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Platone
Il Protagora

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[318] E io: "Dico le stesse cose di prima, Protagora, sul motivo della nostra visita. Ippocrate desidera frequentarti, e vorrebbe sapere quale vantaggio gliene può derivare. Questo è il nostro discorso".

Presa la parola, Protagora disse: "Ragazzo, se mi frequenterai, dal giorno in cui verrai da me, potrai tornare a casa migliore e ugualmente il giorno successivo e di giorno in giorno progredirai sempre".

E io, avendo ascoltato, dissi: "Protagora, non è affatto straordinario quello che dici, ma è naturale: anche tu, pur essendo di questa età e così saggio, se qualcuno tu spiegasse quello che per caso non sai, diventeresti migliore. Ma la questione è un'altra. Supponiamo che Ippocrate, cambiata improvvisamente intenzione, desiderasse frequentare questo giovane arrivato da poco in città, Zeusippo di Eraclea. Giunto da lui, come ora da te, ascolterebbe da lui le stesse identiche cose che ha ascoltato da te, cioè che di giorno in giorno, frequentandolo, diventerà migliore e progredirà. Se domandasse a Zeusippo: «In che cosa dici che diventerò migliore e in che cosa progredirò?», egli potrebbe rispondere: «Nella pittura». Supponiamo che ugualmente vada da Ortagora di Tebe e che ascolti da lui le stesse cose che ha ascoltato da te. Se domandasse in che cosa ogni giorno diventerà migliore frequentandolo, direbbe: «Nell’arte di suonare il flauto». Così anche tu rispondi al ragazzo e a me che ti domando a suo nome: Ippocrate, frequentandoti, dal giorno in cui inizierà a venire da te, in che cosa e rispetto a cosa diventerà migliore e così progredirà, Protagora, nei giorni successivi?"

E Protagora, sentite queste parole, disse: "Tu hai fatto una bella domanda, Socrate, e io mi rallegro nel rispondere a chi mi pone bene le domande. Se Ippocrate verrà da me non gli capiteranno quelle cose che gli accadrebbero frequentando un altro dei sofisti. Infatti gli altri rovinano i giovani: questi a parole evitano le tecniche, ma poi inevitabilmente tornano ad utilizzarle, insegnando l’astronomia, la geometria e la musica". E dicendo questo lanciò uno sguardo a Ippia. "Giunto da me non imparerà nient’altro che quello per cui è venuto. Il mio insegnamento consiste nella facoltà di prendere decisioni sia riguardo alle questioni private - come, per esempio, si possa amministrare nel modo migliore la propria casa - sia riguardo a quelle pubbliche, come essere, cioè, il più idoneo a parlare e a gestire gli affari della città".




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