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Platone
Il Protagora

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[333] "E che per ogni cosa esiste un solo contrario?"

"Sì".

"Allora, Protagora, quale delle due ipotesi dobbiamo abbandonare? Quella in base alla quale ogni cosa ha un solo contrario o quella in base alla quale la sapienza è diversa dalla saggezza, che entrambe sono parti della virtù e che, oltre ad essere diverse, sono anche dissimili in se stesse e nelle loro proprietà, come le parti del volto? Quale delle due ipotesi dobbiamo abbandonare? Infatti i due ragionamenti non vanno d'accordo: non "cantano insieme" e non sono in armonia fra loro. Come potrebbero accordarsi se per ogni cosa deve esistere un solo contrario, e non di più, e invece la stoltezza, che è una cosa sola, sembra avere come contrari la sapienza e la saggezza? È così, Protagora, o no?"

"Ehm... è così".

"Dunque saggezza e sapienza sarebbero una cosa sola? Prima ci è sembrato che giustizia e santità fossero quasi la stessa cosa. Su, Protagora, non ci scoraggiamo! Esaminiamo anche il resto. Chi commette ingiustizia, ti sembra che agisca da saggio, se compie un atto ingiusto?"

"Mi vergognerei di affermare una cosa simile, anche se molti lo sostengono".

"Mi devo rivolgere ai molti o a te?"

"Se vuoi, confrontati prima con l’opinione della gente comune".

"Ma a me non interessa affatto, voglio solo che tu mi risponda se la pensi così o no. Desidero esaminare il discorso in sé, anche se a volte capita di essere esaminati sia a me che faccio domande, sia a chi mi risponde".

Protagora, all’inizio, si schermiva davanti a noi - diceva che l’argomento era troppo difficile - ma poi acconsentì a rispondere.

"Su, rispondimi da capo. Ti sembra che alcuni siano saggi, pur commettendo ingiustizie?"

"Può darsi".

"Dici che essere saggi significa pensare bene?"

"Sì".

"E pensar bene è prendere buone decisioni, commettendo ingiustizie?"

"Mi pare di sì".

"Si prendono buone decisioni se, commettendo ingiustizie, si hanno risultati positivi o negativi?"

"Se si hanno risultati positivi".

"Esistono per te cose buone?"

"Sì".

"Sono buone quelle cose che sono utili agli uomini?"

"Sì, per Zeus. E alcune cose, anche se non sono utili agli uomini, io le chiamo buone".

Mi sembrava che Protagora si fosse già innervosito e, ansioso, si preparasse a rispondere. Poiché lo vidi in quello stato d’animo, domandai con calma:




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