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Platone
Il Protagora

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[345] In cosa consiste il successo nelle lettere e cosa rende l’uomo bravo nelle lettere? Certamente l’impararle. Quale modo di agire rende buono un medico? Certamente l’aver appreso le cure per gli ammalati. «È cattivo se ha una cattiva riuscita». Chi potrebbe diventare un medico cattivo? Evidentemente chi è per prima cosa un medico e poi un medico buono: solo costui potrebbe diventare un cattivo medico. Noi, invece, inesperti di medicina, non potremmo mai, pur agendo male, diventaremediciarchitettitecnici in nessun’altra disciplina. Chi, pur operando male, non può diventare medico, è chiaro che non potrà diventare neanche un cattivo medico. Così anche l’uomo buono potrebbe diventare cattivo per vecchiaia, per stanchezza, per malattia o per qualche altro accidente. Questo infatti significa avere cattiva fortuna: perdere la conoscenza. Il malvagio non potrebbe diventare malvagio - infatti lo è già -, ma, se volesse diventare malvagio, dovrebbe prima divenire buono. Ecco il significato di questo passo del canto: non è possibile diventare buono, essendolo già, mentre è possibile che uno, da buono, divenga poi cattivo: migliori e per un tempo più lungo sono quelli che gli dei amano.

Tutte queste cose sono state dette contro Pittaco, e ancora di più lo dimostra il seguito del canto. Infatti dice:

Cercando quello che non è possibile che accada

io non getterò mai invano il destino della mia vita in una vuota speranza,

io vi annuncerò quando avrò trovato un uomo puro

tra noi tutti quanti ci nutriamo del frutto della terra dalle ampie vie.

Per tutto il carme così si scaglia contro il detto di Pittaco:

io amo e lodo volentieri (ekòn) coloro che non compiono azioni malvagie

contro la necessità non combattono neppure gli dei.

Anche queste parole sono dette con lo stesso fine polemico. Simonide non era così incolto da sostenere di lodare quelli che non compiono "volentieri" azioni malvagie, come se esistessero alcuni che "volentieri" commettono ingiustizie. Io credo che sia più o meno così: nessun saggio ritiene che qualcuno sbagli di sua volontà e che "volentieri" compia azioni cattive e malvagie, ma sa bene che tutti quelli che agiscono in modo vergognoso lo fanno involontariamente. Simonide non dice di lodare coloro che non fanno il male "volentieri": quel "volentieri" lo dice pittosto riferendolo a se stesso.




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