “non placet” (no). Le proposte
dei circoli minori vengono poi raccolte dal Relatore Generale e dal Segretario
Speciale e riunite in un Elenco unificato delle proposizioni che viene
presentato dal Relatore Generale nella sessione plenaria. Quindi i Circoli
Minori si riuniscono di nuovo per discutere le proposte. A questo punto i Padri
sinodali possono sottoporre all’attenzione del gruppo gli emendamenti individuali,
che saranno usati nel comporre collettivamente gli emendamenti da votare alle
proposte che si attendono da ogni gruppo. Il Relatore Generale e il Segretario
Speciale esaminano questi emendamenti collettivi che possono incorporare o meno
nell’Elenco finale delle proposizioni, sulla base della loro decisione che, in
caso di rifiuto, deve essere spiegata in un documento chiamato Expensio
modorum. L’Elenco finale delle proposizioni viene quindi presentato nella
sessione plenaria, dopo di che l’opuscolo diviene la scheda dove ogni Padre
sinodale può votare a favore o contro le proposizioni.
Al termine di una assemblea sinodale, il Segretario Generale supervisiona
l’archiviazione del materiale e la redazione della relazione sul lavoro
sinodale per sottoporli al Santo Padre. Non esiste una norma stabilita circa il
documento finale risultante dall’assemblea sinodale. Alla fine delle prime tre
assemblee sinodali (Assemblee Generali Ordinarie del 1967 e 1971, e Assemblea
Generale Straordinaria del 1969), le conclusioni furono sottoposte
all’attenzione del Papa unitamente a delle raccomandazioni in risposta ai
problemi presentati. Dopo la Terza Assemblea Generale Ordinaria del 1974, il
Santo Padre stesso, tenendo in considerazione le proposizioni sinodali e le relazioni
finali, scrisse l’Esortazione Apostolica “Evangelii nuntiandi”. Lo stesso
processo è stato seguito nelle altre Assemblee Sinodali Generali Ordinarie
(1977, 1980, 1983, 1987, 1990, 1994, 2001), alle quali sono associate le
Esortazioni apostoliche seguenti, rispettivamente Catechesi tradendæ,
Familiaris consortio, Reconciliatio et pænitentia, Christifideles laici,
Pastores dabo vobis, Vita Consecrata e Pastores gregis. Al termine
dell’Assemblea Speciale per l’Africa (1994), il Santo Padre promulgò l’Esortazione
Apostolica Postsinodale Ecclesia in Africa che ha ottenuto buoni risultati,
incoraggiando la riflessione e le iniziative pastorali nel continente. Nel
maggio 1997, nel corso di una visita pontificia in Libano, fu pubblicata
l’Esortazione Apostolica Postsinodale per l’Assemblea Speciale per il Libano
(1995), Une espérance nouvelle pour le Liban, come parte integrante della fase
celebrativa dell’Assemblea Speciale. Il 23 gennaio 1999, nel santuario di
Nostra Signora di Guadalupe in Messico, fu promulgata dal Santo Padre
l’Esortazione Apostolica Postsinodale per l’Assemblea Speciale per l’America
Ecclesia in America. Il 6 novembre 1999 il Santo Padre firmò a Delhi, in India,
l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Asia. Poiché non fu possibile
al Santo Padre, per motivi di salute, recarsi in Oceania, l’Esortazione
Apostolica Postsinodale Ecclesia in Oceania fu pubblicata il 22 novembre 2001
durante una cerimonia, nella quale Sua Santità la trasmise per via elettronica
a tutte le Chiese particolari in Oceania, con il risultato che essa divenne il
primo documento pontificio inviato attraverso la rete elettronica. Il 28 giugno
2003, durante i Primi Vespri nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre firmò
l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Europa.
A partire dal Sinodo del 1987, vari Consigli della Segreteria Generale e il
Segretario Generale sono stati collegialmente coinvolti nel processo che ha
portato alla pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale, il
documento pontificio risultante dal Sinodo. È interessante conoscere la storia
e lo sviluppo di questi Consigli.
Fra la seconda e la terza assemblea sinodale, fu istituito un Consiglio
consultivo per la Segreteria Generale, composto da 12 vescovi designati e da 3
di nomina pontificia. Tale Consiglio si riunì per la prima volta dal 12 al 15
maggio 1970; aveva il fine di facilitare la comunicazione con le conferenze
episcopali e formulare l’ordine del giorno per l’assemblea successiva. Dopo
questo incontro, ebbe inizio una consultazione dei vescovi di tutto il mondo
volta a suggerire temi per le assemblee future (tale consultazione attualmente
comincia nei giorni conclusivi dell’assemblea generale ordinaria). Da allora i
consigli ordinari della Segreteria Generale, costituiti in ogni sinodo in vista
della preparazione di quello successivo, sono diventati un elemento permanente
del Segretariato Generale:
- II Consiglio Ordinario (6 novembre 1971 - 27 settembre 1974);
- III Consiglio Ordinario (26 ottobre 1974 - 30 settembre 1977);
- IV Consiglio Ordinario (29 ottobre 1977 - 26 settembre 1980);
- V Consiglio Ordinario (25 ottobre 1980 - 29 settembre 1983);
- VI Consiglio Ordinario (29 ottobre 1983 - 1 ottobre 1987);
- VII Consiglio Ordinario (30 ottobre 1987 - 30 settembre 1990);
- VIII Consiglio Ordinario (28 ottobre 1990 - 2 ottobre 1994);
- IX Consiglio Ordinario (29 ottobre 1994 - 25 aprile 2001);
- X Consiglio Ordinario (26 ottobre 2001 - 2 ottobre 2005).
Con l’avvento delle assemblee continentali o regionali, il Santo Padre decise
di costituire durante le assemblee speciali Consigli post-sinodali mediante
elezione e nomina pontificia. Di conseguenza, oltre al Consiglio post-sinodale
ordinario, il Segretariato Generale dispone anche dei seguenti Consigli
post-sinodali dalla loro data d’istituzione:
- Consiglio post-sinodale per i Paesi Bassi (31 gennaio 1980);
- Consiglio post-sinodale per l’Africa (8 maggio 1994);
- Consiglio post-sinodale per il Libano (14 dicembre 1995);
- Consiglio post-sinodale per l’America (12 dicembre 1997);
- Consiglio post-sinodale per l’Asia (14 maggio 1998);
- Consiglio post-sinodale per l’Oceania (11 dicembre 1998);
- Consiglio post-sinodale per l’Europa II (22 ottobre 1999).
Allo stesso modo, nella preparazione dell’assemblea speciale, il Santo Padre ha
nominato un gruppo di vescovi, principalmente del continente e della regione in
questione, a formare Consigli pre-sinodali. Questi Consigli durano dalla data
della nomina fino al primo giorno dell’assemblea sinodale. Pertanto la lista
dei Consigli pre-sinodali passati, in questa categoria, con le loro date di
esistenza, è la seguente:
- Consiglio pre-sinodale per l’Africa (6 gennaio 1989 - 10 aprile 1994);
- Consiglio pre-sinodale per il Libano (24 gennaio 1992 - 26 novembre 1995);
- Consiglio pre-sinodale per l’America (12 giugno 1995 - 16 novembre 1997);
- Consiglio pre-sinodale per l’Asia (10 settembre 1995 - 19 aprile 1998);
- Consiglio pre-sinodale per l’Oceania (7 giugno 1996 - 22 novembre 1998);
- Consiglio pre-sinodale per l’Europa II (9 febbraio 1997 - 1 ottobre 1999).
Come si può osservare, la metodologia collegiale è operativa nella fase
iniziale (attraverso la scelta del tema), durante la preparazione (mediante
l’elaborazione del tema nei Lineamenta) e la celebrazione dell’assemblea
sinodale, fino alla pubblicazione del documento che è il frutto e il
coronamento del Sinodo stesso. È quindi possibile dire che il Sinodo opera come
organo collegiale attraverso il quale nella prima fase vengono presi in
considerazione le esperienze di fede e di vita delle comunità cristiane; in
seguito, nelle sessioni plenarie questi elementi vengono riepilogati e
illuminati dalla fede, e infine, in spirito di comunione, vengono formulate
delle proposizioni che il Santo Padre, principio di unità della Chiesa, restituisce
alle Chiese particolari proprio come il sangue ossigenato scorre nuovamente
nelle arterie per vivificare il corpo umano.
Affinché questa collegialità possa esprimere pienamente il suo potenziale, deve
esistere uno spirito altruista di collaborazione fra tutti coloro che sono
chiamati a partecipare alla preparazione di un’assemblea sinodale, in
particolare le Conferenze Episcopali che riuniscono i Pastori delle Chiese
locali nelle quali la fede del Popolo di Dio è vissuta e sentita in tutta la
sua forza e la sua ricchezza. La partecipazione collegiale delle Conferenze
Episcopali si esprime concretamente soprattutto attraverso le risposte ai
Lineamenta. Più Conferenze Episcopali rispondono, più saranno ricchi e vari gli
elementi che, rispecchiando fedelmente la vita delle Chiese locali,
costituiscono autentici punti di riferimento per la stesura dell’Instrumentum
laboris e per la discussione nell’aula sinodale.
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