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Aristotele
Poetica

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20. Analisi del linguaggio

[20] Della elocuzione in generale le parti sono queste: lettera, sillaba, connettivo, nome, verbo, articolazione, flessione, discorso.

La lettera è una voce indivisibile, ma non ogni voce bensì quella che è per natura destinata a divenire una voce composta; giacché anche quelle degli animali sono voci indivisibili, ma nessuna di esse chiamo lettera. [25] Le lettere si dividono in vocali, semivocali e mute. La vocale è quella che ha voce udibile senza accostamento della lingua e delle labbra, semivocale quella che ha voce udibile con accostamento, come la S e la R, muta quella che anche con accostamento non ha di per sé nessuna voce, [30] ma diventa udibile solo assieme ad altre lettere che hanno una qualche voce, come la G e la D. Le lettere differiscono tra loro per la configurazione della bocca ed il luogo in cui sono prodotte, per l’aspirazione o la mancanza di aspirazione, per la lunghezza e la brevità, ed ancora per l’accento che può essere acuto o grave o intermedio; argomenti tutti sui quali particolareggiatamente conviene che si indaghi nei trattati di metrica.

La sillaba [35] è una voce non significativa composta da una muta e da una lettera avente voce, giacché GR è sillaba sia senza A sia assieme ad A come in GRA. Ma l’indagare anche sulle differenze delle sillabe è proprio della metrica.

Il connettivo è una voce non significativa, la quale né [1457 a] impedisce né fa sì che da parecchie voci si componga naturalmente un’unica voce significativa e che si può trovare sia alle estremità sia nel mezzo, ma che non conviene porre al principio di un discorso indipendente, come mevn, h[toi, dev. Oppure è una voce [5] non significativa che da più di una sola voce, ma significativa, è capace per sua natura di produrre un’unica voce significativa.

L’articolazione è quella voce non significativa che del discorso indica o il principio o la fine o una divisione, come ajmfiv, periv e altri simili.

[10] Il nome è una voce composta significativa senza tempo, di cui nessuna parte è di per sé significativa; nei nomi doppi infatti la parte non viene impiegata come di per sé significativa, come in Deodato "dato" non significa niente. Il verbo è una voce composta significativa con tempo, [15] di cui nessuna parte significa di per sé, come anche per i nomi; giacché "uomo" o "bianco" non significano il quando, mentre "cammina", "ha camminato" significano, il primo il tempo presente e il secondo quello passato.

La flessione è propria del nome e del verbo e significa a volte "di questo", "a questo" [20] e così via, a volte il singolare o il plurale come ad esempio "uomini", "uomo", ed altre volte ancora l’inflessione della voce, come ad esempio la domanda e il comando, giacché "camminava?" o "cammina" sono flessioni del verbo secondo queste specie.

Il discorso è una voce composta significativa, di cui alcune parti di per sé considerate significano qualche cosa (giacché [25] non ogni discorso è costituito di verbi e di nomi, ma è possibile che ci sia discorso senza verbi, come ad esempio la definizione di uomo; avrà però sempre almeno una parte che significa qualcosa come ad esempio "Cleone" in "Cleone cammina"). Il discorso è unitario in due modi diversi, perché lo è o in quanto significa un’unica cosa o per un legame di più cose, come ad esempio l’IIiade [30] è unitaria per legame, mentre la definizione di uomo per il signicare una unica cosa.

 




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