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Aristotele Etica a Nicomaco IntraText CT - Lettura del testo |
3. [La teoria di Speusippo e sua confutazione].
(3) Certo, non è neppure vero che se il piacere non è una qualità, non è, per questo, neppure un bene: infatti, neppure [15] le attività della virtù sono delle qualità e nemmeno la felicità.
(4) Ma, dicono, il bene è determinato, mentre il piacere è indeterminato, perché ammette il più ed il meno 323. Orbene, se fondano questo giudizio sul fatto che si può provare più o meno piacere, lo stesso varrà anche per la giustizia e le altre virtù, a proposito delle quali dicono esplicitamente che i virtuosi sono tali di più o di meno, [20] e agiscono più o meno in conformità con le virtù: infatti, ci sono uomini più giusti e più coraggiosi, ed è possibile comportarsi da giusti ed essere saggi in misura maggiore o minore. Se poi fondano il loro giudizio sulla natura stessa dei piaceri, non ce ne indicano però la causa, se è vero che ci sono due tipi di piaceri, quelli puri e quelli misti 324. E che cosa impedisce che, come nel caso della salute, che, pur essendo determinata, ammette il più [25] ed il meno, così sia anche nel caso del piacere? Infatti, non c’è sempre la stessa proporzione in tutti gli individui, e neppure nel medesimo individuo essa resta sempre una e identica, ma, pur allentandosi, permane fino ad un certo punto, cioè differisce secondo il più ed il meno. Tale, dunque, può essere anche il caso del piacere.
(5) Inoltre, essi, posto che il bene è perfetto, e i movimenti e le generazioni sono [30] imperfetti, tentano di dimostrare che il piacere è movimento e generazione 325. Ma non sembra che abbiano ragione, né che il piacere sia movimento. Si ritiene comunemente, infatti, che ogni movimento abbia una propria velocità o lentezza caratteristica, e se non l’ha per se stesso, come nel caso del cielo, l’ha in rapporto ad altro: ma al piacere non compete né l’una né l’altra cosa. Infatti, si può giungere a provar piacere, come [1173b] si può giungere ad essere adirati, rapidamente, ma non si può provar piacere rapidamente, neppure in rapporto ad altro, mentre rapidamente si può camminare, crescere e così via. Dunque, mentre è possibile passare rapidamente o lentamente ad una situazione di piacere, [5] non è invece possibile essere in atto in una situazione di piacere, cioè provar piacere, rapidamente. E poi, come potrebbe essere una generazione? Si ritiene comunemente, infatti, non che da una cosa qualsiasi si generi una cosa qualsiasi, ma che ciò da cui una cosa si genera sia la stessa in cui si dissolve: e di ciò la cui generazione è il piacere, corruzione è il dolore. Dicono 326, inoltre, che il dolore è una mancanza di ciò che è conforme a natura, mentre il piacere è la restaurazione della sua pienezza. Ma questo è vero solo delle passioni del corpo. Se, quindi, il piacere è restaurazione della pienezza dello stato conforme a natura, [10] ciò in cui si restaura la pienezza sarà quello che anche proverà piacere: sarà dunque il corpo. Ma si ritiene che non sia così. Dunque, non è che il piacere sia la restaurazione di una pienezza, ma quando avviene la restaurazione della pienezza uno proverà piacere, come proverà dolore quando in lui si produce la mancanza 327. Questa opinione, poi, si pensa che sia derivata dai dolori e dai piaceri relativi alla nutrizione: infatti, quando si è giunti in uno stato di privazione [15] e si è già provato dolore, poi si gode del riempimento. Ma questo non succede per tutti i piaceri: i piaceri dell’apprendimento, infatti, i piaceri sensibili derivanti dall’olfatto, molte sensazioni uditive e visive, ricordi e speranze, sono privi di dolore 328. Di che cosa, dunque, saranno la generazione? In essi, infatti, [20] non è venuto a mancare nulla, per cui si possa dire che sono la restaurazione di una pienezza.
(6) In risposta, poi, a coloro che mettono avanti i piaceri più riprovevoli si dirà che queste cose non sono piacevoli: infatti, se esse sono piacevoli per coloro che hanno cattive disposizioni, non ne segue che si debba pensare che esse siano piacevoli anche per altri che non siano questi viziosi, come non pensiamo che ciò che è salutare o dolce o amaro per gli ammalati lo sia anche per i sani, [25] né che ciò che appare bianco a chi ha gli occhi malati lo sia realmente. Oppure si dirà anche così: tutti i piaceri sono desiderabili, ma non certo quando derivano da atteggiamenti riprovevoli, come è desiderabile anche l’essere ricchi, ma non a costo di un tradimento, e l’esser sani, ma non a costo di mangiare qualsiasi cosa. O ancora: i piaceri sono di specie differenti: quelli che derivano dalle cose belle, infatti, sono diversi da quelli che derivano dalle cose brutte, e non è possibile che si giunga a godere [30] il piacere del giusto se non si è giusti, né quello del musico se non si è musici, e lo stesso in tutti gli altri casi. Anche il fatto che l’amico è diverso dall’adulatore sembra mettere in luce che il piacere non è bene o che ci sono specie differenti di piacere: infatti, come comunemente si ritiene, il primo stringe rapporti con noi mirando al bene, il secondo, invece, mirando al piacere, ed a questo viene rivolto biasimo, mentre quello tutti lo [1174a] lodano, perché sono convinti che è in relazione con noi per scopi differenti. Nessuno, poi, sceglierebbe di vivere per tutta la vita con l’intelligenza di un bambino, anche se gode di ciò di cui soprattutto godono i bambini, né di procurarsi piacere compiendo qualche turpissima azione, anche se non ne dovesse conseguire per lui alcun dolore. E di molte cose noi ci daremmo cura [5] anche se non ci apportassero alcun piacere: per esempio, di vedere, ricordare, sapere, possedere la virtù. Se, poi, a queste cose conseguono necessariamente dei piaceri, non ha importanza; le sceglieremmo, infatti, anche se non ne derivasse piacere. Orbene, che il piacere non è il bene e che non ogni piacere è degno di essere scelto, sembra che sia chiaro; ed anche [10] che ci sono piaceri degni di scelta per se stessi, che differiscono dagli altri per specie o per origine 329. Per questo si consideri conclusa l’esposizione delle teorie correnti sul piacere e sul dolore.