-- INTERVENTI IN
AULA (INIZIO)
Quindi, sono intervenuti i seguenti Padri:
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
- S.Em.R. Card. José SARAIVA
MARTINS, C.M.F., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi (CITTÀ DEL
VATICANO)
1. Tra i vari aspetti del Mistero eucaristico, va sottolineato, innanzitutto,
la sua essenziale dimensione pasquale, di cui parla, a varie riprese, l'IL.
"Non si può disgiungere la morte di Cristo dalla sua risurrezione"
(IL, 7). Questa appartiene, infatti, anch'essa, al sacrificio Redentore di
Cristo (Rom 4, 24-25). Egli è morto per risorgere. Il Venerdì Santo non avrebbe
alcun senso senza la Domenica di Risurrezione. Gesù non ha mai separato questi
due eventi salvifici. Anzi, Egli ha affermato sempre, con estrema chiarezza,
l'inscindibile legame tra di essi. Orbene, essendo l'Eucaristia la
ri-attualizzazione, nel tempo e nella storia, del Sacrificio di Cristo, essa
rende presente non soltanto la sua morte, ma anche la sua risurrezione (cf IL,
8), l'intero mistero pasquale. Lo sottolinea con forza l'Enciclica
"Ecclesia de Eucharistia", quando afferma che il "Sacrificio
eucaristico rende presente non solo il mistero della passione e della morte del
Salvatore, ma anche il mistero della sua risurrezione, in cui il Sacrificio
trova il suo coronamento" (EdE; 14). L'Eucaristia è, in altre parole, il
memoriale della Pasqua di Cristo.
2. E proprio in quanto memoriale della Pasqua di Cristo, l'Eucaristia è
"sorgente ed epifania di comunione" (MND, 19) sia nella sua
dimensione verticale, in rapporto cioè a Cristo, sia nella sua dimensione
orizzontale, cioè tra i suoi discepoli.
L'Eucaristia è, prima di tutto, la sorgente della più profonda, sublime e
radicale comunione con il Redentore. Alla richiesta dei discepoli di Emmaus di
rimanere con loro, Gesù rispose con un dono molto più grande: cioè mediante il
sacramento dell 'Eucaristia, trovò il modo di rimanere, non soltanto con loro,
ma in loro. Ricevere l'eucaristia è entrare in comunione profonda con Gesù.
"Rimanete in me ed io in voi" (Gv 15,4) (MND, 19).
Ma l'intima e misteriosa comunione con Cristo realizzata nell'Eucaristia, non
può essere né compresa né pienamente vissuta, al di fuori della "comunione
ecclesiale". La prima porta necessariamente alla seconda. Questa
scaturisce necessariamente da quella. La Chiesa, si legge nella MND, è il Corpo
di Cristo; si cammina 'con Cristo' nella misura in cui si è in rapporto 'con il
Corpo mistico' (MND, 20). L' "Ut unum sint” di Cristo si attua pienamente
nell' Eucaristia. Le prime comunità cristiane costituivano un "cuore solo
ed un'anima sola" in virtù della partecipazione al banchetto eucaristico,
alla "fractio panis".
L'Eucaristia, dunque, unendo vitalmente gli uomini a Cristo, li unisce anche
tra di loro. Lo stesso Cristo diviene, nell'Eucaristia, vincolo vivente tra i
membri del suo Corpo. L'Eucaristia abbatte tutte le barriere culturali e
sociali, per fare di tutti coloro che lo ricevono una sola Comunità di fede, di
speranza e di amore, per incamminarli verso quell'unità che trova il suo
modello e la sua perfezione nell'unità della stessa SS. Trinità. Ma, oltre ad
essere sorgente, l’Eucaristia è anche l'epifania o manifestazione della comunione
dei fedeli con Cristo e tra loro (cf MND, l9 ss.). Mai come nella celebrazione
dell'Eucaristia, la Chiesa è, ed appare, così perfettamente una, una koinonia,
una comunione. La Chiesa è una perché una è l'Eucaristia. Il Concilio parla di
"ecclesiologia di comunione": si tratta, ovviamente, di una
ecclesiologia di comunione eucaristica, perché radicata nel sacramento
dell'altare.
In questo contesto, va sottolineata, inoltre, la valenza fortemente ecumenica
dell' Eucaristia. Il vero ecumenismo, infatti, non consiste tanto nell'andare
noi verso i nostri fratelli separati o nel venire loro verso di noi, bensì
nell'andare, noi e loro, sotto la guida dello Spirito, verso Colui che ha
voluto rimanere con noi sotto le specie eucaristiche.
Fonte ed epifania della comunione ecclesiale, l'Eucaristia non può non essere
altresì sorgente inesauribile di gioia: di quella gioia pasquale che scaturisce
dal Signore Risorto presente nell’Eucaristia. I primi cristiani "nelle
loro case spezzavano il pane prendendo cibo con letizia e semplicità di cuore,
lodando Dio" (Att. 2,46-47).
[00021-01.05] [IN001] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Donald
William WUERL, Vescovo di Pittsburgh (STATI UNITI D'AMERICA)
Il nostro impegno catechetico si svolge, oggi, nel contesto di un mondo
altamente secolarizzato. Una delle sfide maggiori che dobbiamo affrontare come
seguaci di Cristo è la grande disparità tra ciò che vediamo nella fede come
orizzonte della vita e ciò che questa cultura secolare vede come obiettivo e
fine dell’esistenza. La nostra catechesi, specialmente sulle questioni della
morale e della giustizia sociale, non deve allontanarsi dal centro della fede,
ovvero la morte e la risurrezione di Cristo e la nostra partecipazione a questo
evento salvifico attraverso l’Eucaristia. Qualunque piano pastorale o
suggerimento emergerà per l’orientamento futuro del ministero pastorale della
Chiesa dovrà includere l’accento sul mistero fondante della presenza e
dell’azione permanente di Cristo nell’Eucaristia.
[00024-01.05] [IN004] [Testo originale: inglese]
- S.Em.R. Card. Stephen
Fumio HAMAO, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti (CITTÀ DEL VATICANO)
L’attuale panorama mondiale assistiamo a trasformazioni così grandi da
suscitare l’impressione che stia per comparire una nuova umanità. Cadono le
frontiere nazionali, popoli e razze si mescolano, si confrontano le culture, si
creano organismi sovranazionali, si ricerca un diritto internazionale, si
insegue l’unificazione sociale, politica e, soprattutto, economica, che va
sotto il nome di “globalizzazione”.
Si va così formando un unico mercato mondiale delle merci e delle idee. È un
grande vantaggio, ovviamente, ma questo processo comporta anche dei rischi. La
diversità è indubbiamente fonte di ricchezza, ma l’abbattimento delle frontiere
spesso non coincide con la “globalizzazione della solidarietà”. Si emanano
misure sempre più restrittive nei confronti dei migranti e dei rifugiati, si
adottano procedure sempre più severe per impedire ai disagiati dei Paesi poveri
del mondo la partecipazione al benessere dei Paesi ricchi; la diversità dello
straniero è considerata spesso come una minaccia anziché un beneficio di mutuo
arricchimento.
La Chiesa Cattolica non è solo “sparsa nei cinque continenti” ma è pure in
movimento fra di essi e il sacramento dell’Eucaristia le si offre come centro
di unificazione, punto di convergenza, dimensione qualificata dell’accoglienza
delle diversità nell’unità.
Uomini e donne in movimento, con proprie modalità che si radicano nella
cultura, nella tradizione, nel rito proprio, nell’uso della lingua vernacola,
nella devozione popolare, trovano nella celebrazione dell’Eucaristia il punto
fermo della loro vita, spesso frammentata e sconvolta: è Gesù Cristo incarnato,
morto e risorto, “tutto intero... sostanzialmente presente nella realtà del suo
Corpo e del suo Sangue”. Per questo, non basta dire che l’Eucaristia sta al
centro della comunità cristiana, bisogna anche dire che la Chiesa sta al centro
dell’Eucaristia!
La storia della Salvezza, nella quale anche le migrazioni hanno un posto
importante, ha al suo centro il sacrificio pasquale del Figlio di Dio e la sua
risurrezione e, pertanto, l’Eucaristia vi occupa un posto centrale. Infine,
l’Eucaristia tende al futuro escatologico, in quanto pregustazione del
banchetto del Regno, al quale l’umanità intera è chiamata a partecipare. Essa
ci proietta a vivere il “già” e il “non ancora” impegnandoci nel presente
storico a un adeguato e autentico processo di inculturazione.
L’Eucaristia celebrata con e dai fratelli e sorelle in mobilità è legame di
fraternità e sorgente di accoglienza, fonte di opere buone in quanto conduce
alla testimonianza dei valori evangelici nel mondo, nell’unità delle tre
dimensioni della vita cristiana, cioè liturgia-martyria-diaconia, per una nuova
evangelizzazione: nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua
espressione.
Ecco che, allora, l’Eucaristia manifesta il significato dell’esistenza
cristiana sulla terra come momento nel quale la Chiesa sperimenta il suo essere
in cammino, “viandante”, “emigrante”, “pellegrina”. L’Eucaristia è, dunque,
“l’alimento dei pellegrini”, il sacramento dell’esodo che continua, il
sacramento pasquale, cioè del “passaggio”, fino a raggiungere “l’eredità
eterna” del Regno di Dio nella comunione dei Santi.
[00025-01.07] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Robert LE
GALL, O.S.B., Vescovo di Mende (FRANCIA)
A più riprese l’Instrumentum laboris sottolinea come l’Eucaristia sia un dono e
un mistero (nn. 12, 25, 34, 35, 48, 86) al quale dobbiamo accedere e verso il
quale dobbiamo guidare con umiltà (n. 51) e in spirito d’adorazione (n. 65). In
tal senso s’insiste, come Papa Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio
ineunte, sul “primato della grazia” (n. 31).
In questo spirito, occorrerebbe mostrare meglio come nell’Eucaristia Dio è il
Protagonista che suscita la nostra azione e la rende grande. Il n. 25 va in
questa direzione, ma resta confuso. Sarebbe opportuno osservare più da vicino
l’insegnamento della Sacrosantum Concilium al n. 7, che esprime con chiarezza
la teologia della liturgia.
La ricchezza del n. 7 della Sacrosanctum Concilium sta nel suo riprendere la
definizione della liturgia proposta da Papa Pio XII nella Mediator Dei
completandola: il culto orienta l’uomo verso Dio grazie all’Uomo-Dio che ci
conduce al Padre; è questa la linea ascendente. Tuttavia, la linea discendente
(cfr. Dies Domini, n. 43), per la quale Dio viene a noi attraverso
l’Incarnazione redentrice, viene sempre prima: il Concilio la chiama
“santificazione”, mentre la linea ascendente è giustamente detta culto
integrale esercitato dall’intero Corpo mistico.
Per la qualità delle nostre celebrazioni è molto importante che si percepisca
chiaramente questa articolazione nell’Opus Dei - tale espressione è ripetuta
spesso nei primi numeri della Sacrosanctum Conclium - tra l’opus Dei facientis
e l’opus Ecclesiae, ovvero tra ciò che Dio fa per noi, con noi, e ciò che noi
facciamo per lui, con lui. È questo il senso della dossologia della Preghiera Eucaristica,
momento centrale della Messa. Si tratta di una chiave di tutta la vita
spirituale, dove il primato della grazia fa scaturire la parte migliore della
nostra libertà. Se “rendiamo grazie” è perché riceviamo la grazia.
[00026-01.04] [IN013] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. Philippe
GUENELEY, Vescovo di Langres (FRANCIA)
Una delle principali preoccupazioni dei Pastori nelle comunità cristiane è
l’iniziazione all’Eucaristia. Tale iniziazione riguarda i bambini che vengono
preparati alla prima comunione, come pure i giovani e gli adulti ai quali viene
proposto un percorso catecumenale adeguato alla loro età, che li conduce
progressivamente alla celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana,
da cui l’Eucaristia.
Ora, il legame tra il battesimo e l’Eucaristia non viene sufficientemente
sottolineato e il permanere della pratica eucaristica è reso difficile
l’indomani della prima partecipazione.
Sarebbe auspicabile che il Sinodo insistesse sullo stretto legame tra il
battesimo e l’Eucaristia, affinché essa appaia come culmine della vita
battesimale. Con i bambini piccoli che sono stati battezzati nei primi anni
d’età occorre una mistagogia affinché prendano coscienza che l’Eucaristia si
radica nella loro condizione di battezzati e alimenta realmente la vita
battesimale. Per i giovani e gli adulti, è opportuno che, nel periodo di
iniziazione ai sacramenti, la preparazione non sia focalizzata unicamente sul
battesimo e che l’iniziazione all’Eucaristia sia svolta congiuntamente a quella
del Battesimo. È consigliabile proporre ai catecumeni di assistere alle
celebrazioni eucaristiche prima di parteciparvi pienamente attraverso la
comunione.
Il contesto familiare e sociale è tale che esiste una certa ignoranza su che
cosa è l’Eucaristia. Se la pratica eucaristica è debole, forse è perché il
significato dell’Eucaristia non è stato scoperto. Occorre proporre delle
celebrazioni che preparino all’Eucaristia. Bisogna attuare un’autentica
pedagogia.
Uno sforzo notevole, che dà buoni frutti, viene svolto nelle nostre diocesi
nella preparazione al sacramento della cresima. Non è forse opportuno ispirarsi
a ciò che viene fatto a favore della cresima per iniziare all’Eucaristia?
[00027-01.04] [IN014] [Testo originale: francese]
- S.E.R. Mons. John Patrick
FOLEY, Arcivescovo titolare di Neapoli di Proconsolare, Presidente del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (CITTÀ DEL VATICANO)
Esprimere la richiesta che i vescovi del mondo possano trarre profitto dalla
possibilità di trasmettere televisivamente la liturgia e di porre grande
attenzione al modo in cui queste liturgie televisive vengono celebrate.
In molte diocesi, e in verità in molte nazioni, esiste ormai una tradizione di
teletrasmettere la liturgia di domenica e nei giorni di precetto. In seguito
alle visite che ho fatto in molti paesi e alla visione di videocassette posso
testimoniare che la maggior parte di queste liturgie televisive vengono
celebrate in modo rispettoso e che esprimono un’accurata preparazione. In ogni
caso, di tanto in tanto si potranno vedere singoli celebranti che si discostano
dalle norme liturgiche della Chiesa, e ciò può servire quantomeno a
disorientare, se non, forse, a diseducare alcuni spettatori, dando
l’impressione a taluni sacerdoti e alla gente che sia giustificato distanziarsi
dalle norme liturgiche perché lo si è visto fare alla televisione.
Le liturgie televisive dovrebbe essere considerate come normative per ciò che
vi è da aspettarsi nelle celebrazioni locali dell’Eucaristia. Il rispetto da
parte di chi celebra il rito e di chi vi prende parte, la fedeltà alle norme
liturgiche della Chiesa, la qualità della musica e la partecipazione dei fedeli
dovrebbero essere modelli di servizio liturgico, illuminanti per il fedele ed
edificanti per coloro che non condividono la nostra fede ma che magari possono
stare a guardare o essere in ascolto, anche per curiosità. Se assistere a una
liturgia televisiva non soddisfa l’obbligo domenicale, tuttavia può e dovrebbe
aiutare ad approfondire la vita spirituale di ciascuno. La teletrasmissione di
una liturgia non è solamente un servizio per il malato e l’anziano che non
possono assistere di persona alla Messa. Guardarla può costituire un’adeguata
preparazione per la partecipazione personale alla liturgia della Domenica oppure
può essere un momento in cui continuano il ringraziamento e la riflessione per
il fedele che è tornato a casa dopo il rito.
È interessante notare come il programma religioso regolarmente programmato in
assoluto più seguito nel mondo è la trasmissione della Messa di Mezzanotte a
Natale presieduta dal Santo Padre, che è vista in circa 75 nazioni. Un buon
numero di persone, anche tra i Protestanti, hanno detto che questa trasmissione
da Roma è diventata una tradizione natalizia per loro, e intere famiglie si
radunano intorno al televisore per essere uniti in preghiera con il Santo
Padre. Mentre alcuni paesi dell’Europa occidentale non trasmettono questa
celebrazione preferendo le liturgie locali, dirigenti televisivi di un certo
numero di Stati in America, Asia e Africa ci hanno detto quanto sono felici di
ricevere questo programma dal Vaticano. Con la liberalizzazione dei mezzi di
comunicazione sociale negli Stati Uniti, la Messa di Mezzanotte a Natale, dal
Vaticano, resta l’unico, ripeto, l’unico programma religioso regolarmente
trasmesso dalla principale rete televisiva.
La copertura, a livello mondiale, da parte dei mezzi di comunicazione sociale
delle celebrazioni liturgiche a Roma nello scorso aprile è stata, naturalmente,
ancora maggiore rispetto a quella riservata alle trasmissioni di Natale, della
Settimana Santa e di Pasqua, ma le opportunità che ci sono nei paesi e nelle
città del mondo per trasmissioni televisive liturgiche a frequenza settimanale
o almeno occasionale sono estremamente importanti per contribuire a soddisfare
la fame spirituale di milioni di persone che desiderano identificarsi con Gesù,
la via, la verità e la vita. Grazie!
[00028-01.04] [IN016] [Testo originale: inglese]
- S.B.R. Ignace Pierre VIII
ABDEL-AHAD, Patriarca di Antiochia dei Siri, Capo del Sinodo della Chiesa Sira
Cattolica (LIBANO)
Alcune delle prime comunità sire d’Antiochia sono sorte dalle comunità
giudeo-cristiane di Gerusalemme d’Antiochia e della Mesopotamia. Per questo,
passando al cristianesimo i cristiani d’Antiochia non si sono allontanati dalle
loro antiche tradizioni soprattutto delle feste ebraiche, come la Pasqua o
Pesah, in lingua ebraica, o Feshjo, in aramaico. Nel Signore essi hanno
individuato l’autentico Agnello pasquale e subito hanno stabilito, nelle loro
meditazioni, dei parallelismi tra l’agnello pasquale d’Egitto e l’Agnello
pasquale di Gerusalemme, che fu Gesù Cristo sulla croce, immolato già nel
Cenacolo come anticipazione.
Sant’Efrem ha sviluppato tale parallelismo scrivendo:
“In Egitto fu versato il sangue dell’agnello per la liberazione del popolo e a
Sion fu versato il sangue dell’Agnello della verità. Contemplando questi due
agnelli constatiamo le loro somiglianze e le loro divergenze. L’agnello
dell’Egitto fu come un mistero nell’ombra, mentre l’Agnello della verità è il
suo compimento.
L’Agnello pasquale, Gesù Cristo, con il suo sangue ha salvato il popolo dai
suoi errori, come l’agnello d’Egitto, dove ne furono offerti a migliaia, ma uno
solo ha salvato l’Egitto. Molti agnelli furono offerti, ma uno solo ha
dissipato l’errore. In Egitto il simbolo, ma nella Chiesa la realtà.
Il pane che il Signore mangiò con i discepoli a Pasqua, a Pesah, e che ha
spezzato, ha sostituito il pane azzimo che diede la morte a quanti lo
mangiarono.
La Chiesa ci dona il Pane di Vita in sostituzione del pane azzimo donato in
Egitto. Maria ci ha donato il Pane di Vita in sostituzione del pane di fatiche
donato da Eva”.
In questa spiritualità la Chiesa sira vive ogni domenica dell’anno il Mistero
Pasquale, tranne nelle domeniche d’Avvento e della Quaresima. È verso
l’Eucaristia che si volgono i fedeli per ottenere la purificazione dai peccati
e il “conforto di Vita”.
Pasqua, Pesho, ha il doppio significato di passaggio e gioia. L’Eucaristia,
Pane di Vita, gioia Pasquale, fa la gioia dei credenti. Il Dio Onnipotente si
abbassa ed è portato dai poveri esseri umani. Come dice l’anafora di San
Giacomo, “È l’Uva di Vita che quanti l’hanno crocifisso hanno pigiato senza
gustare e che i credenti hanno ricevuto senza staccarsene. È il Pane Celeste
che non affama quanti lo mangiano ed è la Bevanda spirituale che non asseta chi
la beve”.
Prima di ricevere il Pane Celeste, la comunità dei fedeli prega il Signora di
donarle labbra pure per ricevere il suo Corpo e di concederle di gioire del suo
Sangue. Offrendo il Corpo e il Sangue di Cristo, il sacerdote dice a chi si
comunica: “che la brace purificatrice del Corpo e del Sangue di Nostro Signore
Gesù Cristo serva per la remissione e il perdono dei tuoi peccati”.
Così l’Eucaristia viene sempre vissuta come un Mistero pasquale nella Chiesa
Sira d’Antiochia.
[00030-01.05] [IN017] [Testo originale: francese]
- Rev. P. Joseph William
TOBIN, C.SS.R., Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore
Il punto da cui desidero partire è la discussione del rapporto tra Eucaristia e
Penitenza trattato al n. 23 dell’Instrumentum Laboris.
L’Instrumentum Laboris fa spesso riferimento al rapporto tra Eucaristia e
Penitenza, e spesso il rapporto tra i due sacramenti è presentato come motivo
di preoccupazione. Come possiamo aiutare le persone a riacquistare affetto per
il sacramento della Penitenza e apprezzare il dono dell’Eucaristia come somma
motivazione per amare Dio che si è donato a noi?
Individuerò quattro livelli del problema, ovvero la comprensione ecclesiale,
sacramentale, morale e giuridica dell’Eucaristia e della Penitenza.
Dobbiamo affrontare problemi molto gravi per quanto riguarda la tensione tra la
celebrazione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Dovremmo partire
dalla dimensione ecclesiale dei due sacramenti per poi proseguire con una
presentazione sacramentale adeguata di entrambi. Alla luce di questi due
aspetti fondamentali, possiamo passare alle questioni sociali e ai problemi
giurisdizionali coinvolti. È questa una via migliore, e più fedele alla
Scrittura e alla tradizione, della tendenza a iniziare con gli aspetti morali e
disciplinari, che potrebbero provocare inutilmente delle divisioni nella
Chiesa. Le realtà umane di entrambi i sacramenti sono importanti, ma non tanto
fondamentali quanto il fatto che i sacramenti ricevono il loro significato più
profondo dal Mistero Pasquale di Cristo, che è la chiave per comprendere la
Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia e la liberazione dai vincoli dei peccati
gravi attraverso il sacramento della Penitenza.
[00029-01.04] [IN019] [Testo originale: inglese]]
- S.E.R. Mons. Bruno FORTE,
Arcivescovo di Chieti-Vasto (ITALIA)
Il capitolo II della Parte I dell’Instrumentum laboris è dedicato al tema
“Eucaristia e comunione ecclesiale”: in particolare il n. 11 tratta del mistero
eucaristico come “espressione di unità ecclesiale”. In altri passaggi si tocca
il rapporto fra eucaristia e Chiesa: così al n. 14 si parla dell’unità
eucaristica come manifestazione dell’unità ecclesiale o al n. 49 della
celebrazione dell’eucaristia come “atto della Chiesa nella sua universalità,
anteriore a qualsiasi distinzione particolare e locale”. Nonostante questi
richiami, mi sembra che restino poco valorizzate le potenzialità dell’ecclesiologia
eucaristica, di quel rapporto, cioè, fra l’Eucaristia e la Chiesa, che è stato
concepito dalla grande Tradizione cristiana come costitutivo ed essenziale per
l’essere e l’agire della Chiesa stessa. Ecco perché ritengo importante
sollecitare e proporre un approfondimento in questa direzione: basti solo
pensare che l’antichità cristiana designava con la stessa espressione “Corpus
Cristi” il corpo storico, il corpo eucaristico e il corpo ecclesiale di Cristo,
mostrando così le profonde connessioni del mistero dell’unità salvifica in
tutti i suoi aspetti. Si può affermare che per la coscienza della Chiesa
indivisa del primo millennio l’unità dell’eucaristia nella molteplicità delle
celebrazioni rappresenta efficacemente l’unità della “Catholica” nella
molteplicità delle comunità locali celebranti sotto la presidenza dei loro
Vescovi: la “pericoresi ecclesiologica” - immagine e somiglianza di quella
delle divine Persone - è partecipata alla Chiesa mediante il dono
dell’eucaristia. Via privilegiata per esprimere e realizzare questa
“pericoresi” ecclesiologica sono stati nella grande tradizione cattolica i
sinodi e i concili, che nella Chiesa antica avevano sempre un rapporto
esplicito e costitutivo con l’eucaristia. Ci si chiede come nel Sinodo dei Vescovi
questa “sinodalità” o “collegialità” dei Vescovi “cum Petro et sub Petro”,
fondata ed espressa nella “communio” eucaristica delle Chiese nell’unica
Chiesa, possa essere espressa e realizzata al meglio. Spetta, peraltro, al
Vescovo della Chiesa che presiede nell’amore, il Papa, indicare o stabilire
altre forme possibili che favoriscano l’esercizio della collegialità episcopale
nella luce della “communio” generata ed espressa dalla sinassi eucaristica.
[00032-01.04] [IN022] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Alberto
GIRALDO JARAMILLO, P.S.S., Arcivescovo di Medellín (COLOMBIA)
La famiglia è sempre stata una preoccupazione fondamentale nella vita e nel
Magistero di Giovanni Paolo II. Guidati dal suo insegnamento, riflettiamo su
tre punti.
1. Cristo invitato dalla famiglia
Come a Cana, Cristo si fa presente. Sarà il garante dell’impegno degli sposi,
il compagno di tutta la vita della famiglia. Sarà il Pane vivo che assicura la
vita: gli sposi lo avranno come compagno di cammino come i discepoli di Emmaus.
2. L’Eucaristia e il matrimonio
Quando si celebra il sacramento del matrimonio, nella Santa Messa “serva ad
additare, come paradigma dell’amore cristiano, l’amore di Gesù Cristo che
nell’Eucaristia ama la Chiesa come sua sposa sino a dare la vita per essa”
(Instrumentum laboris 19).
3. Due momenti privilegiati
- La prima comunione dei figli. In modo tale che si edifichi un’esperienza di
Eucaristia sin dai primi anni.
- La Santa Messa domenicale. Che sarà per la famiglia: luce, alimento
dell’unità familiare, forza di invio missionario dentro e fuori della famiglia.
La famiglia è “Chiesa domestica”. L’Eucaristia edifica la famiglia, la famiglia
fa l’Eucaristia.
[00033-01.05] [IN024] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Salvatore
FISICHELLA, Vescovo titolare di Voghenza, Ausiliare di Roma, Rettore Magnifico
della Pontificia Università Lateranense in Roma (ITALIA)
Si interviene in riferimento ai nn. 3-10 dell’Instrumentum laboris dove,
ripetutamente, emerge il problema del contesto contemporaneo all’interno del
quale si pone la celebrazione e la comprensione del mistero eucaristico. La
prima nota con la quale conviene confrontarsi è il profondo “cambiamento
culturale” in atto. È importante ribadire che “l’eucaristia è fonte di cultura
e spazio all’interno del quale si ritrovano i comportamenti personali e sociali
che manifestano lo stile di vita del credente”. La grande sfida che attende i
cristiani nei prossimi decenni è quella di un rinnovato stile di vita che
rimetta al centro della loro esistenza il mistero eucaristico. Perché questo
avvenga è importante recuperare alcuni elementi che sono propri
dell’eucaristia:
1. L’educazione alla “bellezza” che si articola su diversi piani: da parte del
celebrante, perché comprenda il valore dell’azione liturgica, dei segni che la
compongono e il linguaggio evocativo che posseggono; da parte di quanti hanno
la cura della costruzione della chiese, perché non cedano a ideologie che
tendono a oscurare la loro presenza nel territorio o a creare uno spazio ibrido
che vanifica la percezione del sacro. È determinante recuperare un linguaggio
che per sua stessa natura faccia comprendere il valore del luogo dove si
celebra l’eucaristia e il suo senso profondo.
2. In un periodo come il nostro, carico di una cultura che impone
l’acquisizione di ogni cosa solo in forza del desiderio del possesso o,
viceversa, che pretende il diritto solo per il fatto di vedere attuato un
desiderio, l’eucaristia esprime come porsi dinanzi all’essenziale della vita
attraverso un comportamento che si fa forte della “gratuità”. Senza questa
riscoperta difficilmente si potrà pensare di raggiungere nel futuro obiettivi
che qualifichino l’esistenza personale e creino progresso per l’intera storia
dell’umanità.
3. L’eucaristia può essere fonte di cultura che ripropone il “senso del
sacrificio come offerta di libertà”. Inutile nascondersi che ai nostri giorni
la libertà è ancora minacciata dall’inganno che essa si attui solo per la
volontà di fare ciò che si vuole. L’eucaristia diventa una vera sfida sul piano
dell’attuazione della libertà. Essa, infatti, dice che la libertà si realizza
là dove vi è rinuncia a decidere di sé per far posto all’altro nell’amore.
4. L’eucaristia, infine, può educare a una cultura che porti a comprendere
sempre meglio “la partecipazione dei credenti per la costruzione del mondo”.
Fino alla venuta del Signore siamo chiamati a rendere partecipi tutti del
mistero che celebriamo. Esso richiede la capacità di trasformare il mondo in
modo tale che ognuno possa esprimere al meglio se stesso. Ciò richiede la
possibilità di sapere andare incontro all’altro, condividendo il suo cammino di
ricerca della verità e diventando per ciascuno compagno di strada; nel rispetto
dei tempi di ognuno, comunque, il credente sa indicare la strada per trovare la
risposta definitiva alla domanda di senso.
[00034-01.04] [IN027] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Tadeusz
KONDRUSIEWICZ, Arcivescovo della Madre di Dio a Mosca (FEDERAZIONE RUSSA)
La riforma liturgica ha permesso ad una partecipazione più cosciente, attiva e
feconda dei fedeli all’Eucaristia. Però, con aspetti positivi essa ne ha
portati anche quelli negativi. L’insufficiente disciplina e coscienza liturgica
nella celebrazione dell’Eucaristia influisce negativamente anche sui rapporti ecumenici.
La violazione delle norme liturgiche offusca la fede e la dottrina della Chiesa
sull’Eucaristia, e porta al tradimento della regola “Lex orandi - Lex
credendi”.
L’Eucaristia si trova nel cuore della fede cristiana, che soffre soprattutto
per lo stravolgimento dell’Eucaristia. Il Papa Benedetto XVI richiama alla
devozione eucaristica e all’espressione coraggiosa e chiara della fede nella
presenza reale del Signore, soprattutto nella sua solennità e correttezza.
Perciò è necessario accettare il fatto che la Liturgia ha un carattere
“stabilito dall’alto e non libertario”, che per sua essenza essa è
“incorruttibile”, che “i segni visibili adoperati nella Liturgia per
evidenziare le realtà divine sono stati scelti da Cristo o dalla Chiesa”.
Corrotta vita liturgica chiede di approvazione di un nuovo documento dottrinale
con accento sull’osservazione delle norme liturgiche.
Cristo non deve soffrire a causa degli abusi nella celebrazione
dell’Eucaristia, che deve sempre essere accolta e vissuta dai fedeli come
“sacrum”, come rinnovazione misteriosa del Sacrificio di Cristo, come Sua
energia salvifica che trasforma l’uomo e il mondo, come rafforzamento della
fede e fonte di moralità.
[00036-01.02] [IN030] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Cristián CARO
CORDERO, Arcivescovo di Puerto Montt (CILE)
Il mio intervento riguarda due punti. Primo, la relazione tra Eucaristia e
Penitenza; secondo, tra Eucaristia e Pastorale Vocazionale.
1. La relazione tra Eucaristia e Sacramento della Penitenza è trattata nell’Instrumentum
Laboris ai nn. 22-24 e anche quando si parla di Eucaristia, fonte della morale
cristiana ai nn. 72-74.
L’”Anno della Eucaristia” ha portato in Cile palesi frutti spirituali e
pastorali nella vita della Chiesa, frutti che, in un modo o nell’altro, si
ripercuotono sulla vita della società. È stato provvidenziale che quest’anno
coincidesse con la canonizzazione di P. Alberto Hurtado, che fu uomo
eucaristico e sociale.
La mia proposta è che, vista la stretta relazione teologica, spirituale e pastorale
tra Eucaristia e
Sacramento della Penitenza, e tenendo conto delle ombre nel campo di
quest’ultimo sacramento, si dedichi un anno al Sacramento della Penitenza,
fissando come punti fondamentali:
a) Il significato del Dio vivo e vero, e la sua eclisse nella cultura moderna
b) La necessità di salvezza e l’annuncio di Gesù Cristo, l’Agnello di Dio che
toglie i peccati del mondo
c) Il senso del peccato che è diminuito o scomparso a causa della dimenticanza
di Dio e del relativismo morale
d) La conversione e la virtù della penitenza
e) La direzione e l’accompagnamento spirituale
f) La celebrazione del Sacramento della Penitenza come incontro del peccatore
che si converte delle sue miserie e di Dio che, nella sua misericordia in
Cristo, lo accoglie e lo perdona
g) Le condizioni per ricevere la S. Comunione
h) La vita nuova in Cristo, quali suoi discepoli e membri della Chiesa
2. Con riferimento al rapporto tra Eucaristia e Pastorale Vocazionale, propongo
che nell’”Anno della Penitenza” i sacerdoti vengano stimolati e formati in modo
da occuparsi della direzione spirituale dei giovani e da dedicare tempo al
Sacramento della Riconciliazione che, insieme con l’Eucaristia, è fondamentale
nella direzione spirituale.
[00037-01.06] [IN031] [Testo originale: spagnolo]
- Rev. P. Josep Maria ABELLA
BATLLE, C.M.F., Superiore Generale dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di
Maria
Il numero 25 dell’ Instrumentum Laboris constata la necessità che la
celebrazione dell’Eucaristia arrivi a “formare persone e comunità eucaristiche
che amano e servono, come Gesù nell’Eucaristia”. In fondo, stiamo dicendo che
quanti si riuniscono per celebrare la Pasqua del Signore sono, in mezzo alla
società, memoria e segno vivo del Signore che dà la vita.
Tuttavia spesso questo non succede. Durante la celebrazione si è vissuto un bel
momento, ma la vita continua il suo cammino, mossa da altre preoccupazioni,
incapace di rispondere alle esigenze che scaturiscono dall’Eucaristia che
abbiamo celebrato. La celebrazione non diventa spiritualità nella vita dei
fedeli e nemmeno si converte in dinamismo missionario. Osserviamo una certa
dicotomia tra la vita e l’Eucaristia. Il Sinodo dovrebbe analizzare le cause di
questa situazione per poter offrire risposte pastorali adeguate. Di seguito, alcuni
apprezzamenti in questo senso.
1. In un ambiente culturale di una certa superficialità, come quello che
frequentemente osserviamo, l’Eucaristia può diventare uno in più dei tanti
avvenimenti che capitano senza lasciare un segno importante nelle persone.
Senza una vita vissuta con intensità e profondità non è possibile vivere
l’Eucaristia nel suo significato profondo. La pastorale eucaristica deve tener
ben presente questa dimensione antropologico-culturale.
2. Si avverte la necessità di un legame più esplicito tra la celebrazione
dell’Eucaristia e la vita concreta delle persone che vi partecipano. In effetti
lo esige il numero 71 dell’ Instrumentum Laboris. Secondo questo paragrafo, è
necessario mettere maggiormente in risalto nella catechesi eucaristica e nella
celebrazione stessa, gli elementi specifici che aiutino a trovare questo
legame. Su questo punto, ci illumina l’esperienza delle comunità ecclesiali di
base e altre simili iniziative.
3. Un terzo aspetto riguarda il linguaggio, i segni, la stessa struttura della
celebrazione e il modo di officiarla. Talvolta abbiamo l’impressione che
abbiamo dato più risalto alla dimensione culturale, a discapito del “Memoriale
e mensa comune”. Va così perduta in parte la forza provocatrice insita nel
memoriale della Pasqua di Cristo e l’esigenza di fraternità che emerge dal
partecipare insieme alla mensa del Signore. Dovremmo, in ogni contesto
culturale, cercare di mettere in rilievo queste dimensioni così fondamentali
affinché il dinamismo dell’Eucaristia trasformi la vita dei fedeli e
rappresenti un fermento di cambiamento nella storia concreta dei popoli.
[00038-01.04] [IN032] [Testo originale: spagnolo]
Quindi sono seguiti gli interventi liberi.
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