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Platone
Il Protagora

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[351] Infatti la potenza e la forza fisica non sono la stessa cosa: una, la potenza, è frutto di studio e anche di follia e di passione, la forza fisica invece è un dono della natura ed è frutto della buona cura del corpo. Allo stesso modo anche nell’esempio di prima l’audacia e il coraggio non sono la stessa cosa: i coraggiosi sono sì audaci, ma gli audaci non sono certo tutti coraggiosi. L’audacia infatti è frutto, per gli uomini, di studio e anche di passione e di follia, come la potenza, mentre il coraggio è un dono della natura ed è frutto della buona cura dell’anima".

"Protagora, pensi che alcuni uomini vivano bene e altri male?"

"Sì".

"Ti sembra che un uomo vivrebbe bene se fosse tormentato e afflitto dal dolore?"

"No".

"E se invece morisse dopo aver vissuto felicemente? Non ti sembra che abbia vissuto bene?"

"Mi sembra di sì".

"Vivere con gioia è dunque bene, vivere afflitti da dolori è male".

"Sì, purché si viva godendo delle cose belle".

"Che dici, Protagora? Anche tu, come molti, consideri cattive alcune cose piacevoli e buone alcune cose dolorose? Io dico: le cose, in base al fatto che sono piacevoli, non sono forse anche buone, indipendentemente da quello che ne potrà derivare? E a loro volta ugualmente le cose dolorose, nella misura in cui sono dolorose, non sono anche cattive?"

"Non so, Socrate, se devo risponderti così su due piedi, in base a come poni la domanda, che le cose piacevoli sono tutte buone e le cose dolorose sono tutte cattive. Mi sembra però che, non solo in relazione all’attuale risposta, ma anche in relazione a tutta la mia vita, sia più prudente per me dire che alcune cose piacevoli non sono buone e che alcune cose dolorose non sono cattive, mentre altre lo sono; in terzo luogo alcune cose non sono né l’uno né l’altro, né buonecattive".

"Non chiami forse piacevoli quelle che partecipano del piacere e che lo procurano?"

"Senza dubbio".

"Questo dunque intendo dire: in quanto piacevoli non sono forse anche buone? E il piacere in sé non è forse un bene?"

"Come tu dici ogni volta, Socrate, «esaminiamo la questione»: se la ricerca avrà lo stesso esito del nostro ragionamento e bene e piacere ci sembreranno la stessa cosa, ne converremo insieme; se no, allora ne discuteremo".

"Vuoi condurre tu la ricerca o devo condurla io?"

"E’ giusto che conduca tu; tu infatti hai iniziato il discorso".




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