♦ LA CAPPELLA DEL SINODO
Il progetto e gli arredi della Cappella del Sinodo si propongono di comunicare
e celebrare i concetti teologici di comunione e collegialità che stanno alla
base del Sinodo dei Vescovi, che si riunisce in assemblea, cum Petro et sub
Petro. Pertanto, il Collegio Episcopale figura largamente nel progetto e nelle
decorazioni artistiche della Cappella, traendo ispirazione, in particolare, da
due fondamentali passi biblici, Atti degli Apostoli, 2, 1-4 e Giovanni 20,
19-29, che trattano entrambi della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli
riuniti.
Sebbene la Chiesa sia stata generata misticamente con la crocifissione di
Cristo, scaturendo, secondo Sant’Agostino, come la nuova Eva dalla costola del
nuovo Adamo, essa ha coerentemente insegnato che la prima venuta della Chiesa
stessa nel mondo si realizzò nel giorno della Pentecoste, quando lo Spirito
Santo discese sotto forma di lingue di fuoco sugli Apostoli, riuniti con Maria,
Madre di Gesù, nella stanza superiore o Cenacolo. Dal momento che questo è un
evento particolarmente potente nella vita del Collegio Episcopale in quanto
gruppo, e quindi della Chiesa, il progetto della Cappella intende ricreare sul
piano visivo l’esperienza della Pentecoste (cfr. At 2, 1-4).
La vetrata istoriata ovale del soffitto rappresenta lo Spirito Santo sotto
forma di colomba su uno sfondo dorato triangolare che richiama la Santissima
Trinità, fonte di comunione nell’episcopato e nella Chiesa nel suo complesso.
L’effetto creato dal vetro, di varie tonalità di rosso, giallo e arancio,
sottolinea la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco che
resero gli Apostoli eloquenti testimoni di Cristo. Le caratteristiche di
luminosità e di calore del fuoco corrispondono altresì all’illuminazione
(saggezza) e alla forza (zelo), elementi che caratterizzarono la missione di
Pietro e degli Apostoli. Lo Spirito Santo continua a essere la forza dinamica
nella missione pastorale del Papa e del Collegio Episcopale, in particolare
nella celebrazione del Sinodo.
Secondo le testimonianze bibliche, il Cenacolo, o stanza superiore, cioè il
luogo della discesa dello Spirito Santo, come si è visto più sopra, era anche
la sala dove Gesù celebrò la cena di Pasqua durante la quale istituì i
Sacramenti del Sacerdozio e dell’Eucaristia. L’ambientazione nel Cenacolo
diventa pertanto un simbolo non soltanto della condivisione della dignità
episcopale, ma anche del principio della sua unità. Questi concetti di
comunione e di collegialità sono indicati dagli arredi posti direttamente sotto
la vetrata che raffigura lo Spirito Santo: un inginocchiatoio centrale richiama
il Santo Padre, Successore di San Pietro, circondato da panche e inginocchiatoi
che simboleggiano gli altri undici Apostoli. La disposizione delle sedie in un
ovale, invece del normale allineamento consecutivo dei banchi o delle sedie che
inizia all’ingresso e procede verso la parte anteriore della cappella,
contribuisce a evidenziare l’azione unitaria del collegio riunito “in Pietro e
intorno a lui”. Al contempo, tutti - compreso chi osserva - sono attratti verso
l’altare e il tabernacolo in un incontro con il Cristo mistico presente nell’Eucaristia,
il quale, nell’apparizione di Pasqua al Collegio Episcopale, ricordata da San
Giovanni, è ritto in piedi in mezzo al collegio e “alita” o effonde il suo
Spirito Santo (cfr. Gv 20, 19-29), conferendo loro l’autorità e il potere di
Vescovi. Le due statue bronzee di San Pietro e San Paolo, situate nelle due
nicchie in fondo alla Cappella, simboleggiano l’universalità della Chiesa e la
vocazione dell’episcopato.
Il suddetto tema è ribadito dalla decorazione della porta a vetri all’ingresso
della Cappella: una mitra centrale recante le chiavi apostoliche a indicare
Pietro, circondata da undici mitre che annunciano il tema della cappella. Le
mitre sono riunite in un cerchio che indica la loro unità collegiale attraverso
il dono della Comunione Trinitaria.
Continuando sul tema della collegialità e della comunione del Collegio
Apostolico, l’altare ricorda la prua di una barca che solleva delle onde. Il
Nuovo Testamento contiene molti passaggi in cui una barca costituisce
l’ambientazione di esperienze significative per gli apostoli come gruppo o
collegio.
Quando Gesù placa i venti e il mare, gli Apostoli, riuniti a bordo di
un’imbarcazione, ricevono per la prima volta la rivelazione che Gesù è più di
un semplice uomo. Essi si stupiscono: “Chi è dunque costui che dà ordini ai
venti e all’acqua e gli obbediscono?” (cfr. Mt 8, 23-27; Lc 8, 22-25; Mc 4,
37-41).
Gesù fa salire gli Apostoli su una barca in modo da trovarsi solo con loro per
ammaestrarli (cfr. Mc 6, 32).
Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù fa uscire gli Apostoli in
barca sul mare di Galilea. Sebbene trascorra la notte in preghiera sulla
collina, il Signore non perde mai di vista gli Apostoli. Quando si alza una
tempesta, Gesù si dirige verso di loro camminando sulle acque e dicendo: “Sono
io: non temete”. Una volta salito sulla barca, questa raggiunge immediatamente
la riva e gli Apostoli rimangono perplessi, perché - come racconta Marco - non
hanno compreso il significato della moltiplicazione dei pani e dei pesci (cfr.
Gv 6, 16-21; Mt 14, 22-27; Mc 6, 45).
La barca ha un significato speciale non soltanto per il Collegio Apostolico, ma
per la persona di Pietro.
Nella serie delle apparizioni pasquali, è dalla barca di Pietro che gli
Apostoli (Pietro, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Bartolomeo e altri due), dopo
aver pescato un’enorme quantità di pesci, riconoscono il Cristo Risorto sulla
riva (cfr. Gv 21, 1-8).
Gesù predica da una barca, presumibilmente quella di Pietro, alla folla riunita
sulla sponda (cfr. Mt 13, 2; Mc 3, 9; 4, 1).
La fede di Pietro è confermata da Cristo, di fronte agli altri Apostoli, dopo
che Cristo gli ordina di venire a Lui camminando sulle acque. In seguito a
questo episodio, gli Apostoli adorano il Signore ed esclamano: “Tu sei
veramente il Figlio di Dio!” (cfr. Mt 14, 28-33).
In un altro episodio successivo alla Risurrezione, è dalla barca di Pietro che
gli Apostoli, su richiesta di Gesù, calano le loro reti e fanno la pesca
miracolosa. Pietro allora è quello che trae a riva la rete piena di pesci (cfr.
Gv 21, 4-11), simbolo della Chiesa.
Oltre alle associazioni appena menzionate, la barca ha anche un significato
eucaristico per quanto riguarda il Collegio Apostolico e quindi avvalora l’uso
di questo simbolo come base dell’altare che custodisce il Santissimo
Sacramento.
Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si avvia con i suoi Apostoli
su una barca, e pronuncia il suo sermone “sul lievito dei Farisei” (Mt 16,
5-12; Mc 8, 14).
Un riferimento biblico all’Eucaristia, particolarmente significativo, si trova
nel Vangelo di Marco. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, che
prefigura l’Eucaristia, le Scritture dicono che gli Apostoli non recarono con
sé altro che “un solo pane” (cfr. Mc 8, 14). In questo, è implicito che Gesù è
quel “solo pane” di Pane celeste. In questo caso Gesù cerca di far dire loro
qual è il significato del miracolo dei pani e dei pesci oltre che delle Sue
parole e dei Suoi ammaestramenti sull’Eucaristia in quell’evento miracoloso.
La barca è usata anche come simbolo dell’intera Chiesa, spesso definita la
“Barca di Pietro”. In questo senso, il crocifisso completa opportunamente
l’albero dell’umile barca da pesca di Pietro. Il movimento della scultura,
compreso quello dei pezzi di tessuto, simili a un sudario, che si trovano sul
retro - un accenno al sudario e alla Risurrezione - rappresenta un’ulteriore
associazione con l’opera dello Spirito Santo, che fornisce il “vento” per le
vele della Barca di Pietro, vento che sempre sospinge la Chiesa in avanti nel
tempo verso il Signore, in adempimento della promessa.
Il semplice tabernacolo bronzeo reca i tradizionali covoni di grano e grappoli
d’uva per l’Eucaristia. I pesci, che indicano Pietro il pescatore e la missione
degli Apostoli che sono “pescatori di uomini” (Mt 4, 19; Mc 1, 17), si trovano
anch’essi sul tabernacolo, sui candelabri e sulla lampada votiva. Il pesce è
anche l’antico simbolo di Cristo, disegnato usando la parola greca
ΙΧΘϒΣ, cioè “pesce”, che è anche
l’acronimo della frase: “Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore”.
Le stazioni della Croce, realizzate in madreperla in Palestina, richiamano la
sequela di Cristo, la vocazione che i Vescovi condividono con ogni cristiano
nella Chiesa.
La statua di Maria, dedicata a Nostra Signora della Speranza, ricorda la
presenza della Madonna fra gli Apostoli raccolti in preghiera nel Cenacolo.
Ella tende la mano stupita davanti al prodigio della grazia di Dio, per
accogliere la fiamma dell’amore dello Spirito Santo e consentirle di dare
frutti. In quanto vera ancella e serva del Signore e del Suo Vangelo, e
immagine della Chiesa che genera misticamente figli, Maria è la Madre degli
Apostoli e dei loro successori. In effetti, gli Apostoli, riuniti intorno a
Maria nella stanza superiore, la guardano come guarderebbero uno specchio in
cui vedono se stessi come Chiesa, “Sposa di Cristo”.
[00006-01.06] [NNNNN] [Testo originale: inglese]
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