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Aristotele Poetica IntraText CT - Lettura del testo |
16. Il riconoscimento
Si è già detto innanzi che cosa sia il riconoscimento, consideriamone [20] ora le specie.
La prima, la meno artistica e della quale soprattutto ci si serve per povertà di inventiva, è quella per mezzo dei segni. Di questi alcuni sono congeniti, come "la lancia che portano i Nati dalla terra" o le stelle che utilizzò Carcino nel Tieste; altri acquisiti, e di questi alcuni sono nel corpo, come le cicatrici, ed altri fuori, come le collane [25] o come la barchetta nel Tiro. Anche di questi mezzi è possibile valersi meglio o peggio, come ad esempio Odisseo fu riconosciuto dalla sua cicatrice in un modo dalla nutrice e in un altro dai porcari; giacché i riconoscimenti fatti apposta per ingenerare una credenza sono meno artistici e tutti quelli di questo tipo, mentre invece sono migliori quelli che scaturiscono dalla peripezia, [30] come ad esempio il riconoscimento nella scena del bagno.
La seconda specie è costituita dai riconoscimenti fabbricati apposta dal poeta e perciò non artistici. Ad esempio nell’Ifigenia il modo in cui Oreste si fece riconoscere, perché mentre la sorella viene riconosciuta per mezzo della lettera, Oreste dice lui stesso quello che vuole [35] non già il racconto ma il poeta; e perciò questo caso è simile all’errore di cui si è già parlato, perché era possibile che anche Oreste portasse qualcosa con sé. Un altro esempio è la voce della spola nel Tereo di Sofocle.
Una terza specie è quella che avviene ad opera della memoria, quando ci si rende conto [1455 a] nel vedere qualcosa, come il riconoscimento nei Ciprioti di Diceogene, dove il protagonista, visto il quadro, scoppiò in pianto, e quello nella storia di Alcinoo, dove Odisseo, ascoltando il citarista e ricordandosi, pianse, donde venne riconosciuto.
Una quarta specie è il riconoscimento derivante dal ragionamento, come ad esempio nelle Coefore, [5] dove Elettra argomenta che è giunto uno a lei simile, ma a lei simile non c’è nessuno se non Oreste, e dunque è questi che è giunto. E il riconoscimento suggerito dal sofista Poliido riguardo ad Ifigenia: era infatti verosimile che Oreste ragionasse così: poiché la sorella era stata sacrificata, accadeva anche a lui di essere sacrificato. Altri esempi sono nel Tideo di Teodette, dove il padre dice che, venuto per ritrovare il figlio, egli stesso muore, [10] e nelle Finidi, dove le donne, visto il luogo, ne argomentavano il loro fato, e cioè che era fatale dovessero morire in quel luogo perché là erano state esposte. C’è anche un riconoscimento combinato con un paralogismo da parte del pubblico come quello dell’Odisseo falso messaggero; che egli infatti sapesse tendere l’arco e nessun altro, questo è un assunto costruito dal poeta e posto come ipotesi, e così pure se diceva che avrebbe riconosciuto l’arco che non aveva mai visto; [15] ma l’averlo costruito proprio per questo, perché fosse riconosciuto dall’arco, è un paralogismo.
Ma il riconoscimento migliore di tutti è quello che scaturisce dalla stessa azione, perché la sorpresa sopravviene per mezzo di fatti verosimili, come nell’Edipo di Sofocle e nell’Ifigenia, giacché in quest’ultimo caso era verosimile che volesse mandare un lettera. Ed infatti soltanto i riconoscimenti di questo tipo [20] sono senza segni fabbricati apposta e senza collane; al secondo posto vengono i riconoscimenti per ragionamento.