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Carlo Goldoni
Il finto principe

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SCENA TERZA

 

Roberto e Lesbina

 

LESB.

Come? A me non si crede?

Cospetto! A me un tal torto?

A me, che in vita mia

Non so mai d'aver detta una bugia?

ROB.

Quetati: sai che il core

Spera ognor quel che brama, e si lusinga

Che sia falso di fama il triste annuncio.

LESB.

Ma come mai la principessa ha tanto

Amor per un che non ha mai veduto?

Io so che quando il padre

Le propose tai nozze,

Ella il capo menava per dispetto.

Non so come sia nato un tale affetto.

ROB.

Nacque in lei da virtude.

LESB.

Oh, signor caro,

Questa virtù d'amar per complimento,

Dalle donne non s'usa.

Io son un po' furbetta,

Conosco il di lei core, e giocherei

Che il principe Ferrante,

Ora che non v'è più, le dà conforto,

E a lei non è piaciuto altro che morto.

ROB.

Ma perché dici questo? E di chi credi

Arda il cor di Rosmira?

LESB.

Io non lo so:

Ma aspettate un pochino e lo saprò.

Lasciate ch'io vi miri. Oh come rosse

Vi vengono le guancie! Oh come sbatte

Tremula di quegli occhi la pupilla!

Ecco, ecco, già leggo

Su quella fronte il ver scritto e spiegato:

Roberto di Rosmira è amante amato.

 

* Se col labbro vi dicon gli amanti

Che in amore son fidi e costanti,

Folli siete se voi gli credete,

V'ingannate se pur li ascoltate:

Quanto vario dal labbro hanno il cor!

Troppo rare quell'anime sono

Che in amore palesino il vero.

V'è chi tiene celato l'ardor. (parte)

 

 

 




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