-- AUDITIO AUDITORUM I
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi degli Auditori e Auditrici:
- Fr. Alvaro RODRÍGUEZ
ECHEVERRÍA, F.S.C., Presidente dell'Unione Superiori Generali (COSTA RICA)
L’Instrumentum laboris del Sinodo mette in rilievo la speranza che la Chiesa ha
nei suoi giovani (IL 74). I giovani d’oggi, vivendo in culture globalizzanti,
caratterizzate dall’incessante cambiamento di prospettive, e in una società
soffocata da tanta incertezza economica e dall’esaltazione della violenza,
difficilmente trovano punti d’appoggio per vivere la loro vita in un modo che
dia un senso, un orientamento e uno scopo ai loro sogni giovanili. Oggi più che
mai abbiamo bisogno di placare la sete e la fame che provano i giovani in cerca
di un’esperienza mistica di unione con Gesù. Essa è certamente una forza che
attira i giovani del mondo attuale. In questo centro trovano il movimento più
intimo e unificante della loro vita, anche se oscillano tra la disperazione e
la speranza.
Questo centro, però, non è solo un’esperienza di tranquillità e pacificazione
personale. Bevendo l’acqua sorgiva nell’incontro con Cristo, trovano anche la
forza di scoprire nel mondo i loro fratelli e le loro sorelle crocifissi,
quelli che soffrono l’oppressione delle guerre, della violenza, della fame.
Quelli che non hanno futuro. Da questa fonte e culmine risalgono accesi da una
nuova passione e con la forza della grazia per partecipare alla missione della
Chiesa nella società e nel mondo. I giovani saranno indubbiamente la parte
della Chiesa più sensibile a cogliere le speranze infrante che quotidianamente
affliggono milioni di bambini e di giovani nel mondo attuale.
Centro verso il quale vanno tutte le azioni, l’Eucaristia è anche il culmine
verso il quale tutte le azioni salgono. In tal modo, l’Eucaristia non è
distaccata dalle preoccupazioni sociali e politiche che vive il discepolo di
Gesù in mezzo agli altri uomini e alle donne del mondo, specialmente tra i
poveri.
[00239-01.05] [AU001] [Testo originale: spagnolo]
- Sig.ra Henrietta TAMBUNTING DE VILLA, già Ambasciatrice delle Filippine
presso la Santa Sede
(FILIPPINE)
Carissimo Santo Padre e tutti i nostri buoni pastori e il popolo di Dio in
quest’aula maestosa, mi sento così in soggezione a partecipare a questo Sinodo
- io, una semplice casalinga, una donna comune. Ciò dimostra che la Chiesa in
cui credo e che amo con tutto il cuore abbraccia tutti i suoi figli. Oh, come
tutto è dono con Dio! Il suo dono di fede al Battesimo, rappresentato
quotidianamente nell’Eucaristia - l’Eucaristia è, con le parole di Sua Santità
Papa Benedetto XVI, “amore che non finisce mai”.
Vengo da un paese, le Filippine, che conta il maggior numero di cattolici in
Asia, e ritengo sia il terzo nel mondo con tale caratteristica. E ricordo
ancora quanto mi disse il grande Papa Giovanni Paolo II, che tutti amiamo, nel 1996. Mi disse che Dio ha fatto alle Filippine due
grandi doni: la ricchezza della nostra fede e l’unità delle nostre famiglie.
Anche se ciò oggi vale ancora, ringraziando Dio, non possiamo chiudere gli
occhi davanti alla triste circostanza che la nostra fede è minata e la
separazione nelle famiglie è causa di preoccupazione.
Lo scorso mese due giovani studenti liceali in una delle nostre scuole
parrocchiali si sono suicidati. Alcuni dei loro compagni di classe hanno detto
che probabilmente questi ragazzi non si sentivano amati da nessuno. I genitori
di uno di loro si trovano all’estero per lavoro, e l’altro veniva da una
famiglia di separati. Il conflitto di questi ragazzi può anche essere il
riflesso di quello dei loro genitori. Forse non conoscono abbastanza Gesù per
trovare in Lui felicità e senso della vita. Molti giovani, compresi i più
grandi, partecipano alla Messa domenicale perché si trattava di una tradizione
familiare, e quindi di un’abitudine. Non perché “desidero con gran desiderio”
l’Eucaristia, quella “brama del Pane di Dio”.
Ciò avviene perché oggi molta gente, soprattutto i giovani, non sentono più il
desiderio di Cristo, non avvertono la meraviglia dell’Eucaristia. Il senso di
stupore di fronte a questo “amore che non finisce mai” non ha messo radici
nelle loro menti, né commuove il loro cuore. Il loro centro di gravità sembra
spostato verso tutto ciò che di attraente il mondo offre. E così molte vite
vanno sprecate, lontane dai tesori dell’Eucaristia.
La Chiesa - mater et magistra - non sembra riuscire a catturarli. Forse essi non
la sentono come maestra perché non l’hanno percepita come madre.
Le parrocchie, dove “la Chiesa vive la sua vita” devono impegnarsi - e farlo in
fretta - a diventare centri di carità - amore che accoglie, perdona e salva.
Centri che rappresentino un modello per le famiglie, dove le persone,
soprattutto i giovani, si sentano a casa, si sentano amati e uniti gli uni agli
altri. Centri in cui la liturgia sia viva, un’autentica celebrazione di fede
che ci porta all’incontro personale con Gesù - Dio con noi. E abbiamo bisogno
di catechesi - catechesi permanente a vari livelli - che ci faccia accostare a
Cristo come le Scritture ce lo presentano, che ci mostri il viso di Abba, del
Padre, e faccia vivere nelle nostre vite la potenza trasformatrice dello Spirito.
Santo Padre, e tutti i nostri Pastori, dateci Gesù, solo Gesù, sempre Gesù,
affinché, ripieni delle meraviglie del suo amore che non finisce mai, e che si
manifesta nell’Eucaristia, possiamo scoprire “la gioia e l’ardire” di
proclamare con le nostre vite: crediamo, speriamo, amiamo.
[00240-01.05] [AU002] [Testo originale: inglese]
- Rev. Suora Renu Rita
SILVANO, Membro del Comitato esecutivo della "International Catholic
Biblical Federation"; Direttrice del Catholic Bible Institute di Mumbai
(INDIA)
L’Instrumentum Laboris chiama l’Eucaristia “Un sacramento di alta spiritualità”
(75). Certamente essa è tale, come possono testimoniare la mia esperienza
positiva e quella di altri che ho incontrato. Ma dobbiamo fare di più affinché
sia così per i cosiddetti cattolici della domenica in India e nel mondo. Un
settore per i nostri sforzi è la tavola della Parola, che, ci ricorda l’I.L.
(N° 46), è legata intimamente alla tavola dell’Eucaristia. Un altro campo che
interessa i nostri sforzi è quello della contemplazione e dell’adorazione.
1. Nella mia esperienza di lettore in parrocchia, le persone mi hanno detto
spesso che trovano molte scritture, e specialmente l’antico testamento,
difficili da capire. Questo per il fatto che la maggioranza della nostra
popolazione non conosce le Scritture. Faccio appello a questo Sinodo affinché
si trovino modi per mettere in pratica l’appello fatto 40 anni fa nel “Dei
Verbum” del Vaticano II: per aiutare i fedeli a sviluppare una “crescente
devozione verso la parola di Dio”, così da sperimentare “un nuovo impulso di
vita spirituale” (Cfr. DV, 26). Ciò deve essere fatto sia durante sia dopo la
celebrazione eucaristica. II ruolo del celebrante, in questo caso, è di
cruciale importanza: egli può far molto di più per aiutare i laici a capire e
amare la parola di Dio. Deve farlo, sia nel modo di “proclamare” (non solo
leggere) il Vangelo, che nelle citazioni bibliche delle sue omelie domenicali.
Ho sentito molte omelie che non rendono abbastanza vive le scritture o che non
hanno alcun collegamento con le letture. Così uno esce dalla Messa dimenticando
completamente la parola di Dio che è stata proclamata nella liturgia (proprio
come nella parabola di Gesù, “la semente che è caduta lungo il sentiero ma è
stata calpestata e divorata dagli uccelli” (Cfr. Luca 8,5).
D’altra parte esistono sacerdoti che si preoccupano di trarre un ricco
nutrimento dalla tavola della Parola e li ringrazio sentitamente! Ricordando il
contesto eucaristico in cui proclamano la parola del Signore, essi cercano di
portare la comunità alla fede nella presenza del Signore, parlando attraverso
le letture. Magari tutti i celebranti facessero così! Anche a nome della
Federazione Biblica Cattolica, colgo l’occasione per chiedere umilmente a Sua
Santità di convocare un futuro Sinodo dei Vescovi sulla grande importanza e
urgenza del tema della Parola di Dio nella vita della Chiesa.
2. Contemplazione nell’adorazione: Mi era piaciuto molto il commento del nostro
amato Papa Giovanni Paolo II: “Io vorrei riaccendere lo stupore eucaristico...”
(Cfr. Eucharistia de Ecclesia, N° 6). Disse inoltre “La presenza di Gesù nel
tabernacolo deve essere una specie di polo magnetico che attrae... anime
innamorate di lui, pronte ad attendere pazientemente di sentire la sua voce
e... di sentire il battito del suo cuore” (Cfr. Mane Nobiscum Domine, 18).
Prendiamo seriamente queste parole! Faccio appello a tutti i sacerdoti perché
insegnino ai fedeli (anche con l’esempio) a stare qualche minuto dopo la
comunione in completo silenzio, per ascoltare con amore i battiti del cuore di
Gesù nel tabernacolo o dentro di noi. Questa devozione profonda del Signore ci
renderà liberi di donarci totalmente al Padre. Porterà necessariamente inoltre
al generoso servizio al prossimo; così i frutti della nostra contemplazione
diventeranno azione apostolica, e saranno “prova dell’autenticità delle
celebrazioni eucaristiche” (I.L: 3).
Concludendo, sono convinto che un ministero, rinnovato dalla tavola della
Parola, porti a un rinnovato spirito di contemplazione e adorazione. Possa
questo Sinodo creare in noi un nuovo impegno per fare dell’Eucaristia, sia “la
mensa della Parola” che “la mensa del Pane” (cf MND, 12), un sacramento di
intensa spiritualità per tutti. Grazie
[00241-01.04] [AU003] [Testo originale: inglese]
- Rev. Paul ROUHANA, Membro
della Commissione Centrale e della Segreteria Generale del Sinodo Patriarcale
Maronita (LIBANO)
Il mio intervento vuole far riferimento alla dimensione escatologica
dell’eucaristia secondo i numeri 68, 69 dell’Instrumentum Laboris. Presenterò
questo tema partendo da due anafore: di San Marco Evangelista e di San Giacomo,
fratello del Signore, in uso nella Chiesa siro maronita d’Antiochia.
Mentre l’attesa della seconda venuta del Signore è normalmente presentata nelle
liturgie eucaristiche d’Oriente e d’Occidente come un avvenimento del futuro al
quale la Chiesa si prepara con la preghiera, la vigilanza e la speranza, nelle
tre preghiere eucaristiche menzionate sopra vi si fa riferimento come a un
avvenimento del passato del quale la comunità eucaristica fa memoria. Così il
celebrante si rivolge a Cristo nell’anafora di San Marco proclamando: “Signore
nostro Gesù Cristo, noi facciamo memoria di tutta la tua economia salvifica per
noi: del tuo concepimento, della tua nascita, del tuo battesimo, ..., e della
tua venuta gloriosa quando tu giudicherai tutti gli uomini, retribuendo
ciascuno secondo le sue opere...” Il teologo ortodosso Jean Zizioulas (attuale
vescovo di Pergamo), conferisce a questa particolare visione dell’anamnesi, che
si trova anche nella liturgia di San Giovanni Crisostomo, l’espressione di
“memoria del futuro”.
Propongo che si approfondisca ulteriormente questo concetto di “memoria del
futuro” in un’epoca in cui la dimensione escatologica della fede è in crisi
profonda; dove il senso cristiano della storia si offusca di fronte a un
cristianesimo a predominanza sociale le cui ambizioni non vanno al di là di una
società umana più giusta e più solidale. Celebrando l’Eucaristia come “memoria
del futuro”, i cristiani saranno portati a meditare il mistero dell’economia
della salvezza portata a compimento da Cristo, non in maniera frammentaria e
selettiva ma come una realtà unica soteriologica con aspetti molteplici,
dall’Incarnazione alla parusia. Questa realtà che si svolge mirabilmente
durante gli eventi dell’anno liturgico trova il suo fondamento e il suo culmine
nel mistero pasquale, celebrato nell’Eucaristia. Pellegrini di Dio, i cristiani
troveranno in questa “memoria del futuro” la forza e la luce necessarie che
vengono dall’alto per testimoniare, spesso contro corrente, i valori liberanti
del Vangelo, in comunione con la pleiade dei santi, martiri e confessori e con
“tutti coloro che sono piaciuti al Signore da Adamo fino ad oggi” (preghiera
dell’offertorio nel messale maronita).
[00242-01.05] [AU004] [Testo originale: francese]
- Rev. Suora Elvira
PETROZZI, Fondatrice della Comunità Cenacolo (ITALIA)
Sono una povera e semplice suora, ma sono testimone di ciò che Dio opera
attraverso l'Eucaristia oggi.
Davanti all'Eucaristia, ho cominciato a percepire il dolore profondo di tanti
giovani sulle strade, ad ascoltare l'urlo della loro solitudine. Gesù mi ha
mandato a quei giovani con la tristezza della droga nel cuore, con la fame e la
sete di senso della vita che non hanno incontrato.
Quale metodo terapeutico o medicina potevo loro proporre?
Nessuna pastiglia dona la gioia di vivere e la pace nel cuore!
Ho proposto loro ciò che mi ha risollevato e ridato fiducia e speranza tante
volte: la Misericordia di Dio e la preghiera eucaristica. L'Eucaristia non si
capisce con la testa, ma si sperimenta nel cuore. Se fiducioso ti inginocchi
dinanzi a Lui, senti che la sua umanità presente nell'ostia consacrata
risveglia l'immagine di Dio in te che torna a risplendere!
È il "miracolo eucaristico" che contemplo da tanti anni. L'Eucaristia
crea un dinamismo non solo personale ma di Popolo.
Prima alcuni giovani hanno iniziato ad alzarsi nella notte per l'adorazione
personale; poi ogni sabato notte, per loro notte dello sballo, hanno deciso di
inginocchiarsi in tutte le cinquanta comunità, dalle due alle tre, per pregare
per quei giovani persi nelle proposte false del mondo.
Poi hanno iniziato l'adorazione eucaristica continua.
E' stato un cambio di marcia nella storia della Comunità: giovani da ogni parte
sono arrivati, le comunità si sono moltiplicate, sono nate le missioni in
America Latina, e poi le vocazioni di famiglie e di consacrati a Dio in questa
sua opera. E' esplosa quella che il Santo Padre a Colonia ha chiamato la
rivoluzione dell'Amore.
Ho voluto con semplicità raccontarvi un pezzo della nostra storia per rendere
grazie a Gesù che nell'Eucaristia ci ha lasciato tra le mani il tesoro, la
medicina, la luce più straordinaria per uscire dalla tenebre del male. I
giovani con i quali vivo da ventidue anni sono stati per me, religiosa, la
testimonianza viva che l'Eucaristia è veramente presenza viva del Risorto, e
che anche la nostra vita morta, entrando nella sua, Risorge.
Veramente se uno è in Cristo, è una creatura nuova!
Grazie per avermi ascoltata.
[00243-01.05] [AU005] [Testo originale: italiano]
- Sig. Moysés Lauro DE
AZEVEDO FILHO, Fondatore e Moderatore Generale della Comunità Cattolica Shalom
(BRASILE)
Nella maggioranza di questi nuovi carismi, che sono i Movimenti e le Nuove Comunità,
si è sperimentato un rinnovato amore per Cristo nell'Eucaristia. È attraverso
di essa che si lasciano raggiungere dai dolori degli uomini e delle donne del
nostro tempo che hanno fame di Dio. Questa moltitudine affamata sono i
"Tommaso" dei nostri tempi che resistono a credere al Cristo senza
vederlo, senza udirlo, e senza toccare il suo Corpo. Nell’Eucaristia e nei
discepoli di Cristo alimentati dalla sua Parola e dalla sua Carne, Gesù si fa
vedere, udire e toccare dai "Tommaso".
Uno dei frutti più importanti dell'Eucaristia che dobbiamo coltivare è la
"'Parresia". "Parresia" é una parola greca che nel nuovo
testamento assume il significato di audacia nell'annuncio di Cristo.
Nel periodo del Carnevale, in Brasile, in cui i giovani sono esposti a gravi
pericoli, la Comunità Cattolica Shalom promuove un'evangelizzazione attraverso
la testimonianza, la musica e l'arte. Durante questo evento, abbiamo un momento
di adorazione al Santissimo Sacramento. Era impressionante vedere ciò che molti
ritengono impossibìle: centomila giovani in profondo silenzio adorante davanti
alla presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Era un preludio di Colonia. Ancor
più impressionante è stato constatare i frutti di questa e di altre azioni di
questo tipo: molte conversioni, un gran numero di confessioni, impegno nella
Chiesa con un ritorno alla partecipazione alla Messa, un risveglio delle
vocazioni sacerdotali e l’amore e il servizo ai poveri. Abbiamo scoperto che la
migliore risposta alla sfida della secolarizzazione é: presentare Cristo con
audacia!
Infiammati dallo Spirito Santo, che suscita nuove forme di vissuto ecclesiale
nei Movimenti e Nuove Comunità, i laici, in comunione con i suoi Pastori,
moltiplicano le forme e i mezzi per attirare, con "Parresia", i
''Tommaso'' di questo nuovo millennio che, senza nemmeno saperlo, anelano di
incontrare Cristo nell'Eucaristia.
[00244-01.05] [AU006] [Testo originale: italiano]
Gli interventi in Aula degli Auditori e Auditrici proseguiranno nella
Sedicesima Congregazione Generale di questo pomeriggio, dopo la Relatio post
disceptationem.
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