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Platone
Il Fedone

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  • LIV
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LIV

«E, allora, cerca di rifarti al principio, ma non rispondermi ripetendo la mia domanda; cerca, invece, di far come faccio io. Voglio dire che, oltre alla risposta che abbiamo data prima e che era in ogni caso sicura, dopo quanto s'è ora detto, possiamo darne un'altra altrettanto certa. Se, tu, infatti, ti chiedessi che cosa ci dev'essere in un corpo perché sia caldo, io non ti risponderei, come avrei fatto prima, in modo sicuro ma un po' banale che, cioè, occorre il calore, ma, dopo quel che s'è detto, in modo più pertinente, cioè che è necessario il fuoco. E se mi domandi che ci vuole perché un corpo si ammali, non ti risponderà più la malattia, ma la febbre. E, ancora, che cosa occorre perché un numero diventi dispari, io non dirò più che occorre il dispari, ma l'unità e così via. Vedi un po' se hai capito quello che voglio dire

«Benissimoassicurò Cebete.

«E allora rispondi a questo: che cosa occorre perché un corpo sia vivo

«L'anima pensorispose.

«Ed è sempre così, per caso

«Ma certo.»

«L'anima allora, in qualunque cosa entri, porta sempre la vita

«Sì, certamente.»

«E c'è il contrario della vita o no?»

«Sicuro che c'è,» disse.

«E cos'è?»

«La morte

«Non è forse vero, allora, che l'anima, stando a quel che abbiamo ammesso prima, non può mai contenere il contrario di ciò che reca con sé?»

«Senza alcun dubbioriconobbe Cebete.




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