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Platone Il Fedone IntraText CT - Lettura del testo |
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«Però, c'è un punto, Socrate, che neanche a me sembra ancora dimostrato, se cioè l'anima continua ad esistere anche dopo la morte; resta valida l'opinione comune, quella a cui poco fa accennava Cebete, che cioè l'anima si disperda con la morte dell'uomo e conclude così la sua esistenza. Infatti, se essa si genera e si forma in qualche luogo ed esiste prima di entrare in un corpo umano, com'è che poi, dopo esservi entrata e successivamente distaccatasene, non muore anch'essa e non si dissolve?» «Ben detto, Simmia,» approvò Cebete. «È chiaro che si è dimostrato solo la metà di ciò che bisognava dimostrare, cioè solo che la nostra anima esiste prima che noi nasciamo; occorre ora dimostrare che essa esisterà, né più né meno, anche dopo la nostra morte, se vogliamo che la dimostrazione sia completa.» «Ma la dimostrazione,» intervenne Socrate, «è presto fatta, Simmia e Cebete, basta che voi fate coincidere ciò che ora s'è concluso con la questione che poco fa ci ha trovato tutti d'accordo, cioè che ciò che è vivo nasce da ciò che è morto. Giacché se è vero che l'anima esiste prima della nascita del corpo, se, per generarsi e per vivere essa deve nascere dalla morte e dall'essere noi precedentemente morti, non sarà altrettanto vero che essa sopravviverà alla morte per il fatto che deve nuovamente generarsi? Ecco che la cosa cui avete accennato è già bell'e dimostrata.
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