A fianco del
criterio deve camminare la fermezza; è una qualità indispensabile del carattere.
Senza fermezza, nessuna dote d'ingegno o di cuore è veramente pregevole e
nemmeno utile.
Uomini che pur avevano ingegno
fallirono in ogni loro tentativo perchè mancanti di fermezza. Giovanetti che
davano le più belle speranze si sfiancarono e caddero a mezza strada, perchè
incapaci di persistere, incapaci dì lottare.
Il genio non si conquista
nemmeno dai più volonterosi; il carattere sì, se c'è la fermezza. Non
confondere però la fermezza colla ostinazione. La prima è figlia di un nobile
ideale, la seconda è il rampollo mal combinato della vanità e dell'impotenza.
La fermezza va applicata su
vasta scala, con mète grandiose, senza preoccupazione dei minuti particolari
sui quali appunto si abbarbica qual gramigna e arranca e succhia ed alza il
capo prepotente per farsi vedere da tutti la meschinissima ostinazione. Direi:
la fermezza è la prova che noi diamo a noi stessi del nostro valore;
l'ostinazione e quella che pretendiamo di imporre agli altri. Sono la luce e
l'ombra di un medesimo prisma.
Per esempio. La risposta che
diede Galilei a tutti gli scienziati del suo tempo era la convinzione di un
vero afferrato, era la sicurezza di chi sa. Una baracca di legno comparsa a
diverse Esposizioni con la presunzione di svelare il segreto del moto
perpetuo, non era altro che l'ostinazione di un ignorante in lotta coi
principii più elementari della materia; non era più un genio che intuiva e
provava, era un mattoide fantastico che voleva imporre il suo sogno.
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