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Neera
Il libro di mio figlio

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L'indagine costante del vero conduce assai spesso al dolore, ma su questo punto siamo già d'accordo.

Sappiamo, cioè, che il dolore non ci     deve arrestare mai. Chi vuole la verità vuole il dolore.

Considera però, figlio mio, che il dolore qui non è che uno stato transitorio, una specie di limbo purgante dove l'uomo depone le sue scorie animali e dal quale passa alle serene intangibili regioni della filosofia pura, in cui l'elevatezza morale tien luogo di ogni altra felicità.

E nella applicazione materiale della mia massima il vantaggio è anche più immediato.

Conosco persone coraggiose che, in seguito alla schietta ricognizione di un fisico disgraziato e alla ferma persistenza nella cura di esso, vinsero una vera e propria battaglia colla natura.

Altri invece ne conosco deboli e vani, menti paurose che rifuggono da ogni scandaglio, bugiardi per fiacchezza, ciechi per ignoranza, che piangono e si disperano alla sola supposizione di non essere perfettamente sani, negando la malattia, fuggendo il medico, tutto ciò in odio a una dolorosa verità e vittime immancabili della loro codardia.

 

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