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Remigio Zena
Poesie grigie

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  • LIBRO III     AI MIEI FRATELLI DEDICO QUESTO LIBRO CHE NON È COMMEDIA E DA ESSI LO INTITOLO R. Z.
    • 17.   GIACOSIANA
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17.

 

GIACOSIANA

 

 

Canti, canti Giacosa

Che fra tutti i poeti si sublima,

Ei che sa l'arte di trovar la rima

Soave, armonïosa;

 

Egli, gentil troviero

Che corre colla cetra la gualdana,

Sacrificando a dorata panzana

La poesia del vero.

 

Canti! l'Italia batte

Frenetica le mani e l'inghirlanda

Lieta attingendo, come Dio comanda,

Ai ruscelli di latte.

 

E voi, fanciulli imberbi

Anelanti alla gloria di poeta,

Che sognate per l'arte un'altra meta,

Voi, pusilli e superbi,

 

Toglietevi di testa

Di riuscir vincitori nella giostra,

Chè tutti in coro chiamano la vostra

Un'arte disonesta!

 

Perchè continuamente

Parlare un vero che ci muove a schifo,

Perchè ficcare nella melma il grifo

E mostrarlo alla gente?

 

Non vedete che in frotta

Le persone per bene son fuggite?

Il vero, detto come voi lo dite,

Non sapete che scotta?

 

Perchè nell'avvenire

Inconcussa così la vostra fede?

L'avvenire è in ritardo e chi ci crede

Può, aspettando, dormire.

 

Suvvia, smettete, o sciocchi,

Tornate a scuola, poveri figliuoli!

Da quando in qua coi cigni e gli usignuoli

Gareggiano i ranocchi?

 

Soltanto il trivio acclama

Ai vostri versi che sembrano prosa,

Ma invece i martelliani di Giacosa

S'innalzan sulla fama.

 

Sciupa per lui i guanti

Battendo palma a palma, la signora

Che delle rime bee l'onda sonora

Come un bicchier di Chianti,

 

E vede lancie, sciarpe

Paggi, scudieri, bionde castellane.

Sproni d'oro, pennacchi, durlindane,

E menestrelli ed arpe,

 

Poi dal teatro uscendo,

Del Trionfo d'amor gli indovinelli

E «i tuoi occhi che sono tanto belli»

Se ne va ripetendo.

 

Poesia di smeraldo!

Azzurro Medio Evo di cartone!

Giacosa lo cucina al zabajone

E ce lo serve caldo.

 

Bravamente trasporta

Dalle barocche pendole sul palco

I suoi guerrieri vestiti di talco,

Ma ciò, grulli, che importa?

 

Se Carducci s'indraga,

C'è Fortis glorïoso e trionfante

E tra i plausi del pubblico elegante

C'è Bellotti che paga.

 

Spargetevi di cenere,

Avveniristi tutti quanti siete:

Voi morite di fame? non avete

Indovinato il genere.




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