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Aristotele
Etica a Nicomaco

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3. [La deliberazione].

Ma si delibera di tutto, cioè ogni cosa è un possibile oggetto di deliberazione, oppure di alcune cose non è possibile deliberazione? Senza dubbio bisogna dire che è oggetto di deliberazione [20] non ciò su cui delibererebbe uno stupido o un pazzo, ma ciò su cui delibererebbe un uomo che ha senno. Nessuno, certo, delibera sulle cose eterne, per esempio sul cosmo o sull’incommensurabilità della diagonale col lato del quadrato. Ma neppure su quelle che sono, sì, in movimento, ma sempre secondo le stesse modalità, sia per necessità, sia [25] per natura, o per qualche altra causa (per esempio sul rivolgimento e sul sorgere degli astri). Né su ciò che avviene ora in una maniera ora in un’altra, come siccità e piogge. Né su ciò che accade per caso, come il rinvenimento di un tesoro. Ma neppure su tutte le cose umane, come, per esempio, nessuno Spartano delibera sulla migliore forma di governo per gli Sciti. [30] Infatti, nessuna di queste cose può dipendere da noi. Invece deliberiamo sulle cose che dipendono da noi, cioè su quelle che possono essere compiute da noi: e queste sono tutto quello che resta. Infatti, si ammette che cause siano natura necessità e caso, e inoltre l’intelletto e tutto ciò che è causato dall’uomo. E i singoli uomini deliberano su ciò che può essere fatto da loro stessi. E per quanto riguarda [1112b] le scienze esatte e per sé sufficienti, non è possibile deliberazione: per esempio, per quanto riguarda le lettere dell’alfabeto (giacché non abbiamo dubbi su come vadano scritte). Ma su tutto quanto dipende da noi, ma non sempre allo stesso modo, su questo noi deliberiamo: per esempio, su questioni di medicina e di affari, [5] e tanto più sull’arte del pilota che non sulla ginnastica, quanto meno quella è precisa, ed inoltre in maniera simile su tutte le altre cose, e più sulle arti che non sulle scienze, giacché sulle prime siamo più incerti. La deliberazione ha luogo a proposito di quelle cose che per lo più si verificano in un certo modo, ma che non è chiaro come andranno a finire, cioè quelle in cui c’è indeterminatezza. [10] Per le cose importanti prendiamo dei consiglieri, perché non ci fidiamo di noi stessi, ritenendo di non essere all’altezza di conoscerle adeguatamente. Deliberiamo non sui fini, ma sui mezzi per raggiungerli. Infatti, un medico non delibera se debba guarire, né un oratore se debba persuadere, né un politico se debba stabilire un buon governo, né alcun altro delibera [15] sul fine. Ma, una volta posto il fine, esaminano in che modo e con quali mezzi questo potrà essere raggiunto: e quando il fine può manifestamente essere raggiunto con più mezzi, esaminano con quale sarà raggiunto nella maniera più facile e più bella; se invece il fine può essere raggiunto con un mezzo solo, esaminano in che modo potrà essere raggiunto con questo mezzo, e con quale altro mezzo si raggiungerà a sua volta il mezzo, finché non giungano alla causa prima, che, nell’ordine della scoperta, è l’ultima. [20] Colui che delibera sembra che compia una ricerca ed una analisi nel modo suddetto, come per costruire una figura geometrica (ma è manifesto che non ogni ricerca è una deliberazione, per esempio quelle matematiche, mentre ogni deliberazione è una ricerca), è ciò che è ultimo nell’analisi è primo nella costruzione. E se ci si imbatte in qualcosa di impossibile, [25] ci si rinuncia: per esempio, se occorre denaro ed è impossibile procurarselo. Se, invece, la cosa si rivela possibile, ci si accinge ad agire. Possibili sono le cose che dipendono da noi, giacché quelle che dipendono dai nostri amici in certo qual modo dipendono da noi: il loro principio infatti è in noi. Oggetto della ricerca sono a volte gli strumenti a volte il loro uso: [30] similmente anche in tutti gli altri casi, talora si ricerca lo strumento, talora il modo di usarlo, talora il mezzo per ottenere tale strumento. Sembra, dunque, come si è detto, che l’uomo sia principio delle proprie azioni: la deliberazione riguarda ciò che può essere fatto da colui stesso che delibera, e le azioni hanno come fine qualcosa di diverso da loro stesse. Dunque 59, l’oggetto della deliberazione non può essere il fine bensì i mezzi. Né, certamente, possono esserlo i singoli dati di fatto [1113a], per esempio se questo è pane o se è stato cotto come si deve, poiché i singoli dati di fatto sono oggetto della sensazione. Se, poi, si dovesse sempre deliberare, si andrebbe all’infinito. L’oggetto della deliberazione e quello della scelta sono la medesima cosa, tranne per il fatto che l’oggetto della scelta è già stato determinato: infatti, è ciò che è stato precedentemente 60 giudicato dalla deliberazione ciò che viene scelto. [5] Infatti, ciascuno smette di cercare come agirà quando ha ricondotto il principio dell’azione a se stesso, e, precisamente, a quella parte di sé che è dominante, giacché è questa che sceglie. E questo risulta chiaro anche dalle antiche costituzioni, quelle che rappresentò Omero: i re, infatti, facevano annunciare al popolo quello che essi avevano scelto. Poiché, dunque, [10] l’oggetto della scelta è una cosa che dipende da noi, desiderata in base ad una deliberazione, anche la scelta sarà un desiderio deliberato di cose che dipendono da noi: infatti, quando, in base ad una deliberazione, arriviamo ad un giudizio, proviamo un desiderio conforme alla deliberazione. Si consideri conclusa la trattazione schematica della scelta, della natura dei suoi oggetti e del fatto che riguarda i mezzi relativi ai fini.

 




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