Nel viaggio
sentimentale di Lorenzo Sterne c'è l'episodio di un povero il quale non cercava
mai inutilmente la carità ai passeggieri.
Colpito da questo fatto
persistente, il filosofo volle avvicinarlo per scoprire la molla segreta di
tanto successo, e si accorse che la adulazione formava tutta la batteria
aggressiva di quel furbo.
Chiamando belle le donne,
generosi gli uomini, vispi e seducenti i vecchi, lusingando infine la vanità di
ciascuno, egli accumulava elemosine, dove per vero dire il diavolo ci aveva a
che fare ben più che Domeneddio, ma questo doveva importargli poco.
Resistere all'adulazione
volgare, veramente, non dovrebbe essere molto difficile. Ma vi sono certe
adulazioni sottili che si infiltrano colla soavità di un lento profumo, che ci
stringono in un amplesso, che toccano giusto il nostro lato debole e vi versano
sopra un balsamo a petto del quale l'olio, il miele, l'ambrosia e tutte le
dolcezze conosciute non sono più nulla.
Sentendo vantare i nostri
meriti, noi che, realmente, abbiamo il costante ideale di renderci meritevoli,
ci persuadiamo subito di esserne in possesso. E un fumo come d'incenso di
turiboli agitati, di corone sospese sulla nostra fronte, di fiori sparsi sotto
ai nostri piedi, ci trasporta, ci esalta, non tocchiamo più la terra.
Quando ti senti preso da una
simile ebbrezza, sta in guardia. Pensa all'accattone e metti la mano sulla
borsa.
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