Del resto, io
non intendo già d'inventare una virtù e di imporla agli uomini. Il vero spirito
della carità esiste, è sempre esistito; non si tratta che di svilupparlo,
deviando a suo vantaggio quella grande massa di forze morali e pecuniarie che
si sperperano ogni giorno a profitto del sentimentalismo e della vanità.
È difficile che in una calamità,
sia pubblica che privata, non si riveli improvvisamente il criterio di un uomo
di cuore.
Dal re al soldato, dal
giovanetto elegante alla suora di carità, nell'ultima epidemia colerosa che
afflisse l'Italia, l'altruismo ha portato alta e superba la sua bandiera.
C'è un'innondazione, un
terremoto? I fatti magnanimi si moltiplicano, non per opera dei comizi e delle
fiere di beneficenza, no; ma dalle viscere stesse del popolo battuto dalla
disgrazia sorge e si sviluppa il germe dell'amore per i fratelli.
Durante una gita alpina, tre
uomini cadono in un burrone. I compagni già estenuati, avendone tentato
inutilmente la salvezza, raccolgono le loro forze e muovono in cerca di aiuto.
Il paese dove essi giungono è
povero, quasi disabitato: essi, esausti, più morti che vivi.
Non importa; bussano alla casa
del parroco, additano il pericolo e svengono. Il parroco si alza, corre di
porta in porta, chiede, esorta, impone, commuove, elettrizza. Raggranellata una
piccola scorta, nel cuore della notte, tra i ghiacci minacciosi, rischiando la
vita ad ogni passo, i modesti eroi dell'amore raggiungono i morenti e li
salvano.
Che cosa dobbiamo concludere?
Che la forza vitale c'è; che in
mezzo al putridume egoistico una vena di sangue generoso scorre ancora.
È piccola, è scarsa, ma deve
bastare alla nostra fede. Un solo lembo di terra scoperto da lontano ridonò le
forze ai compagni dell'audace genovese, che proseguirono animosi e trovarono un
mondo.
* * *
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