[338] Io
dunque vi prego e vi consiglio, Protagora e Socrate, di incontrarvi a metà
strada, guidandovi noi come degli arbitri. Non usate puntigliosi dialoghi fitti
di risposte brevi non graditi a Protagora, ma lasciate andare e allentate le
briglie al discorso, perchè ci appaia più maestoso ed elegante. Protagora, da
parte sua, sciogliendo tutte le vele e abbandonandosi al vento, non si getti
nel mare dei discorsi allontanandosi dalla terra. Piuttosto percorrete entrambi
una rotta intermedia. Fate dunque così e prestatemi ascolto: sceglietevi un
giudice, un arbitro, un pritano che controllerà la giusta lunghezza dei
discorsi di ognuno di voi".
Queste proposte piacquero ai presenti e tutti le
apprezzarono. Callia disse che non mi avrebbe fatto andar via e mi domandarono
di scegliere un arbitro. Io dissi che sarebbe stato sconveniente scegliere un
giudice per i discorsi: infatti se la persona scelta fosse stata peggiore di
noi, non sarebbe stato giusto mettere a capo dei migliori uno peggiore di loro.
Non sarebbe stato ugualmente corretto neppure se fosse stato uguale. Così
dissi: "Chi è uguale a noi farà anche cose uguali a noi, sicché sarà
inutile scegliere. Dovrete eleggere uno migliore di noi. È realmente
impossibile per voi, io credo, scegliere uno che sia più saggio del nostro
Protagora. Se sceglierete uno per niente migliore, ma lo definirete tale,
offenderete Protagora: scegliere un arbitro per lui come se fosse un uomo di
poco conto (mentre per quanto mi riguarda io certo non mi offenderei)! Faccio
allora questa proposta, affinché ci siano la conversazione e i dialoghi che
desiderate: se Protagora non vuole rispondere, faccia egli stesso le domande;
io risponderò e al tempo stesso cercherò di dimostrargli come credo che debba
rispondere chi è interrogato. Quando avrò risposto a tutte le domande che vorrà
pormi, a sua volta lui stesso mi fornirà spiegazioni. Se, dunque, non sembra
disposto a rispondere attenendosi solo alla domanda, io e voi insieme gli chiederemo
quanto chiedete a me, cioè di non rovinare la conversazione. Per questo non c’è
alcun bisogno di un arbitro, ma tutti voi insieme sarete arbitri".
A tutti sembrò giusto fare così. Protagora, pur non essendo
molto d’accordo, ugualmente, suo malgrado, acconsentì a fare domande e, quando ne
avesse poste a sufficienza, a rispondere a sua volta in maniera molto breve.
|