SCENA QUARTA
Pirro è preceduto da Grandi, guardie e
numeroso corteggio; lo sieguono Ermione,
Fenicio ed Attalo. Egli va sul trono, e
seggono al suo cenno sovra ricchi sgabelli
Ermione e Fenicio; Oreste e Pilade di fronte
al trono; indi Andromaca.
ERMIONE
(vedendo Oreste)
(Mi guarda e impallidisce!)
ORESTE
(Io reggo a stento!)
PILADE
(Il tuo spirto rinfranca.)
ORESTE
(Oh fier tormento!)
PIRRO
(ad Andromaca, che giunge e
resta infondo alla scena)
Andromaca! e a che resti?
Ti assidi e ascolta.
ANDROMACA
Io! Sire...
ERMIONE
(alzandosi)
Ed osa tanto
Un avanzo di Troia?
PIRRO
Illustre donna
Rispettabile è sempre.
ANDROMACA
Ah lascia, o Pirro
Che umiliata ognor fra' ceppi miei...
PIRRO
Chi fosti mi rammento, e non chi sei.
Siedi.
(Andromaca ubbidisce).
ERMIONE
(Di sdegno avvampo.)
PIRRO
(Il tuono scoppierà, fu questo il lampo.)
FENICIO
(O patria! io già ti veggo in rio servaggio!)
PIRRO
Parli l'ambasciador.
ORESTE
(E avrò coraggio?)
Favellan sul mio labbro
Tutti di Grecia i Re: troppo è palese
Che con falso Astianatte al suo supplizio
Seppe il vero rapir l'empio artifizio;
E che di Ettore il figlio
Vive fra' lacci tuoi. Sì reo virgulto
Troncar si deve. I giorni suoi son gravi
Alla Grecia, a te stesso. In lui tu nudri
Fiera serpe nel sen. Del patrio sangue
Vendicator, forse avverrà che un giorno
Ei del nostro si pasca,
E dalle sue rovine Ilio rinasca.
ANDROMACA
(Oh me dolente!)
ERMIONE
(E che dirà l'ingrato?)
ATTALO
(Come ardito si espresse!)
FENICIO
(Oh Ciel! Preveda preveda o prevedo?
L'ire di Pirro, e gelo e mi confondo!)
PIRRO
(scende dal trono)
Alla Grecia ed a te così rispondo.
Balena in man del figlio
L'asta di Achille ancora,
Né sa temer periglio
Di Troia il vincitor.
Delle mie prede io voglio
Disporre a mio talento:
Meco vedrai sul soglio
Forse Astianatte ancor.
ERMIONE
Che parli?
ANDROMACA
(Oh vana speme!)
ORESTE
Dunque ha ragion se freme,
Se un figlio a sé ribelle
Teme la Grecia in te.
PIRRO
Per lei sfidai le stelle,
Di lauri ornai sue chiome,
Deve di Grande il nome,
Le sue vittorie a me.
ERMIONE e ANDROMACA
(Dolce speranza! oh come
Quest'alma ti perdé!)
PILADE, ORESTE, FENICIO, ATTALO
e CORO
(Quel cor ti calma oh come
Capace più non è!)
PIRRO
(ad Andromaca)
Deh serena i mesti rai,
Spegni alfin tanto rigore,
E pietosa accogli un core,
Che offre a te l'amante, il Re.
ERMIONE
E resisti o mio furore?
E 'l soffrite astri tiranni?
Ah! quel sen, nido d'inganni,
Ite, o furie, a lacerar!
PIRRO
Non pavento: quest'alma ti sprezza;
Con me invano si ostenta fierezza:
Son già infrante le nostre catene,
Puoi tu a Sparta tranquilla tornar.
Altre tede mi accende già Imene,
Per me amico va il Cielo a brillar.
ORESTE
(Ah chi sa se, pentito, il mio bene
Tanta asprezza saprà mitigar?)
ERMIONE e ANDROMACA
(Più non reggo a sì barbare pene!
Già va l'alma nel seno a mancar.)
GLI ALTRI COL CORO
(Ah! di Marte la tromba già viene
L'ire ultrici ne' petti a destar!)
(Pirro entra col corteggio. Ermione ed Oreste si allontanano).
PILADE
(Periglioso è il restar: sciolgansi al vento
Le vele argive. Oreste
Mi seguirà: vano in quel cor mai scende
Della mia voce il suon.)
(Parte).
ANDROMACA
Vieni, Fenicio,
Guidami a Pirro; esca da inganno: io mai
Sarò sua sposa.
FENICIO
A dissipar se giungi
Il suo folle deliro
Riconoscente avrai Grecia ed Epiro.
(Partono).
Parte esterna della reggia, come prima.
|