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Capitolo
1 1 | tra Omero ed Empedocle non c’è niente di comune all’infuori 2 4 | furono poi opera di Sofocle. C’è ancora la grandezza: partendo 3 6 | in cui per chi parla non c’è affatto cosa che egli debba 4 6 | asserzione.~Al quarto posto c’è l’elocuzione e dico, come 5 7 | natura qualche altra cosa c’è o nasce; fine al contrario 6 7 | mentre dopo di esso non c’è niente; mezzo poi è quel 7 7 | dopo altro e dopo di esso c’è altro. E dunque i racconti 8 9 | quel racconto in cui non c’è né verosimiglianza né necessità 9 10| secondo verosimiglianza; c’è molta differenza infatti 10 12| tragedia dopo la quale non c’è più canto del coro; quanto 11 14| Telegono nell’Odisseo ferito. E c’è anche un terzo caso, oltre 12 14| agire è il peggiore, giacché c’è l’elemento ripugnante ma 13 14| riconosce dopo aver agito; non c’è infatti niente di ripugnante 14 16| simile, ma a lei simile non c’è nessuno se non Oreste, 15 16| là erano state esposte. C’è anche un riconoscimento 16 18| regole~In tutte le tragedie c’è una parte che è il nodo 17 24| Odissea invece complessa (c’è infatti dappertutto riconoscimento) 18 24| in cui essendoci questo c’è quest’altro o accadendo 19 24| questo accade quest’altro, se c’è il conseguente, ci sia