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Neera
Il libro di mio figlio

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Prima di scrivere la parola «fine» sotto a queste pagine voglio toccare un altro argomento. Toccarlo appena, accennarlo, così come feci per tutti gli altri, fidandomi di parlare a giovanetti colti che ben presto si troveranno sulle scene della vita ed al cui ingegno perspicace basta aprire uno spiraglio per esser compresi, se non oggi, domani.

Intendo parlare dell'onestà con le donne.

È questa una onestà speciale, più delicata dell'altra, più soggetta a scappatoie ed a mistificazioni.

Vi sono uomini conosciuti onestissimi dagli altri uomini, magistrati integerrimi, soldati leali, patrioti, cittadini senza macchia. La società li acclama galantuomini, sono stimati e onorati, proposti a modello. Ma quanti io ne conosco nel cui passato una donna piange ancora ed ebbe per essi la vita spezzata. Oh! quella debole voce perduta, soffocata nel coro degli elogi, ripete per sempre inesorabilmente: «No, non sei interamente onesto!»

La malafede verso le donne è tanto più codarda in quanto che, nella maggioranza dei casi, la vittima non può gridare ad alta voce.

Onora la donna, rispettala. Essa rappresenta un ideale sacro. L'omaggio che le tributerai, più che a lei va al culto che essa informa, va al Dio di cui essa è l'altare.

Qualche volta l'altare è profanato, ma gli uomini onesti di tutte le religioni venerano la santità delle memorie, anche quando il tempio cade in rovina.

 

* * *

 




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