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Aristotele
Etica a Nicomaco

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12. [La felicità è degna d’onore, come realtà assoluta e divina].

[10] Definito questo, volgiamoci ad esaminare, a proposito della felicità, se essa appartenga alle cose che sono degne di lode o piuttosto a quelle che meritano onore, poiché è evidente che non rientra certo tra le semplici potenzialità. Ogni cosa degna di lode, manifestamente, viene lodata per il fatto di avere una certa qualità o per essere in un determinato rapporto con qualcosa. Infatti noi lodiamo l’uomo giusto, il coraggioso e, in generale, [15] l’uomo buono e la virtù per le azioni e le opere, mentre lodiamo l’uomo forte, il corridore, e così via, per il fatto che per natura possiedono una certa qualità e perché sono in un determinato rapporto con qualcosa che è buono e di valore. Questo risulta chiaro anche dalle lodi rivolte agli dèi: esse infatti si rivelano ridicole perché si determinano in rapporto a noi uomini, [20] e questo succede per il fatto che le lodi si basano su un rapporto con qualcos’altro, come abbiamo detto. Se la lode si riferisce a ciò che è relativo, è chiaro che dei beni assoluti non vi può essere lode, ma qualcosa di più grande e di migliore, come anche risulta con evidenza: infatti, ciò che facciamo è di proclamare beati e felici gli dèi ed i più simili agli dèi tra gli uomini. [25] Lo stesso vale per i beni: nessuno infatti loda la felicità come la giustizia, ma la proclama beata, in quanto è qualcosa di più divino e di più nobile. Anche Eudosso 24, sembra, ha ben condotto la difesa del primo premio per il piacere: egli infatti pensava che il fatto che esso non viene lodato, pur essendo uno dei beni, significa che è superiore a ciò che è [30] degno semplicemente di lode, e che tali sono Dio e il bene, giacché è a loro che vengono rapportate anche tutte le altre cose. La lode, infatti, spetta alla virtù, giacché è da essa che riceviamo la capacità di compiere le azioni moralmente belle; gli encomi invece sono appropriati alle opere, sia del corpo sia dell’anima, ugualmente. Ma distinguere con rigore questi generi è certo più tipico [35] di coloro che si occupano di encomi; per noi è chiaro da quanto si è detto [1102a] che la felicità rientra tra le cose degne di onore e perfette. Sembra che sia così anche per il fatto che essa è un principio: è in vista di essa, infatti, che tutti noi facciamo tutto il resto, e il principio e la causa dei beni noi riteniamo che sia una cosa degna d’onore e divina.

 




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