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Aristotele
Etica a Nicomaco

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2. [La magnificenza].

Si ammetterà che a questo deve seguire la trattazione della magnificenza. Si ritiene, infatti, che anch’essa sia una virtù in rapporto ai beni materiali, [20] ma non si estende come la liberalità a tutti i tipi di azione che hanno per oggetto beni materiali, bensì solo alle spese: in queste, però, supera la liberalità per grandezza. Infatti, come il nome stesso suggerisce, è una maniera conveniente di spendere in grande. Ma la grandezza è relativa: infatti, la spesa non è la stessa per chi è incaricato di armare una trireme [25] e per chi deve guidare una sacra legazione. La convenienza, dunque, è relativa a chi spende ed alle circostanze e all’oggetto della spesa. Chi, invece, spende in cose piccole o medie secondo che esse meritano non si chiama magnifico (come l’uomo del detto 78 "spesso ho donato al vagabondo"), bensì solo colui che spende in grandi cose. Infatti, mentre l’uomo magnifico è liberale, l’uomo liberale non è necessariamente magnifico. [30] Il difetto di tale disposizione d’animo si chiama meschinità, l’eccesso volgarità, mancanza di gusto e simili, disposizioni, queste ultime, che non eccedono in grandezza in relazione a ciò che si deve, bensì che fanno sfoggio in cose per cui non si deve o in maniera in cui non si deve: di esse parleremo in seguito. Il magnifico è simile ad un conoscitore, perché [35] è in grado di vedere la convenienza e fare grandi spese con gusto. [1122b] Come, infatti, dicemmo all’inizio 79, la disposizione viene definita dalle sue attività e dai suoi oggetti. Ora, le spese dell’uomo magnifico sono grandi e convenienti. Tali, dunque, saranno anche le sue opere: così, infatti, la spesa sarà grande e conveniente all’opera da compiere. Come l’opera [5] deve essere degna della spesa, così anche la spesa deve essere degna dell’opera, o perfino superarla. Il magnifico farà spese di tal genere in vista di ciò che è moralmente bello, perché questo è comune a tutte le virtù. Inoltre, le farà con piacere e con profusione di mezzi, giacché la minuziosità nei conti è qualcosa di meschino. E si porrà il problema di come ottenere il risultato più bello e più conveniente, piuttosto che di quanto costerà [10] e di come spendere il meno possibile. L’uomo magnifico è, dunque, necessariamente anche liberale. Infatti, anche l’uomo liberale spenderà ciò che si deve e come si deve; ma, in queste spese legittime, è la grandezza che è tipica dell’uomo magnifico, in quanto la magnificenza è appunto la grandezza della liberalità relativa a queste spese, e con una spesa uguale renderà l’opera più magnifica. Infatti, [15] il valore di ciò che si possiede e quello di un’opera non sono lo stesso. Il possesso più prezioso, infatti, è quello che ha il massimo valore commerciale, come, per esempio, l’oro, mentre l’opera più preziosa è quella che è grande e bella (la contemplazione di una simile opera, infatti, suscita ammirazione, ed è appunto ciò che è magnifico che suscita ammirazione): ora, il valore dell’opera, la sua magnificenza, sta nella sua grandezza. La magnificenza, poi, ha come oggetto le spese che noi chiamiamo spese onorevoli (per esempio, quelle che si fanno [20] per gli dèi, offerte votive, costruzione di templi, sacrifici, e similmente per ogni aspetto del culto religioso), e tutte quelle che si ha l’ambizione di fare per l’interesse comune (per esempio, secondo me, quando si pensa di dover allestire con splendore un coro o una trireme, oppure anche di offrire un banchetto pubblico). Ora, in tutti questi casi, come si è detto, la valutazione della spesa è rapportata a chi la fa ed è relativa alla persona che la fa [25] ed ai mezzi che questa ha: infatti, le spese devono essere degne dei suoi mezzi, e convenire non solo all’opera ma anche a chi la compie. Perciò un povero non potrà essere magnifico, perché non ha di che fare grandi spese in modo conveniente: e chi ci prova è sciocco, perché ciò va al di delle sue possibilità finanziarie e del suo dovere, mentre conforme a virtù è solo ciò che viene compiuto rettamente. [30] Ora, tali spese convengono a coloro che possiedono adeguati mezzi, sia che li abbiano acquisiti personalmente, sia che li abbiano ricevuti in eredità dagli avi, sia che derivino loro da altre relazioni, e poi ai nobili, alle persone illustri e così via, perché tutte queste condizioni comportano grandezza e prestigio. Soprattutto di questa natura è dunque l’uomo magnifico, ed è in spese di questo genere che consiste la magnificenza, come [35] s’è detto: spese molto grandi e molto onorevoli. Nelle spese private, invece, la magnificenza si deve manifestare in quelle che [1123a] si fanno una volta sola, come, per esempio, un matrimonio o una situazione del genere, e in quelle che interessano tutta la città o le persone di rango, e quando si accolgono e si congedano ospiti stranieri, cioè quando si offrono e si contraccambiano doni. Infatti, non è per se stesso che spende l’uomo magnifico, bensì [5] per l’interesse comune, e i suoi doni hanno qualcosa di simile alle offerte votive. E caratteristico dell’uomo magnifico anche arredare la sua casa in modo conveniente alla propria ricchezza (anche una bella casa è un ornamento), e spendere soprattutto per opere durevoli (che sono le più belle), e, in ogni caso, spendere quanto conviene. Infatti, non sono le stesse cose che convengono [10] agli dèi ed agli uomini, per un tempio e per una tomba. E poiché ogni tipo di spesa può essere grande nel suo genere, e la più magnifica in generale è la grande spesa per una grande cosa, ma in circostanze determinate la grande spesa per oggetti determinati, c’è anche differenza tra la grandezza dell’opera e quella della spesa. Infatti, la più bella palla o il più bel secchiello [15] hanno il carattere della magnificenza come dono per un bambino, benché il loro prezzo sia piccolo e misero. Per questa ragione, caratteristico dell’uomo magnifico è che, qualunque sia il genere delle cose che fa, le fa con magnificenza (ché una simile azione non può essere facilmente superata) ed in modo adeguato al valore della spesa. Tale è, dunque, l’uomo magnifico. Chi, invece, eccede ed è volgare, [20] eccede in quanto spende più del dovuto, come s’è detto. Infatti, nelle piccole occasioni di spesa spende molto e fa uno sfarzo stonato, come, per esempio, quando fa di una colazione fra amici un banchetto di nozze, e quando deve allestire il coro per una commedia lo introduce nella pàrodo ornato di porpora, come fanno i Megaresi. E tutto questo farà non [25] in vista di ciò che è bello, ma per ostentare la sua ricchezza e perché crede con ciò di suscitare ammirazione, e dove si dovrebbe spendere molto spende poco, e spende molto dove si dovrebbe spendere poco. L’uomo meschino, invece, pecca in tutto per difetto, e, dopo aver speso le somme più grandi, per una piccola cosa rovinerà la bellezza del risultato, sia esitando in ciò che fa, [30] sia cercando il modo di spendere il meno possibile, sia rimpiangendo queste spese, sia credendo di fare sempre di più di quello che si deve. Queste disposizioni sono, quindi, dei vizi; tuttavia non portano con sé disonore, per il fatto che non sono dannose per il prossimo né troppo indecorose.

 




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