SCENA QUINTA
Anaìde, poi Amenofi.
AMÉNOFI
Anaìde?
Tu fuggirmi?
ANAÌDE
A mia madre obbedir deggio.
AMÉNOFI
Ah! de' miei
benefici
Tal mi doni mercé?...
Questo è l'amore
Che tu mi promettesti?
ANAÌDE
Io v'amo... io v'amo...
Aménofi: a voi presso,
Troppo felice, ohimè, stata io sarei;
Ma del destin la più imperiosa legge
Non mi sapria, rapita all'idol mio,
De' benefici vostri impor
l'obblio.
AMÉNOFI
Credi tu ch'io consenta scior tuoi nodi?
Schiava, tu m'appartieni.
ANAÌDE
Sotto la mano io piego
Più possente e più cara
Che me tien trista e oppressa in questi luoghi.
AMÉNOFI
Che mi cal di Mosè, della
sua stirpe,
E di tua madre istessa?
Non son, non son io forse
Il figlio del signor dell'universo?
ANAÌDE
Ma desso ha pure il suo... questi è il mio Dio.
AMÉNOFI
Oh! per l'estrema volta,
Parla: vuoi tu seguirmi?
ANAÌDE
A me l'amore
Guerra estrema imponea: ma il suo rigore
Non temo io, no, se vivere per voi
Più a lungo non poss'io.
Fuggirvi io deggio... ah sì, fuggirvi... Addio.
AMENOFI
Ah! se puoi così lasciarmi,
Se già tace in te l'affetto,
Di tua man pria m'apri il petto,
E ne squarcia a brani il cor.
ANAÌDE
Ma perché così straziarmi,
Perché farmi più infelice!
Questo pianto a voi non dice
Quanto è fiero il mio dolor?
ANAÌDE e AMÉNOFI
Non è ver che stringe il cielo
Di due cori le catene,
Se a quest'alma affanni e pene
Costò sempre il nostro amor.
(Odesi suono festivo).
ANAÌDE
Ah! qual suon!... già d'Israele
Son raccolti i fidi... addio!
AMÉNOFI
Chi sarà quell'uomo, quel Dio,
Che da me ti può involar?
ANAÌDE
Deh! cessate.
AMÉNOFI
Invan lo speri!
ANAÌDE
Ah! temete.
AMÉNOFI
Orrendi e neri
Cadan tutti sul mio capo
Del tuo Dio gli sdegni e l'ire.
ANAÌDE
Ma funesto un tanto ardire...
AMENOFI
L'alma mia tremar non sa.
ANAÌDE e AMÉNOFI
Dov'è mai quel core amante,
Che in sì fiero e rio momento
Non compianga il mio tormento,
Questo barbaro penar!
ANAÌDE
Odi.
AMÉNOFI
Oh pena!
ANAÌDE
Addio.
AMÈNOFI
T'arresta.
ANAÌDE e AMÉNOFI
Chi compiange il mio tormento,
Questo barbaro penar!
AMÉNOFI
Per comando del Re tutti gli Ebrei
Piegar denno a mie leggi. - Io gli scioglieva,
Tu l'odio in me risvegli; e quel furore
Che me trascina, or più frenar non posso.
Vado a Mosè: ch'egli oda
Co' miei decreti, quanto amarti io seppi...
Tutti, e per sempre, gemeran fra'
ceppi.
(Parte).
ANAÌDE
Ah! quale il fato reo nembo ha destato!
Forse a pena più orrenda è il cor serbato.
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