Astrattamente
dunque ci è permesso di tracciare la via della verità, e fra le due verità
indiscutibili della vita e della morte dar posto all'arte, alla scienza,
all'amore, alla pietà, questi altri veri, mobili e cangianti, dove ognuno di
noi cerca il proprio ideale.
Ma nella osservazione positiva,
dobbiamo andare cauti assai per non incorrere nei giudizi temerari, così
facili, spesso falsi.
È proprio di un osservatore
superficiale l'attenersi agli effetti senza indagare le cause.
Uno si mostra freddo e
taciturno: è insensibile. Non prende parte agli scherzi, ai motti di una
società allegra: è senza spirito. Non accenna a commuoversi al racconto di una
sventura: è senza cuore.
Ragionando in tal modo limitato
non si tien conto dell'orgoglio, dello sdegno, della noia, della timidezza,
della preoccupazione; tutte cause validissime, capaci in date circostanze di
far parere cretino Dante Alighieri e spietato san Francesco di Paola.
Questi giudizi avventati
provengono da leggerezza e dall'abitudine che si ha, giudicando gli altri, di
non riportarsi mai a sè stessi, di non fare esami di coscienza, mentre l'uomo saggio
dovrebbe a tutte le ore mirarsi nella propria coscienza come dentro a uno
specchio e non imitare le donne vane che fatte vecchie non tengono più specchi
intorno.
Io ho sempre trovato un po'
d'indulgenza per coloro che in una società vengono qualificati per imbecilli,
rifacendomi poi, non lo nego, sopra una quantità di gloriole mondane, ingegni
da salotto, rivenduglioli dello spirito e della scienza altrui.
Ammiriamo l'indulgenza; essa è
la virtù dei grandi e dei puri.
* * *
|