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Sinodo dei vescovi
XI Assemblea Generale ordinaria

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  • 02 - sabato, 01 ottobre 2005
    • LA CAPPELLA DEL SINODO
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♦ LA CAPPELLA DEL SINODO

Il progetto e gli arredi della Cappella del Sinodo si propongono di comunicare e celebrare i concetti teologici di comunione e collegialità che stanno alla base del Sinodo dei Vescovi, che si riunisce in assemblea, cum Petro et sub Petro. Pertanto, il Collegio Episcopale figura largamente nel progetto e nelle decorazioni artistiche della Cappella, traendo ispirazione, in particolare, da due fondamentali passi biblici, Atti degli Apostoli, 2, 1-4 e Giovanni 20, 19-29, che trattano entrambi della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti.
Sebbene la Chiesa sia stata generata misticamente con la crocifissione di Cristo, scaturendo, secondo Sant’Agostino, come la nuova Eva dalla costola del nuovo Adamo, essa ha coerentemente insegnato che la prima venuta della Chiesa stessa nel mondo si realizzò nel giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sotto forma di lingue di fuoco sugli Apostoli, riuniti con Maria, Madre di Gesù, nella stanza superiore o Cenacolo. Dal momento che questo è un evento particolarmente potente nella vita del Collegio Episcopale in quanto gruppo, e quindi della Chiesa, il progetto della Cappella intende ricreare sul piano visivo l’esperienza della Pentecoste (cfr. At 2, 1-4).
La vetrata istoriata ovale del soffitto rappresenta lo Spirito Santo sotto forma di colomba su uno sfondo dorato triangolare che richiama la Santissima Trinità, fonte di comunione nell’episcopato e nella Chiesa nel suo complesso. L’effetto creato dal vetro, di varie tonalità di rosso, giallo e arancio, sottolinea la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco che resero gli Apostoli eloquenti testimoni di Cristo. Le caratteristiche di luminosità e di calore del fuoco corrispondono altresì all’illuminazione (saggezza) e alla forza (zelo), elementi che caratterizzarono la missione di Pietro e degli Apostoli. Lo Spirito Santo continua a essere la forza dinamica nella missione pastorale del Papa e del Collegio Episcopale, in particolare nella celebrazione del Sinodo.
Secondo le testimonianze bibliche, il Cenacolo, o stanza superiore, cioè il luogo della discesa dello Spirito Santo, come si è visto più sopra, era anche la sala dove Gesù celebrò la cena di Pasqua durante la quale istituì i Sacramenti del Sacerdozio e dell’Eucaristia. L’ambientazione nel Cenacolo diventa pertanto un simbolo non soltanto della condivisione della dignità episcopale, ma anche del principio della sua unità. Questi concetti di comunione e di collegialità sono indicati dagli arredi posti direttamente sotto la vetrata che raffigura lo Spirito Santo: un inginocchiatoio centrale richiama il Santo Padre, Successore di San Pietro, circondato da panche e inginocchiatoi che simboleggiano gli altri undici Apostoli. La disposizione delle sedie in un ovale, invece del normale allineamento consecutivo dei banchi o delle sedie che inizia all’ingresso e procede verso la parte anteriore della cappella, contribuisce a evidenziare l’azione unitaria del collegio riunito “in Pietro e intorno a lui”. Al contempo, tutti - compreso chi osserva - sono attratti verso l’altare e il tabernacolo in un incontro con il Cristo mistico presente nell’Eucaristia, il quale, nell’apparizione di Pasqua al Collegio Episcopale, ricordata da San Giovanni, è ritto in piedi in mezzo al collegio e “alita” o effonde il suo Spirito Santo (cfr. Gv 20, 19-29), conferendo loro l’autorità e il potere di Vescovi. Le due statue bronzee di San Pietro e San Paolo, situate nelle due nicchie in fondo alla Cappella, simboleggiano l’universalità della Chiesa e la vocazione dell’episcopato.
Il suddetto tema è ribadito dalla decorazione della porta a vetri all’ingresso della Cappella: una mitra centrale recante le chiavi apostoliche a indicare Pietro, circondata da undici mitre che annunciano il tema della cappella. Le mitre sono riunite in un cerchio che indica la loro unità collegiale attraverso il dono della Comunione Trinitaria.
Continuando sul tema della collegialità e della comunione del Collegio Apostolico, l’altare ricorda la prua di una barca che solleva delle onde. Il Nuovo Testamento contiene molti passaggi in cui una barca costituisce l’ambientazione di esperienze significative per gli apostoli come gruppo o collegio.
Quando Gesù placa i venti e il mare, gli Apostoli, riuniti a bordo di un’imbarcazione, ricevono per la prima volta la rivelazione che Gesù è più di un semplice uomo. Essi si stupiscono: “Chi è dunque costui che ordini ai venti e all’acqua e gli obbediscono?” (cfr. Mt 8, 23-27; Lc 8, 22-25; Mc 4, 37-41).
Gesù fa salire gli Apostoli su una barca in modo da trovarsi solo con loro per ammaestrarli (cfr. Mc 6, 32).
Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù fa uscire gli Apostoli in barca sul mare di Galilea. Sebbene trascorra la notte in preghiera sulla collina, il Signore non perde mai di vista gli Apostoli. Quando si alza una tempesta, Gesù si dirige verso di loro camminando sulle acque e dicendo: “Sono io: non temete”. Una volta salito sulla barca, questa raggiunge immediatamente la riva e gli Apostoli rimangono perplessi, perché - come racconta Marco - non hanno compreso il significato della moltiplicazione dei pani e dei pesci (cfr. Gv 6, 16-21; Mt 14, 22-27; Mc 6, 45).
La barca ha un significato speciale non soltanto per il Collegio Apostolico, ma per la persona di Pietro.
Nella serie delle apparizioni pasquali, è dalla barca di Pietro che gli Apostoli (Pietro, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Bartolomeo e altri due), dopo aver pescato un’enorme quantità di pesci, riconoscono il Cristo Risorto sulla riva (cfr. Gv 21, 1-8).
Gesù predica da una barca, presumibilmente quella di Pietro, alla folla riunita sulla sponda (cfr. Mt 13, 2; Mc 3, 9; 4, 1).
La fede di Pietro è confermata da Cristo, di fronte agli altri Apostoli, dopo che Cristo gli ordina di venire a Lui camminando sulle acque. In seguito a questo episodio, gli Apostoli adorano il Signore ed esclamano: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!” (cfr. Mt 14, 28-33).
In un altro episodio successivo alla Risurrezione, è dalla barca di Pietro che gli Apostoli, su richiesta di Gesù, calano le loro reti e fanno la pesca miracolosa. Pietro allora è quello che trae a riva la rete piena di pesci (cfr. Gv 21, 4-11), simbolo della Chiesa.
Oltre alle associazioni appena menzionate, la barca ha anche un significato eucaristico per quanto riguarda il Collegio Apostolico e quindi avvalora l’uso di questo simbolo come base dell’altare che custodisce il Santissimo Sacramento.
Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si avvia con i suoi Apostoli su una barca, e pronuncia il suo sermone “sul lievito dei Farisei” (Mt 16, 5-12; Mc 8, 14).
Un riferimento biblico all’Eucaristia, particolarmente significativo, si trova nel Vangelo di Marco. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, che prefigura l’Eucaristia, le Scritture dicono che gli Apostoli non recarono con sé altro che “un solo pane” (cfr. Mc 8, 14). In questo, è implicito che Gesù è quel “solo pane” di Pane celeste. In questo caso Gesù cerca di far dire loro qual è il significato del miracolo dei pani e dei pesci oltre che delle Sue parole e dei Suoi ammaestramenti sull’Eucaristia in quell’evento miracoloso.
La barca è usata anche come simbolo dell’intera Chiesa, spesso definita la “Barca di Pietro”. In questo senso, il crocifisso completa opportunamente l’albero dell’umile barca da pesca di Pietro. Il movimento della scultura, compreso quello dei pezzi di tessuto, simili a un sudario, che si trovano sul retro - un accenno al sudario e alla Risurrezione - rappresenta un’ulteriore associazione con l’opera dello Spirito Santo, che fornisce il “vento” per le vele della Barca di Pietro, vento che sempre sospinge la Chiesa in avanti nel tempo verso il Signore, in adempimento della promessa.
Il semplice tabernacolo bronzeo reca i tradizionali covoni di grano e grappoli d’uva per l’Eucaristia. I pesci, che indicano Pietro il pescatore e la missione degli Apostoli che sono “pescatori di uomini” (Mt 4, 19; Mc 1, 17), si trovano anch’essi sul tabernacolo, sui candelabri e sulla lampada votiva. Il pesce è anche l’antico simbolo di Cristo, disegnato usando la parola greca ΙΧΘϒΣ, cioè “pesce”, che è anche l’acronimo della frase: “Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore”.
Le stazioni della Croce, realizzate in madreperla in Palestina, richiamano la sequela di Cristo, la vocazione che i Vescovi condividono con ogni cristiano nella Chiesa.
La statua di Maria, dedicata a Nostra Signora della Speranza, ricorda la presenza della Madonna fra gli Apostoli raccolti in preghiera nel Cenacolo. Ella tende la mano stupita davanti al prodigio della grazia di Dio, per accogliere la fiamma dell’amore dello Spirito Santo e consentirle di dare frutti. In quanto vera ancella e serva del Signore e del Suo Vangelo, e immagine della Chiesa che genera misticamente figli, Maria è la Madre degli Apostoli e dei loro successori. In effetti, gli Apostoli, riuniti intorno a Maria nella stanza superiore, la guardano come guarderebbero uno specchio in cui vedono se stessi come Chiesa, “Sposa di Cristo”.
[00006-01.06] [NNNNN] [Testo originale: inglese]





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