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Remigio Zena Poesie grigie IntraText CT - Lettura del testo |
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9.
IL BATTESIMO
Il dì che in quella chiesa Vi battezzò il prevosto, Io, vestito da chierico, marchesa, Io vi stavo d'accosto.
Eravate piccina Come il mio dito mignolo E sepolta in un mar di mussolina Tutta olezzante e candida.
Dissotto alla cuffietta Vi si vedeva appena, Perchè la balia tenendovi stretta Vi ammaniva da cena.
Intanto la chiesuola Si riempiva di popolo, Il parroco mettevasi la stola Per la sua catecumena.
E su voi blandamente Venia calando il sonno Mentre intorno susurrava la gente «Come somiglia al nonno!»
La comare arrivata, Fra gli evviva dell'organo Vi si condusse, sempre addormentata, Alla piscina mistica.
Cominciò il bianco rito Ed io intanto, marchesa, Sorreggevo - canonico fallito - Una candela accesa!
Quando la cuffiettina Vi tolsero per l'acqua, Quando ignuda la vostra testolina Apparì tra la mussola,
Scusate, bruttarella Mi sembraste, o signora; Se poi vi dissi: «come siete bella!» Gli è che scordai quell'ora!
Eravate un pulcino Tutto grinze e lanugine, Si stendeva sul volto mingherlino Una tinta giallognola.
E vi svegliaste a un tratto Con un strillo acuto Dell'acquasanta al frigido contatto, E feste uno sternuto,
Poi ribelle e furiosa Non cessaste di piangere.... Fin d'allora vi parve mostruosa Una rinunzia al diavolo! |
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