10.
A UN'ILLUSTRE STRANIERA
Dimmi di che paese
Di che paese sei,
Furlana o calabrese,
Di cristiani o d'ebrei,
Tu che hai color di notte
Le pupille insolenti,
Tu che hai le scarpe rotte
E le calze pioventi,
Che il giorno sui crocicchi
Strimpelli delle vie
E la sera ti ficchi
In lebbrose osterie
Dove nella gazzarra
Dei bicchieri e dei piatti
Geme la tua chitarra
Quattro accordi mal fatti,
Dove agli urli mischiata
Di bordaglia da forca,
Miagoli avvinazzata
Una canzone sporca.
Tu che di sozze imprese
Inalberi i trofei,
Dimmi di che paese
Di che paese sei.
Girondolando a zonzo,
Specchi nelle vetrine
La tua pelle di bronzo
E le treccie corvine,
Guardi nelle vetrine,
Prefazi al refettorio,
Di polli e gelatine
L'eterno invitatorio,
E quel grasso tripudio
Lo divori cogli occhi,
Ci fai sopra uno studio
Grattandoti i pidocchi.
Butti alla gente in faccia
Bestemmie, esalazioni
E intanto dai la caccia
Per terra ai mozziconi.
Dimmi di che paese
Di che paese sei,
Tu che entri nelle chiese
Pei tuoi sonni plebei.
Nera da cima a fondo
Come un asso di picche,
Dimmi se in questo mondo
Ti ha spedito Berlicche.
Dimmi a che cosa credi,
Dimmi in che cosa speri,
Se nel domani vedi
Solo una copia d'ieri,
O se invece il futuro
A te davanti appare
Orrido abisso scuro,
Immenso come il mare.
Di pianger la tua sorte
Hai talora l'audacia?
Non paventi la morte,
La morte che ti bacia?
Tu che il marchio hai palese
Dei reietti e dei rei,
Dimmi di che paese
Di che paese sei.
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