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Platone
Il Fedone

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  • XLI
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XLI

«Suvvia allora,» disse. «Prima di tutto ricordatemi quello che stavate dicendo se, per caso, me ne dimenticassi. Se non sbaglio, Simmia dubita e teme che l'anima, pur essendo di natura divina e più bella del corpo, muoia prima di esso perché è una specie di armonia. Cebete, invece, mi pareva che fosse d'accordo con me nel ritenere che l'anima è, per natura, più resistente del corpo ma che nessuno, però, può sapere se, dopo aver consumato in molte vite un certo numero di corpi, muoia anch'essa nel separarsi dall'ultimo e che la morte sia, appunto, proprio questo dissolversi dell'anima dal moínento che il corpo muore sempre un po', continuamente. Son queste le questioni che dobbiamo affrontare, Simmia e Cebete, o ce ne sono altre?»

Tutti e due dissero che erano soltanto queste.

«E le cose che si son discusse prima, le respingete tutte oppure soltanto in parte

«Alcune sì, altre no,» affermarono insieme.

«E che ne pensate di quello che abbiamo detto, cioè che scienza è reminiscenza e quindi, se questo è esatto, che l'anima nostra deve pur esistere in qualche parte prima di entrare in un corpo

«Per conto mio,» ammise Cebete, «ne sono rimasto straordinariamente persuaso e perciò niente potrebbe, ora, farmi cambiare idea

«Sono d'accordo anch'io,» aggiunse Simmia, «e molto mi meraviglierei se dovessi cambiare opinione

«Eppure, tebano, non dovresti pensarla cosi, se insisti a credere che l'anima sia una specie d'armonia e, come tale, composta da quegli stessi elementi corporei sapientemente armonizzati tra loro. Infatti, non vorrai mica ammettere che l'armonia, che è un composto, appunto, di elementi, esista prima degli elementi che la compongono, o credi che sia così?»

«Niente affatto, Socrate

«Ma, intanto, non è questo che vieni a sostenere quando, per un verso, dici che l'anima esiste prima di entrare in una forma umana e di legarsi a un corpo e, per l'altro, che essa è composta di quegli elementi che non esistevano prima di lei? L'armonia non è affatto quella cosa a cui vorresti paragonarla; prima esistono, infatti, la lira, le corde e i suoni non ancora armonizzati e, soltanto per ultima, si forma l'armonia che, del resto, è poi, la prima a dissolversi. Come credi, quindi, di poter accordare questo tuo ragionamento con l'altro?»

«Ah, certo, non è possibile,» fece Simmia.

«E si che se c'è un argomento sul quale è bene trovare un accordocoinnìeiìtò Socrate, «è proprio questo sull'armonia

«Ah, certo, sarebbe beneammise Simmia.

«E, invece, il tuo ragionamento non è affatto accordato. Vedi un po', allora, di scegliere quale delle due ipotesi preferisci: che la scienza sia reminiscenza o che l'anima sia un'armonia

«Molto più volentieri il primo, Socrate; l'altro, infatti, m'è venuto fuori così, senza che me ne rendessi veramente conto, ma solo per una certa approssimazione, come del resto, in fondo, un po' tutte le opinioni degli uomini; ed io, invece, so bene che i ragionamenti fondati su analogie non sono che ciarle e se uno non fa attenzione può essere facilmente tratto in errore, sia nella geometria che in tutte le altre discipline. Invece, il ragionamento che si è fatto sulla reminiscenza e sulla scienza, è partito da un'ipotesi degna di essere accettata. Infatti è stato detto che la nostra anima esiste ancor prima di entrare in un corpo, così come esistono quelle essenze a cui abbiamo dato il nome di realtà in sé e che sono un suo possesso. Orbene, questa ipotesi, dato che ne sono pienamente convinto, io l'ho a buon diritto accettata. Quindi, devo ammettere, logicamente, che non è più possibile sostenere, né da parte mia, né da parte di altri, che l'anima è un'armonia




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