-- INTERVENTI IN
AULA (CONTINUAZIONE)
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:
- S.E.R. Mons. Franc RODÉ,
C.M., Arcivescovo emerito di Ljubljana, Prefetto della Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (Ljubljana, CITTÀ
DEL VATICANO)
L'Instrumentum laboris, del Sinodo invita ad "esplicitare la relazione
sponsale dell 'Eucaristia e della Nuova Alleanza come modello delle vocazioni
del cristiano: matrimonio, verginità, sacerdozio". La vita consacrata è
per natura sua un’ espressione peculiare e paradigmatica della Chiesa Sposa che
accoglie e rende fecondo il dono del suo Sposo ed ha una relazione privilegiata
con l'Eucaristia. Nella celebrazione di questo grande sacramento Gesù continua
ad accogliere la consacrazione del Padre; in Essa la sua vita di verginità, di
obbedienza e di povertà esprime perennemente la sua filiale e totale adesione
ad un progetto di amore e di vita senza confini. L'Eucaristia è, così, il luogo
privilegiato dove le persone consacrate imparano a seguire Cristo nello spazio
esistenziale determinato dai consigli evangelici di castità, povertà e
obbedienza; qui trovano la forza per fare della loro esistenza un annuncio
profetico di vita in mezzo ad un mondo segnato da distruzioni e morte. Con i voti
religiosi i consacrati si impegnano a vivere i consigli evangelici e
conferiscono una totale radicalità alla loro risposta d'amore. "La
verginità dilata il cuore sulla misura del cuore di Cristo e rende capaci di
amare come lui ha amato. La povertà rende liberi dalla schiavitù delle cose e
dei bisogni artificiali a cui spinge la società dei consumi, e fa riscoprire
Cristo, l'unico tesoro per il quale valga la pena di vivere veramente.
L'obbedienza pone la vita interamente nelle sue mani perché egli la realizzi
secondo il disegno di Dio e ne faccia un capolavoro" (RdC 1). Per questo
"l'Eucaristia sta per sua natura al centro della Vita Consacrata,
personale e comunitaria"(VC 22). A questa scuola le persone consacrate
imparano la forza di amore e di oblazione della sponsalità che è a fondamento
della loro vita casta; sono condotte sulla via della spogliazione e della
totale consegna all'umanità che è l'esigenza fondamentale della loro povertà;
ricevono in dono quel mistero di vita che è l'obbedienza alla volontà del
Padre, che li rende figli e capaci di accogliere tutte le medizioni umane che
esprimono questa volontà.
[00071-01.04] [IN059] [Testo originale: italiano]
- S.Em.R. Card. Jorge Mario
BERGOGLIO, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires, Vice Presidente della Conferenza
Episcopale (ARGENTINA)
Una frase dell’Instrumentum Laboris cita: “... è necessario verificare se la
legge della preghiera corrisponda alla legge della fede, ovvero domandare che
cosa creda e come viva il popolo di Dio perché l’Eucaristia possa essere sempre
di più la fonte il culmine della vita e della missione della Chiesa”:
un’intuizione molto importante che va a cercare Cristo nei suoi destinatari e
testimoni più piccoli: nel popolo di Dio santo e fedele, questo popolo che -
nel suo complesso - è infallibile quando crede.
1. Il nostro popolo fedele crede nell’Eucaristia come popolo sacerdotale (cfr.
Christifideles Laici. 1,14). Ed è una partecipazione qualitativamente costante
(cfr. id. 1,17).
2. Il nostro popolo fedele crede nell’Eucaristia come popolo eucaristico in
Maria. Unisce l’affetto all’Eucaristia e l’affetto alla Vergine nostra Madre e
Signora (cfr. Redemptoris Mater, III,44). Alla scuola di Maria, donna
eucaristica, rileggiamo e contempliamo i passaggi nei quali Giovanni Paolo II
contempla la Vergine come donna eucaristica e la vediamo non da sola ma
“assieme” (cfr. At. 1,14) al popolo di Dio.
Seguiamo qui quella regola della tradizione secondo la quale, con diverse
sfumature “quello che si dice di Maria si dice dell’anima di ogni cristiano e
della Chiesa intera” (Cfr. Ecclesia de Eucharistia, 57).
Il nostro popolo fedele possiede la vera “attitudine eucaristica” di lode e
azione di grazie. Nel ricordo di Maria, il nostro popolo fedele gradisce
d’essere ricordato per lei ed è questo un memoriale d’amore veramente
eucaristico. Al riguardo, ripeto quanto Giovanni Paolo II affermava nel n° 58
della Chiesa de Eucharistia: “Ci è stata data la Chiesa affinché la nostra vita
sia, come quella di Maria, tutta un magnificat”.
[00054-01.02] [IN060] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Rimantas
NORVILA, Vescovo di Vilkaviškis (LITUANIA)
La Instrumentum laboris, al punto numero 22, ci ricorda il pensiero dell’
adorazione apostolica postsinodale Reconciliatio et Penitentia: "Il
Sacramento della Riconciliazione ristabilisce i vincoli di comunione interrotti
dal peccato mortale" ( Reconciliatio et Penitentia 2).
Pensando a questi vincoli di comunicazione, innanzitutto rivolgiamo la nostra
attenzione ai rapporti dei fedeli con il nostro Signore Gesù Cristo ed anche
alle relazioni con le comunità ecclesiali locali e con la Chiesa Cattolica
intera. Mancando la voglia o la possibilità di riconciliazione sacramentale, ai
cattolici diventa impossibile anche vivere l'unione più profonda con Gesù Cristo
e con la Chiesa, favorita dall'Eucaristia. Cosi il cristiano arriva allo stato
in cui non riesce a valutare l'Eucaristia come fonte di grazia ea poco a poco
perde anche i legami con la comunità parrocchiale e la vicinanza a tutta la
Chiesa. Allo steso tempo senza la prassi della riconciliazione di solito
aumenta il soggettivismo, diventa più difficile valutare il comportamento
personale come pure la religiosità.
Il declino di pratica di quel sacramento è molto evidente nel mondo intero.
Nelle tantissime chiese dei vari continenti non possiamo paragonare la pratica
della confessione personale con, per esempio, la stessa prassi negli anni
cinquanta o sessanta o nel passato ancora più lontano. Non entrando nella
riflessione sulle cause di quella scadenza si vuole accentuare le conseguenze
di tale tendenza e le speranze, collegate con la prassi della riconciliazione.
La vita dei tanti sacerdoti e specialmente delle tantissime suore o dei frati
consacrati mostra i frutti abbondanti dell’ uso frequente di quel sacramento.
Tutto questo ha portato le persone menzionate anche alla vicinanza
all'Eucaristia. Abbiamo anche tantissimi esempi del passato, come il curato d'
Ars o tantissime altri.
Accanto alla diminuzione della pratica della penitenza, spesso crescono le
tendenze opposte alla fede cristiana. Il bisogno religioso, l'esperienza di
vita religiosa avuta in passato di solito spingono alla ricerca delle strade
più ampie e diverse. Come vediamo tutti, nelle società odierne, specialmente
quelli occidentali, ci sono molte perosone dedite alla pratica esoterica, alla
magia, all'occultismo, alle tendenze New Age. Tutto questo insieme permette
alla persona di creare nuovi legami comunitari, sociali,che sempre di più
allontanano dalla Chiesa, dal pensiero cattolico, e indeboliscono la fede.
Andando ancora più avanti, osserviamo deformazioni della coscienza, cambiamenti
che toccano tutta la personalità.
Invece per la formazione positiva di coscienza e di consapevolezza cattolica
uno degli strumenti migliori, direi di più privilegiati, è la riconciliazione e
la direzione spirituale. Quindi tocca in vari modi dare importanza alla
necessità del sacramento della riconciliazione. Direi che i segni del tempo ci
ispirano a riscoprire in una luce nuova il dono di quel sacramento, oggi
purtroppo considerato in modo insufficiente.
Vedo la necessità di ricordare ancora una volta il bisogno di rinnovare nella
prassi religiosa dei laici, pure dei sacerdoti, dei membri della vita
consacrata, anche dei vescovi, la prassi della direzione spirituale, della
penitenza. Specialmente di incitare i presbiteri a sacrificarsi al compito di
formare gli atteggiamenti nuovi circa la confessione personale. Questo aiuterà
anche tutti noi ad avvicinarsi a Gesù Eucaristico, aiuterà a creare un legame più
profondo con la Chiesa. La penitenza porta più vicino a Cristo, invece la
mancanza di penitenza allontana da Dio.
[00055-01.03] [IN061] [Testo originale: italiano]
- Rev. P. Lino MELA, O.S.I.,
Superiore Generale degli Oblati di San Giuseppe
"L'Eucaristia è il cuore della comunione ecclesiale". (I.L. 12)
"Ora, lo spazio dove naturalmente si svolge la vita ecclesiale è la
parrocchia. Essa, debitamente rinnovata ed animata, dovrebbe essere il luogo
idoneo alla formazione e al culto eucaristico (. . .) Essa dovrebbe valersi
pure dell' esperienza e del contributo di movimenti e nuove comunità che sotto
l'impulso dello Spirito Santo hanno saputo valorizzare, secondo i propri
carismi, gli elementi dell'iniziazione cristiana". (I.L. 13)
Esistono gruppi e movimenti che, con carismi diversi, vivono e operano nella
Chiesa. La stessa vita religiosa è espressione di questa ricchezza di doni
dello Spirito. Tutti attingono la loro forza spirituale dall 'Eucaristia.
Ci possono essere cammini differenziati di catechesi e di maturazione nella
fede. Tuttavia la Celebrazione Eucaristica, attraverso cui Cristo rinnova la
sua offerta di salvezza per tutti, sia anche visibilmente, in particolare la
domenica, Pasqua della settimana, il punto di riferimento della Comunità cristiana.
In essa si incontrano tutte le componenti del popolo di Dio, che vi trova il
"culmine" a cui tutti tendono e la "fonte" da cui tutti
sono chiamati ad attingere.
[00056-01.04] [IN063] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Gregorio
Nicanor PEÑA RODRÍGUEZ, Vescovo di Nuestra Señora de la Altagracia en Higüey
(REPUBBLICA DOMINICANA)
L’Eucaristia è il cibo sacramentale nel quale Cristo rende attuali la sua
presenza e il dono di sé
in seno alla comunità cristiana.
Mediante il segno del pane e del vino offerti sull’altare, la comunità
cristiana entra in comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo e partecipa
così della forza salvifica della sua morte Pascuale.
L’Eucaristia è il Sacramento che in modo più diretto rende presente nella
nostra storia l’evento centrale della Salvezza: il mistero della Morte e
Risurrezione di Cristo, e celebra così l’incontro fra Dio e l’uomo in Cristo,
nella nuova Alleanza che Egli suggellò per sempre nella croce.
L’Eucaristia è il Sacramento che più profondamente riguarda la comunità
ecclesiale. Il sacramento eucaristico costruisce a poco a poco la Chiesa,
impegnandola nell’urgente compito di salvezza di tutta la umanità. È nel
Sacramento dell’Eucaristia che si rivela e si realizza l’unità della Chiesa
(unitatis redintegratio).
Nessuna comunità cristiana si edifica se non ha come radice e centro
l’Eucaristia. È una impellente necessità che la celebrazione del Sacrificio
Eucaristico sia centro e culmine di tutta la vita della comunità. Nelle nostre
comunità le celebrazioni eucaristiche hanno riacquistato nuovo vigore in
seguito alla celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia.
Si sono rafforzati i valori positivi della stessa e se ne è riscoperta la
centralità nella vita della comunità e per la sua missione nel mondo. Il
processo di maturazione riferito all’Eucaristia è stato un’esperienza vissuta
con gioia dai nostri fedeli nel corso di tutto l’anno e speriamo che questa
realtà duri per sempre.
[00057-01.03] [IN066] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Jan
Paweł LENGA, M.I.C., Arcivescovo di Karaganda (KAZAKISTAN)
Mi riferisco ai nn. 27 e 34 dell'lnstrumentum laboris. Non posso dimenticare
quelle scene commoventi dai tempi della persecuzione della Chiesa, quando in
piccolissime stanze riempite di fedeli durante la S. Messa, bambini, anziani e
malati si mettevano in ginocchio ricevendo con riverenza edificante il corpo
del Signore. Tra le innovazioni liturgiche apportate nel mondo occidentale, ne
emergono specialmente due che oscurano in un certo modo l'aspetto visibile
dell'Eucaristia riguardante la sua centralità e sacralità; queste sono: la
rimozione del tabernacolo dal centro e la distribuzione della comunione sulla
mano. Quando si rimuove il Signore eucaristico, "l'Agnello immolato e
vivo", dal posto centrale e quando nella. distribuzione della comunione
sulla mano si aumenta innegabilmente il pericolo della dispersione dei
frammenti, delle profanazioni e dell' equiparazione pratica del pane
eucaristico con il pane ordinario, si creano condizioni sfavorevoli per una
crescita nella profondità della fede e nella devozione. La comunione sulla mano
si sta divulgando e persino s'imponendo maggiormente come una cosa più comoda,
come una specie di moda. Non siano in primo luogo gli specialisti accademici,
ma l'anima pura dei bambini e della gente semplice che ci potrebbe insegnare il
modo con cui dovremmo trattare il Signore eucaristico. Vorrei fare quindi
umilmente le seguenti proposizioni concrete: che la Santa Sede stabilisca una
norma universale motivata, secondo la quale il modo ufficiale di ricevere la
comunione sia quello in bocca ed in ginocchio; la comunione sulla mano sarebbe
riservata invece al clero. Che i vescovi dei luoghi, dove è stata introdotta la
comunione sulla mano, si adoperino con prudenza pastorale a ricondurre gradualmente
i fedeli al rito ufficiale della comunione, valido per tutte le chiese locali.
Vorrei concludere con le parole del grande Papa Giovanni Paolo II:
"Dobbiamo badare con ogni premura a non attenuare alcuna dimensione o
esigenza dell'Eucaristia. Non c'è pericolo di esagerare nella cura di questo
Mistero" (Enciclica Ecclesia de Eucaristia, n. 61).
[00066-01.04] [IN067] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Nicolás
COTUGNO FANIZZI, S.D.B., Arcivescovo di Montevideo (URUGUAY)
Il rapporto dell’Eucaristia con la Chiesa, della Chiesa con l’Eucaristia, deve
essere contemplato partendo dalla natura di entrambe. Il loro elemento comune è
il Mistero.
Piace il passo dell’Instrumentum laboris (IL 12) in cui si afferma: “Il
concilio ha preferito tra le tante immagini della Chiesa una che esprime tutta
la sua realtà: mistero”. Lo stesso concilio ha avuto il giusto senso pedagogico
di precisare ciò che intende con mistero: “Una realtà divina, trascendente e
salvifica, che si manifesta e si rivela in qualche modo visibile” (cfr Relatio,
p. 18).
Il centro del mistero è il mistero di Dio Uno e Trino. Ciò determina la natura
mistagogica del trattamento dell’Eucaristia in tutti i suoi aspetti.
La mistagogia eucaristica
“Questa è l’azione del mistero a cui la liturgia conduce sempre più in
profondità. I Padri la chiamavano mistagogia” (IL 31). Partendo dalla
consultazione delle comunità cristiane di tutto il mondo, “viene raccomandato
che i segni e i simboli espressivi della fede nella presenza reale siano
oggetto di un’adeguata mistagogia e catechesi liturgica” (IL 40); “molti
consigliano omelie mistagogiche, che permettono di introdurre i fedeli nei
sacri misteri che si stanno celebrando” (IL 47). Dovremmo poi aspirare a fare
di ogni parrocchia una “casa, scuola di iniziazione, vivenza eucaristica”.
Benedetto XVI, ancora cardinale, durante la conferenza della CAL, a gennaio di
quest’anno affermava: “La celebrazione eucaristica è il luogo in cui, oggi,
avviene la teofania, si rivela il mistero”.
In tal modo, il dinamismo sacramentale dell’Eucaristia ci colloca al centro del
dinamismo della storia.
Per questo, o ci avviamo a recuperare o a scoprire la centralità
dell’Eucaristia la domenica, oppure scompariremo dalla realtà della storia.
[00067-01.03] [IN070] [Testo originale: spagnolo]
- S.E.R. Mons. Lorenzo
VOLTOLINI ESTI, Vescovo titolare di Bisuldino, Ausiliare di Portoviejo
(ECUADOR)
Gli Ambrosiani, che seguono l'unico rito occidentale non Romano ancora vivo in
Italia e che non sono presenti in modo ufficiale a questo sinodo, cosa che
lamento, forse ci potrebbero insegnare qualcosa precisamente sulla relazione
Eucaristia-Penitenza.
Sant'Ambrogio ci ha lasciato la testimonianza, possibilmente la piu' antica
sulla celebrazione dell'Eucaristia quotidiana (e non solo domenicale). E la
prassi iniziata in Milano si è estesa ad altre regioni del nord di ltalia, a
Roma e ad altre Chiese occidentali.
Ebbene: Gli Ambrosiani hanno introdotto nella loro prassi pastorale
un’eccezione alla Messa quotidina: il digiuno eucaristico.
Di che si tratta?
Il digiuno eucaristico non si riferisce in questo caso all'astinenza dal cibo
un'ora prima di ricevere la comunione sacramentale, ma a un intero giorno
a-eucaristico.
A imitazione di quanto facciamo già nel triduo Pasquale, quando il Venerdì ed
il Sabato Santo non celebriamo la Messa, essi, durante i venerdì di Quaresima
non celebrano l'Eucaristia per dar spazio alla celebrazione comunitaria della
penitenza e dalle confessioni individuali.
Il digiuno eucarìstico (astinenza dal cibo) permette una migliore preparazione
alla Comunione Sacramentale...
L'astinenza dalla celebrazione della Messa il venerdì di Quaresima dovrebbe
aiutare i fedeli a sentire piu' fame del Cibo eucaristico ed ai sacerdoti
darebbe la possibilità di mettersi a disposizione dei fedeli per il sacramento
della Riconciliazione, stabilendo tra i due sacramenti una relazione di parità
in dignità e necessità.
Molti fedeli, inoltre, non si confessano, non solo perché non credono
nell'efficacia della Confessione o perché hanno perso il senso del peccato, ma
semplicemente perché i sacerdoti o non hanno tempo di confessare (oberati da
altre occupazioni), o perché soli in parrocchia, non possono celebrare
l'Eucaristia e la Penitenza al tempo stesso.
Propongo si suggerisca o almeno si permetta alle diocesi o alle Conferenze
Nazionali che ne facessero richiesta di istituire, preferibilmente in Quaresima
e magari di venerdì, il giorno di digiuno eucaristico, da vivere non come
giorno di assenza eucaristica, ma di preparazione ed attesa eucaristica.
Non sarebbe questo da considerare come un’ interruzione della prassi di
celebrare ogni giorno l'Eucaristia, ma un modo per valorizzare il mistero
Pasquale di Gesù Cristo ugualmente celebrato nella Penitenza e nell'Eucaristia
nella totalità e nella complementarietà dei due sacramenti.
[00068-01.04] [IN071] [Testo originale: italiano]
- S.E.R. Mons. Maria Callist
SOOSA PAKIAM, Arcivescovo di Trivandrum dei Latini (INDIA)
Il mio intervento si riferisce al n. 8 dell’Instrumentum laboris che richiede
una maggiore venerazione verso il mistero dell’Eucaristia. Il documento fa
notare giustamente il bisogno di avere luoghi e persone che aiutino a
sperimentare personalmente cosa sia il Sacramento. Ora, dove possiamo trovare
questi luoghi e persone? Desidero condividere qui le mie esperienze delle
autentiche devozioni eucaristiche delle persone della mia Arcidiocesi.
C’è una vivace comunità di trecentomila cattolici nell’Arcidiocesi di
Trivandrum. La maggior parte di essi sono pescatori e sono analfabeti. Verrebbe
da chiedersi: “da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Ebbene, queste
sono le persone che mi insegnano che cosa sia il Santissimo Sacramento.
Mi soffermo su tre aspetti che si ritrovano nella vita di queste persone. Essi
sono: la devozione Eucaristica, la Dignità Eucaristica e il Sacrificio
Eucaristico.
Quasi tutti i membri delle nostre parrocchie partecipano attivamente alla Messa
domenicale. L’adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento si può vedere
ogni giorno nella maggior parte delle nostre chiese. Un certo numero di
pescatori visita in vari momenti il Santissimo Sacramento prima di partire per
la pesca e dopo essere ritornati. Per me questa è un’eloquente manifestazione
della loro fede viva e dell’entusiasmante “devozione” che sentono per
l’Eucaristia. Nell’anno dell’Eucaristia essi continuano a promuovere tra loro
una “cultura eucaristica”.
La Santa Eucaristia è il Sacramento che riconosce la fondamentale “dignità” di
ogni persona umana. Grandi missionari come San Francesco Saverio hanno
insegnato loro proprio questo. A quell’epoca, questa gente era oppressa,
sfruttata ed emarginata sotto il pesante giogo del sistema delle caste. Nella
privazione della dignità, fu proprio il messaggio cristiano di amore, unità e
uguaglianza realizzate nell’Eucaristia a dare loro il coraggio di abbracciare
la fede.
L’Eucaristia è “sacrificio” ed è un invito per ciascuno a spogliarsi di sé.
Attraverso piccole comunità di base cristiane, essi svolgono un certo numero di
attività e condividono con altri qualunque cosa possiedano. Questa è la forma
più profonda dello spogliarsi di sé eucaristico che viene accettata dagli altri
intorno a noi. Di recente, lo stesso onorevole presidente dell’India ha
riconosciuto questo modello dello spogliarsi di sé spirituale delle persone
della nostra Arcidiocesi parlando ai membri dell’Assemblea Legislativa di
Kerala. È stato il loro sacrificio di trasferirsi in un luogo estraneo ad
aprire la strada a un Centro Internazionale Spaziale per la nazione.
Concludendo, voglio testimoniare il ricco tesoro che San Francesco Saverio ci
ha lasciato nella persona di Gesù Cristo attraverso l’Eucaristia. Oggi molti
fanno “sacrificio” per noi. Ma lasciamo che sia una manifestazione di autentica
“devozione” Eucaristica, per promuovere la “dignità” della persona umana. Dal
momento che “il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è
giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17).
[00069-01.05] [IN072] [Testo originale: inglese]
- S.E.R. Mons. John
Atcherley DEW, Arcivescovo di Wellington, Segretario della Conferenza
Episcopale (NUOVA ZELANDA)
Il paragrafo 5 dell’Instrumentum laboris punta l’attenzione sullo scandalo
della fame in un mondo di abbondanza. Esiste anche la questione di quanti hanno
fame del nutrimento dell’Eucaristia. Come Vescovi abbiamo il dovere pastorale e
l’obbligo dinanzi a Dio di considerare e discutere le difficoltà che opprimono
tanta gente. Le nostre Chiese verrebbero arricchite se potessimo invitare i
cattolici impegnati attualmente esclusi dal’Eucaristia a ritornare alla mensa
del Signore. Vi sono coloro il cui primo matrimonio è finito in modo triste.
Non hanno mai abbandonato la Chiesa, ma attualmente sono esclusi
dall’Eucaristia. Vi sono cattolici sposati con persone battezzate in altre fedi
cristiane. Li riconosciamo come una cosa sola in Cristo nel sacramento del
matrimonio, ma non nella ricevere l’Eucaristia.
Questo Sinodo deve avere un approccio pastorale. Dobbiamo trovare modi per
includere quanti hanno fame del Pane di Vita. Occorre affrontare lo scandalo di
coloro che hanno fame del cibo eucaristico, proprio come occorre affrontare lo
scandalo della fame fisica.
[00070-01.02] [IN073] [Testo originale: inglese]
Quindi sono seguiti gli interventi liberi.
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