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Platone Il Fedone IntraText CT - Lettura del testo |
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XV «Cominciamo, dunque, a considerare questo: se nell'Ade vi siano o meno le anime dei morti. Un'antica tradizione, di cui ci è rimasto il ricordo, ci dice che laggiù vi sono le anime di coloro che vissero sulla terra, le quali, di nuovo, torneranno quassù, rigenerandosi dai morti. Se è così, se dai defunti nascono i vivi, come non ammettere che le nostre anime vivano nell'al di là? Non è possibile, infatti, che esse rinascano se non esistessero. Basterebbe questo a provare la loro esistenza, dimostrare, cioè, che i vivi non hanno altra origine se non dai morti. Se, invece, non è così, allora è necessario ricorrere a un altro ragionamento.» «Non esaminare, però, la questione limitandola soltanto agli uomini ma, se vuoi che essa ti sia più comprensibile, estendila anche agli animali e alle piante, insomma a tutto ciò che ha una nascita e vediamo, così, se ciascun essere nasce in questo modo, cioè dal suo contrario (laddove, ovviamente, esiste una tale antitesi), per esempio, il bello dal brutto, che è il suo contrario, il giusto dall'ingiusto e così via di seguito. In conclusione, dobbiamo esaminare se ogni cosa che ha un suo contrario, non nasca necessariamente da esso. Per esempio, quando una cosa diventa più grande, non è forse divenuta tale da piccola che era prima?» «Certo.» «E quando una cosa diviene più piccola, non diventa tale da più grande che era prima?» «È così.» «Per lo stesso motivo, quindi, dal più forte non nasce il più debole e dal più lento il più veloce?» «Sicuro.» «Ne vuoi di più? Una cosa che diventa peggiore, non è nata, forse, da una migliore e quella più giusta non deriva, per caso, dalla più ingiusta?» «E come può altrimenti?» «E, quindi, sufficientemente abbiamo provato che tutte le cose nascono dai loro contrari.» «Però c'è un fatto che tra due contrari c'è qualcosa di intermedio, come un duplice processo generativo che va da un'estremo all'altro e viceversa. Prendiamo una cosa più grande e una più piccola: tra le due non c'è, rispettivamente, un processo di crescita e di decrescita per cui noi diciamo che l'una cresce e l'altra diminuisce?» «Sì.» «E il decomporsi e il generarsi delle cose, il loro raffreddarsi e riscaldarsi, il loro continuo mutare, non si svolge, forse, in questo modo, attraverso un reciproco divenire, un processo di mutua generazione dell'uno dall'altro, anche se non abbiamo termini esatti per definire tutto questo?» «Certamente.»
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