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Aristotele
Etica a Nicomaco

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2. [La giustizia in senso stretto].

Ma quello che cerchiamo, in ogni caso, è la giustizia che è parte della virtù, giacché esiste [15] una giustizia di questo genere, come appunto andiamo dicendo. E, allo stesso modo, anche nel caso dell’ingiustizia cerchiamo quella che è una parte del vizio. Indizio della sua esistenza: chi agisce secondo le altre forme di vizio, certo, commette ingiustizia, ma non ci guadagna nulla, come, per esempio, chi getta per viltà lo scudo o chi è maldicente per cattivo carattere o chi, per avarizia, rifiuta un soccorso in denaro. Quando, invece, [20] cerca di avere più degli altri, spesso non agisce per alcuna di tali forme di vizio singolarmente presa, ma nemmeno per tutte insieme, bensì per malvagità, almeno per una certa malvagità (lo biasimiamo, infatti), cioè per ingiustizia. Dunque, esiste anche un’altra forma di ingiustizia che è parte di quella totale, e una forma di ingiusto che è parte di quello totale, cioè dell’ingiusto che consiste nell’opposizione alla legge. Inoltre: se uno commette adulterio in vista di un guadagno e [25] ricavandone un profitto, un altro invece commette adulterio spinto dal desiderio, pagando e subendo una punizione, quest’ultimo lo si riterrà intemperante piuttosto che avido; il primo, invece, lo si riterrà ingiusto, e non intemperante. È evidente, dunque, che in questo caso l’ingiustizia è causata dall’amor di guadagno. Inoltre, nel caso di tutti gli altri atti ingiusti è sempre possibile una riconduzione a qualche forma di vizio; per esempio, l’adulterio [30] si riconduce alla intemperanza, l’abbandono del commilitone si riconduce alla viltà, la violenza fisica all’ira. Ma se uno ha ricavato un illecito guadagno, non è riconducibile a nessun’altra forma di vizio se non all’ingiustizia. Sicché è evidente che oltre a quella totale esiste un’altra forma di ingiustizia, che è parte della prima e ha lo stesso nome, perché la sua definizione rientra nel medesimo genere: [1130b] entrambe, infatti, consistono nel fatto di riferirsi, potenzialmente, agli altri. Ma l’una riguarda l’onore o la ricchezza o la sicurezza personale (o qualunque sia il termine con cui possiamo abbracciare tutte queste cose insieme), ed è motivata dal piacere che deriva dal guadagno; l’altra, invece, riguarda tutte quante le cose che sono oggetto dell’azione [5] dell’uomo di valore. Che, dunque, i tipi di giustizia sono più d’uno e che ne esiste una specie distinta oltre alla giustizia intesa come totalità della virtù, è chiaro: ma bisogna cercare di afferrare quale essa sia e quale natura abbia. Abbiamo, dunque, distinto il significato di "ingiusto" in "contrario alla legge" e "non rispettoso dell’uguaglianza", e di "giusto" in "conforme alla legge" e "rispettoso dell’uguaglianza". Dunque, [10] l’ingiustizia di cui parlavamo prima rientra nel campo di ciò che è contrario alla legge. Ma poiché "non rispettoso dell’uguaglianza" e "contrario alla legge" non sono la stessa cosa, ma si distinguono come la parte rispetto all’intero (infatti, tutto ciò che non è rispettoso dell’uguaglianza è contrario alla legge, ma ciò che è contrario alla legge non è tutto non rispettoso dell’uguaglianza), anche l’ingiusto e l’ingiustizia in senso parziale non sono gli stessi che l’ingiusto e l’ingiustizia in senso totale, ma sono diversi da quelli, perché i primi sono delle parti, i secondi, invece, delle totalità: [15] questo tipo di ingiustizia è, infatti, una parte della ingiustizia intesa come totalità, e lo stesso dicasi della giustizia. Cosicché dobbiamo parlare anche della giustizia e dell’ingiustizia particolari, e così pure del giusto e dell’ingiusto particolari. Orbene, lasciamo da parte la giustizia intesa come la totalità della virtù, e la corrispondente ingiustizia: la prima è l’esercizio della virtù nella sua totalità [20] nei riguardi degli altri, la seconda è l’esercizio del vizio. Ed è chiaro come vanno distinti il giusto e l’ingiusto corrispondenti ad esse. Infatti, la maggior parte, si può dire, degli atti conformi alla legge sono gli atti che vengono prescritti sulla base della virtù totale: la legge, infatti, ordina di vivere in conformità con ciascun tipo di virtù e proibisce di vivere secondo ciascun tipo di vizio. [25] Ma sono le disposizioni di legge che vengono stabilite per l’educazione al bene comune quelle che producono la virtù totale. Per quanto riguarda l’educazione individuale, poi, per la quale un uomo è buono in generale, se essa sia di competenza della politica o di un’altra scienza, dovremo determinarlo in seguito 97: infatti, non è certo la stessa cosa in ogni caso essere uomo buono e buon cittadino. [30] Della giustizia in senso parziale e del giusto che le corrisponde, ci sono due specie: una è quella che si attua nella distribuzione di onori, di denaro o di quant’altro si può ripartire tra i membri della cittadinanza (giacché in queste cose uno può avere una parte sia disuguale sia uguale a quella di un altro), l’altra è quella che apporta correzioni nei rapporti privati. [1131a] Di quest’ultima, poi, ci sono due parti: infatti, alcuni rapporti sono volontari, altri involontari. Rapporti volontari sono, per esempio: vendita, acquisto, prestito, cauzione, nolo, deposito, locazione (si dicono volontari [5] perché il principio di questi rapporti è volontario). Dei rapporti involontari, poi, alcuni si istituiscono di nascosto, come, per esempio, furto, adulterio, avvelenamento, lenocinio, corruzione di schiavi, omicidio doloso, falsa testimonianza; altri si istituiscono con la violenza, come, per esempio, maltrattamenti, sequestro, omicidio, rapina, mutilazione, diffamazione, oltraggio.

 




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