[326] I
maestri si occupano di loro: non appena i ragazzi hanno imparato l’alfabeto e
cominciano a comprendere le parole scritte, come prima comprendevano la lingua
parlata, danno loro da leggere, sui banchi, le composizioni poetiche dei grandi
autori e li costringono a impararle a memoria. In quelle composizioni ci sono
molti insegnamenti, molte descrizioni, lodi ed encomi di antichi uomini
valorosi: il ragazzo, ammirandoli, li imiterà e desidererà diventare come loro.
I maestri di cetra, in modo analogo per ciò che loro compete, si prendono cura
anche del buon equilibrio dei giovani e si preoccupano che stiano sulla retta
via. E poi, quando i ragazzi hanno imparato a suonare la cetra, insegnano loro
le poesie di altri bravi poeti melici, intonandole sulla cetra, e piegano i
ritmi e le armonie perché diventino familiari alle anime dei ragazzi. In questo
modo saranno più miti e, divenuti più armoniosi ed equilibrati, saranno anche
abili nel parlare e nell'agire. Infatti tutta la vita dell'uomo ha bisogno di
ritmo e armonia. E ancora, inoltre, li mandano dal maestro di ginnastica,
affinché, con corpi più vigorosi, agiscano in nome di sani principi e non si
dimostrino vili perchè deboli nel corpo, in guerra come nelle altre
circostanze. Vengono educati così quelli che se lo possono permettere - in
particolar modo i più ricchi - e i figli di questi, che cominciano in
giovanissima età a frequentare i maestri e se ne allontanano molto tardi.
Quando hanno lasciato i maestri, la città a sua volta li costringe a imparare
le leggi e a vivere secondo il loro modello, affinché non agiscano a caso nella
vita sociale. I maestri di grammatica, dopo aver abbozzato le lettere con lo
stilo, danno la tavoletta ai ragazzi che non sono ancora in grado di scrivere e
li costringono a seguire il tracciato delle linee. Allo stesso modo la città,
dopo aver tracciato le linee guida delle leggi, creazioni di capaci e antichi
legislatori, obbliga poi a governare e ad essere sudditi in base a queste e
punisce chi vada al di fuori del tracciato. E il nome di questa punizione,
presso di voi e altrove in molti luoghi, è «raddrizzare», poiché la pena
«raddrizza». Dunque, Socrate, dal momento che c'è questa attenzione per la
virtù, sia in pubblico che in privato, ti meravigli e dubiti che la virtù sia
insegnabile? Non devi meravigliarti; piuttosto dovresti farlo se non fosse
insegnabile.
Perché allora da padri virtuosi nascono figli mediocri?
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