di sensibilità
nervosa, che è poi debolezza, non ha niente a vedere col sentimento. I moti
generosi del cuore hanno ben altra sorgente.
Ora se una donnina grida al
vedere una farfalla infilzata sopra uno spillo, la si crede molto sensibile e
buona. Una volta le donne si chiamavano Cornelia, Lucrezia, Veturia, Virginia,
Camilla, non sapevano nemmeno che cosa volesse dire la parola nervi; giurerei
che una farfalla infilzata le lasciava indifferenti, e che per ciò? Diremo che
erano peggiori di noi? Che non amavano la patria? Che non educavano altamente i
figli? che non sapevano morire?
Dagli antichi romani che
permettevano lottassero insieme uomini e fiere, al giorno d'oggi in cui vediamo
riprovato nella cronaca cittadina delle gazzette un uomo che batte il suo
asino, del cammino se n'è fatto. Ma chi corre di più? Il cuore o la fantasia?
La morbosa filantropia che
popola le carceri di comodità e di diletti, che offre concerti ai ladri, delle
commedie agli assassini, mentre a migliaia e a migliaia i morenti di fame
esulano tutti gli anni verso lidi meno filantropici, che cosa vi induce a
pensare? Che il sentimento vero è troppo spesso sacrificato al sentimentalismo.
Quella specie di sofferenza che
le persone impressionabili risentono per i mali altrui (nota che la risentono
per i soli mali che vedono) è affatto inutile, è anzi dannosa alla economia
della natura, perchè non scema il male vero e per contro vi aggiunge il male
immaginario.
Non crederti dunque un'anima
nobile se l'aspetto di un uomo accoltellato ti dà una fitta al cuore.
Soccorrilo. È la sola forma d'umanità che merita lode; tutto il resto è
sentimentalismo vuoto.
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