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Aristotele Etica a Nicomaco IntraText CT - Lettura del testo |
4. [I sentimenti dell’uomo verso se stesso e verso gli amici].
[1166a] I sentimenti di amicizia verso il prossimo, ed in base ai quali si definiscono le amicizie, sembrano derivare dai sentimenti che l’uomo ha verso se stesso. Infatti, definiscono amico chi vuole e fa il bene o ciò che gli appare tale per l’amico in se stesso, o chi vuole che l’amico esista e [5] viva per amore dell’amico stesso: è questo il sentimento che provano le madri per i figli, e gli amici che hanno avuto dei dissapori. Altri definiscono amico chi passa la sua vita con un altro ed ha i suoi stessi gusti, o chi prova dolori e gioie insieme con il suo amico: e questo succede soprattutto nel caso delle madri. Ed è con uno di questi elementi che [10] definiscono anche l’amicizia. Ciascuno di questi sentimenti l’uomo virtuoso lo prova verso se stesso (e anche gli altri in quanto suppongono di essere virtuosi: ma, come s’è detto 290, misura di ciascun tipo d’uomo sembrano essere la virtù e l’uomo di valore). L’uomo virtuoso, infatti, concorda con se stesso, e desidera sempre le stesse cose con tutta l’anima. E, quindi, vuole [15] per se stesso ciò che è bene e tale gli appare, e lo fa (giacché è proprio dell’uomo buono praticare il bene in continuità) e a vantaggio di se stesso (a beneficio dell’elemento intellettivo 291 che è in lui, elemento che si ritiene che costituisca ciascuno di noi): e vuole vivere e conservarsi, e che viva e si conservi soprattutto la parte con cui [20] pensa. Infatti, per l’uomo di valore è un bene esistere, e ciascuno vuole per sé il bene, ma nessuno sceglie di avere tutto a condizione di diventare un altro (giacché anche ora Dio possiede il bene 292), ma rimanendo ciò che è: e si ammetterà che ciascuno è, o è soprattutto, la sua parte pensante. L’uomo virtuoso, inoltre, vuole passare la vita con se stesso, giacché ciò gli fa piacere: infatti, [25] il ricordo delle azioni che ha compiuto gli è gradito, e le sue aspettative per il futuro sono buone, e le buone aspettative sono piacevoli. E la sua mente abbonda di oggetti da meditare. Inoltre, egli prova dolori e gioie soprattutto con se stesso: ogni volta, infatti, è la stessa cosa che gli procura dolore e piacere, e non una volta l’una, una volta l’altra, perché, per così dire, non si pente mai. Quindi, è perché il virtuoso prova [30] verso se stesso ciascuno di questi sentimenti, e perché li prova verso l’amico come verso se stesso (l’amico, infatti, è un altro se stesso), che si pensa che l’amicizia sia un sentimento di questi, cioè che gli amici siano quelli che provano questi sentimenti. Si lasci perdere per il momento se è o non è possibile amicizia verso se stessi 293; in base a quello che abbiamo detto, si ammetterà, d’altra parte, [35] che l’amicizia sussiste in quanto ci sono due o più termini, [1166b] e che il livello più alto dell’amicizia è simile all’amicizia verso se stessi.
Quello che abbiamo detto, poi, capita manifestamente anche alla massa degli uomini, anche se sono viziosi. Si può, quindi, dire che essi partecipano di questi sentimenti nella misura in cui compiacciono a se stessi e si ritengono virtuosi? [5] È certo che nessuno che sia completamente malvagio ed empio ne partecipa, neppure apparentemente. Quasi quasi, neppure negli uomini malvagi in generale si trovano tali sentimenti. Essi, infatti, sono discordi con se stessi, e desiderano cose diverse da quelle che in realtà vogliono, come gli incontinenti: scelgono, infatti, al posto delle cose che essi ritengono buone per loro, quelle piacevoli, che in realtà [10] sono dannose; altri, a loro volta, per viltà e pigrizia si astengono dal compiere le azioni che pur pensano essere le migliori per loro. Quelli, poi, che hanno compiuto molti terribili crimini e che sono odiati per la loro perversità, fuggono la vita e si uccidono. I malvagi cercano persone con cui passare il loro tempo, ma fuggono se stessi, [15] giacché si ricordano delle loro molte cattive azioni, anzi prevedono che ne commetteranno altre di simili, se rimangono soli con se stessi, ma se ne dimenticano se sono in compagnia d’altri. Non avendo nulla di amabile, non provano alcun sentimento amorevole verso se stessi. Uomini simili, poi, non provano gioie e dolori in unità con se stessi, perché nella loro anima c’è la guerra civile, [20] e una parte, per la sua perversità, soffre quando si astiene da certe azioni, mentre l’altra ne gode, e una parte tira in un senso, l’altra in un altro, come per farli a pezzi. E se non proprio nello stesso tempo, perché non è possibile soffrire e godere nello stesso tempo, ma almeno poco tempo dopo soffre perché ha goduto, e vorrebbe che non gli fossero risultate piacevoli le cose di cui ha goduto: [25] i malvagi, infatti, sono pieni di pentimento. L’uomo malvagio, quindi, manifestamente, non ha disposizioni amichevoli neppure verso se stesso, per il fatto che non ha nulla di amabile. Se, quindi, questo stato d’animo è troppo miserando, bisogna fuggire con tutte le proprie forze la malvagità e sforzarsi di essere virtuosi; così, infatti, si potrà essere amichevolmente disposti verso se stessi e diventare amici di altri.