SCENA SECONDA
Andromaca, indi Ermione seguita da
Cleone e Fenicio.
ANDROMACA
Sia compiuto il mio fato.
Altro io non veggo
Scampo al periglio estremo
Che: al caro Ettore infida,
O spietata mi rende e matricida.
Pria giuri a' Numi in faccia
Pirro salvezza al tenero Astianatte.
E poi mi vegga... oh pena!
A' piedi suoi spirar. Della mia morte
La memoria saprà pel figlio almeno
Scintilla di pietà serbargli in seno.
ERMIONE
Ove, fatal nemica,
Ove drizzi i tuoi passi? al tempio? al trono?
Ma fin ch'io viva, ah non sperar giammai
Che tu stringa la man dell'infedele.
ANDROMACA
Aggiungi a' mali miei le tue querele?
FENICIO
Ma di', non sparse invano
Dunque la fama, che tra breve a Pirro...
ERMIONE
E qual dubbio, o Fenicio? i vezzi e l’arti,
Che usò la scaltra a riportar vittoria,
Han sepolto in obblìo promesse e gloria.
ANDROMACA
Arti, vezzi! deh taci, e in me rispetta
Chi non conosci appien... potrei... ma tanto
Da te diversa io sono,
Che generosa all'ire tue perdono.
(Parte).
FENICIO
Oh Pirro incauto!
CLEONE
Oh sventurata amica!
ERMIONE
Essa corre al trionfo! ah! dov'è Pirro?
Perché pria che mi lasci ei non mi ascolta,
E per l'ultima volta? ah! se ti muove
L'acerbo affanno mio, Fenicio, ah corri,
Vedi per me l'ingrato... a lui favella...
La data fé, l'amore, i giuramenti...
Tutto il tuo labbro al mancator rammenti.
Di' che vedesti piangere
Chi non conobbe ancor
Che volle dir viltà.
E a queste amare lacrime
Conceda il traditor
Se non amor, pietà.
FENICIO
Ah! voglia il Ciel che a' detti miei si arrenda
Quell'alma pertinace!
(Parte).
CLEONE
Eh! non fia degno
Più di Ermion chi l'alte doti, i pregi
Tanto sprezzò di lei.
ERMIONE
Taci, e se grata
Esser mi vuoi, lusinga i sensi miei,
Pingilo amante, avviva in me la speme,
Ch'ei ritorni pentito, e che il rimorso
Abbia quel cor dal suo fallir già scosso...
Ah no... senza di lui viver non posso!
Amata, l'amai,
L'adoro, sprezzata;
E sento che mai
Quest'alma piagata
L'acerba ferita
Potrà risanar.
Mi tolgan la vita
Le atroci mie pene,
Ma in queste catene
Vo' fida spirar.
(Si sente da lungi festiva marcia; indi sul
loggiato in prospetto vedesi Pirro, che
conduce per mano Andromaca. Il numeroso
corteggio attraversa la scena, mentre cantasi
il coro).
CLEONE
Ma che ascolto?
ERMIONE
Qual lieto concento?
CLEONE
Infelice! mi segui...
ERMIONE
Oh tormento!
CLEONE
Delle nozze la pompa si avanza
ERMIONE
Ah! lo perdo! non ho più speranza!
Mi abbandona l'usato vigor!
CORO
(che accompagna il corteggio)
Premia o Amore sì bella costanza,
Questa coppia felice tu rendi;
In que' petti propizio deh scendi,
E gli avviva di tenero ardor.
(In questo frattempo Ermione è quasi priva
di sensi; guarda sull'alto, e non vedendo più
Pirro, languemente esclama):
ERMIONE
Un'empia mel rapì!
Egli più mio non è!
Come si può così
Mancar di fedeltà?
E questa soffre il Ciel
Perfidia ed empietà?
E ancor per l'infedel
Un fulmine non ha?
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