SCENA TERZA
Faraone ed Amenofi.
FARAONE
Tu ben udisti il mio voler qual sia;
Apprendi adesso qual m'ho in cor speranza.
È tempo omai che pieghi
Alle leggi d'Imen. Regal
donzella,
Nata dal Re d'Assiria, era ben degna
Della tua scelta, e la sua man t'è offerta.
D'Aménofi le nozze e d'Elegina
Far noto io deggio al popol
di Menfi,
Sicuro omai che al mio voler t'arrenda.
Ma... taci?... gemi?... Oh! fa' che il vero intenda.
AMÉNOFI
Parlar, spiegar non posso
Quel che nel petto io sento.
Ah! no... del mio tormento
Darsi non può maggior.
FARAONE
È il Ciel per noi sereno,
Se pria fu avverso e fiero;
Ti calmerà, lo spero,
Dolce e soave amor.
AMÉNOFI
No... sempre sventurato...
FARAONE
Perché? Qual tristo fato?
AMÉNOFI
Padre! ah! non sai...
FARAONE
Favella...
AMÉNOFI
La mia nemica stella
Mi vuole oppresso ognor.
FARAONE
È a te ragion rubella,
Né ti comprendo ancor.
AMÉNOFI
(da sé)
Non merta più consiglio
Il misero mio stato
E il più fatal periglio
Vo intrepido a sfidar!
FARAONE
(da sé)
Palpito a quell'aspetto!
Gemo del suo dolore!
Ah! qual sarà l'oggetto
Del grave suo penar?
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