-- RELATIO POST DISCEPTATIONEM
È intervenuto in questa Sedicesima Congregazione Generale il Relatore Generale,
S.Em.R. il Sig. Card. Angelo SCOLA, Patriarca di Venezia (Italia), per la
lettura della Relatio post disceptationem in latino. Nella sua seconda
relazione, a conclusione della discussione generale sul tema sinodale in Aula,
il Relatore Generale ha sintetizzato i vari interventi succedutisi in queste
giornate nelle Congregazioni Generali e ha offerto alcune linee di orientamento
per facilitare i lavori dei Circoli Minori.
Pubblichiamo qui di seguito la traduzione italiana del testo integrale e una
presentazione in italiano della Relatio
post disceptationem.
Presentazione
La Relatio post disceptationem, dell’Em.mo Card. Angelo Scola, Relatore
Generale, si apre con un richiamo a Giovanni Paolo II il quale ha voluto
dedicare al tema “Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della
Chiesa” questa XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, e alla
meditazione con cui Papa Benedetto XVI ha dato avvio alla I Congregatio
Generalis. All’invito del supremo Pastore della Chiesa, ad avere, secondo
l’imperativo paolino, gli stessi sentimenti di Cristo, ha risposto - leggiamo
nell’Introduzione della Relatio - un caleidoscopio di interventi, suggerimenti,
scambi in un clima caratterizzato da un intenso affetto collegiale, dalla
dimensione testimoniale presente in tanti interventi e dalla grande libertà e
franchezza con cui ognuno dei presenti si è espresso.
Il Cardinale Angelo Scola, sottolineando la natura della Relatio post
disceptationem, per cui autore di questa è tutta l’Assemblea e non il Relatore,
afferma di non aver fatto una sintesi, bensì una collazione degli interventi,
anche per la vastità dei temi trattati e delle sensibilità messe in gioco.
L’introduzione si conclude enunciando l’orientamento di fondo emerso, in linea
di massima, dagli interventi: il superamento di ogni dualismo tra dottrina e
pastorale, tra teologia e liturgia.
La Relatio consta di due parti: la Prima Parte, Educare il Popolo di Dio alla
fede nell’Eucaristia, è suddivisa in cinque capitoli. Nel I, il Relatore
afferma che numerosi interventi hanno messo in luce le oggettive difficoltà che
il popolo cristiano incontra, oggi, nel credere e celebrare l’Eucaristia, ed è
emersa la grave responsabilità dei pastori in ordine all’evangelizzazione e
alla nuova evangelizzazione. Istituendo l’Eucaristia, sostiene il Relatore,
Gesù ha dato vita ad una novità radicale: ha compiuto in Se stesso la nuova ed
eterna Alleanza e questa novità chiede di essere accolta e custodita dalla
Chiesa come dono insostituibile ed estremamente prezioso. Nel II capitolo, si
espongono i tratti principali dei contenuti essenziali di questo grande
mistero, emersi dalla necessità di educare i credenti ad un’integrale fede
eucaristica. Nel III si sottolinea il posto di grande rilievo che ha avuto,
nella disceptatio, il nesso tra l’Eucaristia e il settenario sacramentale. Il
IV capitolo tratta dell’Eucaristia e del popolo sacerdotale, i fedeli che nel
loro radunarsi insieme riscoprono la propria appartenenza alla Chiesa, e si
parla di Dies Domini, Vescovo e presbiteri, diaconi permanenti e ministri
straordinari della Comunione, parrocchia e piccole comunità, famiglia, vita
consacrata, giovani. Infine, il V capitolo, raccoglie il tema Eucaristia e
missione: per essere missionaria la Chiesa deve essere anche profondamente
eucaristica.
La Seconda Parte, L’azione eucaristia, consta di 4 capitoli. Nel I, il
Cardinale Scola, nota che non pochi Padri hanno ricordato con gratitudine il
benefico influsso della riforma liturgica attuata a partire dal Concilio
Vaticano II sulla vita della Chiesa, con il richiamo alla ricchezza del Messale
Romano, assieme all’urgenza di una maggiore attenzione per l’ars celebrandi
(III cap.) da cui dipende l’actuosa participatio (IV cap.), dopo aver trattato,
nel II capitolo, della struttura della celebrazione liturgica.
Nella Conclusione, che precede le 17 Questioni per i Circoli Minori con cui si
chiude la Relatio, il Cardinale A. Scola afferma che il lavoro che attende ora
tutti i Padri sinodali costituisce la parte più delicata, dalla quale
emergeranno le “Propositiones che offriremo al discernimento proprio del
carisma del Successore di Pietro. È un lavoro che compiremo ancora una volta in
tutta libertà e parresia perché intendiamo farlo in tutta umiltà. Siamo infatti
consapevoli che l’Eucaristia, in quanto dono, è intrinsecamente connessa alla
testimonianza che, come ci è stato richiamato, può giungere fino al martirio.
Ma il martyrein è esso stesso un dono che un’altra volta chiede umiltà. Ce lo
ricorda la bella traduzione italiana del prefazio dei martiri: “Padre che
riveli nei deboli la Tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio”.
[00304-01.06] [NNNNN] [Testo originale: italiano]
Traduzione italiana del testo integrale
Beatissimo Padre
Venerabili Fratelli nell’Episcopato
Fratelli e sorelle in Cristo
Introduzione
1. Nella meditazione con cui ha dato avvio alla I Congregatio Generalis di
questa XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che il servo di
Dio Giovanni Paolo II ha voluto dedicare al tema Eucaristia fonte e culmine
della vita e della missione della Chiesa, Benedetto XVI ci ha invitato con
singolare forza a fare nostro l’imperativo paolino: «“Idem sapite”: sentiamo
dietro la parola latina, la parola “sapor”, “sapore”: abbiate lo stesso sapore
per le cose (…) con tutte le differenze che non solo sono legittime ma anche
necessarie, ma abbiate “eundem sapore” (…) Abbiate gli stessi sentimenti di
Cristo, entrare nella “phronesis”, nel “phronein”, nel pensare di Cristo.
Quindi possiamo avere la fede della Chiesa insieme, perché con questa fede
entriamo nei pensieri, nei sentimenti del Signore. Pensare insieme con Cristo».
Il variopinto caleidoscopio costituito dai circa 230 interventi dei Padri
sinodali, arricchito dalle 150 riflessioni, suggerimenti, scambi e domande
emerse nella libera discussione serale, i contributi degli Uditori, quelli dei
Delegati fraterni, e le relazioni e comunicazioni per la celebrazione del 40º
anniversario del Sinodo rappresentano una prima risposta all’invito del supremo
pastore della Chiesa. Essa è stata inoltre corroborata dal clima di intenso
affetto collegiale che si fa ogni giorno tra noi più tangibile e dalla
dimensione testimoniale presente in tanti interventi, ma in modo
particolarmente significativo in taluni di essi provenienti dai vari
continenti. Né si deve tacere della grande libertà e franchezza con cui ognuno
di noi si è espresso su svariati argomenti, anche i più delicati, connessi al
tema in questione.
Al tornante: dalla disceptatio ai circoli minori
2. Siamo così giunti ad un tornante dei nostri lavori. La Relatio post
disceptationem ha il compito di accompagnare questo passaggio. La sua natura è
ben diversa da quella della Relatio ante disceptationem. Non sarà inutile
richiamarla. Riferendosi alla lettera e allo spirito dell’art. 33 del Vademecum
Synodi sulla Relatio ante disceptationem e degli articoli 34 e 59 sulla Relatio
post disceptationem, appare chiaro che mentre la prima invita il Relatore a
rifarsi all’Instrumentum laboris lasciandogli però un margine relativamente
ampio di integrazione personale, l’autore della Relatio post disceptationem non
è a ben vedere il Relatore, ma l’Assemblea. Al Relatore viene chiesto solo di
dare conto in modo fedele e sintetico di quanto è emerso nella disceptatio. Con
il prezioso aiuto del Segretario Speciale, validamente coadiuvato dai 32
esperti – permettetemi di ringraziarli di cuore – opportunamente articolati in
tre gruppi, ogni intervento, compresi quelli che verranno pronunciati nel
pomeriggio, è stato ascoltato, letto e per quanto possibile considerato nella
presente Relatio. Si è cercato di utilizzare direttamente le vostre parole, al
punto che la prima redazione era di fatto un collage in cinque lingue di
affermazioni da Voi pronunciate. La vastità dei temi toccati e delle
sensibilità messe in gioco mi suggeriscono di non definire questa Relatio una
sintesi. È più giusto riconoscere che si tratta di una collazione degli
interventi mediante un impianto sintetico di cui mi assumo la responsabilità,
che ho condiviso con il Segretario Speciale. Ovviamente ho dovuto limitarmi ad
elencare elementi, orientamenti, problemi, senza entrare non solo in un esame
di dettaglio, ma neppure in una loro illustrazione. Ciò era richiesto oltre che
dal tempo limitato, dalla natura puramente ancillare di questa relazione. Molto
probabilmente mi saranno sfuggiti rilievi anche importanti. Chiedo venia. È
superfluo ricordare che potranno essere riproposti riproposti nei circoli
minori. Lo stesso si potrà fare per le numerose proposte pratiche, emerse nelle
discussioni libere, che non menzionerò e che sono state registrate dalla
Segreteria Generale. Ora che l’Assemblea ha messo mano alla struttura
architettonica del nostro edificio, tocca al maestro relatore accompagnare i
mastri artigiani alla preziosa opera di rifinitura che li attende. Lo splendore
dell’edificio sarà frutto del lavoro dei circoli minori attraverso
l’elaborazione delle propositiones. Sarà così possibile presentare, come la
natura del Sinodo prevede, al mastro architetto l’opera finale perché ne
verifichi armonia e solidità sulla base del disegno del Divino Committente e
decida se spalancare le porte dell’edificio al popolo santo di Dio.
Come è tradizione, alla fine della Relatio troverete un elenco di questioni che
potranno, se vorrete, aiutare il lavoro dei circoli minori. Non lo leggerò in
questa sede, lasciandolo alla Vostra lettura personale e, se lo riterranno
opportuno i Moderatori ed i Relatori dei circoli, ad una lettura comunitaria
durante i lavori di gruppo.
Le parti della Relatio
3. Ho articolato la materia in due parti. Dopo l’introduzione, che termina col
paragrafo 4 - Superare i dualismi - segue la Prima Parte dal titolo Educare il
Popolo di Dio alla fede nell’Eucaristia. È divisa in cinque punti: 1. La novità
del culto cristiano; 2. La fede eucaristica; 3. Eucaristia e sacramenti; 4.
Eucaristia e popolo sacerdotale; e 5. Eucaristia e missione. La Seconda Parte
ha per titolo L’azione eucaristica e si articola in quattro punti: 1. Sulla
scia della riforma liturgica; 2. La struttura della celebrazione liturgica; 3.
Ars celebrandi; e 4. Actuosa participatio. Vi è infine una breve conclusione.
Superare i dualismi
4. Per esporre in modo sintetico ed ordinato la materia della nostra
disceptatio è importante partire da un dato di fatto. In linea di massima dagli
interventi dei Padri è emerso un orientamento di fondo: il superamento di ogni
dualismo tra dottrina e pastorale, tra teologia e liturgia. È la conseguenza
del carattere di azione liturgica (rito) proprio dell’Eucaristia. Il cammino
mistagogico non va dalla teologia alla liturgia, ma in senso inverso dalla
liturgia ben celebrata all’intelligenza dei misteri. Non esiste una dottrina
avulsa dalla vita; né si può pensare alla concreta esistenza cristiana
indipendentemente dal contenuto normativo della fede. Così gli aspetti
dottrinali sono emersi nel nostro dialogo come radice di quelli pastorali. Ciò
perché l’intellectus fidei è sempre originariamente in rapporto con l’azione
liturgica della Chiesa. Prima parte
Educare il Popolo di Dio alla fede nell’Eucaristia
I. La novità del culto cristiano
Celebrare l’Eucaristia nel nostro mondo
5. Numerosi interventi hanno rilevato le oggettive difficoltà che il popolo
cristiano incontra, ai nostri giorni, nel credere e celebrare l’Eucaristia. In
Oriente e in Occidente, nel Nord e nel Sud del pianeta le Chiese particolari
vivono, seppur con accenti diversi, immerse in una cultura secolarizzata (non
di rado in una contro-cultura) spesso refrattaria alla contemplazione, alla
gratuità, alla condivisione. Il senso del mistero e del sacro proprio
dell’Eucaristia rischia di essere compromesso. Il dialogo ha denunciato un
mondo martoriato dalla violenza e dall’ingiustizia in cui è difficile
riconoscere che tutti gli uomini sono figli del Padre che nello Spirito Santo
ci dona Suo Figlio come Pane vivo.
Questo stesso mondo, spesso secolarizzato, tuttavia, è profondamente assetato
di bellezza e di verità. Non può evitare i grandi interrogativi sul senso
ultimo della vita e della morte, del dolore e della gioia, e mantiene la
capacità di riconoscere il bene quando lo incontra. Come ci è stato ricordato
con energia da un confratello di Africa gli uomini di oggi, con tutte le loro
contraddizioni e domande, possono, anzi debbono, ricevere l’annuncio cristiano.
Più che mai in questo mondo la Chiesa è chiamata ad essere come un sacramento,
segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unione del genere umano.
Evangelizzazione ed educazione dei fedeli
6. In rapporto con le precedenti considerazioni è emersa con forza in aula la
grave responsabilità dei pastori in ordine all’evangelizzazione e alla nuova
evangelizzazione. La natura essenzialmente educativa della Chiesa indica come
una delle urgenze più decisive per il nostro tempo quella dell’annuncio e della
catechesi che permettano al popolo cristiano di credere, celebrare e vivere in
pienezza il mistero eucaristico. La preoccupazione catechetica riguardo
all’Eucaristia si è imposta emersa in modo massiccio in rapporto alla quasi
totalità dei temi trattati. Del resto gli interventi hanno ripetutamente
osservato che, in quanto pienezza dell’iniziazione cristiana, l’Eucaristia
domanda per sua natura un’educazione integrale alla fede. È stato detto che
questa formazione deve essere cristocentrica e riguardare tutti gli elementi
essenziali della dottrina cattolica sull’Eucaristia e della sua degna
celebrazione. Questo perché i fedeli siano resi capaci di fare della propria
esistenza una offerta gradita a Dio (logikē latreia: Rm 12, 1). Solo su
questa base si può superare nei credenti la dicotomia tra celebrazione e vita.
Il novum eucaristico
7. Istituendo l’Eucaristia Gesù ha dato vita ad una novità radicale: ha
compiuto in Se stesso la nuova ed eterna Alleanza. Nel contesto della cena
rituale ebraica, che concentra nel memoriale l’evento passato della liberazione
dall’Egitto, la sua rilevanza presente e la promessa futura, Gesù ha voluto
incastonare il dono totale di Sé. Il vero Agnello immolato si è sacrificato una
volta per tutte nel mistero pasquale ed è in grado di liberare per sempre
l’uomo. Il Signore Gesù ha così consegnato gli elementi essenziali del nuovo
culto (nel contesto di un’eulogia e di un’eucaristia: il pane e il vino; le
parole che trasformano pane e vino nel Corpo e nel Sangue) alla Chiesa, Sua
Sposa, perché guidata dallo Spirito Santo potesse nel tempo dare ad essi la
forma liturgica adeguata ad esprimere e celebrare tale mistero.
Il dono eucaristico
8. La novità dell’Eucaristia istituita da Nostro Signore chiede pertanto di
essere accolta e custodita dalla Chiesa come un dono insostituibile ed
estremamente prezioso. Giustamente è stato detto in aula che la Chiesa non
riconosce per sé alcun diritto circa il dono che il Signore le ha fatto
affidandole l’Eucaristia. Il suo atteggiamento nei confronti di questo grande
mistero della fede può essere solo quello di adorazione, di lode e di
obbedienza. Lasciarsi plasmare dall’Eucaristia, così è stato detto, significa
formarsi all’esperienza della grazia attraverso la contemplazione dei mirabilia
Dei. In questo contesto da molti Padri è stata richiamata la necessità di
osservare le norme liturgiche: sono l’espressione di quest’umile obbedienza
della Chiesa, che viene meno quando subentrano gli abusi.
È doveroso ricordare qui l’articolata discussione avvenuta in aula sul rapporto
tra il carattere di dono proprio dell’Eucaristia e il diritto dei fedeli di
ricevere dai sacri pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della
Chiesa, soprattutto dalla Parola di Dio e dai sacramenti. Questo implica il
dovere dei pastori di garantire il più possibile la regolare celebrazione
domenicale nelle numerosissime comunità ecclesiali sparse nel mondo. Conviene
fin da subito anticipare che, in questo contesto, da parte di Padri di tutti i
continenti, è stata rilevata la preoccupante scarsità di sacerdoti. In questo
quadro qualcuno ha fatto riferimento ai viri probati. Si è parlato
dell’improcrastinabile esigenza di una miglior ridistribuzione del clero senza
sottovalutare le differenze di cultura e di lingua. Non sono mancate voci che
hanno chiesto risorse spirituali e materiali per una pastorale vocazionale
rinnovata nei contenuti e nei metodi e per la formazione di tutti i potenziali
candidati al sacerdozio.
Diversi Padri orientali hanno fatto riferimento alla prassi del sacerdozio
uxorato propria delle loro Chiese, offrendo a ciascuno di noi elementi per
un’ulteriore attenta valutazione della scelta della Chiesa latina di connettere
il celibato al sacerdozio ordinato.A questo proposito alcuni Padri, ricordando le
ragioni cristologiche, ecclesiologiche ed escatologiche del celibato esposte da
Sacerdotalis coelibatus in continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano
II, hanno affermato che l’ipotesi dei viri probati è una strada da non
percorrere.
II. La fede nell’Eucaristia
La necessità di educare i credenti ad un’integrale fede eucaristica ha dato
vita ad un amplia panoramica circa i contenuti essenziali del grande mistero.
Cerchiamo di proporne i tratti principali.
Il mistero pasquale, mistero trinitario
9. L’Eucaristia è memoriale dell’intero evento pasquale. In questo senso è
necessario che la Chiesa richiami costantemente al popolo di Dio che
l’Eucaristia, rendendo presente la morte e la risurrezione di Cristo, esprime
in modo supre-mo l’amore di Cristo per il Padre e l’amore del Padre per Lui.
Nel mistero eucaristico viene così in chiara luce la Persona e la missione
dello Spirito Santo talora poco apprezzata dai nostri fedeli. Si spiega in tal
modo l’importanza dell’epiclesi sottolineata con forza da qualche Padre
particolarmente attento alla tradizione orientale.
Sacrificio sacramentale
10. Con insistenza i Padri hanno sollecitato che venga approfondita ed
insegnata la verità sulla dimensione sacrificale del mistero eucaristico, che
manifesta in modo eminente la proesistenza di Gesù, cioè l’offerta che Gesù fa
della propria vita al Padre per gli uomini. Se il sacrificio di Cristo è il
culmine della rivelazione della vita intratrinitaria allora l’Eucaristia
diventa una via maestra per mostrare l’amore di Dio per tutta l’umanità. La
dimensione sacrificale della dottrina eucaristica non può essere ritenuta
marginale. Le stesse difficoltà a comprendere il significato del sacrificio
urgono ad approfondirne il senso.
Presenza reale ed adorazione
11. Nelle sacre specie Gesù Cristo è realmente e sostanzialmente presente. Si è
rilevata l’opportunità di un approfondimento teologico e catechetico della
presenza reale che metta in evidenza la specificità della presenza eucaristica
e la sua differenza qualitativa rispetto ad altre pur importanti modalità di
presenza del Signore Risorto nella Sua Chiesa e nel mondo. Tale approfondimento
potrà essere favorito da una teologia della consacrazione sviluppata in tutte
le sue dimensioni (trinitaria, pneumatologica, ecclesiologica ed escatologica).
Conviene qui richiamare, che in relazione al tema della presenza reale e della
sua adeguata comprensione, si sono posti numerosi interventi e testimonianze
riguardanti l’adorazione eucaristica. In particolare si è sentito il bisogno di
cogliere la relazione tra la celebrazione e l’adorazione: l’atteggiamento di
adorazione deve caratterizzare la stessa partecipazione alla celebrazione
eucaristica. Adorare Gesù Cristo presente nell’Eucaristia anche fuori della
Messa, anche come riparazione, è una conseguenza della nostra fede nel mistero
celebrato. Per favorire un tale atteggiamento sia nella celebrazione che al di
fuori di essa, diversi Padri hanno fatto cenno alla questione del posto del
tabernacolo nella chiesa. Qualche Padre ha messo in evidenza l’incongruenza di
collocare la sede del presidente davanti al tabernacolo. Altri hanno ribadito
l’importanza dei Congressi Eucaristici a vari livelli.
Banchetto e comunione
12. Il sacrificio eucaristico è inscritto nel banchetto, ma il banchetto è
interamente compreso soltanto a partire dall’offerta che Gesù fa della propria
vita per i Suoi sulla croce. Non c’è alcuna opposizione tra sacrificio e
banchetto. Così integralmente intesa l’Eucaristia, cena e banchetto, rivela la
sua natura di alimento, pane del cammino.
La Santa Comunione costituisce l’apice del banchetto eucaristico: in essa i
fedeli partecipano del vero Corpo e del vero Sangue di Nostro Signore Gesù
Cristo diventando più compiutamente membra del Suo Corpo che è la Chiesa. La natura
di banchetto manifesta l’Eucaristia come mistero capace di generare rapporti
nuovi: entrando in comunione con Cristo il fedele instaura una nuova relazione
con gli altri.
Nelle celebrazioni eucaristiche non mancano purtroppo fedeli che si accostano alla
Comunione senza la dovuta preparazione e consapevolezza. Numerosi interventi
hanno espresso anche a questo proposito l’urgenza di una catechesi che mostri i
legami oggettivi tra il cammino di fede e di conversione e la comunione
eucaristica. Taluni Padri hanno reiteratamente chiesto una rinnovata attenzione
alle modalità e alle norme che presiedono alla distribuzione della Santa
Comunione. Eucaristia e Chiesa
13. La res dell’Eucaristia è l’unità della Chiesa. Quest’affermazione cara alla
tradizione teologica è stata ricordata in aula per mettere in evidenza
l’importanza di sviluppare un’ecclesiologia eucaristica come fondamento e
radice della ecclesiologia di comunione. Essa può costituire un quadro adeguato
per affrontare talune questioni di rilevante importanza. Anzitutto i temi
legati alla collegialità, alla sinodalità e più in generale alla rappresentanza
nella Chiesa. Infatti, come ha affermato un Delegato fraterno, l’intera vita,
parola e struttura della Chiesa è essenzialmente eucaristica.
L’ecclesiologia eucaristica può gettare nuova luce anche su talune questioni di
grande attualità per il cammino ecumenico. Con l’invito ad un uso rigoroso
della terminologia si è riaffermata la prassi dell’ammissione, sotto
particolari condizioni oggettive e soggettive, del fedele non cattolico alla
comunione eucaristica. Sono state ricordate le parole di Unitatis redintegratio
8, i criteri del Direttorio Ecumenico 129, e le indicazioni piene di speranza
di Giovanni Paolo II nelle encicliche Ut unum sint 46 ed Ecclesia de
Eucharistia 44, 45 e 46. Due Padri di rito orientale si sono interrogati circa
l’opportunità di prendere in considerazione, in precisi casi e contesti,
l’ipotesi di concelebrare con ministri di Chiese ortodosse.
Eucaristia e vita cristiana
14. La partecipazione feconda all’Eucaristia, suprema conferma del metodo
scelto da Dio per incontrare gli uomini, trasforma la vita del fedele ed
imprime alla sua esistenza una ‘forma eucaristica’. In ciò consiste
propriamente parlando la spiritualità eucaristica richiamata da alcuni
interventi. Il senso di tutta la vita cristiana, come ci mostrano i santi, è
l’unione con Cristo che si offre al Padre per la vita dell’umanità. Il
discepolo di Gesù è posto in questo mondo proprio per vivere la ‘forma
eucaristica, per fare del bene agli altri, per portare dei frutti di salvezza,
per essere sale, luce e fermento del mondo.
III. Eucaristia e sacramenti
Un posto di grande rilievo ha avuto nella disceptatio il nesso tra l’Eucaristia
e il settenario sacramentale. Riprendiamo sinteticamente i principali elementi
emersi.
Eucaristia e iniziazione cristiana
15. Più interventi hanno suggerito di meglio approfondire l’intero percorso
dell’iniziazione cristiana. Incorporati per il battesimo a Cristo nella Chiesa
i fedeli sono chiamati a vivere in pienezza la loro identità di membra del
Corpo di Cristo attraverso la partecipazione consapevole, actuosa e feconda
all’Eucaristia. Taluni Padri hanno dichiarato di ritenere più che opportuno
favorire forme di catechesi post-battesimale che conducano i fedeli ad una vita
matura di fede. Qualche Padre orientale ha richiamato l’importante significato
teologico di conferire simultaneamente i tre sacramenti dell’iniziazione
cristiana.
Eucaristia e Penitenza
16. Con grande insistenza i Padri hanno ricordato il legame tra Eucaristia e
Penitenza. La catechesi e la predicazione devono educare i fedeli aiutandoli a
comprendere la necessità di accostarsi regolarmente al sacramento della
Riconciliazione. Ciò favorisce la riscoperta del legame tra l’Eucaristia e la
vita intera come itinerario di conversione e di trasfigurazione della persona
in Cristo. A questo scopo è stata richiamata la necessità di una maggiore
disponibilità da parte dei sacerdoti. Inoltre alcuni Padri hanno chiesto il
rigoroso rispetto di tutte le norme riguardanti il sacramento della Penitenza.
Eucaristia e Matrimonio
17. Più Padri hanno rilevato l’urgenza di un’educazione all’intrinseco nesso
tra Eucaristia e Matrimonio. Qualche intervento lo ha esplicitato nel quadro di
un’ecclesiologia sponsale.
Non pochi Padri hanno fatto riferimento ai conviventi, ai battezzati sposati
solo civilmente, e ai divorziati risposati che si sono messi nella dolorosa
condizione di non poter ricevere la comunione eucaristica. È stata posta in evidenza
l’importanza di un’attenta pastorale di accogliente comunione nei loro
confronti alla luce dei numerosi pronunciamenti del Magistero. Due Padri hanno
chiesto di esplorare cammini di misericordia. In particolare qualche Padre ha
invitato i Vescovi a promuovere energicamente la dimensione pastorale dei
tribunali ecclesiastici, con eventuali semplificazioni di funzioni e procedure,
favorendone la creazione là dove non esistono. Più di un Padre ha sottolineato
l’importanza di fare ricorso in questi casi al valore della Comunione
spirituale, anche se non è mancato chi l’ha definita un palliativo.
Eucaristia ed Ordine
18. Qualche Padre ha affrontato nel suo intervento il rapporto Eucaristia ed
Ordine sacerdotale facendo riferimento agli insegnamenti del Magistero che
definiscono l’Eucaristia come la principale ragion d’essere del sacerdozio
ordinato. Il tema inoltre è emerso in più interventi durante la libera
discussione. Alcuni Padri si sono riferiti alla dottrina dell’agire “in persona
Christi” e alla relazione intrinseca tra sacerdozio ordinato e sacerdozio del
Popolo di Dio.
Unzione degli infermi e Viatico
19. Il tema è emerso piuttosto indirettamente a proposito dell’importanza
dell’Eucaristia per gli ammalati. Molti fedeli ricuperano un certo contatto con
la comunità cristiana quando si trovano in una situazione di malattia o
sofferenza. Del resto, la centralità dell’Eucaristia illumina per sua natura il
rapporto della comunità ecclesiale con tutte le persone implicate con il mondo
della salute e della sanità: ammalati, familiari e operatori sanitari. Qualcuno
ha sottolineato l’importanza di adeguare la pastorale in questo campo
giudicandola al momento largamente insufficiente.
Qualcuno ha notato come la dimensione escatologica della Comunione eucaristica
emerga significativamente nel Santo Viatico. Per il fedele che riceve il
viatico, medicina di immortalità, si attua una certa contemporaneità della
morte con la pienezza della vita ed è dato il pegno della risurrezione della
carne. È stato infine ricordato il profondo valore teologico della Messa di
suffragio per i defunti.
IV. Eucaristia e popolo sacerdotale
Il Dies Domini
20. Il popolo cristiano – è stato detto - si riconosce visibilmente nel suo
radunarsi ogni domenica per la Santa Messa. Celebrando l’Eucaristia la comunità
ecclesiale partecipa sacramentalmente alla vittoria di Cristo sul male e sulla
morte. Nell’atto del radunarsi insieme i fedeli riscoprono la propria
appartenenza alla Chiesa. Lo fanno ascoltando la Parola di Dio, partecipando al
memoriale del dono redentivo di Cristo e lasciandosi inviare nel mondo quali
testimoni del mistero celebrato.
Per questa ragione molti interventi dei Padri hanno raccomandato la necessità
di ricuperare il valore profondo della domenica, in particolare nelle società
secolarizzate dove si è affievolito talora anche assai fortemente. Si è
domandato di aiutare i fedeli a riscoprire che senza la domenica non possiamo
vivere. In proposito un Padre ha sollevato la questione, delicata per molti
Paesi, del lavoro domenicale. La domenica caratterizza la vita della Chiesa
mentre esprime l’identità cristiana. Prima ancora che un precetto, la domenica
è un’espressione gioiosa dell’incontro dei fratelli in Cristo. Ha una notevole
rilevanza culturale e formativa. Educa inoltre all’autentico riposo.
Qualche intervento si è raccomandato di non sovraccaricare le domeniche con
giornate celebrative di vario contenuto per non oscurare il carattere peculiare
del Dies Domini.
Il Vescovo ed i presbiteri
21. La responsabilità del vescovo nei confronti della vita liturgica della
diocesi e, in modo particolare, della celebrazione dell’Eucaristia, è stata
ricordata in aula più volte, anche facendo riferimento al suo legame con la
chiesa cattedrale. Soprattutto però i Padri hanno sottolineato il nesso
sacramentale che lega i presbiteri al loro Vescovo. Unanime è stato il senso di
gratitudine nei confronti dei sacerdoti che dedicano la loro vita al ministero
pastorale. Abusi e defezioni non sono in grado di oscurare neppure lontanamente
lo zelo con cui la stragrande maggioranza di sacerdoti vive la propria
vocazione e la propria missione. Alcuni interventi hanno sottolineato la
responsabilità del Vescovo nei confronti dei seminaristi e della loro adeguata
formazione che deve essere centrata sull’Eucaristia.
Per taluni bisogna dar più spazio, fin dal Seminario, ad adeguata formazione
liturgica dei sacerdoti particolarmente esplicitandone la radice teologica.
Diaconi permanenti e ministri straordinari della Comunione
22. Anche per i diaconi permanenti ed i ministri straordinari della Comunione è
stata richiesta da più voci una maggior formazione liturgica. Devono essere più
adeguatamente preparati a compiere il loro prezioso ministero.
Soprattutto nelle celebrazioni domenicali in attesa di sacerdote il loro
ministero appare di grande aiuto alla missione della Chiesa. Educando i fedeli
all’ascolto della Parola di Dio, alla lode e alla preghiera essi potranno
inculcare l’amore per l’Eucaristia. Qualche Padre ha sottolineato quanto sia
importante favorire, in quei contesti, un’ardente supplica perché il Signore
doni alla Sua Chiesa numerose vocazioni sacerdotali.
A proposito di queste assemblee alcuni interventi hanno rilevato un certo
rischio che i fedeli le confondano con la celebrazione eucaristica. Hanno
suggerito pertanto un ulteriore sforzo per rinvenire formule espressive che
scongiurino tale rischio. Un Padre si è domandato: fino a quando queste
comunità dovranno restare in attesa? Un altro ha chiesto che la giusta urgenza
sull’Eucaristia domenicale si accompagni al riconoscimento del valore delle
liturgie della Parola o di analoghe celebrazioni liturgiche.
Parrocchia e
piccole comunità
23. Il ruolo della parrocchia come dimora e scuola di preghiera in riferimento
alla celebrazione eucaristica è stato sottolineato più volte in aula. Essa
costituisce il luogo di riferimento fondamentale per il popolo di Dio. Nel
contempo un certo numero di Padri ha parlato della necessità di sostenere la
nascita di piccole comunità anche all’interno della parrocchie per permettere
un più approfondito cammino di riscoperta dell’iniziazione cristiana che
illumini meglio il nesso tra celebrazione eucaristica e vita cristiana.
All’interno di simili comunità vitali – ha suggerito qualche Padre – è più
facile affrontare tutte le circostanze della vita quotidiana, soprattutto nei
paesi in cui l’iniziativa delle sette è particolarmente aggressiva, al punto di
provocare, in qualche caso, un veloce decremento dell’appartenenza stessa alla
Chiesa cattolica. Un’appartenenza debole che isoli i cristiani diventa un
terreno fertile perché le sette trovino nuovi adepti. Tuttavia due o tre Padri
hanno espresso perplessità circa la moltiplicazione di celebrazioni
eucaristiche per piccoli gruppi soprattutto all’interno di una stessa comunità
parrocchiale: si potrebbe mettere a rischio la comunione ecclesiale.
La famiglia
24. Un certo numero di interventi ha sottolineato con forza l’importanza
decisiva della famiglia per l’educazione al valore dell’Eucaristia. Si è già
fatto cenno al nesso intrinseco che lega l’Eucaristia al Matrimonio cristiano.
La civiltà dell’amore poggia soprattutto su famiglie cristiane consapevoli
della propria vocazione e della propria missione ecclesiale. La famiglia,
vivaio di vocazioni, vivendo un nesso organico attraverso la parrocchia con la
Chiesa particolare, può meglio documentare la rilevanza dell’Eucaristia nella
vita quotidiana. Un’occasione straordinaria in proposito è senz’altro
costituita dalle celebrazioni della prima Comunione. Qualche Padre ha rilevato
l’importanza che la Prima comunione sia vissuta da tutta la comunità come
un’occasione privilegiata di formazione cristiana per tutta la famiglia e non
come un’occasione mondana cui talora si accompagnano sprechi e ostentazioni.
Essa può inoltre rappresentare un’occasione per inculcare nei fedeli il valore
della Santa Messa domenicale come gesto comune a tutta la famiglia.
Vita consacrata
25. L’Eucaristia “fa” la vita consacrata. Un Padre ha sottolineato che essa, in
quanto espressione peculiare della Chiesa Sposa che accoglie e rende fecondo il
dono del suo Sposo, concorre in modo speciale alla scoperta della dimensione
sponsale del mistero eucaristico. L’Eucaristia è il luogo privilegiato dove le
persone consacrate imparano a seguire Cristo alla luce dei consigli evangelici.
Qui trovano la forza per fare della loro esistenza un annuncio profetico.
I giovani
26. Come vivono e percepiscono i giovani il mistero eucaristico?, si sono
domandati non pochi Padri. Ne è emerso un panorama assai vario. Soprattutto
sotto l’impulso delle Giornate Mondiali della Gioventù il problema della
trasmissione del valore dell’Eucaristia alle nuove generazioni è oggetto di
particolare cura da parte dei pastori. Qualche intervento ha messo in evidenza
che le nuove generazioni, spesso influenzate dai grandi mutamenti culturali,
faticano a percepire adeguatamente il valore dell’Eucaristia. In non pochi
paesi la partecipazione dei giovani alla Messa domenicale crolla bruscamente al
termine dell’iniziazione cristiana. Un intervento ha messo in rilievo come il
tipo di razionalità e di cultura oggi prevalente renda particolarmente arduo
comprendere il mutamento sostanziale che avviene nella consacrazione del pane e
del vino. Anche da questa situazione viene una forte sfida all’educazione e
alla catechesi. Tanto più che nonostante l’abbandono della pratica domenicale
si può notare, quasi in contrappunto, l’esperienza di una certa rinascita
dell’adorazione eucaristica anche tra i giovani. Essi stessi a volte dichiarano
di essere affascinati da Cristo. A questo proposito più di un Padre ha
richiamato l’attenzione sulla preziosa azione dei movimenti ecclesiali e delle
nuove realtà aggregative per un’educazione cristiana fondata sull’Eucaristia e
sui sacramenti.
V. Eucaristia e missione
L’Eucaristia sorgente della missione
27. Per essere missionaria la Chiesa deve essere anche profondamente
eucaristica. L’Eucaristia è la sorgente vitale della missione. Ascoltando la
Parola di Dio, celebrando la morte e la risurrezione del Signore, unendoci in
comunione sacramentale con Lui siamo condotti ad un incontro personale e
comunitario con Cristo, di cui diventiamo veramente discepoli. L’Eucaristia
aiuta così l’azione missionaria in generale, e in modo del tutto speciale la
missione ad gentes. L’Eucaristia infatti identifica immediatamente la missione
con l’insostituibile annuncio di Cristo e impedisce che la necessaria
promozione umana, implicata nell’evangelizzazione, si riduca a pura sociologia.
Eucaristia e martirio
28. La missione della Chiesa inizia dalla testimonianza personale e comunitaria
del popolo cristiano alimentato dall’Eucaristia. In non poche zone della terra
la partecipazione all’Eucaristia ha potuto e può domandare di esporre la
propria vita. Alcuni Padri, provenienti da paesi in cui la vita di fede è
ancora minacciata a causa dell’assenza di libertà religiosa, hanno mostrato
come la stessa pratica della regolare celebrazione eucaristica assuma un forte
carattere testimoniale. Nell’Eucaristia, in forza dell’offerta che Cristo fa di
Sé al Padre, sono racchiusi tutti i sacrifici dei cristiani e tutte le
sofferenze degli uomini e donne di buona volontà. In Essa si vede veramente
che, per il dono dello Spirito, si completa ciò che manca ai patimenti di
Cristo. Diversi hanno sottolineato il nesso tra Eucaristia e martirio. Un Padre
ha aggiunto che non solo i nomi dei martiri sono proclamati nel canone romano,
ma che inserire reliquie dei martiri nell’altare rafforza questo legame. La
celebrazione memoriale del Sangue di Cristo sparso per amore dà pieno valore al
sangue versato dai martiri.
Eucaristia e dialogo interreligioso
29. Stante la crescente mobilità determinata soprattutto dagli imponenti flussi
migratori e la multiculturalità di molte società in cui la Chiesa vive ed
opera, un certo numero di Padri ha messo in evidenza l’occasionale
partecipazione, anche nutrita, di seguaci di altre religioni alla celebrazione
eucaristica. I Padri intervenuti in proposito hanno sottolineato la necessità
di un accompagnamento attento di queste persone, ma anche di rispettare la
natura del sacramento e dell’assemblea eucaristica. In particolare un Padre si
è raccomandato di spiegare loro perché non possono ricevere la santa Comunione
ricordando il lungo tempo di attesa e di preparazione che gli stessi catecumeni
debbono osservare.
Eucaristia e cultura
30. Attraverso la vita dei fedeli, trasformata dal dono eucaristico,
l’Eucaristia agisce come seme di una nuova cultura in vista di un’autentica
civiltà dell’amore. Questa nuova civiltà edifica la vita personale e
comunitaria a livello antropologico, cosmologico e sociale. Veramente
l’Eucaristia, ha rilevato più di un padre, è fonte di cultura. Se vissuta
coscientemente suggerisce ai fedeli le strade per una risposta alle
inquietudini dell’uomo del nostro tempo. Si rivela capace di intercettare la
nostalgia di mistero presente nella nostra cultura, che spesso si esprime
confusamente nella caduta idolatrica. Un Delegato fraterno ha ricordato che la
cultura che nasce dall’Incarnazione apprezza le diversità culturali e nel
contempo le sfida.
Dimensione antropologica
31. Non pochi Padri hanno fatto direttamente e indirettamente riferimento alla
dimensione antropologica insita nel dono eucaristico. Uno degli Auditores ha
parlato della necessità di un’antropologia eucaristica. Si è citato l’incipit,
ancora attuale, della Gaudium et spes. Le esigenze morali del singolo e della
comunità trovano nell’Eucaristia il loro contesto proprio perché in Essa si
instaura un giusto rapporto con Dio, con i fratelli e con l’universo intero.
L’Eucaristia può operare la “cristificazione” piena di tutte attività
dell’uomo. Gesù eucaristico rivela l’uomo a se stesso, facendogli scoprire la
sua vera identità, valorizza la sua libertà e, per mezzo della grazia, lo rende
una nuova creatura. Nell’offerta eucaristica del pane e del vino, frutti della
terra e del lavoro dell’uomo, vengono presentate a Dio anche tutta la ricchezza
e la povertà dell’umanità. Così si santifica il lavoro perché si domanda al
Cristo eucaristico che lo trasformi secondo il disegno del Padre.
Dimensione cosmologica
32. Poco si è parlato della dimensione cosmologica dell’Eucaristia. Non è
mancato tuttavia chi ha chiesto di ricuperare il valore del creato come dimora
e come risorsa, proprio ispirandosi ad una contemplazione grata e adorante del
dono eucaristico. Un Padre, ricordando che l’Eucaristia è fonte di luce che
permea tutto il cosmo, ha sottolineato la dimensione sacramentale di ogni
realtà. In essa ogni evento, ha aggiunto, possiede un carattere di segno
attraverso il quale Dio comunica Se stesso e ci interpella. La ‘forma
eucaristica’ dell’esistenza può favorire un’autentica metanoia in questo
ambito, rispondendo all’anelito di armonia col creato ed educando a prendersi
cura della terra e non a considerarla come un mero contenitore da sfruttare.
Dimensione sociale
33. Numerosi Padri, invece, hanno messo in evidenza la dimensione sociale
dell’Eucaristia. Hanno sottolineato con forza come Essa sia fonte privilegiata
di giustizia, di condivisione, di pace, di riconciliazione e di perdono. Senza
questa dimensione sociale, per altro intrinseca all’azione eucaristica, le
nostre celebrazioni rischiano di diventare formali. In particolare si è
sottolineato l’improcrastinabile dovere di chi partecipa all’Eucaristia di
farsi carico delle situazioni di estrema indigenza e di endemica miseria in cui
vivono molti popoli del Sud del pianeta, con un particolare riferimento ai
bambini e alle donne. Un’autentica condivisione dei beni e un’instancabile
opera di pacificazione deve consentire a tutti i cristiani di operare per
ristabilire la fraternità e la solidarietà spesso violate. Il mistero
eucaristico, se vissuto autenticamente come comunione con la commozione di Gesù
per le folle, ha la intrinseca capacità di mobilitare i fedeli ad una efficace
iniziativa sociale in favore di tutti gli uomini, in particolare dei poveri,
degli emarginati, dei migranti e dei carcerati.
Conviene in proposito sottolineare che tre Padri hanno messo in evidenza la
questione della necessaria coerenza delle scelte politiche con la
partecipazione alla Comunione sacramentale, richiamando la grave
responsabilità, soprattutto di legislatori e governanti, in merito alla
promozione di una società giusta, solidale e rispettosa della vita e della famiglia.
Seconda Parte
L’azione eucaristia
I. Sulla scia della riforma liturgica
Riforma liturgica
34. Non pochi Padri hanno ricordato con gratitudine il benefico influsso che la
riforma liturgica, attuata a partire dal Concilio Vaticano II, ha avuto per la
vita della Chiesa. È stata in particolare richiamata la ricchezza del Messale
Romano. Qualcuno non ha mancato di rilevare fraintendimenti ed abusi. Si sono
verificati nel passato ma sono presenti ancor oggi, anche se in forma ridotta.
Tuttavia, simili episodi non possono oscurare la bontà della riforma; piuttosto
urgono ad una maggior attenzione nei confronti dell’ars celebrandi da cui
dipende l’actuosa participatio.
Celebrazione eucaristica e senso del mistero
35. Molti Padri sinodali hanno auspicato il ricupero, a partire dalla
celebrazione eucaristica come actio Dei, dell’importanza del mistero nelle sue
diverse accezioni: mistero trinitario, mistero pasquale, mistero sacramentale,
mistero sponsale e, più in generale, mistero d’amore. Si è anche insistito
sull’unicità della dimensione salvifica del mistero eucaristico. Bisogna quindi
aiutare i fedeli a viverlo come sorgente di senso per l’uomo contemporaneo. Ciò
esige che sia rispettata la sua origine divina che richiede l’autentica ars
celebrandi.
Mistagogia
36. Soprattutto nel contesto dei numerosi richiami alla catechesi liturgica ha
trovato un posto di rilievo il tema della mistagogia. Essa consente di
affrontare una delle principali sfide per la fede posta dalla dominante
cultura, spesso secolarizzata, che tende a non dare spessore reale al mistero o
a ridurlo in termini irrazionali. Rinnovando lo stile di vita del cristiano la
mistagogia consente di porre l’Eucaristia al centro dell’esistenza. Per i Padri
che ne hanno sostenuto l’importanza la mistagogia permette di vivere la
liturgia come un insieme unitario ed articolato di gesti, azioni, parole,
processioni che impiega spazi, arredi, e suppellettili. Essa diventa così una
via maestra per iniziare il fedele al mistero che viene celebrato; consente una
genuina comprensione dell’esperienza celebrativa così che dall’agire liturgico
scaturisca un approfondimento del senso dell’agire salvifico di Dio. Infatti
l’azione liturgica, se rispetta tutte le sue dimensioni, contiene già in se
stessa la capacità di introdurre ai misteri cristiani, mostrando la loro
incidenza nella vita quotidiana.
Bellezza, arte e
architettura
37. Arte e architettura sacra non sono elementi secondari per l’azione
liturgica. Nella disceptatio sinodale non sono mancati richiami a che i
progettisti di chiese rispettino ed esaltino la specificità del luogo di culto
cristiano, la cui presenza nel territorio deve esprimere la bellezza del
mistero eucaristico ivi celebrato. Nella liturgia, la dinamica dello spazio
sacro trasmette una tradizione che è garante attraverso i secoli della
continuità ed autenticità della stessa fede apostolica: la bellezza e il decoro
dello spazio sacro e di tutto ciò che riguarda l’Eucaristia comunica in un
certo modo la bellezza stessa di Dio, della Chiesa e dell’incontro con l’Amato
presente. L’organizzazione spaziale e il decoro dell’area liturgica, infatti,
veicolano la tradizione ecclesiale, ne mostrano la continuità e l’autenticità.
È stato ricordato da parte di un Padre che la vera bellezza – non la sua
superficiale riduzione estetizzante – disarma; la bellezza della liturgia non è
culto dell’apparenza, ma è ciò che permette di passare dal “per sé” al “più
grande di sé”.
II. La struttura della celebrazione liturgica
Non sono mancati in aula richiami alla necessità di rispettare la struttura
celebrativa del rito eucaristico. Questa, tra l’altro, rappresenta la via
oggettiva per evitare abusi.
Liturgia della Parola
38. L’originalità e la bellezza della Liturgia della Parola nell’Eucaristia
dipende dal suo essere sempre memoria dell’avvenimento che dà origine alla
stessa comunità che sta celebrando. Un Padre ha rilevato che la Liturgia della
Parola esige fedeltà al calendario liturgico, all’ordine delle letture
soprattutto dell’Eucaristia domenicale. Questo domanda inoltre un’adeguata
conoscenza del lezionario domenicale e festivo; richiede una precisa cura
perché la Parola di Dio sia proclamata nel migliore dei modi possibili. La
promozione di gruppi biblici che lavorino sulle letture domenicali può essere
un valido aiuto. Più in generale la diffusione di gruppi di ascolto della
Parola di Dio che facciano ricorso alle diverse forme di lectio divina già
costituisce, ha notato qualche Padre, un buon patrimonio per le nostre Chiese.
Qualcuno ha raccomandato di suggerire ai fedeli di dotarsi di un piccolo
messale per la meditazione personale o comunitaria, magari in famiglia.
Omelia
39. Diversi Padri sinodali hanno parlato dell’importanza dell’omelia, elemento
costitutivo della Liturgia della Parola. Essa dev’essere sempre oggetto di
adeguata preparazione da parte dei ministri e deve introdurre i fedeli che
ascoltano la Parola di Dio nel mistero celebrato. Omelie povere allontanano i
fedeli. Come qualche Padre ha sottolineato questo significa riconoscere il carattere
mistagogico dell’omelia. Più di una voce ha raccomandato che la preparazione si
basi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura. Inoltre due Padri hanno
ricordato anche l’opportunità di omelia tematiche o dottrinali che pongano in
riferimento il Lezionario al Catechismo della Chiesa Cattolica e al suo
Compendio, auspicando che vengano preparati a livello nazionale sussidi
adeguati per il clero. Ciò anche per evitare che l’omelia sia sostituita dalla
catechesi.
Presentazione dei doni
40. Qualche Padre ha rilevato che, soprattutto nel momento della presentazione
dei doni, si sono sviluppate pratiche che richiedono un equilibrato giudizio.
Si assiste ad un ampliamento eccessivo del numero dei doni che sarebbe teso a
meglio simbolizzare aspetti od eventi particolarmente significativi per una
determinata comunità. Taluni Padri hanno notato che questa scelta può aiutare
un’inculturazione liturgica rispettosa del mistero celebrato. Altri hanno però
raccomandato che i troppi “segni” non oscurino l’insostituibile centralità dei
doni del pane e del vino.
Preghiere eucaristiche
41. Si è ricordato che il tesoro liturgico della Chiesa in Oriente e Occidente
si esprime in modo particolare nelle diverse preghiere eucaristiche. In
proposito sono state sollevate alcune questioni particolari: la necessità di
una corretta traduzione dei testi originali nelle lingue vernacole, la
possibilità di arricchire testi già approvati, la necessità di meglio
valorizzare l’epiclesi ed il suo rapporto con le parole dell’istituzione,
l’eventuale inserimento di altre acclamazioni da parte del popolo...
Ringraziamento e invio
42. Due interventi hanno invitato a non trascurare il momento del
ringraziamento, espressivo anche dell’etimo della parola Eucaristia. Per
favorire ulteriormente la dimensione di ringraziamento da cui sgorga la
missione, alcuni Padri hanno sottolineato l’importanza di fare più
frequentemente ricorso alle benedizioni solenni già previste dal messale. Un
Padre ha suggerito la possibilità di articolare meglio in senso missionario
l’ite missa est.
III. Ars celebrandi
Fede e celebrazione
43. Ripetutamente è stato rilevato in aula che l’ars celebrandi dipende in
grande misura dalla maturità della fede eucaristica di chi partecipa alla
celebrazione, soprattutto di chi la presiede. L’ars celebrandi quindi implica
una forte spiritualità eucaristica ed un’adeguata formazione
teologico-liturgica. Non può essere ridotta al pur necessario rispetto delle
rubriche liturgiche.
Formazione liturgica
44. Con grande insistenza è stata fatta presente in aula la necessità di
provvedere, fin dall’educazione seminaristica, ad un’adeguata formazione
teologico-liturgica dei sacerdoti. Questa formazione è inoltre doverosa per
tutti coloro che sono chiamati a svolgere un servizio liturgico (diaconi,
accoliti, lettori, ministranti...). Più in generale dev’essere rivolta,
mediante la normale educazione catechistica, a tutto il popolo dei fedeli.
Silenzio, parola e canto
45. A più riprese si è sottolineata l’importanza del silenzio nella liturgia.
Si è riscontrato un eccesso di verbalizzazione che può trasformare la
celebrazione in spettacolo e la sinassi eucaristica in una comune assemblea.
Taluni Padri hanno posto l’accento su certe espressioni musicali che non
rispecchiano l’indole liturgica.
Segni, gesti e simboli
46. Alcuni Padri sinodali hanno sottolineato l’importanza di una più
equilibrata relazione tra la dimensione verticale e quella orizzontale nei
gesti e nei canti della Messa, ponendo attenzione alla necessaria sacralità
degli atteggiamenti del corpo. In merito, qualche Padre ha manifestato
perplessità di fronte a due situazioni specifiche: le grandi concelebrazioni e
la comunione nella mano. In modo particolare un Padre si è interrogato
sull’opportunità di rivedere talune norme nel caso di concelebrazioni con
notevole concorso di popolo.
Qualcuno ha insistito sul bisogno di ri-valorizzare i simboli liturgici,
l’espressione artistica del canto, il decoro dello spazio sacro e delle vesti
liturgiche.
Un riferimento è stato fatto anche all’uso della danza nella liturgia, tema per
il quale sembrano mancare tuttora dei criteri sufficientemente chiari. Facendo
leva sulla dimensione creativa della liturgia e con attenzione
all’inculturazione tali gesti possono costituire un aiuto a cogliere più
pienamente il senso del mistero. Tuttavia qualcuno ha parlato di non pochi i
rischi in materia.
IV. Actuosa partecipatio
Partecipazione dei fedeli
47. Uno degli elementi che più ha favorito la riforma liturgica è stata la
partecipazione dei fedeli, aiutata in modo considerevole dall’introduzione
delle lingue vernacole. I Padri, tuttavia, hanno affermato che si deve vigilare
perché tale partecipazione non si limiti ad un atteggiamento esteriore ma,
sulle orme di Maria ‘donna eucaristica’, diventi un vero “agire” liturgico, un
lasciarsi incorporare, attraverso l’Eucaristia, alla comunione della Chiesa. I
fedeli partecipano con pienezza quando tutta la loro vita è accoglienza di Dio,
ascolto della Parola, docilità allo Spirito, quando è adorazione e azione di
grazia, rinnovamento della nuova alleanza, quando tutta l’esistenza diventa
offerta, comunione, sacrificio, impetrazione e espiazione, dono gratuito di sé,
in Dio, per i fratelli. In definitiva quando la partecipazione all’Eucaristia
fa della vita dei fedeli un’autentica logikē latreia.
Inculturazione liturgica
48. Per ogni Chiesa particolare il modo di vivere l’Eucaristia è inseparabile
dalla propria cultura e dalla propria storia. L’Eucaristia infatti è data dal
Signore alla Chiesa che vive sempre in un determinato popolo. Questa è la
ragione profonda dell’inculturazione liturgica messa in rilievo da numerosi
Padri. Una splendida testimonianza vitale di questo dato storico è
rappresentata dai riti e dalle tradizioni delle Chiese Orientali. La traduzione
dei testi liturgici, l’incorporazione di gesti ed espressioni provenienti dalle
culture in cui vive la Chiesa ed altri aspetti connessi al tema, dovrebbero
suggerire nuovi elementi che non alterino però l’essenza del mistero della
fede. L’imprescindibile tema dell’inculturazione domanda, a giudizio di non
pochi Padri, ulteriori approfondimenti. Soprattutto mediante l’individuazione
di adeguati criteri di discernimento riguardo alle sue condizioni e metodi di
attuazione. Qualche Padre ha suggerito di valorizzare la responsabilità delle
Conferenze Episcopali in proposito. Sempre in questo ambito, qualcuno ha
chiesto una rigorosa fedeltà alle rubriche.
Assemblee domenicali in attesa di sacerdote
49. Una piena partecipazione è oggettivamente impedita a molti fedeli di
comunità in cui non si può celebrare l’Eucaristia ogni domenica. Oltre alla già
citata questione della scarsità dei sacerdoti, diversi Padri hanno domandato in
aula chiarimenti circa la natura e la struttura delle assemblee domenicali in
attesa di sacerdote, soprattutto in riferimento alla distribuzione della santa
Comunione. Senza misconoscerne l’oggettivo valore, ci si è domandati: come
aiutare concretamente il popolo cristiano a non confonderle con l’Eucaristia?
Trasmissione televisiva dell’Eucaristia
50. È stata rilevata l’importanza della trasmissione televisiva dell’Eucaristia
quale strumento di evangelizzazione, come si è visto in modo clamoroso in
occasione della morte del servo di Dio Giovanni Paolo II. Oltretutto essa
sostiene la vita cristiana di tanti malati e anziani. A questo proposito si è
raccomandata la necessità di una particolare cura della celebrazione, in modo
di favorire un’ampia diffusione dell’ars celebrandi. Si è tuttavia ricordata
l’importanza di richiamare i fedeli al fatto che, in condizioni normali, la
trasmissione televisiva di per sé non adempie il precetto domenicale.
Conclusione
51. Come i due di Emmaus anche noi, Beatissimo Padre, Fratelli nell’Episcopato,
Auditores, Adiutores e Assistenti, riconosciuto il Risorto nello spezzare del
Pane abbiamo preso forza e percorso un buon tratto di cammino. Ammessi alla Sua
presenza per compiere il servizio sacerdotale ci accingiamo ora alla parte più
delicata del nostro lavoro. Stupiti dalla bellezza della forma eucaristica
vogliamo meglio assimilarla attraverso l’esame articolato di tutti gli aspetti
delle meraviglie della grazia che scaturisce dal Corpo donato e dal Sangue
versato di Cristo. Lo facciamo per consentire al popolo santo di Dio,
pellegrino nella storia, di testimoniare lo splendore di Gesù Cristo morto e
risorto propter nos homines a tutti i nostri fratelli uomini, di qualunque età,
razza, ceto e religione. Annunciamo la Sua morte, proclamiamo la Sua
risurrezione, nell’attesa della Sua venuta. Il frutto del secondo tratto del
nostro cammino saranno le Propositiones che offriremo al discernimento proprio
del carisma del Successore di Pietro. È un lavoro che compiremo ancora una
volta in tutta libertà e parresia, perché intendiamo farlo in tutta umiltà. Siamo
infatti consapevoli che l’Eucaristia, in quanto dono, è intrinsecamente
connessa alla testimonianza che, come ci è stato richiamato, può giungere fino
al martirio. Ma il martyrein è esso stesso dono che un’altra volta chiede
umiltà. Ce lo ricorda la bella traduzione italiana del prefazio dei martiri:
«Padre che riveli nei deboli la Tua potenza e doni agli inermi la forza del
martirio».
Questioni per i Circoli Minori
1. Come educare il popolo cristiano alla fede eucaristica con particolare
riferimento all’annuncio, alla predicazione, alla catechesi e alla
testimonianza soprattutto nel contesto della globalizzazione e della
secolarizzazione? Come assicurare una presentazione integrale di tutte le
dimensioni dell’Eucaristia (mistero pasquale e trinitario, sacrificio, presenza
reale, memoriale della nuova alleanza, banchetto e comunione, dono dello
Spirito, escatologia, novità radicale del culto cristiano, logikē
latreia)?
2. Come aiutare il popolo cristiano a cogliere l’intrinseco legame tra
l’Eucaristia e la vita quotidiana, tra il mistero celebrato e l’offerta della
propria vita a livello personale e sociale, tra la fede professata ed i
comportamenti pubblicamente rilevanti (dimensione antropologica)?
3. Come rispondere all’urgente dovere di offrire il dono eucaristico in modo
regolare a tutti i fedeli, anche nei paesi di missione e con scarsità di
sacerdoti? Quale struttura e modalità per le assemblee liturgiche domenicali in
attesa di sacerdote?
4. Come aiutare il popolo cristiano a promuovere l’adorazione eucaristica che
nasce dalla celebrazione liturgica e ad essa conduce?
5. Come l’Eucaristia e l’ecclesiologia che ne deriva possono diventare
principio e forma per attuare importanti aspetti della vita ecclesiale
(sinodalità, rappresentanza, ecumenismo e dialogo interreligioso...)?
6. Come ricuperare l’integralità dell’iniziazione cristiana (battesimo,
confermazione ed Eucaristia) per i fanciulli, per i giovani, per gli adulti?
Come illustrare, in particolare, il nesso tra l’Eucaristia e la Riconciliazione?
Come aiutare i fedeli a vivere il cammino di conversione richiesto
dall’Eucaristia?
7. Come promuovere un’accogliente pastorale di comunione per quanti vivono in
una situazione che impedisce l’accesso alla riconciliazione sacramentale e
all’Eucaristia (conviventi, divorziati risposati, battezzati sposati solo
civilmente…)?
8. Come educare il popolo dei fedeli alla centralità della celebrazione
eucaristica domenicale? Quali strade per una più adeguata formazione
teologico-liturgica (ars celebrandi) dei presbiteri, dei diaconi, e degli
attori dei vari ministeri?
9. Quali criteri per meglio ordinare le molteplici celebrazioni eucaristiche da
parte di piccole comunità all’interno della stessa comunità parrocchiale (messe
con bambini, con giovani, con gruppi particolari…)?
10. Come la celebrazione eucaristica può essere vissuta dagli ammalati e dagli
anziani? In particolare come far partecipare all’Eucaristia i malati psichici e
sulla base di quali criteri amministrare loro la santa Comunione?
11. In che modo le nostre celebrazioni possono meglio favorire nei fedeli un
impegno missionario in tutti gli ambienti di vita attraverso la testimonianza?
Come educare tutti i fedeli al rapporto tra Eucaristia e missione ad gentes?
12. Come le nostre celebrazioni possono educare la responsabilità sociale dei
fedeli in particolare negli ambiti della giustizia, della solidarietà, della
condivisione, della pace, della riconciliazione e del perdono?
13. Cosa suggerire per educare il popolo cristiano alla dimensione cosmologica
dell’Eucaristia?
14. Come educare il popolo cristiano ad una partecipazione piena, consapevole,
actuosa e feconda alla santa Eucaristia? Come rieducare nei paesi della nuova
evangelizzazione il popolo cristiano al senso del mistero celebrato? Quale
posto per la mistagogia?
15. Quali criteri di carattere generale e particolare suggerire per l’impiego
dell’arte e dell’architettura al servizio della bellezza della liturgia?
16. Si considera opportuno rivedere qualche aspetto particolare del rito romano
(ite missa est, pax..)?
17. Quali criteri per una corretta inculturazione liturgica dell’unico mistero
eucaristico che favorisca l’actuosa participatio dei fedeli nei diversi
contesti culturali?
[00302-01.07] [NNNNN] [Testo originale: latino]
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